Salgo le scale molto più lentamente di lei, quando raggiungo il portellone dell’aereo, Julie e già rannicchiata contro un finestrino su un sedile tra le ultime file. Mi avvicino sono goffo e rumoroso, urto qualunque cosa in cui mi imbatto mentre percorro il corridoi centrale e mi lascio cadere su un sedile poco distante dal suo. La osservo.
Sta singhiozzando, si nasconde il viso con le mani, forse non vuole che la veda piangere, non vuole sembrare debole? Noto che sta tremando, forse ha freddo, mi piacerebbe poter sentire se fa freddo o no, molto probabilmente è semplicemente terrorizzata. Quelli come me mangiano quelli come lei, di regola adesso dovrei saltarle addosso e addentarle un polpaccio.
Dì qualcosa di umano ,dì qualcosa di umano ,dì qualcosa di umano.
Mi sforzo di ricordare come si parla, quando la fanno i vivi sembra incredibilmente semplice.
Contraggo l’addome, sento i muscoli del collo che si irrigidiscono, muovo le labbra, sono quasi certo di aver detto qualcosa, eppure non sento niente, forse ho solo mugugnato qualcosa, forse ho solo mosso la bocca, perché ora lei mi guarda con aria interrogativa  e sembra ancora più spaventata.
«Non ti mangio» Non è noto rassicurante, ma perlomeno sono riuscito a parlare.
«Io tiene al sicuro » Ho mangiato il suo ragazzo, non sono molto credibile, però lei sembra più serena ed ha smesso di piangere.
Ok ora devo fare qualcosa da umano. Dai R cerca di ricordare, qualcosa, qualunque cosa da vivo.
Sollevo un braccio e lo poggio sulla sua spalla. Wow R! Che mossa originale.
Lei si irrigidisce, poi però con fare ancora diffidente poggia la sua testa sulla mia spalla. Abbasso la testa e la guardo, stringo nel pugno una ciocca dei suoi capelli, mi piacerebbe sentirne la consistenza. Non trema più forse si è addormentata.
Giurerei di aver sentito il mio cuore scalpitare, ma probabilmente era il suo, premuto contro il mio petto.