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Autore: TsunamiZN    01/09/2007    7 recensioni
*FF per il concorso del Midori Mikan, contiene spoiler veramente minimi* Ancora non riusciva a rendersene conto ma per colpa di un attimo, un momento di stupida indecisione, aveva rovinato una delle cose che erano diventate naturalmente importanti per lui tanto da indurlo a cambiare visione di ciò che lo circondava...finchè un'ombra familiare tenta di rientrare prepotentemente nella sua vita.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Memories

 

MEMORIES

 

Da quel giorno di sei mesi prima la loro vita aveva subito una profonda ed improvvisa svolta, il suo carattere taciturno era peggiorato in seguito a quegli avvenimenti che avevano sconvolto l’equipaggio, ed ormai, sentirlo parlare, si faceva impresa sempre più difficile. L’unico membro con cui manteneva ancora un dialogo era Rufy, seppur ridotto ai minimi termini. Per un lungo periodo, aveva pensato di abbandonare la ciurma, troncare ogni tipo di legame che l’avrebbe portato a soffrire ancora una volta, era chiaro anche a se stesso di aver ripudiato molti dei freni inibitori, era diventato più irascibile e sanguinolento di quanto già non fosse. Ma il capitano l’aveva persuaso a rimanere; avevano appena perso un membro della ciurma, non potevano permettersi di lasciarne andare un altro, avrebbe distrutto la loro “famiglia” più di quanto già non fosse. Se ne stava sempre in un angolo Zoro, si allenava come un forsennato e dormiva, si allenava e faceva finta di dormire per non dover dare spiegazioni agli sguardi interrogativi dei compagni. Da quel maledetto giorno, ognuno portava nel cuore la stessa promessa, così simile a quella che lui già cercava di mantenere; diventare così conosciuti, da far arrivare il loro nome fino a lei. Continuavano a far feste e scherzare tranquillamente come avevano sempre fatto, perché sapevano che, se la musica e le risate avessero smesso di risuonare su quella nave, avrebbero infranto l’impegno di non farla più piangere. Era rimasto impassibile come sempre Zoro, quando quel giorno aveva ascoltato il nuovo ordine del loro capitano. Rufy aveva chiamato a raccolta tutto l’equipaggio, lo sguardo serio, si era calato il cappello di paglia completamente sugli occhi, quel cappello che non aveva più affidato a nessuno da quel giorno. Ringraziò Robin per averli guidati fino allora anche se non era suo compito, e annunciò che era giunto il momento di cercare un nuovo navigatore. Tutti si fecero seri a quelle parole, ognuno cercava di evitare lo sguardo dei compagni per non dare spiegazioni sugli occhi umidi, solo Zoro aveva voltato le spalle, incamminandosi verso poppa per tornare ad allenarsi.

-Comunque non ho perso le speranze- aveva aggiunto infine Rufy sfoderando uno dei suoi sorrisi più sinceri. Lo spadaccino si fermò a metà della scalinata sogghignando, con quella frase aveva rincuorato tutto l’equipaggio, che non si era ancora rassegnato all’idea, che Nami fosse morta veramente; avrebbero visto ancora una volta la sua figura sulla nave, intenta a dedicarsi ai mandarini che tanto adorava.

 

Una nuova isola all’orizzonte, una nuova flebile speranza di poter rivedere il suo sorriso, di poter essere nuovamente comandati a bacchetta da lei, di poterla vedere nuovamente seduta al tavolo della nave. Avrebbe voluto corteggiarla di nuovo Sanji, fare il cascamorto con lei, combattere contro Rufy per servirle intatto il pranzo. Avrebbe voluto sentirsi chiamare nuovamente “sorellona” Robin, dividere la stanza con qualcuno e capirsi con uno sguardo come una volta. Avrebbe voluto modificarle nuovamente l’arma Usop, ritrovare la compagna con cui andava a nascondere nei posti più impensabili al primo accenno di pericolo e raccontarle storie a cui non aveva mai creduto. Avrebbe voluto farsi ricattare nuovamente Zoro, odiava sentirsi impotente mentre lei lo circuiva con mille motivazioni valide per mettersi al suo servizio, ma ripensandoci adesso, gli mancava tutto quello. Scese a terra solitario com’era diventato ultimamente, ormai i compagni non facevano neanche più caso a quando spariva senza una parola. Prese a vagare per le strade immerso nei suoi pensieri, alla ricerca di qualche traccia che permettesse di ritrovare la loro navigatrice, per poter rivedere quei capelli rossi. Si diresse verso un’osteria, i pensieri erano diventati ormai troppo pesanti per lui, le immagini di quel giorno lo tormentavano. Avrebbe bevuto Zoro, ma mai così tanto da dimenticare, era quella la sua punizione, era quello il peso che doveva portare oltre a una nuova, silenziosa promessa. Andò a sedersi al bancone di quella taverna, un locale decisamente poco rispettabile frequentato da gente che, come lui, non aveva più niente da perdere che, come lui, cercava solo la rissa. Già metà dell’arredamento di quel posto era distrutto, alcune sedie si reggevano su tre gambe e alcuni tavoli mancavano di una parte di piano: ecco il pretesto presentarsi su un piatto d’argento. Un uomo alto dal fisico scolpito, lo provocò prendendolo in giro per il colore dei capelli; affondò la mano unta nel taglio a spazzola dello spadaccino, accarezzandogli la testa come ad un animaletto andando poi a sbattergli il viso sul bancone già logoro. Era contento Zoro, né arrabbiato né mosso da spirito vendicativo, le mani gli fremevano, si passò la lingua sul labbro superiore per assaporare il sangue che colava dalla fronte mentre scrocchiava le dita. Non avrebbe estratto le spade, voleva sentire il contatto diretto della carne dell’uomo maciullarsi sotto i suoi pugni, quell’uomo che così tanto somigliava all’assassino di Nami.

Era stato lui a dare inizio al combattimento, ma l’aveva atterrato facilmente con un pugno ben assestato nello stomaco facendolo vomitare sangue. L’uomo riusciva però a reggersi ancora in piedi nonostante il colpo inferto ed estrasse una spada corta dalla cinta, gli amici di scazzottata accorsero in suo aiuto circondando lo spadaccino che già fremeva all’idea della rissa imminente, ma un cazzotto sulla nuca, gli bloccò i bollenti spiriti.

-Vuoi farti ammazzare stupido?- l’aveva sgridato una voce femminile. Zoro si voltò immediatamente sperando di scorgere l’esile figura della compagna scomparsa, di poter rivedere la chioma arancione che risaltava ad un miglio di distanza e potersi nuovamente specchiare nel suo sguardo perennemente arrabbiato nei suoi confronti.

Ma solo quest’ultimo ritrovò nella ragazza che l’aveva appena picchiato. Dopo averlo afferrato per un braccio, la giovane si fece strada tra la folla trascinandosi dietro lo spadaccino ancora paralizzato dal suono della sua voce così simile a quello di Nami. Lo batté prepotentemente contro il muro lontano dagli sguardi dei loro inseguitori fin quando, ripreso il controllo della situazione Zoro strattonò fortemente il braccio per liberarsi dalla presa della giovane.

-Non avevo bisogno del tuo aiuto, avresti fatto meglio a portare lontano gli altri dalle mie mani-

-Quel locale è spesso frequentato da ragazzi esagitati che cercano di farsi belli sconfiggendo dei balordi-.

-Ragazzi esagitati? Credo proprio tu non sappia con chi stai parlando ragazzina...- la mano portata sull’elsa della Wado Ichimonji leggermente estratta la fece indietreggiare; non era stato quel gesto a impaurirla, bensì lo sguardo tagliente che le rivolgeva.

-Smettila di fare il grosso con me!- l’aveva battuto nuovamente sulla nuca con un cazzotto ben assestato. Ma chi era quella ragazza che riusciva a colpirlo con così tanta facilità nonostante i riflessi sviluppati negli innumerevoli combattimenti?

-Comunque piacere, mi chiamo Mika!- allungò la mano per stringere quella del suo interlocutore ma Zoro non rispose, il suo cuore aveva sussultato per un istante nel constatare quanto quel sorriso somigliasse a quello di Nami, scomparso con lei in quel dirupo sei mesi prima. Già, Nami. S’incamminò oltrepassando Mika senza proferire parola alcuna, lasciandola impietrita e con la mano ancora tesa.

-Hey, te ne vai così? Potresti almeno dirmi il tuo nome e lasciarmi una ricompensa per ringraziarmi di averti salvato la vita!-

-Non ho tempo da perdere dietro ad una stupida ragazzina come te! Devo cercare la nostra navigatrice!-

-Navigatrice? Posso farlo io se vuoi, dietro ad un lauto compenso s’intende!- di nuovo un sussulto. Era così diversa da lei esteriormente ma il suo modo di fare che lo turbava; aveva già perso Nami una volta, non le avrebbe permesso di insinuarsi nel suo cuore sfruttando quella somiglianza per poi soffrire nuovamente.

-Ti porto dal capitano-

 

Così come se n’era andato silenziosamente, altrettanto fece ritorno sotto lo sguardo del resto della ciurma intenta ad ultimare i preparativi di carico.

-Hey! C’è nessuno a bordo? – aveva urlato da terra la ragazza sapendo di non poter fare affidamento sullo spadaccino dai capelli verdi. Tutto l’ equipaggio si era fiondato nella direzione dal quale proveniva la voce, riconoscendo un tono familiare in quello che aveva appena urlato.

-NAMI!!- la barca vacillò pericolosamente, Sanji si buttò tra le braccia della ragazza incontrandosi romanticamente con la banchina di cemento, visto che, Mika si era spostata all’ultimo secondo per evitare quelle effusioni indesiderate. Pantaloni larghi, camicetta rossa con manica fino al gomito, gli occhi castani così come i capelli lunghi sotto le spalle; no, quella non era Nami.

-Mi dispiace deludervi, ma il mio nome è Mika, sono una navigatrice su commissione! Chi è il capitano?- Rufy appollaiato sulla balaustra alzò la mano. Aveva appena annunciato di dover trovare un nuovo navigatore ed ecco una candidata presentarsi davanti ai loro occhi; non si aspettava di dover prendere una decisione così presto. Non era Nami. Si vestiva in modo completamente diverso dalla ragazza che conoscevano, era castana, ma sopratutto sembrava non riconoscerli.

-Per me va bene, sei assunta!-

-Evviva! Stiliamo subito il contratto!-

-Veramente siamo appena rimasti al verde!-

-CHE COSA?? Il nostro patto è rotto!- Li stupì la ragazza voltando loro le spalle e alzando la mano in segno di saluto. Avrebbero dovuto contattarla solo quando avessero avuto i soldi necessari, ma Rufy aveva intimato a Zoro di seguirla; aveva appena trovato un nuovo membro dell’equipaggio e non aveva la minima intenzione di farselo sfuggire. Il suo istinto non sbagliava mai. Nonostante le proteste, lo spadaccino non potè fare a meno di eseguire un ordine del capitano così, anche se malvolentieri, prese ad inseguire la ragazza prima di perderla tra le strade della città.

-Non c’era bisogno mi venissi subito dietro, mi avresti ritrovata nei dintorni di quel locale-

-Non penso sarei stato in grado di tornarci-.

-Non hai senso dell’orientamento....come hai detto di chiamarti?-

-Non l’ho detto.-

-Penso sia giunto il momento di presentarti allora!-

-Non voglio sentire il mio nome pronunciato da te, che hai quella voce.-

-Ti piace la mia voce...spadaccino?- sussurrò nell’orecchio del ragazzo scandendo particolarmente le lettere dell’ultima parola, ma l’unica reazione che ottenne, fu di dipingere un’espressione di disgusto sul volto del giovane. Delusa dall’effetto provocato, riprese a camminare per i vicoli costantemente sorvegliata dal ragazzo che, mani in tasca, non sembrava mollare l’inseguimento.

-FINO A QUANDO HAI INTENZIONE DI VENIRMI DIETRO?- sbraitò mostrando una serie di denti aguzzi.

-Ho ricevuto ordine di non tornare alla nave senza di te....non è certo per mia volontà che lo faccio.-

-Questo dipenderà da voi...non sono io ad essere senza soldi!-

-Penso dovrai accontentarti della tua parte sui tesori- consigliò irritato il ragazzo dai capelli verdi; da una semplice rissa per scaricare i nervi, si era ritrovato in quella situazione, a stretto contatto con quella ragazza che risvegliava in lui i sensi di colpa che gli laceravano l’anima da ormai sei mesi.

-Vorrei tornare a casa per stanotte...per pochi soldi ti posso cedere il mio letto!- aveva ammiccato Mika strizzando l’occhio.

 -Non ho un soldo- la ragazza sbuffò nuovamente delusa, la serata non stava andando nel migliore dei modi, se l’avesse saputo, avrebbe evitato di salvare un membro di una ciurma così povera.

-Allora, visto che sei obbligato a seguirmi e non hai neppure un soldo, ti permetto di dormire sul mio pavimento, ma in cambio, dovrai fare qualcosa per me domani. Saprai pure usare quelle spade in qualche modo!-

Con la scusa della serratura difettosa si giustificò di quel gesto di scassinamento nei confronti della porta, estraendo prontamente del filo di ferro; la casa non sembrava in condizioni di essere abitabile, ma la familiarità con cui la ragazza si muoveva per i corridoi faceva presupporre abitasse proprio lì. Lo fece entrare in una stanza raccomandandogli di non uscire, voleva fare una doccia per togliersi il sudore di dosso e promettendo di non scappare. Appena rimasto solo, Zoro poggiò le spade al muro sedendosi a dormire contro le pareti com’era solito fare. Perchè Rufy aveva incaricato proprio lui di quella missione? Si era sempre occupato in prima persona di convincere la gente a unirsi a loro con quel suo sorriso disarmante che contagiava tutti.

Non lo aveva mai incolpato di quello che era successo anzi, gli era rimasto accanto in silenzio, colpevolizzando se stesso di non esser stato presente in quel momento a impedire tutto quel dolore che ne era scaturito. Lo sguardo si posò sulla sedia dove si trovavano alcuni vestiti della ragazza, si diresse in direzione di quell’oggetto che aveva attirato la sua attenzione afferrando una bandana nera. Era la sua bandana quella? La solita che aveva perso quel giorno? Oppure era una coincidenza che ne avesse una uguale? Immediatamente notò sul comodino vicino il letto un bracciale, dorato e rotondo esattamente come quello che portava sempre lei. Afferrò anche quello precipitandosi fuori dalla stanza tenendo saldamente i due oggetti nella mano destra; aprì impetuosamente la porta del bagno urlando il nome di Nami, lasciando paralizzata la ragazza già nuda dentro la doccia. Lo scrosciare dell’acqua era l’unico rumore nella stanza, i due ragazzi erano rimasti senza parole per quella situazione fin quando, Mika, presa coscienza di quel che stava accadendo, lanciò il flacone dello shampoo dritto in mezzo agli occhi di Zoro, accompagnato da un sonoro –MANIACO!-.

Il prodotto rovesciato si stava pian piano allargando sul pavimento mentre lo spadaccino ancora steso a terra, rifletteva sulla stupidità del suo gesto.

- Che fai ancora lì?- domandò Mika uscita dal bagno dopo aver indossato un accappatoio, tirando un calcio al fianco del ragazzo che si rialzò di scatto per inveirle contro.

- Cos’è, ti piace fare il maniaco signor spadaccino?- Si aprì leggermente l’accappatoio facendo intravedere lo scollo dei seni, una fitta alla tempia, un’immagine le passò davanti; aveva già fatto una cosa simile? Il ragazzo le si avvicinò pericolosamente, riusciva a sentire il suo respiro sulle labbra.

-Tu sei Nami non è vero?-

- Mi dispiace, ma non so chi sia questa Nami...- affermò tenendosi ancora la tempia dolente.

-TU SEI NAMI NON E’ VERO?- Le aveva tirato una spinta alla spalla facendola cadere all’indietro sul letto, lo sguardo arrabbiato:

- Perchè fai finta di non ricordarti di me, DI NON RICORDARTI DI NOI??-

-Non so veramente di cosa stai parlando!- a quell’ulteriore negazione, Zoro le saltò addosso tentando di strapparle l’accappatoio; doveva controllare il suo braccio, la prova definitiva era tatuata sul suo avambraccio sinistro, era sicuro fosse lei, troppi indizi lo confermavano, quella era la sua Nami...o era lui che voleva fosse così?

Ma cosa stava facendo? Mollò subito la presa dell’accappatoio di spugna, Mika rimasta quasi del tutto scoperta sotto il corpo dello spadaccino, guardò il ragazzo che sembrava essersi calmato. Le passò la mano sul viso accarezzandone i lineamenti, quelle dita che fino ad un attimo prima la stringevano con tanta forza erano diventate così dolci.

- Perchè non puoi essere Nami?- le aveva domandato guardandola negli occhi prima di abbracciarla, per poi affondare il viso nell’incavo della sua spalla. La ragazza non oppose resistenza, era strano; nonostante lo avesse conosciuto da poche ore, nonostante non sapesse nemmeno il suo nome, nonostante il comportamento di poco prima...non aveva avuto affatto paura di lui.

 

Si era svegliato completamente solo sul letto, quel corpo su cui ricordava di essersi addormentato la sera prima non era più sotto di lui. Scattò in piedi guardandosi con circospezione per cercare la ragazza che gli era stato comandato di seguire, senza trovarne traccia alcuna. Vuoi vedere che oltre l’aspetto ed il carattere, quella possedeva pure le abilità di Nami nella fuga?

 

Ti aspetto alla nave.

Ps: Non ti preoccupare di pulire il sapone di ieri sera, tanto non è casa mia.^__-

 

Un foglietto attaccato alla guancia. Quella Mika era proprio uguale a lei in tutto e per tutto.

 

Sanji si era preoccupato nel non veder tornare lo spadaccino quella notte, ma non era in pensiero per lui, piuttosto per quella ragazza che aveva dovuto portarsi dietro un simile zoticone. Vederla arrivare al porto da sola quella mattina lo aveva tranquillizzato, evidentemente era riuscita a proteggere degnamente le sue beltà. Chiese il permesso di tornare a bordo per parlare con il Capitano ed il biondo cuoco, non esitò a prenderle la mano per accompagnarla personalmente da lui.

-Ho deciso di accontentarmi dell’ 80% su ogni tesoro che scoverete-

- 45%-

-78%-

-50%-

-75%, questa è la mia ultima proposta- fulminò il cecchino con lo sguardo impedendogli di procedere oltre con la contrattazione.

-La stessa parte che prendeva Nami: in pratica a noi non cambia nulla- bisbigliò Usop sorpreso all’orecchio di Rufy, impegnato a svuotare il frigorifero fin dal mattino.

-Accettiamo!- l’aveva accolta con un sorriso il ragazzo. Sembrava in gamba ed il suo istinto sapeva sarebbe stata all’altezza del suo compito; avrebbe guidato degnamente la nave e risanato il dolore che tormentava i loro cuori.

- Quale...... letto avete intenzione di farle usare?- domandò timoroso Chopper, lo sguardo fisso sul tavolo per paura della risposta.

- Guardate che la Sunny ha anche un terzo letto nella stanza delle ragazze...- aveva suggerito Franky sapendo qual’era il problema.

- Quel letto vuoto mette sempre tanta tristezza... ma non possiamo usare Mika come fosse una sostituta, dentro di noi l’abbiamo chiamata Nami già troppe volte- sentenziò infine il capitano:

- Quel letto rimarrà vuoto ad aspettare il suo ritorno.-

-Ti accompagno- si propose Robin notando il borsone che trascinava dietro; evidentemente aveva dato per scontata la risposta tanto da esser già pronta a partire.

-Ti chiami Nico Robin giusto?- domandò la nuova cartografa appena entrata nella nuova stanza, ricevendo una risposta affermativa:

- Questa Nami che sia voi, che lo spadaccino dai capelli verdi nominate sempre, è la ricercata da sedici milioni di berry?- Robin incrociò le braccia al petto curiosa di vedere dove voleva arrivare:

-Non avete la faccia da cacciatori di taglie, devo quindi dedurre che fosse una vostra compagna?- dritta al sodo senza mezzi termini.

-Era la nostra cartografa-

-E come mai lo spadaccino si tormenta per la sua morte?-

-Te l’ha confessato lui?- stupì Robin. Zoro non era tipo da dare talmente tanta confidenza da rivelare queste cose, senza contare che era il primo a rinnegare l’idea che Nami non fosse più tra loro.

-No......l’ho capito dal suo comportamento. Stava combattendo...la bandana nera al suolo coperta di sangue e terra. Forse si era perso come suo solito dopo il combattimento, lo scrosciare di una cascata, lo stridere delle lame sormontava ogni rumore naturale. Stava ancora lottando Zoro, non era un avversario temibile ma si divertiva a tormentarlo dilungandosi in quel divertente combattimento. Un attimo di distrazione, l’uomo aveva capito di non avere possibilità contro un simile avversario ed è scattato verso di me trascinandomi nello strapiombo della cascata. Zoro ha urlato più volte il mio nome, poi si è tuffato ma era ormai troppo tardi, ho provato ad afferrare la sua mano ma ...- Il silenzio era calato nella stanza, Mika aveva lo sguardo vacuo come fosse appena caduta in uno stato di trance.

-Come...fai a sapere queste cose? Nemmeno noi conosciamo la verità su quel giorno...-

-Scusami- si riprese dal torpore -Sicuramente avrò detto qualcosa di strano, ma tu non farci caso. La pressione si sta abbassando, tra un po’ inizierà a piovere- uscì di corsa dalla stanza tirando fuori un libro dallo zaino e travolgendo i cinque ragazzi intenti ad origliare fuori dalla porta.

-Avete ascoltato tutto?- domandò loro Robin.

-Si- rispose Franky in un mare di lacrime che tentava di asciugare con le enormi braccia.

-Ma allora anche Mika si trovava su quella rupe quel giorno!!- stupì Rufy che non aveva capito niente come al solito.

-Ora capisco come mai quella testa d’alga si tormentava così tanto, non è stato in grado di proteggere Nami-san!- rimproverò il cuoco spegnendo il mozzicone di sigaretta con il tacco della scarpa dopo aver picchiato il capitano.

-Possiamo sperare......sembra che molto presto riavremo la nostra cartografa tra di noi.- sorrise compiaciuta Robin spostando il bagaglio della nuova arrivata sul letto un tempo appartenuto alla rossa.

 

Tirò fuori il Log-pose dalla tasca dei pantaloni infilandolo al polso insieme al bracciale dorato, la bandana nera intorno al collo e lo sguardo alzato verso il cielo a studiare le nuvole nere. Avvertì una presenza alle spalle, rumore di ferro, fendenti che tagliavano l’aria, una voce che lentamente scandiva numeri in progressione; lo spadaccino era riuscito a tornare alla nave e si era già immerso negli allenamenti mattutini. Ma quanto peso riusciva ad alzare su quella sbarra? Il libro stretto al petto, cercava di contenere i respiri per non farsi trovare dal ragazzo, aveva paura di come l’avrebbe guardata dopo ciò che era accaduto, avrebbe visto nuovamente Nami in lei? La pioggia iniziò a cadere inesorabile quando, una figura familiare, le comparve alle spalle ringraziandola di averlo lasciato solo a sfuggire a degli infuriati padroni di casa rientrati la mattina stessa dalla vacanza estiva. La maglietta bianca completamente bagnata di sudore e pioggia, lasciava trasparire il fisico scolpito dagli allenamenti del ragazzo, portandole alla mente immagini della sera precedente dove era stata sua malgrado, a stretto contatto con quel petto. Indietreggiò per paura dei sentimenti che le tormentavano il cuore, ma lo spadaccino ne impedì la ritirata afferrandole un braccio, chiedendole spiegazioni sul bracciale dorato che ostentava al polso. La reazione di Mika lo lasciò di stucco; lo sguardo vacuo, rivide quella stessa mano che le carezzava dolcemente il volto la sera precedente, uno strattone, si liberò dalla presa dello spadaccino portandosi la mano al petto continuando ad arretrare. Si scusò per il gesto, un piede in fallo, la scarsa conoscenza della nave, cadde all’indietro urlando il suo nome, un braccio teso a cercare un appiglio:

-ZOROOO!!!-

Lo aveva sentito nuovamente dopo tanto tempo, l’ultima cosa che lei aveva pronunciato prima di cadere nella cascata risuonava nuovamente su quella nave. Immediatamente si lanciò verso di lei per afferrarla, per impedirle di cadere di nuovo ed andarsene ancora una volta lontano da loro, lontano da lui. Quell’infausto giorno che aveva segnato radicalmente le loro vite lui aveva esitato, la promessa stretta con Kuina gli aveva impedito di gettarsi immediatamente dietro di lei, legandolo al suolo come una grossa fune cui faceva fatica liberarsi; una gabbia di cui portava ancor oggi i segni impressi a fuoco nell’anima e nell’orgoglio di cui andava orgoglioso. La strinse a se impedendole di piombare violentemente contro le assi in legno atterrando saldamente in piedi attutendone la caduta; non l’avrebbe lasciata andare facilmente questa volta, non voleva assistere ancora una volta il corpo inerme di una persona cara coperto da un lenzuolo bianco.

Appena si rese conto della situazione che aveva causato, Mika si scusò ripetutamente con il ragazzo che la guardava fisso negli occhi in segno di rimprovero e ringraziandolo di averla protetta, posò un dolce bacio sulle labbra bagnate dello spadaccino pregandolo di non vedere il volto di Nami ogni volta che si specchiava nei suoi occhi; per lui voleva essere solo e semplicemente Mika. Lo spadaccino allargò le braccia facendole compiere un volo di trenta centimetri dritto contro il pavimento, e guardandola dall’alto con lo sguardo più irritato del solito esclamò:

-Sei scema o cosa? SEI TU NAMI!- Un pensiero le attraversò improvvisamente la tempia, la ragazza non potè fare a meno di chiudersi su se stessa tentando di contenere il dolore sostenendosi le tempie che pulsavano follemente facendola impazzire. Non riusciva a capire cos’erano quegli sprazzi di ricordi di cui non aveva memoria, continuava a sostenere di chiamarsi Mika, la sua unica colpa era somigliare eccessivamente ad una nota ricercata facilmente riconoscibile per via dei molteplici volantini di cui erano affissi i muri delle città. Aveva dovuto tingere i capelli per sfuggire ai cacciatori di taglie, indossare più volte bende per impedir loro di riconoscerla in volto e non si era mai domandata come fosse giunta fino a quella città priva di conoscenza.

-Torna da me.- sussurrò talmente fievole Zoro, che aveva reso quella parole possibile opera dell’immaginazione. Una lacrima solcò il viso della giovane che non aveva nemmeno più la forza di tenere le braccia alzate:

-Non...ce la faccio..... troppo male..........pensare che centomila dei miei Berry sono ancora tra le tue mani è straziante.-

-Bentornata………. Aguzzina!-

 

 

=FINE=

 

 

 

  
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