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Autore: SeriousThings    13/02/2013    3 recensioni
Riabilitazione: "Il complesso delle misure mediche, fisioterapiche, psicologiche e di addestramento funzionale intese a migliorare o ripristinare l’efficienza psicofisica di soggetti portatori di minorazioni congenite o acquisite: a seconda dei casi, mira a realizzare l’autosufficienza nel soddisfacimento dei bisogni elementari, il miglioramento delle attitudini ai rapporti interpersonali, il recupero parziale o totale delle capacità lavorative e il collocamento in un adeguato posto di lavoro che consenta un’autonomia economica o, nei casi di seria menomazione psicofisica, rappresenti essenzialmente una misura ergoterapica."
Non pensavo l'avessi mai detto, ma solo ora potevo davvero dire che quelle parole erano vere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A tutti quelli che sentono come loro bisogno la morte,
a tutti coloro che lottano con il loro corpo o con la propria mente,
a tutti coloro che ogni giorno subiscono parole altrui,
a tutti coloro che non sanno di poter riuscire a trovare la felicità nel modo più semplice di tutti;
ma soprattutto, a tutti coloro che si sono sempre definiti "deboli".






Sospirai profondamente.

Questo sospiro non ha più una dignità ormai. Non l’avrà mai più. Resterò qui per sempre. “E’ la vita”
Ma cos’è realmente la vita? Non è altro che una grande colonia per persone costruita da altre persone esattamente come noi, ma più malvagi.
Ci sono tanti, anzi, forse troppi settori per una sola colonia.
E’ in questo caso che ,se hai dei difetti, vieni scartato. Non perdono nulla. Solo una persona inutile destinata ad essere rinchiusa per sempre in una colonia più piccola chiamata Hildebrand.
E pensare che questo nome, da quelli che non ci hanno mai vissuto all’interno è preceduto da “Centro di Riabilitazione”.


Se cerchi su un vocabolario ti risulta: Il complesso delle misure mediche, fisioterapiche, psicologiche e di addestramento funzionale intese a migliorare o ripristinare l’efficienza psicofisica di soggetti portatori di minorazioni congenite o acquisite: a seconda dei casi, mira a realizzare l’autosufficienza nel soddisfacimento dei bisognî elementari, il miglioramento delle attitudini ai rapporti interpersonali, il recupero parziale o totale delle capacità lavorative e il collocamento in un adeguato posto di lavoro che consenta un’autonomia economica o, nei casi di seria menomazione psicofisica, rappresenti essenzialmente una misura ergoterapica. 

Quindi è questo che si intende per “peso perfetto”?
E se io non volessi? Cosa mi succederebbe?
Nulla.
Sono stufa di dover guardare la bilancia e vedere un numero piccolo ,basso o inferiore al perfetto.
Il mio occhio dice il contrario, la bilancia è costruita.
Sono stufa di dover parlarne, quando non voglio.
Il corpo è il mio, il tuo è solo un lavoro.
E se pesassi ‘normale’? E’ a quel punto che io sarei ‘guarita’?
Il mio cervello cambierebbe idea? Il mio stomaco, cambierebbe idea?
Tu non puoi capirmi. Non sai, come ci si sente a vivere con la rassegnazione, e la vergogna di non essere come gli altri. Non puoi vederti allo specchio come mi vedo io in ogni momento.
Tu non sei come me.
Io sono cupa, io sono vuoto. Vuota dentro.
Tu ridi ogni giorno, vivi normalmente lamentandoti della tua avara vita.
Ed io, allora? Cosa dovrei fare? Io che non ho una vita, anche avara.
Non capisci. Non potrai capire. Non vivi notte e giorno col tormento di morire.
Tu hai un sogno, un progetto? Questo io ce l’ho. Morte.
Sono già morta dentro, che senso ha soffrire ancora? Nessuno.
E allora, tu che credi di capirmi così bene, perché sono ancora qui?  Oh, adesso non lo sai, immagino.
Nessuno lo sa. E dov’è Dio nel mio caso? Sopra? Nel Paradiso.
Tu festeggi il Natale con la famiglia che parla di politica, io lo festeggio su una sedia singhiozzando.
Se prima il mio sogno era “il peso perfetto” ,ora si può chiamare “vita”.


Beh, ricordo quando lo pensavo.
Quel posto per me era la morte.
Ma non mi rendevo conto di come potevo trovarci dentro la vita.
Come sarebbe stato semplice, riuscire a dire queste parole ad alta voce?
Perché ho esitato tutto quel tempo per capirlo?
Forse, in quel posto ora c’è qualcun altro, come me, che non aveva speranze, o che si lasciava ingannare dai propri occhi.
E chi meglio di me, poteva aiutarlo a capire cos’era quel posto per lui?
Ci ho provato, ma ho capito che non sarà mai facile, mai, se non si ricomincia a sognare.
Ciò che ho fatto io.
E quando il sogno diventa una fiaba, la tua preferita, è allora che dimentichi cosa significhi vomitare o piangere.
E’ allora che lotti solo per riuscire a vincere quel sogno, con tutte le speranze.
E, alla fine di tutto, quando ci riuscirai sarà allora che penserai che avresti potuto farcela da sempre, solo con un po’ di forza in più.
Un sorriso vero va conservato, come io conservo ogni giorno i sorrisi delle persone che oltrepassano quella porta grande a destra che hanno ottenuto il loro sogno, da soli

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Me stessa.
   
 
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