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Autore: ChibyLilla    13/02/2013    5 recensioni
Peter e Neal stanno lavorando ad un caso. Naturalmente non tutto va come previsto.
-Neal, va tutto bene. Sono qui- mormorò, passandogli una mano tra i capelli.
In realtà non era per niente certo di ciò che aveva appena detto: la luce si era spostata e lui riusciva appena a vedere il viso spaventato di Neal, un rivolo di sangue che colava giù da una tempia; non aveva idea di come andassero effettivamente le cose.
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve, gente!
Allora, questa “cosa” non so esattamente cosa sia e da dove sia uscita; posso solo dire che l’ispirazione mi è venuta leggendo un po’ di storie sul sito fanfiction.net
Non credo che sia un “biglietto di presentazione” molto degno, ma lascio a voi il giudizio.

TRAPPED

Peter strizzò le palpebre un paio di volte, portando istintivamente una mano alla testa dolorante. Aprì gli occhi a fatica, dopo un paio di tentativi, tastando il pavimento sotto di sé e cercando di ricordare cosa fosse successo e soprattutto dove si trovasse.

Era sotto copertura, stava lavorando per un’agenzia assicurativa ed era lì che si trovava, tentando di carpire informazioni dai clienti, o al limite dai colleghi.

Era in corridoio, ascoltava la conversazione di una coppia, poco distante da lui e sorrideva per il modo buffo in cui la ragazza teneva le mani sui fianchi, sbuffando furente all’indirizzo del compagno, marito o fidanzato che fosse.

Poi c’era stata un’esplosione e si era risvegliato così, improvvisamente, nella quasi totale oscurità e con la testa che pulsava dolorosamente.

Un lampo gli attraversò la mente e ricordò di non essere solo: era con Neal. Stavano ridendo, il proprio consulente aveva appena fatto una battuta inopportuna sul pantalone troppo aderente del ragazzo e sulla sua andatura goffa.

Dov’era Neal?

Ignorando il formicolio che gli avvolgeva tutto il corpo, Peter voltò la testa sia a destra che a sinistra. Man mano che il tempo passava, i suoi occhi si abituavano alla semioscurità e il suo corpo riacquistava sensibilità. Il che era un bene perché, nonostante il dolore sempre più forte, poteva azzardare a mettersi seduto.

La prima sagoma che distinse fu quella della ragazza, una testa bionda che vagava confusa, alla ricerca di qualcuno.

-Cos’è successo?- domandò Peter, la voce innaturalmente roca.

Lei lo fissò disorientata: - è crollato tutto-

Peter annuì piano, continuando a guardarsi intorno e constatando che era rimasto ben poco dell’edificio.

-Bryce, Bryce dove sei?- la voce della ragazza lo distolse dai propri pensieri circa l’architettura del posto.

-NEAL!- urlò senza rendersene conto e muovendosi bruscamente, ignorando il dolore.

La ragazza piangeva, Peter, nel silenzio più totale, avvertiva distintamente il suo singhiozzare sommesso.

-Mi chiamo Peter- tentò, sistemandosi meglio, con la schiena contro un blocco di cemento: -tu?-

Non era addestrato a situazioni del genere, ma qualche regola base di soccorso ed un po’ di buon senso gli bastarono per capire come comportarsi.

-Elize- rispose lei in lacrime: -Mi chiamo Elize. Peter, dov’è Bryce?-

Peter scrollò le spalle: -Non lo so, Elize. Non lo so- lo sguardo che continuava a vagare per la stanza, alla ricerca di Neal. O di Bryce.

-Elize, stai bene?- domandò, quando sentì la ragazza gemere.

-Io… io credo di avere un braccio incastrato da qualche parte-

Peter si mosse piano, gattonando fino a lei ed aiutandola a liberare il braccio.

-Grazie! Tu? Stai bene?-

-Bene- rispose semplicemente, considerandosi fortunato per essere tutto intero, fatta eccezione per qualche ammaccatura superficiale.

-Elize, devi aiutarmi. Dobbiamo trovare Neal e Bryce-

-Chi è Neal?-

-P’ter- l’agente sentì a malapena la voce che lo chiamava; senza curarsi di rispondere ad Elize, si voltò in direzione del suono appena avvertito, trovandosi a fissare il buio.

-Neal, continua a parlare, dimmi dove sei-

Guizzava con lo sguardo da una parte all’altra, alla ricerca di Neal, quando una luce fioca invase quel che restava del corridoio, permettendogli di distinguere tutto più chiaramente. Con la coda dell’occhio vide appena Elize che gettava luce su di lui e su Neal con una torcia; sussultò riconoscendo il profilo dell’ex truffatore e lo raggiunse.

-Neal, va tutto bene. Sono qui- mormorò, passandogli una mano tra i capelli.

In realtà non era per niente certo di ciò che aveva appena detto: la luce si era spostata e lui riusciva appena a vedere il viso spaventato di Neal, un rivolo di sangue che colava giù da una tempia; non aveva idea di come andassero effettivamente le cose.

-AAAH!- la torcia cadde dalle mani di Elize e Peter la raggiunse immediatamente, riconoscendo ai suoi piedi la camicia a quadri di Bryce.

-Elize- mormorò, poggiandole una mano sulla spalla.

-è… è morto?- domandò, la voce rotta dal pianto.

Peter oscillava con lo sguardo da lei a lui. Posò due dita appena sotto il collo del ragazzo immobile, in cerca della giugulare, poi annuì piano.

-P’ter- il mormorio agonizzante di Neal riscosse Peter dai propri pensieri.

Mentre Elize si lasciava cadere accanto a Bryce, accarezzando la sua guancia fredda, Peter tornò accanto a Neal, inginocchiandosi al suo fianco ed inclinando la testa per guardarlo negli occhi.

-Cosa c’è che non va?- domandò spaventato, osservando il suo viso pallido nella penombra.

-Fa male-

-Cosa? Cosa fa male, Neal?-

Elize, mossa a pietà dalla voce spaventata di Peter, agguantò con la mano sana la torcia, facendo luce sui due.

Peter riuscì a distinguere meglio il volto terrorizzato di Neal, steso a terra prono, con un braccio sotto la testa e l’altro abbandonato lungo un fianco, le gambe completamente schiacciate da quelle che sembravano essere travi del soffitto venute giù.

-La testa. E le gambe-

Quando Neal iniziò a dimenarsi, probabilmente in cerca di una posizione più comoda, Peter lo ammonì, suggerendo di stare fermo e, siccome il ragazzo non sembrava intenzionato ad ubbidire, si ritrovò ad alzare la voce, colto dal panico.

Neal si bloccò subito, i muscoli in tensione,  l’aria da cucciolo ferito.

-Ok, scusa Neal, non volevo spaventarti- l’altro annuì piano, rilassando i muscoli: -Non devi avere paura, ok?-

Elize sorrise, mentre una mano ancora stringeva quella di Bryce, colpita dall’improvvisa dolcezza di Peter.

-Neal, hai le gambe incastrate, è per questo che fanno male- Neal sgranò gli occhi, improvvisamente liquidi.

-Neal…- Peter non sapeva esattamente cosa altro dirgli; si sedette accanto a lui, avvertendo improvvisamente tutto il dolore che fino a quel momento si era assopito.

-Ho paura-

-Andrà tutto bene. Elize, dico anche a te: andrà tutto bene-

-Peter, ti prego, puoi liberarmi le gambe?-

Ignorando il tono supplichevole di Neal, Peter stava per rispondere di no: probabilmente, anzi, quasi sicuramente, doveva avere qualcosa di rotto e muoverlo era pericoloso.

-Fa male così. Ed è scomodo- continuò l’altro.

Fu Elize a decidere per lui, allontanandosi dal corpo freddo di Bryce e raggiungendoli.

-Peter, vieni qui- ordinò.

-Elize, non credo che…-

-Ti prego, Peter-

Con uno sbuffo Peter alla fine si decise ad alzarsi, raggiungendo Elize e provando a spingere via dalle gambe di Neal le travi.

-Neal, farà male comunque- lo avvertì, prima di procedere, strappandogli un gemito.

 

Dopo essere riusciti nel proprio intento, Peter ed Elize si lasciarono cadere accanto al muro con un gemito.

-Grazie- mormorò Neal, trattenendo a stento le lacrime.

-Va meglio?- domandò Elize, scuotendolo per un braccio.

Neal annuì piano, ma appena provò a muoversi, si ritrovò ad urlare, in preda al dolore.

-Neal, sta’ un po’ fermo- ordinò Peter, ormai sull’orlo di una crisi di nervi.

Neal lo ignorò, facendo leva sulle braccia per staccare il viso dal pavimento, poi iniziò a tossire a causa della poca aria che arrivava ai polmoni in quella posizione.

-Neal?- la voce di Elize tremava, spaventata all’idea di veder morire un’altra persona. Neal decisamente non aveva un bell’aspetto in quel momento.

-Fa male- fu la risposta del ragazzo, indirizzata a Peter, piuttosto che a lei. E alla fine il federale sembrò ricevere il messaggio e, dopo averlo aiutato a girarsi, sedette di nuovo, tenendolo stretto nel suo abbraccio: la schiena di Neal poggiata contro il suo petto, la sua testa incastrata tra la spalla e la mascella di Peter.

-Andrà tutto bene- mormorò il federale, accarezzandogli piano i capelli.

Elize continuava a guardarli con un pizzico di invidia: in fondo erano lì, insieme; feriti, certo, ma vivi. Lei invece era sola.

-Da quanto vi conoscete?- domandò, solo per rompere il ghiaccio e magari rilassare l’atmosfera.

-4 anni -7 anni- si sovrapposero le due risposte.

Elize ridacchiò di fronte alle loro espressioni accigliate.

-Io ti conosco da sei anni, Peter, da quando ti vidi fuori la banca-

-Già, ma ci siamo presentati ufficialmente solo quando ti ho arrestato, quattro anni fa-

Elize sembrava confusa e, mentre Neal rideva della situazione, a Peter toccarono le spiegazioni: -Sono un agente FBI, Elize. E lui è il mio consulente, uno pseudo truffatore che mi ha fatto penare tre anni, prima di lasciarsi arrestare-

Elize annuì: -Beh, per essere un civile, mi sembravi troppo preparato ad una situazione come questa-

-Disse la donna con una torcia nella borsa- replicò Neal.

-è una storia stupida- spiegò Elize, un sorriso triste sulle labbra: -da giovane mio padre non mi lasciava truccare, così io giravo il viale di casa e mi truccavo, grazie all’aiuto della torcia e di uno specchietto. Mi è rimasta l’abitudine di tenere in borsa queste cose-

Restarono in silenzio per qualche minuto.

 

-Credete che ci troveranno?- domandò Elize, la voce più seria.

-Si, ci troveranno- mormorò Neal, il viso premuto contro il petto di Peter.

-Elize, la vedi quella?- spiegò Peter, indicando la cavigliera di Neal: -ha un GPS. Adesso è rotta e quando ha smesso di funzionare i miei agenti sono stati avvertiti. Loro sanno esattamente dove si trovava Neal quando la cavigliera ha smesso di funzionare, quindi si, ci troveranno-

-Wow… sembra… divertente?!-

-Fidati, Elize: non lo è- sorrise Neal. Poi alzò lo sguardo verso il federale: -Peter, a proposito di Elize… tu credi che El lo sappia?-

-Spero di no- fu la risposta malinconica di Peter, uno stanco sospiro sfuggì dalle sue labbra.

-Chi è El?-

-Elizabeth è mia moglie. Sai, le avevo detto che saremmo tornati per pranzo. Che ore sono?-

-Non ne ho idea- Elize rispose meccanicamente, volgendo poi il proprio sguardo in un punto ben preciso: -Stavamo litigando-

-L’avevamo notato- Peter si morse la lingua quando ormai era troppo tardi per fermarsi.

-Per una sciocchezza! Io dicevo che i suoi pantaloni erano troppo aderenti-

Peter sorrise rivolgendo uno sguardo d’intesa a Neal, ma trovandolo completamente addormentato tra le sue braccia.

-Elize?- il tono di Peter, improvvisamente preoccupato e meno rilassato rispetto a prima, la scosse –Credi che sia normale?-

Lei scrollò le spalle. Peter gli scosse dolcemente una spalla, riportandolo nel mondo dei vivi; lui lo guardò confuso.

-Neal, non ti addormentare-

-Ho sonno-

-Lo so- rispose, sfiorando con una mano la ferita alla testa, controllando che avesse smesso di sanguinare: -Ma è meglio se stiamo tutti svegli, ok?-

Neal annuì appena, mentre Elize ricominciava a parlare: -Vi siete già trovati in situazioni simili? Voglio dire, col lavoro che fate…-

-Direi di no-

-Diresti di no? Peter, parla per te! Io sono stato drogato, sparato e quasi soffocato-

-Ancora con questa storia?- Elize guardava la strana coppia divertita dai loro battibecchi ed in parte rassicurata dall’atmosfera che si era creata; Peter continuava a parlare: -Sei andato di tua spontanea volontà e contro il mio volere nello studio di Powell, il medico che lo ha drogato- aggiunse per Elize –Quello non ha niente a che fare con il tuo lavoro. E non sei stato sparato! Avevi un giubbotto antiproiettili-

-Vero. Ma stavo per soffocare-

-Già. Ed io ti ho salvato. E tu hai salvato me quando mi hanno avvelenato-

-Wow, che vite emozionanti che avete!- mormorò Elize, improvvisamente entusiasmata dalla situazione: -Io sono solo una fotografa-

-Peter?- Neal si sistemò meglio tra le sue braccia, socchiudendo gli occhi per il dolore: -Credi che siano rotte?- domandò, un leggero tremolio nella voce.

-Non lo so, riesci a muoverle?- Neal negò con la testa; Peter gli passò una mano tra i capelli, pettinandoli con le dita.

-Ho sete- tossì Elize, fissando il vuoto.

-Da quanto diavolo siamo qui?-

Il tempismo di Peter era sempre stato impeccabile.

-Capo?- urlò una voce, dietro la parete.

-Jones!-

-La tua voce non è mai stata tanto piacevole, Jones-

-Bello sentirti, Caffrey!-

-State tutti bene, Capo?- Peter e Neal riconobbero con piacere anche la voce di Diana ed il trafficare di alcune persone proprio dietro la parete a cui erano appoggiati.

Anche Elize tirò finalmente un sospiro di sollievo.

-State bene? Siete feriti?- domandò un’altra voce, probabilmente qualche membro di qualche squadra di soccorso.

-Siamo in 4 qui- cominciò Peter.

-Bryce è morto- sussurrò Elize, come se fosse improvvisamente tornata alla realtà.

-Già. Bryce è… è  morto- riprese Peter, deglutendo: -Io ed Elize stiamo bene, lei forse è ferita ad un braccio, ma non è grave. Neal non muove le gambe, era incastrato tra le travi-

-Ok, dovete dirmi esattamente dove siete, così possiamo iniziare a mandar giù la parete-

-è finita- mormorò Peter, uno sguardo compassionevole rivolto ad Elize in lacrime, le braccia strette con più forza intorno alle spalle di Neal: -è finita-

 


Mi sembra giusto, se siete arrivati fin qui, chiarire una cosa: normalmente io odio gli OC! In qualsiasi fandom ci sono personaggi a sufficienza e credo che a volte creare un nuovo personaggio si superfluo. In questo caso però Elize e Bryce mi servivano proprio!

Mi servivano come sconosciuti coinvolti nella faccenda perché sarebbe stato poco realistico che ci fossero solo Neal e Peter in quel corridoio, o che ci fossero altre persone a loro note.

Eh, beh… Ora vi dedico una filastrocca trovata in rete [con tutti i dovuti copyright per l’autore che sfortunatamente non ricordo]:
Roses are red
Violets are blue
If you review
I will love you
<3

Chiby’s

  
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