PICCOLO DIZIONARIO
Nato dall’unione e dalla rivisitazione del materiale raccolto come
documentazione per la fanfic, come già da abitudine in “Un
soffio di vita”, questo piccolo dizionario, lungi dall’essere
esaustivo e completo, vorrebbe offrire un piccolo aiuto interpretativo in relazione all’impiego di termini
in giapponese. Senza volontà di offendere chi già possiede una solida base di
conoscenze di tali termini, ha invece lo scopo di dissipare eventuali dubbi a
chi per la prima volta s’imbattesse in parole dal significato oscuro.
AVVERTENZA
Per i nomi di persona o di luogo in lingua giapponese, trascritti
secondo il sistema Hepburn, le vocali si pronunciano
come in italiano e le consonanti come in inglese. In proposito si noti che:
ch è un’affricata come la cdell’italiano
"cesto" (p.e. "Chica-chan"
va letto "Cicacian")
g è velare come
nell’italiano "gatto" (p.e. "Akagi" va letto "Acaghi")
h è sempre aspirata,
come nell’inglese “hotel”
j è un’affricata come la gdi
"gioco"
s è sorda come nell’italiano“sasso”
sh è una fricativa come scnell’italiano "scelta" (p.e.
"sashimi" va letto "sascimi")
w va pronunciata come una umolto rapida
y è consonantico e va
letto come la i italiana di“ieri”
z è dolce come nell’italiano“rosa” o “smetto”, o come in “zona” se iniziale
o dopo n
La lingua giapponese non conosce i generi maschile e femminile quindi si è liberi di
assegnare il genere in base alle regole italiane: si dirà pertanto "la
katana", "il tanto". La trascrizione in caratteri europei rende
abbastanza fedelmente il suono delle parole giapponesi. In giapponese non
esiste quasi l’accento tonico e perciò ogni sillaba ha lo stesso valore; non si
deve, quindi, pronunziare katànao
katanà, ma
kà-tà-nà, senza troppo
accentuare l’ultima sillaba poiché, in tal caso, l’orecchio,
per sua impostazione, sentirebbe il tutto come se fosse stato detto katana!
Una piccola
precisazione. Nella fanfic ho cercato di riprodurre
le differenze dialettali e la coloritura linguistica del dialetto di Tokyo e di
quello di Osaka. Di conseguenza, Heiji e Shinichi possono adottare espressioni diverse per esprimere
la medesima cosa. Nel dizionario sono riportati i termini in entrambi i casi,
con il corrispettivo nei due dialetti.
Infine, per
alcuni termini o modi di dire si rimanda al blog Hanazakari no mori per una trattazione più
esaustiva.
A
Aho:
forma familiare del parlato giovanile per indicare sciocco, stupido. È la forma più comune, variabile a seconda delle regioni e dei dialetti. A Tokyo la forma
corrispettiva è Baka, che comunque è utilizzata
anche fuori dal Kanto.
B
Baka:
forma familiare del parlato giovanile per indicare sciocco, stupido. È la forma più comune, variabile a seconda delle regioni e dei dialetti. Ad
Osaka la forma corrispettiva è Aho, che comunque
è utilizzata anche fuori dal Kansai.
C
Chan: suffisso, che si aggiunge al nome di una
persona per indicare un linguaggio familiare, usato soprattutto per le ragazze
o per gli animali piccoli.
D
Domo: forma giovanile e molto
informale di grazie, al posto del più
tradizionale arigato.
È un’espressione propria dello slang giovanile, soprattutto maschile.
E
F
G
H
I
J
K
Kuso: o anche Chikuso è
un’imprecazione volgare, ma comune. Il
nostro merda, cazzo usato come intercalare nervoso.
L
M
N
Nani: cosa, il semplice sostantivo
usato spesso nelle interrogative.
Ne: è un intercalare proprio della
lingua giapponese, senza una sua precisa traduzione italiana. Un modo per
richiamare l’attenzione o sottolineare un concetto.
Potrebbe avvicinarsi al nostro “no” pleonastico con cui spesso vengono chiuse le frasi. Nel dialetto di Osaka la forma
corrispettiva è sa.
Nee-chan: sorella maggiore. Un altro termine
corrispondente è aneki,“nobile sorella maggiore”. É molto
importante ricordarsi che in Giappone, fin dall’antichità, l’età è stato un forte fattore sociale,
tanto che ogni grado di parentela assume kanji differenti in base a chi lo pronuncia. È inoltre un modo
comune dei bambini per rivolgersi a persone più grandi, ma non considerate
ancora completamente adulte.
O
P
Q
R
S
Sa: è un intercalare proprio della
lingua giapponese, senza una sua precisa traduzione italiana. Un modo per
richiamare l’attenzione o sottolineare un concetto.
Potrebbe avvicinarsi al nostro “no” pleonastico con cui spesso vengono chiuse le frasi. Nel dialetto di Tokyo la forma
corrispettiva è ne.
T
U
V
W
X
Y
Z