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Autore: JackyXed    12/02/2013    1 recensioni
Un giovane alchimista di stato, reduce della guerra di Ishval, riceve la visita di uno strano individuo con gli occhiali da sole.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Scar
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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15 Marzo, Dublith.
Un pallido mattino a cavallo tra due stagioni spalancò le braccia a un gelido vento invernale, ad un triste e pallido sole, che pareva non emanare alcun tipo di calore, e alle prime gemme della stagione che adornavano i rami degli alberi di verde giovinezza.
Le prime rondini cominciavano a costruire i loro nidi; i numerosi comignoli della cittadina rilasciavano bave di fumo grigio, subito spazzate via dallo sbuffare dell’aere.
Il buon Thomas, stimato e rispettabile orologiaio sulla trentina, se ne stava tranquillo sulla sua sedia a dondolo, fumando pigramente una vecchia pipa tarlata, ricordando i bei tempi andati. La stanza in cui si trovava non poteva certo dirsi umile, anzi, era riccamente addobbata di decine e decine di orologi: a pendolo, a cucù, da polso, da taschino, d’oro, d’argento, di legno…insomma, ogni varietà possibile e immaginabile. Ma malgrado gli affari andassero bene, Thomas Golden non conosceva la serenità da più di dieci anni.
Ah se avesse potuto tornare a quando era ancora un giovane ventenne, prima della guerra, prima dell’orrore, quando ancora sognava un amore e una lunga vita felice con dei figli.
Ricordava bene il giorno in cui diventò un alchimista di stato; era sempre stato un esperto conoscitore delle rocce e della loro composizione e aveva imparato presto a manipolare l’oro, l’argento e altri metalli preziosi per fabbricare i suoi orologi che da molti venivano considerati vere e proprie opere d’arte.
Tra tutti gli orologi sui suoi scaffali, solo uno era per lui motivo di vergogna e rimorso: un piccolo orologio da taschino d’argento con sopra inciso il simbolo del drago di Amestris, simbolo degli alchimisti di stato e della sua attuale carica.
Aveva pensato che il riconoscimento dell’esercito gli sarebbe potuto essere di aiuto, che avrebbe acquisito un po’ di autorità…ma quando i militari vennero per portarlo a Ishbal, avrebbe dato il suo titolo e tutte le sue opere per poter rifiutare.
Ricorda il tempo della guerra, ricorda che pur non essendo un militare addestrato, era stato messo a capo di alcuni soldati per sterminare un piccolo insediamento. In mezzo al sangue e alla polvere combattè per…per cosa aveva combattuto? Per la supremazia di Amestris? Per la sopravvivenza sua e della sua gente? Avrebbe tanto voluto crederci, credere che tutto ciò che aveva fatto aveva un senso…
Il fumo cominciava ad addensarsi nella stanza e ad aleggiare spettrale, quasi a voler esprimere lo sconforto nel cuore di Thomas; erano ormai due mesi che non usciva di casa e non parla con nessuno, possedeva una domestica che andava a comprargli i viveri di cui aveva bisogno ma anche con lei non riusciva a parlare molto.
Avevano cominciato a girare delle voci sul suo conto, si diceva che fosse impazzito, che avesse rinunciato a qualsiasi contatto umano per paura o follia…alcuni ipotizzavano persino che potesse essere stato ucciso dalla domestica che avrebbe inscenato il suo “ritiro” per tenere la casa.
I suoi occhi stanchi si posarono sui vetri appannati della finestra; fuori, il mondo proseguiva senza di lui, l’andirivieni della gente era frenetico e impetuoso. Solo uno pareva non aver fretta…un uomo con gli occhiali da sole che se ne stava in piedi sull’altro lato della strada a osservare la sua casa. “Sarà il solito curioso” pensò tra se e se Thomas, [portare gli occhiali da sole in questa stagione…che cattivo gusto] ridacchiò con un sorriso stanco mentre le iridi azzurre indugiavano con curiosità sullo straniero. Il viso dalla pelle scura nascosto dagli occhiali, le mani infilate nelle tasche di un giacchetto arancione e un paio di pantaloni neri.
Quand’ecco che l’uomo avanzò verso la sua direzione, sembrava che potesse vederlo attraverso quelle lenti. Incerto sul da farsi, Thomas osservò con sospetto e timore l’occhialuto avventore…[non sembra uno dell’esercito] mormorò a fil di voce. Questi si fermò proprio innanzi alla soglia e, dopo un paio di interminabili secondi, finalmente bussò. I due pugni rimbombarono come colpi di cannone contro il legno della porta; Thomas rimase interdetto, un grumo gli si era formato in gola e gli era impossibile parlare. Si alzò dalla sedia, incerto sul da farsi, poi esclamò:[chi è?] la voce tremante mentre si muoveva frenetico verso lo scaffale dove teneva la sua pistola.
[Sei tu l’alchimista d’Oro Thomas Golden?] pronunciò una voce profonda e terribile. Thomas raggiunse la sua pistola, aveva personalmente fabbricato i proiettili di quell’arma, incidendo cerchi alchemici sui proiettili in modo da poter infondere la sua alchimia al momento dello sparo e trasmutare a distanza. [C-chi è lei?] domandò Thomas, stringendo con più forza le dita sulla sua arma, [se ne vada, io non la con…] non riuscì a finire la frase che la porta andò in pezzi e una macchia scura si precipitò all’interno della stanza. In una frazione di secondo, Thomas premette il grilletto e il colpo esplose con una vampata, dirigendosi verso l’aggressore che, però, senza sforzo apparente, si portò fuori della sua traiettoria.
Thomas non ebbe il tempo di sparare un secondo colpo, la mano destra dell’individuo comparve dal nulla e lo afferrò al volto…[ti lascio un istante per pregare il Fondatore] pronunciò la voce. Fu allora che capì, capì che la sua vita sarebbe finita, sentì nella voce dell’uomo tanta rabbia, tanto dolore e vide la cicatrice, una grande cicatrice da ustione che deturpava il volto dell’uomo. [as…] tentò di pronunciare, ma egli, senza pietà, finì l’orologiaio che cadde, senza un suono, in una pozza di sangue.
Il giorno successivo vennero i militari, portarono via il cadavere di Thomas, dell’assassino nessuna traccia; nulla rimase, se non una casa vuota e delle voci di paese.
  
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