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Autore: sistolina    12/02/2013    1 recensioni
Jacob/Paul/Emma
“Lo amiamo entrambi Paul...” è come se qualcosa mi stesse strappando via. E mi tenesse insieme.
La voglia di ucciderlo, e di proteggerlo, e di nasconderlo al mondo, perché non è capace di affrontarlo. Non davvero.
“E' difficile per te...” e per te. Per tutti. L'equilibrio, la sottile corda che ci tiene uniti ma che ci soffoca. Solo lui.
E non deve essere così. Non dovrebbe essere Jacob l'unica ragione. Non Joe, non un patto che abbiamo stretto da ubriachi anni fa.
Ma quello che amiamo, che sappiamo fare, che ci riesce meglio.
Suggellare l'amore con la morte. Col sangue. Con le lacrime.
E il fango.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Alle follie appena nate.
A Edgar Allan Poe,
che non ispira solo serial killer e sette.
Al triangolo bisex,
così disarmoniosamente foriero di spunti




A Dream

Within a Dream
 

 

Come nell'etica il male è conseguenza del bene, 
così, nella realtà, dalla gioia nasce il dolore. 
Sia che la memoria della passata felicità 
costituisca il tormento del presente, 
sia che le angosce che sono abbiano origine 
nelle estasi che avrebbero potuto essere.
(Edgar Allan Poe)
 
 
“Ti rendi conto che sei un frocetto senza speranza Torres?” il pugno che mi scricchiola in faccia, e il sapore del mio sangue, e la pastosa consistenza della lingua sotto i denti sono solo carezze, e io lo so
“Lo sai sì?” 
La gabbia toracica spremuta contro i polmoni, l'ennesima costola incrinata, e il setto nasale che si accartoccia su se stesso, in quel dolore cieco mischiato alle lacrime che bruciano, colando a tradimento su ogni ferita.
Ma, anche se i miei occhiali sono stritolati sotto la suola di gomma delle tue scarpe da ginnastica a stivaletto, e hai lasciato che Tim Robbins reggesse il giubbotto della squadra per non macchiarlo di nuovo di sangue, io lo so che questo non è quello che vuoi davvero.
Perché ti avrebbero bocciato in fisica senza di me, senza quei pomeriggi sfrigolanti di maggio sotto gli spalti del campo da football, senza ripetere all'infinito formule che non ti entravano in testa, e il problema dei tre corpi, appena accennato, che ti faceva uscire di testa, perché per te non esiste niente che possa attrarsi e respingersi in un gioco a tre.
Billy Thomas, fiero figlio del Grande Sud, petroliere e quarterback, hanno insegnato che le cose si fanno in due: una bella ragazza da sposare, un bel paio di bambini dai nomi di qualche cantante country con le tette rifatte, siepi tagliate di fresco e le repliche di Walker Texas Ranger.
Un bagno di sano orgoglio repubblicano e intolleranze miste.
Un calcio che mi fa perdere quasi i sensi, dritto nella bocca dello stomaco, con le mie mani disperse a cercare ingenuamente di ripararmi.
Ma non è lo schema di comportamento che il tuo paparino alcolizzato e traditore ti ha inculcato quando ancora fissavi rimbambito i cartoni animati in tv, rincoglionito dalle labbra al silicone di tua madre, e le medaglie da boy scout del tuo fratello maggiore fascista. 
Sono solo tuoi, quei calci armati di rabbia e paura. Tutti tuoi.
Tutti per me.
È colpa mia. Lo so. Non eri pronto, non era il momento.
Dovevo aspettare che ci fosse il modo di farlo. 
Ma eri felice per quella maledetta partita di merda e la borsa di studio per il College, felice di prendere un aereo e scavare fra te e El Paso migliaia di chilometri di Stati Uniti di Fottuta America. 
E forse il tempo non c'era.
E vuoi radiarlo con una presa tanto stretta da strapparmi via la carne dalla nuca quel mezzo secondo di esitazione che hai avuto. Solo mezzo, risicato e morsicato, forse quasi uno.
Caldo il fiato contro il mio orecchio. 
Nonostante tutto, sei sempre tu che mi stai toccando, dove credi di poterti nascondere?
“Se ti rivedo a fissarmi con quella tua faccia da pervertito succhiacazzi, ti ammazzo, finocchio” serrata, artigliata, stiracchiata, quella porzione di pelle e capelli che ti avvolgi attorno alle dita come se non la volessi mai più lasciar andare, è tua. 
Sono tuo. 
Devi solo chiedere.
Tuo.
“Mi hai sentito? Frocio di merda? Ti strappo le palle e le mando per posta a tua madre” 
Solo tuo.
Billy Thomas.
 
***
 
Tre masse puntiformi, libere di muoversi nello spazio, 
si attraggono reciprocamente
secondo la legge newtoniana di gravitazione. 
(Problema dei tre corpi di Whittaker)
 
Fango.
Sangue.
Lacrime.
Non le tue, non le mie.
Le sue.
E quelle di Jacob. Io lo sento, da qualche parte nella cantina dimenticata di questa casa enorme dove non riusciamo a trovarci, il suo lamento silenzioso e inerme.
Forse avremmo dovuto ucciderla e basta, e seppellirla in giardino, e dimenticare.
Lasciarlo libero di crederci.
E mi sento un egoista adesso, perché lei è di nuovo lì, legata a quella sedia, a guardarlo.
Il suo fallimento.
So come ci si sente, vorrei dirgli. Lo so. Muoversi nell'imbarazzo di se stessi, della pelle, dei nervi e dei muscoli.
Far sbandare il corpo negli angoli lasciati liberi dagli altri. Nella semioscurità. Non sapere come occupare lo spazio e il tempo, la dimensione della realtà.
Ero io.
Poi Joe, che dall'altra parte di un vetro di plexiglas riusciva ad essere quello che non sarei nemmeno seduto su una testata nucleare, ha spalancato le porte di questo gioco di strategia in cui mi sono sempre sentito un pedone da sacrificare. 
Ma c'era lui.
Anche se c'eri tu. Tu e lui. Lui.
Illudersi di far parte di qualcosa per la prima volta, come quando uccidi, e il sangue sui polpastrelli sembra marmellata di ciliegie.
E non sei più solo l'adolescente magrolino che non sa quello che il suo corpo vuole.
Vuoi il corpo di un altro, sotto il tuo, inerme, morente, vuoi sentire quell'ultimo spasmo incontrollato della vita che non si arrende.
Nelle tue mani. In quelle stesse dita che avvolgevano la pelle al ritmo di pensieri che volevi chiudere fuori. Perché non poteva essere, non era giusto. Non era normale.
Mani che non erano fatte per amare, hanno trovato la giusta coordinazione per uccidere.
L'ho amato mentre lo uccidevo. Lo giuro.
Tu mi guardi, e capisci. L'adrenalina, il piacere, l'amore anche. Tu sai.
Mi guardi, perché l'ironia di questo delirio post mortem non sfugge nemmeno a te. Spogliati dei nostri ruoli, dei miei lamenti e della tua freddezza, possiamo trovarci. E capire, e capirci, e arrenderci.
“Lo amiamo entrambi Paul...” è come se qualcosa mi stesse strappando via. E mi tenesse insieme.
La voglia di ucciderlo, e di proteggerlo, e di nasconderlo al mondo, perché non è capace di affrontarlo. Non davvero.
“E' difficile per te...” e per te. Per tutti. L'equilibrio, la sottile corda che ci tiene uniti ma che ci soffoca. Solo lui. 
E non deve essere così. Non dovrebbe essere Jacob l'unica ragione. Non Joe, non un patto che abbiamo stretto da ubriachi anni fa.
Ma quello che amiamo, che sappiamo fare, che ci riesce meglio.
Suggellare l'amore con la morte. Col sangue. Con le lacrime.
E il fango.
“Dai. Diamoci una ripulita” continui a spaventarmi, e lo sai. Il modo in cui riesci ad essere per lui una madre, e un'amica, e un capo.
Ispirazione, durezza e coraggio.
La lama che hai affondato nel mio avambraccio, unica riposta alla mia bandiera bianca, ancora brucia, a ricordarmi che c'è un motivo se Joe ha scelto te. Nessuno di noi sarebbe qui senza di te.
Perché lui è spaventato, e debole, e anch'io, perché non riesco a lasciarlo respirare. Perché sono impulsivo e confuso, perché combatto ancora con quello che sono.
Ma tu, tu puoi chiudere fuori ogni cosa, e affondare semplicemente la lama più a fondo, dove in te c'è solo gelida tenacia e composta intelligenza.
“Non uscire di testa, non stiamo mica andando a letto insieme!” no, ma potremmo. 
Io per lui lo farei. Sentire in te qualcosa che a me non ha mostrato. Capire perché.
E anche per te, forse, perché non posso non amare qualcuno che uccide con la tua grazia, e la tua esperienza, e la tua classe...è qualcosa che scorre fra noi, e non porta il suo nome.
Ridi di me, di questa paura ancora fottutamente innocente, di essere preso in giro un'altra volta.
Non saremo mai solo noi due. Non lo vogliamo davvero. Ma posso scavare in te, e tu puoi cercare in me, il pezzo di lui che ci manca. 
Fango sulle tue labbra, nascosto sotto le unghie.
Qualcosa che capisco.
Qualcosa che è anche mio.
 
2009*********************************
 
“Ho bevuto troppo. Sarah penserà che sono un alcolizzato” 
Chissenefrega di Sarah. Mandiamola a casa e scopiamo come se domani mattina dovesse finire il mondo per davvero.  
Facciamola fuori subito, adesso. Lei, l'ex moglie del cazzo, lo sbirro e il figlioletto.
Tutti. Facciamo finire tutto. 
Affanculo anche Joe Carroll. 
“Stai scherzando? Lei ti ama” chiunque ti abbia incontrato per cinque minuti ti ama. È sempre così. Le donne mi fissano con quello sguardo, quello, sai quale, da sgualdrine, come se si dovessero inginocchiare davanti a me sul pavimento lurido del bagno di un autogrill.
Ma tu...
Io ti amo. Nelle sere come questa, il vino che pompa nel cervello frasi dislessiche e mi scivola nei movimenti facendo sbandare la traiettoria. E in tutte le altre.
Ogni foto sul caminetto, il tuo modo di dormire, e di perdere il telecomando fra i cuscini. 
E di baciarmi, come un finocchietto da serie tv, senza lingua, una scena montata al rallentatore per spettatori che non vedo. 
Se è tutto finto, perché io sorrido davvero?
Sarah, Joe, Emma. Tutti ci stanno fissando da uno spioncino che ti senti bruciare contro la schiena.
Non c'è nessun altro. Nemmeno adesso. Bottiglie di vino vuote e questa canzone new romantic che mi ricorda il liceo.
Odiavo il liceo.
E Billy Thomas. Farlo secco è stato un orgasmo. Sento ancora il calore del sangue che si asciugava fra le dita. Aveva una paura fottuta. Voleva succhiarmelo, alla fine, lo stronzo.
Tutto, farò tutto, te lo giuro, ma lasciami andare...
Non me ne frega un cazzo di Billy Thomas adesso. 
Non me ne frega un cazzo di niente.
“Anche tu nei hai bevuto qualcuno di troppo, lo sai?” è il modo in cui sorridi mentre lo dici. Non come se fosse una cosa di cui vergognarsi, non come se rischiassi di diventare un alcolizzato violento come il mio vecchio.
Come se fossi tenero, come se fosse bello, come se andasse bene lo stesso.
“Sei cosi' affettuoso quando bevi” 
Come posso spiegarti l'arrampicarsi delle mie dita su di te? Toccarti, guardarti, ore, sempre, ovunque, riesce a mantenere la mia mente sgombra, e i miei piedi ancorati a terra.
Pace, Jacob, luminescente e limpida. Non odio il mondo adesso. Non questa sera.
È bello adesso, e io non lascerò che ti trasformi nel Billy Thomas del mio presente, e riempi a calci i miei tentativi ciechi di essere qualcuno per te.
“Ehi, e' per Sarah, ok?” ma sono sopravvissuto anni reinventandomi continuamente. 
Nascondersi, mentire e fingere.
Stancare i pensieri con chilometri di corsa e affossare l'istinto nella sabbia di un sacco da box.
Sono bravo ad imbrogliare. Mentire a te stesso ti trasforma in un bugiardo fottutamente convincente.
“Cioè, dobbiamo sembrare una vera coppia” far finta di non sentire quello che sento mentre faccio finta di sentirlo. 
Non è un fottuto casino?
“Cosi' affettuoso...” pensavo che bastasse. Giocare con te, con le tue dita minuscole, e il risvolto  del maglione; Echo and The Bunnyman in sottofondo. 
Non sono più piccolo e magrolino. Non gli occhiali fracassati che faranno incazzare mio padre come una bestia.
Niente sangue in gola, stomaco rivoltato e costole incrinate. 
Eppure fa male lo stesso, come se fosse vuoto e pieno d'aria. Come un elettroshock, ma meglio.
“Finiscila” 
Smetti di sconquassarmi i nervi sotto la pelle, e riecheggiare in ogni centimetro della mia testa. Smetti di sorridere, e di toccarmi, e di farmi credere che tutto questo sia vero.
Smetti e io smetterò, smetti e mi ritirerò di nuovo nel Billy Thomas che Will Wilson ha bisogno di avere accanto. 
Finto e plastificato come le foto in posa nell'ingresso.
Falso e patinato come le riviste che non leggi mai lasciate sul tavolino.
Pretenzioso e spoglio, come questo salotto arredato da altri nel gioco di specchi che ho perso in partenza.
Ma toccarti, e respirarti, e percepirti nello spazio, come l'unico corpo solido della mia galassia, dello spazio siderale delle mie molecole, non è fingere.
E sei vicino. 
Lo so.
Lo so quando i muscoli del corpo si ammutinano definitivamente e si aggrappano ai vuoti d'aria che ancora separano la mia camicia a quadri, che qualcun altro ha scelto per me, e il tuo maglioncino da scuola privata.
Lo so quando ti bacio, senza nessun pubblico, senza Sarah, senza qualcuno da convincere.
Se devi andare via, fallo.
Se devi odiarmi, scappa.
Se devi uccidermi, sono qui.
Ma più esposto di così, mai più inerme.
Puoi essere il mio Billy Thomas.
Un solo secondo in cui la via di fuga è sgombra e potrai ancora fingere.
Un secondo solo per la ritirata.
E tutto quello che potevamo essere impallidisce. Niente colori pastello, tinte da catalogo Ikea.
Nomi che abbiamo rubato ad altri svaniscono, lasciando sciogliere l'inchiostro sui nostri documenti falsi.
La tua bocca, che ho assaggiato incerta, che ho immaginato familiare, che ho assaporato appena, ha una consistenza nuova e un sapore di vino rosso e respiro trattenuto. Un salto nel vuoto dal retrogusto di ironia pungente. 
Precipitare e ricomporsi sul divano di una casa non nostra che abbiamo a malapena abitato. 
I vestiti di Will e Billy.
Il lavoro di Will.
La macchina di Billy.
La vita di nessuno.
È fottutamente bello prendere a calci in culo quei due coglioni travestiti da checche isteriche, e graffiare davvero la pelle.
Odore, sapore, sentore.
Il nostro divano, la mia bocca, il tuo orologio freddo contro lo sterno.
Una camicia che non mi serve, una cintura che scivola via.
Solo stoffa superflua.
“Emergenza medica! Vi chiamo io” Sarah, da qualche parte, cammina.
Una porta si chiude, la serranda di un garage, un motore.
Lui ti strapperà gli occhi tesoro.
E ti ci porteremo noi, per mano, al mattatoio.
La morte è poesia.
Un brivido. Non so cosa sia. La morte, lui o io.
E potrei morire adesso, Jacob Wells, te lo giuro, con i tuoi denti affondati nella pelle.
 
2013***************************************************
 
Il rumore dell'acqua quasi copre il ruotare nevrotico della maniglia.
Ma sento il tuo respiro, anche sotto il getto di una cascata di pensieri nuovi che mi fischiano nelle orecchie.
Il corpo di Emma, come il pezzo mancante di un'armatura, il pettorale a fare da scudo a quel mio cuore rancido e debole, pronto a fracassarsi in mille pezzi.
“Mi dispiace per...” rotto, cacofonico il tuo respiro.
Ferma e determinata la sua mano, lo sfrigolare della tenda della doccia.
Il tuo sguardo, terrorizzato e giovane. 
Tremendamente fragile. La paura di averci persi, contemporaneamente, entrambi, per non aver saputo accontentarci.
Come puoi non capire? Come puoi ancora credere che ci sia qualcosa da dimostrare? A me?
“Noi non ci arrendiamo con te...” 
Non spalanca le braccia solo a te, mentre lo dice. E non è solo con lei che puoi crollare, adesso.
Chissenefrega di chi di noi ha scelto l'altro. Chi appartiene a chi. E come.
Significare qualcosa. 
Appartenere a qualcosa di armonioso nella sua schiamazzante assurdità. Non più solo una setta, un pugno di ragazzini spaventati che cercano di trovare inspirazione l'uno nell'altro, nell'altarino di qualcuno che li osserva da un ritratto sulla parete.
Trovare la forza, la calma, la passione, in lembi di pelle altrui, nei rumori che fa il corpo quando si stringe ad un altro, ad altri, nel calore del respiro contro l'orecchio.
Nel saperti abbandonato in quella famiglia artificiale ma autentica che possiamo diventare.
Non solo la morte ad unirci, non solo la vita che si dissolve nell'ultimo respiro terrorizzato di qualcun altro. 
Non devi scegliere, non per davvero.
E so che non basta, che arriverà il momento in cui uno di noi dovrà scendere da questa ragnatela di legami che non ha mai avuto un vero bandolo.
Ma non oggi.
Non ora.
Sangue.
Fango.
Lacrime.
L'impasto eterogeneo che risolve il problema dei tre corpi.
 
E tutto quello che ho amato,
l'ho amato da solo.
(E.A Poe)
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Angolo della delirante autrice: non c'è molto da dire, a dir la verità. E' stato un fulmine. Nico Tortorella e il triangolo bisex, nonchè l'innata capacità di Williamson di creare Ship slash come se piovesse. Questa è pure canon, perciò. Solo che amo anche Emma, e qualcosa si è smosso nella 1x04 nella direzione del triangolo che diventa threesome. Non ha neanche una trama, è vero, ma è qualcosa che sentivo di dover scrivere. Se volete sapere qualcosa di più su di me, e unirvi all'amore folleggiante e alla follia amabile, nonchè al reciproco fomento su questi due/tre, potete trovarmi qui assieme alla mia amata roommate Elle^^
   
 
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