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Autore: Nemainn    12/02/2013    5 recensioni
Un deserto senza tempo, e la loro regina bambina. Questa è la storia di come una verità ne possa nascondere molte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Popolo della Sabbia

 

 

I morbidi passi erano quasi inudibili, nel silenzioso giardino di notte del palazzo.
Eppure, quando giunse al centro dello stesso, Maijdi vide la Senza Età che lo aspettava con un sorriso.
Il giardino di notte era chiamato così perché tutti i fiori e le piante presenti in esso, fiorivano solo la notte e i colori, e i profumi che regnavano in quell'angolo circondato dalle mura del palazzo, erano dolci come le note di una canzone d'amore, leggeri e allegri come il vento che precede l'alba.
Da sotto il lembo del turbante, dello stesso colore notte, che lo copriva parzialmente, il giovane volto passò dal pensieroso al profondamente turbato mentre i pensieri si affastellavano nella sua mente, totalmente inconsapevole della bellezza e dell'armonia che lo circondava, tanto era profonda la sua preoccupazione.
Inchinandosi con grazia alla figura che sedeva a gambe incrociate sulla panchina e che lo guardava con un sorriso sbarazzino, disse semplicemente:
-Sono qui mia Signora.-
Gli inviati della tribù della sabbia azzurra erano arrivati senza essere invitati e senza essere voluti, ma portavano un messaggio che non poteva essere ignorato. L'espressione crucciata tornò ad affacciarsi sul giovane viso olivastro di Maijdi.
Il precedente sommo consigliere, suo nonno, era morto da poco e il peso della carica ricevuta in eredità gli sembrava troppo grande per lui.
Nessuno si aspettava una morte così improvvisa di quell'uomo solido e caparbio, in cui la vita pareva riempirlo al punto di esplodere, tanto meno lui che aveva passato, stupidamente, il suo tempo a divertirsi con gli amici piuttosto che accettare di imparare quella che suo nonno chiamava “la sottile arte del marionettista”.
Pensava di avere tutto il tempo del mondo, allora, e quel passato risaliva solamente una luna fa.
-Dimmi, dimmi, mio bel Maijdi, a che pensi che d'improvviso sei diventato come una notte senza luna?-
La Senza Età fissava il volto parzialmente occultato del suo nuovo e giovane sommo consigliere con occhi allegri. Sembrava che quella visita, e le notizie che la accompagnavano, non avessero assolutamente peso per lei.
E forse era così.
-Penso che la convocazione, da parte del tempio delle cento sabbie, sia pericolosa per Voi.-
Il volto di bambina, allegro e spensierato, per un attimo divenne quello antico e freddo della Senza Età.
Quelle piccole trasformazioni, nell'espressioni di quel volto fanciullesco, erano ancora capaci di dare i brividi a Maijdi. Da secoli la loro Signora era immutata, un corpo di bambina e una mente millenaria, che li guidava attraverso l'immenso deserto senza tempo.
Improvvisamente, da bambina viziata sapeva diventare la loro sovrana che con uno sguardo poteva calmare le tempeste di sabbia, con un sussurro chiamare la pioggia e, con un sorriso, far tornare il sole.
-A volte pensi troppo mio caro, bel, Maijdi! Quelle vecchie e decrepite schiave del loro Dio senza attributi non sono mai riuscite a farmi nulla, perché dovrebbero riuscirci proprio ora?-
Il giovane uomo guardò per un lungo momento la figura illuminata dalla luna piena di fronte a lui.
Una bambina dai lunghi capelli d'argento, con grandi e luminosi occhi verdi che parevano ridere di lui.
Era così quando suo nonno era giovane e anche quando il nonno di suo nonno era un bambino. Non cambiava mai, il suo corpo non cresceva mai. Il tempo non aveva potere sulla loro sovrana.
Un dono o una maledizione?
L'eterna primavera del corpo, l'inverno nel cuore.
La spensieratezza di una bambina che lasciava il posto alla saggezza senza tempo di chi ha vissuto da sempre. Chi era davvero la sua signora? Ci era quella donna-bambina senza età, senza mutamento? Non era una Dea, non era una strega o una maga, nessuno sapeva perché vivesse in eterno o perché fosse la guida della loro tribù... lei era l'unica senza tempo che si conoscesse, ed era la forza della tribù della sabbia che canta.
-Mia Signora, non scherzate e non offendete le sagge maghe del Dio d'ombra, i loro poteri sono enormi e sapete benissimo che la fedeltà delle tribù...- Una risata argentina lo interruppe. La Senza Età gli buttò le piccole bracia al collo, ridendo spensierata.
-Che splendido, splendido, splendido sommo consigliere! Sei preoccupato per me?- Maijdi si immobilizzò senza sapere che dire o fare, questi sbalzi di umore della sua Signora lo coglievano sempre impreparato. -Sai che sono sopravvissuta alle loro malignità, maledizioni, incantesimi e cattiverie per millenni? Dimmi un po', perché stavolta dovrebbero farcela!? Dimmi qualcosa che non so, mio bel consigliere!-
-Dicono il Dio si stia risvegliando. Su nel nord dicono che dal cielo si siano visti scendere pezzi di nuvola, bianche e gelide... le tribù più settentrionali stanno venendo da noi in cerca di asilo, dicono che sia arrivato il freddo.-
Il corpo di bambina si mosse agile verso la piccola fontana di pietra rosa, illuminata dalla luna che, piena, splendeva alta nel cielo pieno di stelle.
-Vieni a vedere, Maijdi. Guarda...- Il ragazzo si avvicinò mentre la sua signora muoveva con una mano l'acqua della fontana, spostando i bianchi fiori che galleggiavano sulla superficie. All'inizio ci fu solo il liquido specchio nero che rifletteva la luna, spezzata dall'acqua mossa in centinaia di piccole argentee lune ma, ben presto, nella polla sempre più immobile prese forma una enorme distesa bianca. Sconfinata, candida, assolutamente vuota. Nulla si muoveva, il cielo era una distesa grigia che si confondeva, all'orizzonte, con quel bianco accecante.
Poi nel vuoto comparve una figura fatta di quella sostanza bianca: non aveva volto, non aveva occhi, non aveva bocca. Si spostava in quel candore abbagliante e privo di vita senza muoversi, sembrava fosse il mondo che si muoveva sotto di lui.
Il corpo non aveva forma, se non un vago abbozzo, bianco su bianco, immobilità su immobilità.
Eppure la sua sola vista bastò a far tremare come una foglia il giovane sommo consigliere, solo quell'immagine bastò a fargli sentire il terrore che prendeva vita dentro di lui e lo abbracciava, soffocandolo.
Quel nulla sembrava avanzare verso di lui, sembrava volerlo divorare e farlo suo.
Poi lei fu lì, la Senza Tempo sfiorò l'acqua e la luna tornò a riflettersi in quello specchio scuro incorniciato di fiori.
-Cosa hai visto, mio Maijdi?- La voce era calda e carezzevole, per nulla infantile, gli occhi verdi della Senza tempo catturarono quelli neri del suo consigliere, in un abbraccio che non concedeva vie di fuga.
Lentamente, una parola dopo l'altra, lui raccontò, sentendo il tremore che lo invadeva scemare adagio, man mano che la presenza della sua Signora diventava un balsamo tranquillizzante per la sua anima spaventata.
-Cosa vuol dire quello che ho visto?- La voce ancora tremate, vergognosa della paura che lo pervadeva, il giovane pose quella domanda pur temendo la risposta.
-Quello era l'inverno, il vessillo del Dio d'Ombra. Da mille e mille anni questa terra non conosce più il suo freddo abbraccio, ma ora il Dio Scuro è tornato a reclamare questa fetta di mondo.- Lo sguardo si posò sull'uomo. -Chi sono io, Maijdi?- Chiese all'improvviso.
-Sei la nostra Signora, la Senza Età.-
Quella risposta immediata, fiduciosa, che non aveva richiesto neppure un attimo di riflessione, fece ridere la bambina e piangere la vecchia, poiché lei era entrambe.
Ma il suo corpo era di bambina e il giovane uomo sentì solo la risata argentina.
-Te lo chiedo ancora, Maijdi, chi sono io?- Stavolta lo sguardo dell'uomo mostrava tutta la sua perplessità. Quella domanda era strana, lei era la Senza Età, chi altro doveva essere?
-Io.. io non lo so. Chi sei, se non sei la nostra Senza Età? Tu sei sempre stata qua, sei sempre stata con la tribù della sabbia che canta, sei la nostra Signora...-
Poi lei gli prese le mani e il mondo, senza preavviso, cambiò.
Divenne un creato di alberi immensi, di laghi e fiumi come lui non ne aveva mai visti, cavalli che galoppavano nel vento e creature di cui aveva solo sentito parlare nelle leggende.
Vide colori di mille fiori mai visti, enormi uccelli dalla coda infuocata e il cielo pieno di sfumature di cui non sapeva neppure il nome.
Vide uomini e donne uguali a lui eppure diversi, vide fuoco che divorava il mondo e acqua che lo spegneva, ricoprendo la terra.
-Dimmi, Maijdi, chi sono io?- Questa volta la domanda aveva un tono triste, pieno di dolore.
-Non so chi sei, mia Signora, ma so che hai visto tanto e hai vissuto tanto, perché? Ora sono io che ti chiedo chi sei!-
-Una volta c'era un vuoto assoluto, senza scampo, definitivo. In quel vuoto assoluto però c'era la potenzialità del tutto, la creazione allo stato potenziale. Lì, dove non esisteva nulla, tutto era possibile... e fu così che, dal nulla, si creò il due. Ma i due erano in continuo movimento, cercando un impossibile equilibrio tra di loro, perché il perfetto equilibrio avrebbe creato l'immobilità e l'immobilità è sterile, morta, fine a se stessa senza scopo né futuro. Così da due si creò il tre, dal tre il cinque e così nacque il tutto. Ma il due creato dal vuoto non era scomparso nella creazione del mondo, anzi, era presente in ogni cosa e continua, da allora, una lotta senza vincitore. Il Dio d'Ombra porta il freddo e gelido inverno che tutto quieta, mette il mondo in attesa di un nuovo cambiamento mentre, sopito sotto la sua fredda coltre, aspetta me. Io sono il nuovo, sono l'estate senza fine, la vita che è germogliata e vive ma che continua in un circolo, uguale a se stessa, senza riposo... Ma il mio tempo è alla fine, finalmente. Dimmi, chi sono io, allora, Maijdi?-
Tremava.
Cadde in ginocchio incapace di sostenere il suo stesso peso.
La fine sabbia del sentiero del giardino di notte scricchiolò sotto di lui, unico rumore in quella notte che pareva sospesa nel tempo.
-Tu sei una parte della creazione, mia Signora, sei colei che preserva la vita! Sta quindi venendo il tempo perché il ciclo cambi di nuovo? Il tempo delle cento tribù della sabbia è finito? È giunto il momento del cambiamento del mondo?- Una piccola mano accarezzò il volto nascosto e in preda all'angoscia, la Senza Età gli sorrise, dolcemente.
-Sì, il tempo è quasi finito... ma non subito, non ora. Tutto finisce e tutto rinasce, dal nulla nasce il tutto, dal tutto si torna al nulla per ricominciare. Ma non accadrà troppo in fretta, abbi fiducia in me.-
Le mani della Senza Età cambiarono, la primavera divenne estate, con i suoi frutti pronti per essere colti, il giardino di notte divenne l'enorme caverna del tempio del Dio e le mille sacerdotesse, vestite di bianco, alzarono canti di gioia per il risveglio del loro Dio mentre l'eco delle voci spezzava il canto e lo trasformava in qualcosa di nuovo, continuamente.
Maijdi tremava, la paura si intrecciava con l'esaltazione per quello che stava vedendo, il mondo cambiava davanti a lui, ne era il testimone.
Lì la sua Signora e il Dio si incontrarono e si separarono, nel canto invariato da millenni, ma sempre nuovo e diverso, delle sacerdotesse bianche.

 

Poi fu di nuovo nel giardino, era ancora notte, ma non la stessa notte.
La luna, nel cielo, era solo una piccola falce che si specchiava nella fontana di pietra rosata e la Senza Età era ormai una donna anziana, che aveva visto finalmente il peso che portava sulle spalle da mille e mille anni, svanire.
Finalmente il carico che gravava sull'anima, un tempo mortale di quella donna, era svanito e le membra, stanche e raggrinzite, erano liete di portare finalmente il peso dell'età.
-Mio giovane Maijdi, questa notte andrò finalmente tra le braccia del Dio e troverò l'oblio e la rinascita. Tu aspetterai, sarai colui che riporterà l'estate in queste terre. Ora è il tempo dell'inverno del mondo, del riposo, del cambiamento nascosto che aspetta la primavera per fiorire e l'estate per dare i suoi nuovi frutti.-
Il ragazzo annuì, il giovane e serio viso olivastro era libero dalla tristezza per la scelta della sua Signora, capiva.

Cento e cento lune erano passate, ma lui non era cambiato, quella notte di tanto tempo fa era diventata la notte in cui la Senza Età aveva ripreso a vivere nel tempo e, in quel momento, lui aveva preso sulle spalle quella che diventava una maledizione: la primavera eterna, in attesa del nuovo inverno.



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