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Autore: LemonKing    12/02/2013    2 recensioni
[Diarmuid/Lancer x Kayneth Archibald El-Melloi]
Lancer assottigliò lo sguardo e posò ancora una volta la bocca sul piede nudo. Schiuse le labbra per toccarlo con la lingua e lasciò una scia di saliva fino alle dita. Inumidì anche queste e gli alzò di poco la gamba, afferrandogli gentilmente la caviglia con una mano.
Iniziò a mordicchiare la pianta del piede, portandosi al tallone: lì prese tra i denti la pelle, impiegando più forza con la mascella.
Con sua grande sorpresa, Kayneth si lasciò scappare un ansimo smorzato e basso: il respiro era leggermente affannato e brevi scariche di piacere correvano lungo il corpo teso.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lancer desiderava solo servire il suo padrone come un cavaliere che si rispetti. Non mirava ad alcuna donna, voleva solo la sua approvazione e le sue lodi, anche se quello non faceva altro che rimproverarlo.
Sapeva che il suo signore, Kayneth, era geloso del suo potere: era chiaro che Lancer affascinasse Sola-Ui.
Così, una sera si diresse in camera del proprio Master, bussando educatamente alla porta e chiedendogli il permesso di entrare. Sapeva fosse sveglio, dal momento che si erano separati da poco.
Kayneth lo fece entrare e Lancer notò che la donna non era con lui, dunque poteva parlare liberamente.
Chiuse la porta alle sue spalle e portò una mano al petto in segno di rispetto:

“Signore, sono venuto a scusarmi nel caso avessi procurato problemi con Sola-Ui e fastidi a riguardo.”
Il volto di Kayneth si deformò in una smorfia avente un largo sorriso:
“Lancer, non me lo sarei mai aspettato da parte tua.
Sai che dovrò sposarla; inoltre, mi è utile a darti il mana necessario.”
“Mi perdoni.”
“Fatti perdonare. Non bastano le tue scuse.”
Era sempre il solito: pretendeva molto dal Servant e non si accontentava di nulla; aveva sempre da ridire.
Ma Lancer non si lamentava mai e non lo fece neanche questa volta.

Kayneth si sedette sul letto e accavallò le gambe.
Diarmuid gli si avvicinò e si chinò per arrivare col volto all’altezza della scarpa alzata. Lentamente sfilò via lo stivale e, una volta scoperta la pelle, vi posò le labbra sottili per qualche secondo. Poi alzò il viso e notò che il Master aveva un’espressione accigliata.
Si sarebbe aspettato un “Che cosa stai facendo, idiota?!”, mentre invece ricevette una risposta del tutto differente: “Tutto qui?”
La voce di Kayneth era alterata come sempre.
Lancer assottigliò lo sguardo e posò ancora una volta la bocca sul piede nudo. Schiuse le labbra per toccarlo con la lingua e lasciò una scia di saliva fino alle dita. Inumidì anche queste e gli alzò di poco la gamba, afferrandogli gentilmente la caviglia con una mano.
Iniziò a mordicchiare la pianta del piede, portandosi al tallone: lì prese tra i denti la pelle, impiegando più forza con la mascella.
Con sua grande sorpresa, Kayneth si lasciò scappare un ansimo smorzato e basso: il respiro era leggermente affannato e brevi scariche di piacere correvano lungo il corpo teso.
“Mh”, emise un simile mormorio, e Lancer pensò che potesse bastare.
Allontanò il viso dal suo piede scoperto e si alzò. Ma quando incrociò gli occhi dell’uomo che non poteva ammaliare con il suo incantesimo di charme, ma solo con i gesti, fu preso dalla voglia di andare avanti e non fermarsi.
Spinse delicatamente il padrone a distendersi sul letto.
Kayneth non fece una piega, ma si accigliò appena.
A quel suo cambiamento di espressione, Diarmuid si alzò da lui e si diresse alla porta.
“Mi scusi, signore.”
Forse stava esagerando.
Posò la mano sulla maniglia e aprì la bocca per salutare il Master, ma le parole di quest’ultimo gli impedirono di andarsene:
“Chi ti ha detto di fermarti e uscire, idiota?”
Il Servant si voltò verso di lui e fece un sorrisetto.
Lo raggiunse a passi lenti.

  
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