Prologue
Posò le valigie sul letto, quello
vicino alla finestra. L'odore di vernice le riempì le narici. Con le dita, toccò
il tessuto ruvido delle coperte. Non ne capì il motivo, ma gli occhi le si
riempirono le lacrime. Sapeva poco di Liverpool, della nuova città in cui
avrebbe dovuto vivere. Si sentiva estranea a qualsiasi cosa. Il solo pensiero
di nuovi amici, nuove risate, nuove chiacchiere e specialmente nuovi pregiudizi
sul suo conto, le creavano fitte allo stomaco atroci. Le saltarono all'occhio i
segni che gli incisivi le avevano lasciato sulle dita. Era sempre la stessa
storia. Faceva passare una mezz'oretta dopo ogni pasto, poi si chiudeva in
bagno, apriva il rubinetto e con un gesto deciso intrufolava le dita
all'interno della gola, provando disgusto nel sentire l'acidità dei succhi
gastrici nel naso. Forse, quello l'aiutava a rimettere tutto più facilmente. Ma
la cosa peggiore era che ogni volta, dopo, si sentiva male, e per questo doveva
trovare pezzi di vetro, forbici o qualsiasi oggetto tagliente, e infliggersi
una punizione sui polsi. Perché la gente, l'aveva sempre chiamata grassona,
l'avevano sempre messa da parte, l'avevano sempre ridotta a niente. Ed era per
questo che, Shake, si era convinta di voler scomparire del tutto. Perché non
aveva un'ancora di salvezza. Un sostegno al quale aggrapparsi e scappare via da
quell'oppressione. Qualcuno come lei, che avesse conosciuto sulla propria pelle
il dolore di essere messi da parte perché diversi. Era per questo che, Shake Sullivan, voleva far scomparire i suoi grandi occhi verdi,
i suoi rossi capelli ondulati, e tutto quello che era stata fino ad allora.
***
Sunny,
sdraiata a pancia in giù sul letto, la guancia schiacciata sulla pagina di un
libro di matematica dall’aria molto provata, sonnecchiava placidamente.
-Ah, ah, ti ho beccata!- esclamò un ragazzo
ricciolino, facendo capolino dalla porta.
La ragazza, per tutta risposta, si girò dall’altra
parte, ignorando volutamente il fratello.
-Che fa la nostra sorellina, Harry, studia?- domandò
un altro ragazzo, facendo irruzione nella stanza.
-Louis!
Hai finito la scorta di biscotti che tenevo nell’armadio, sei un animale!-
sbraitò un biondino dall’aria infastidita, entrando anche lui come un turbine,
e puntando dritto contro quest’ultimo.
-No, ti prego, Niall, non
farmi del male!- finse di piagnucolare Louis, buttandosi sul materasso, e
atterrando proprio sopra la sorella che, improvvisamente sveglia, iniziò a
scalciare per levarselo di dosso. Ma si sa, il corpo di un soggetto, sommato a
quello di altri due individui di sesso maschile, dai diciannove anni in su per
giunta, è piuttosto difficile da eliminare, soprattutto se si è una semplice
ragazza di diciassette anni. Erano questi i momenti in cui Sunny
si chiedeva l’utilità di continuare a giocare a calcio. Avrebbe benissimo
potuto smettere, se tanto poi i risultati erano sempre quelli. Lei, spiaccicata
sotto una montagna di corpi, puzzolenti di sudore, tanto per cambiare.
-Ma voi, una doccia, ogni tanto!?- esclamò,
riuscendo finalmente a sgusciare via.
-Ehi, noi non ci laveremo anche, però almeno non
fingiamo di studiare..- mugugnò Harry, ancora incastrato fra Niall e Louis.
-Perché voi non lo fate, punto.- precisò Sunny. –Ed ora, fuori di qui!- proseguì, cercando di
rimanere seria di fronte ai tre che, magicamente riusciti a districarsi, le
sfilarono davanti a testa bassa. Le ricordavano un po’ tre dei nanetti di
Biancaneve, con la piccola differenza che loro non erano alti mezzo metro. Se
fosse stato così, era fermamente convinta che sarebbe riuscita a vincerla anche
lei qualche lotta, ogni tanto.
Sospirò, chiudendo la porta alle spalle dei
fratelli. –In questa casa non si può mai studiare in pace!- gridò, per farsi
sentire, buttandosi di nuovo sul letto, sorridendo tra sé.
***
Prima che i suoi divorziassero, la
cena era fissa alle otto. Lui tornava dal lavoro, lei lo accoglieva con un
caloroso abbraccio e un bacio sulla guancia.
-E’ andato tutto bene, oggi?- gli diceva, prendendogli il giubbotto dal
braccio e posandolo sull'appendiabiti. Era prima,che Shake iniziasse a
tagliarsi, prima che iniziasse a vomitare. Quando era ancora felice. Scese le
scale nuove, mettendo la mano sulla ringhiera in ciliegio. Constatò, con un'accurata
ispezione, che non c'era un filo di polvere. Scese a passi lenti e strascicati,
pronta per una nuova discussione messa sul banco dal compagno di sua madre.
Jeremy Stewart, nutrizionista di rispettabile successo. -Sei troppo magra- diceva
ad ogni pasto. Si sedette pesantemente sulla sedia dall'imbottitura scomoda.
Scostò i capelli rossi dal viso e afferrò la forchetta fredda tra le dita
scheletriche.
-Carote,piselli,fagioli- pensò
girando a vuoto i denti della forchetta nel piatto. La bulimia, era diverso da
qualsiasi altro disturbo legato all'alimentazione. Ti ingozzavi fino a stare
male, fin quando i sensi di colpa diventassero più pesanti del cibo ingurgitato
e dovevi vomitarlo. E lei, così faceva. Mangiava tutto, in fretta, senza
neanche gusto e poi, con una rapidità impressionante, si dirigeva nel bagno e
con le dita si sfiorava il palato con violenza. La madre era arrivata alla
conclusione che fosse il metabolismo a non farle ingerire così tanti grassi e
che, se pure fosse solo magra, stava bene così. Dopo aver spazzolato tutto
quello che c'era nel piatto anche questa volta, si pulì gli angoli della bocca
con il fazzoletto di stoffa e se ne andò in bagno senza dire una parola. Dopo
il suo rituale abituale, si ficcò nella doccia e fissò il bagnoschiuma che
s'insediava nelle croste e nelle cicatrici che invadevano i polsi e le gambe. Provava
un senso di disgusto verso il suo corpo e per quello che piano piano stava diventando. Si posò l'accappatoio azzurro
pallido su quello che rimaneva di lei e, ancora con i capelli bagnati, andò a
dormire.
***
-Il coseno di una angolo equivale al rapporto tra
cateto adiacente e ipotenusa.- ripeté Sunny, per
quella che le sembrava la centesima volta. Sbadigliò sonoramente, senza curarsi
di mettere una mano davanti alla bocca. La matematica aveva senza dubbio uno
straordinario effetto soporifero su di lei.
-D’accordo, ce la posso fare..- mormorò, incitandosi
a mezza voce.
Quasi a voler affermare il contrario, il cordless
prese a squillare insistentemente. Sunny si allontanò
dalla scrivania, spingendosi con i piedi sulla sedia con le rotelle. Recuperò
il telefono abbandonato in un angolo per terra e rispose, riconoscendo il
numero:
-Eh, ma allora è una congiura! Ditelo apertamente se
volete che diventi un asino ignorante!-
-Sunny,
hai fumato qualcosa?- domandò la voce all’altro capo del telefono.
-Un libro di matematica..-
-Ok, non voglio sapere altro..Ti ho chiamato per
parlarti di domani..-
Una pausa, nella quale la ragazza poté udire
distintamente il respiro pesante dell’amico.
-Non penso che verrò..-
-Ma devi venire!- sbottò Sunny,
alzandosi di scatto dalla sedia e mettendosi a camminare avanti e indietro per
la stanza, gesticolando con la mano libera. –Non puoi saltare il tuo primo
giorno! Sono mesi che avete preso accordi con la scuola, credi che cambierà
qualcosa rimandare ulteriormente!?-
-Forse no..-
-Senza forse!- Sunny prese
un grosso respiro, appoggiandosi di spalle alla porta.
–Domani mi alzo presto, te lo prometto, ti vengo a
prendere e andiamo a fare colazione da Tabby. Offro io.-
Attese solo qualche secondo.
-Accetto. Ma solo perché sarai tu a pagare, sia ben
chiaro..- si arrese il ragazzo.
Sunny
esultò, felice, facendo un piccolo ballettino.
-Sunny!
E’ pronto in tavola! Sono cinque minuti che ti chiamo!- la voce della madre
bloccò la sua danza di trionfo.
-Sono con Zayn al
telefono! Sto cercando di risolvere una crisi adolescenziale!- urlò in
risposta.
Sentì ridere l’amico attraverso l’apparecchio. –Vai
pure, Sun, non fare arrabbiare Mollie!-
esclamò lui, divertito.
-E va bene..Ti lascerò, anche perché il mio stomaco
comincia a farsi sentire..A domani, Malik..-
-A domani, Jordan..-
E riattaccarono insieme.
***
Posò il telefono sulla scrivania, la
voce di Sunny gli aveva fatto scorrere una dose di sicurezza
nelle vene. Si stese sul letto, massaggiandosi le tempie lentamente. Nuova
scuola, nuovi amici. Amici. Nel vocabolario di Zayn Malik , la parola amici era sinonimo di paranormale. Nella
sua vita, l'unica amica era stata Sunny. Non aveva
amici maschi, troppo stupidi per lui. Troppo presi da quello che avevano in
mezzo alle gambe, troppo presi dalle ragazze. Zayn
era diverso. Diverso in senso buono. Aveva baciato una sola ragazza nella sua
vita, al gioco della bottiglia due anni prima. Non aveva mai fatto l'amore e
aveva diciannove anni. Era timido, impacciato e andava benissimo a scuola.
Nessuno lo notava mai. Né fighe pazzesche, né secchioni,né scarti umani. Anche
i ciccioni obesi della sua vecchia scuola lo evitavano come se avesse la peste.
Lo evitavano tutti, perché avere alle calcagna un gruppetto snob stile O.C. che ti picchia e ti getta foglie d'insalata e ghiaccio
nei pantaloni all'uscita da scuola, non era un buon modo per stringere
amicizia. Sbuffò. Lo avevano sempre preso in giro, perché non si trovava una
ragazza, perché non era mai andato a letto con nessuno, e perché era Pakistano.
Per tutti era sbagliato e si era convinto ormai,che nessuna avrebbe potuto
amare uno come lui. Non avrebbe mai trovato qualcuno che era stato solo come
lui per tanto tempo. Nessuno lo avrebbe mai amato,eppure lui di amore ne aveva.
Ne aveva tanto.
***
Camminava
lungo il viale di un parco, costeggiato da alte querce con foglie dai colori
cangianti. Si strinse nel maglione a righe che indossava, e tirò la sciarpa
fino a coprire il naso. Doveva essere autunno, e già faceva così freddo in quel
posto. Intorno a lei non c’era anima viva, solo un piccolo scoiattolo che
sfrecciò via non appena la vide.
-Ehi,
tu, non dovresti essere abituato ai visitatori!?- gli gridò dietro, come se
potesse comprenderla.
La
ragazza sbuffò, tirando un piccolo calcetto ad un sasso, e facendolo rotolare
con un ticchettio in una pozzanghera. Rimase a fissare le bollicine formatesi
nell’acqua fangosa, finché non scomparirono tutte. Quando alzò lo sguardo,
rimase paralizzata. Al di là della pozza, ritto sulle zampe posteriori, stava
il roditore dalla coda folta che prima si era dileguato come un fulmine. Era
lui, non c’erano dubbi. E la stava fissando. La stava proprio fissando.
-Che
hai da guardare!?- domandò, brusca, senza pensare affatto di stare tentando di
avere una conversazione con un animaletto senza facoltà di parola né di
pensiero.
-Secondo
te!? Dovrò chiederti qualcosa, no, testa
di ghianda!- squittì inaspettatamente quello, gonfiando le guanciotte
piene.
-O
mio Dio! Tu..Tu parli!- riuscì ad articolare la ragazza, fissandolo sconvolta.
-Grande
Scoiattolo, aiutami tu! Guarda se mi doveva capitare proprio un’umana affetta
da gravi problemi di comprendonio!-
-Ti
ricordo che l’umana che stai felicemente insultando è qui, di fronte a te!-
Per
tutta risposta, lo scoiattolo le tirò una noce, beccandole il piede.
-Come
osi, brutta creaturina sprovvista di pollici
opponibili!-
-Sunny!
Sunny ti vuoi svegliare!?-
Una voce lontana le giunse all’orecchio, sembrava
quella di Louis. Mm, no. Probabilmente stava ancora sognando.
-Pollici opponibili!? Ma che razza di sogni osceni
fa, nostra sorella!?-
D’accordo, purtroppo, non stava sognando.
-Harry,
non significa che se dalla bocca delle persone escono parole di cui tu ignori
il significato, si riferiranno immancabilmente al sesso!- sbottò, con la voce
ancora impastata dal sonno.
-Ma allora è viva!- esclamò Niall,
masticando a bocca aperta un toast al prosciutto.
Sunny
grugnì rumorosamente, rannicchiandosi sotto le coperte. -Mi volete spiegare che
diavolo ci fate tutti in camera mia!? Cosa mi dovrebbe rappresentare
quest’invasione di gruppo!?-
-Beh, mamma ieri sera si è raccomandata di
svegliarti, perché oggi lei e papà sarebbero usciti presto e non avrebbero
fatto in tempo a chiamarti, così siamo tutti qui. Ci annoiamo adesso che ci
tocca andare all’università..Non abbiamo più niente da fare, la mattina..-
spiegò Louis, compito.
-Oh, poverini..- Sunny
fece una pausa drammatica. -Uscite di
qui.-
-Non dovevamo accompagnare Zayn,
oggi?- domandò il ragazzo, già in corridoio.
-Oh, cazzo!-
La sentirono urlare, mentre scendevano le scale,
diretti in cucina.
Intanto Sunny era riuscita
ad infilarsi i primi vestiti che le erano capitati sottomano, aveva afferrato
lo zaino,straordinariamente preparato il giorno prima, e si era precipitata a
rotta di collo al piano inferiore.
-Io..sono pronta..- dichiarò, ansimante, calzando al
volo gli stivaletti bassi.
Louis annuì, facendo tintinnare le chiavi della macchina
nella mano destra.
-Vamos,
chica!- declamò, uscendo dalla porta di casa seguito
dalla sorella che, prima di chiudersela
alle spalle, rivolse un cenno di saluto ai due ragazzi che la fissavano al di
là del bancone.
-Secondo te dovremmo dirle che si è messa la
maglietta al contrario?- domandò Niall, addentando
una banana.
Harry, i gomiti poggiati sul ripiano, finse di
pensarci un po’ su. –Naaah..- rispose infine,
soffiandosi via il ciuffo dalla fronte.
***
Zayn aspettava Sunny nel
vialetto di casa sua. Fissava la cassetta delle lettere, senza realmente
vederla. Ripensava a quanto sarebbe stato difficile. Nuovi amici, nuova scuola.
Forse anche nuovi bulli. Nuovi insulti. Avrebbe dovuto cercare un posto dove
nascondersi per non farsi picchiare. Sarebbe stata la prima cosa che avrebbe
fatto. Di sicuro non sarebbe cambiato niente.
Nella sua vecchia scuola, gli insulti sulle porte dei
bagni, quelle con il pennarello blu, erano ancora lì.
Se pure
aveva cambiato istituto, se pure si fosse rifatto una vita, quelli avrebbero
sempre continuato a ridere di lui. E lui ne era consapevole.
Una
volta che qualcuno ti classifica, sei schedato per sempre.
-Malik,
muoviti siamo in ritardo!-
La mano
di Sunny gli sfiorò la spalla, rabbrividì.
Lei, era
l'unica dalla quale si faceva toccare.
A parte
dall'unica ragazza che aveva mai avuto. Avuto poi, solamente un bacio, a stampo
addirittura.
L'unico
di tutta la sua vita, eppure di baci, con tutte le ragazze che aveva dietro,
avrebbe dovuto darne così tanti da non poterli contare nemmeno con una
calcolatrice.
-Chissà
perché, poi..- bofonchiò rimproverando l'amica.
Quella
lo guardò storto.
-E'
colpa dei miei fratelli. Tu non hai una giungla in casa... Io convivo con tre
scimmie.-
Zayn
sorrise... Quasi.
Sunny, era
anche l'unica che riusciva a fargli alzare gli angoli della bocca, quasi per
formare un sorriso.
Ma tra
loro, c'era da chiarire, c’era solo amicizia.
Camminarono
per una stradina stretta e lunga, per poi ritrovarsi davanti ad un edificio
verde smeraldo.
Quel
colore sgargiante gli fece venire la nausea.
Nuova
scuola, nuova vita.
L'incubo
poteva avere inizio.
Spazio
Autrici:
Ciaoooooooooooooo!!!
Innanzitutto, se qualcuno leggerà fino a qui, abbia pietà di noi! Siamo in due
a scrivere questa storia..E penso che un po’ si capisca, perché abbiamo due
stili piuttosto differenti..:3 Diciamo, che è un po’ un esperimento, dato che
non abbiamo mai scritto prima una fan-fic a quattro
mani..Oltretutto, è abbastanza difficile come cosa, dato che ho conosciuto
Shake su facebook, solo una decina di giorni fa..:3
Quindi, ripeto, abbiate pietà, e fateci sapere cosa ne pensate J
Sunny
:*
Ps.
Ecco qui le foto delle nostre protagoniste J