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Autore: ShakeAndSunny    13/02/2013    0 recensioni
Shake, una vita difficile, tanto, troppo dolore da sopportare.
Sunny, invece, sorride sempre, ha una famiglia un po’ pazzoide su cui contare, e Zayn, il suo migliore amico, che avrebbe solo bisogno di conoscere qualcuno simile a lui.
E poi, poi c’è Liam, che sembra tanto forte, a cui sembra che piaccia tanto prendersela con i più deboli, con quelli che non gli hanno fatto niente. Ma forse, forse è solo invidioso, invidioso di qualcosa che non può, che non riesce, ad avere.
"La vita è un male, ma l'amore e l'amicizia sono dei potenti anestetici"
cit. Henry Detouche
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Prologue

 

Posò le valigie sul letto, quello vicino alla finestra. L'odore di vernice le riempì le narici. Con le dita, toccò il tessuto ruvido delle coperte. Non ne capì il motivo, ma gli occhi le si riempirono le lacrime. Sapeva poco di Liverpool, della nuova città in cui avrebbe dovuto vivere. Si sentiva estranea a qualsiasi cosa. Il solo pensiero di nuovi amici, nuove risate, nuove chiacchiere e specialmente nuovi pregiudizi sul suo conto, le creavano fitte allo stomaco atroci. Le saltarono all'occhio i segni che gli incisivi le avevano lasciato sulle dita. Era sempre la stessa storia. Faceva passare una mezz'oretta dopo ogni pasto, poi si chiudeva in bagno, apriva il rubinetto e con un gesto deciso intrufolava le dita all'interno della gola, provando disgusto nel sentire l'acidità dei succhi gastrici nel naso. Forse, quello l'aiutava a rimettere tutto più facilmente. Ma la cosa peggiore era che ogni volta, dopo, si sentiva male, e per questo doveva trovare pezzi di vetro, forbici o qualsiasi oggetto tagliente, e infliggersi una punizione sui polsi. Perché la gente, l'aveva sempre chiamata grassona, l'avevano sempre messa da parte, l'avevano sempre ridotta a niente. Ed era per questo che, Shake, si era convinta di voler scomparire del tutto. Perché non aveva un'ancora di salvezza. Un sostegno al quale aggrapparsi e scappare via da quell'oppressione. Qualcuno come lei, che avesse conosciuto sulla propria pelle il dolore di essere messi da parte perché diversi. Era per questo che, Shake Sullivan, voleva far scomparire i suoi grandi occhi verdi, i suoi rossi capelli ondulati, e tutto quello che era stata fino ad allora.

***

Sunny, sdraiata a pancia in giù sul letto, la guancia schiacciata sulla pagina di un libro di matematica dall’aria molto provata, sonnecchiava placidamente.

-Ah, ah, ti ho beccata!- esclamò un ragazzo ricciolino, facendo capolino dalla porta.

La ragazza, per tutta risposta, si girò dall’altra parte, ignorando volutamente il fratello.

-Che fa la nostra sorellina, Harry, studia?- domandò un altro ragazzo, facendo irruzione nella stanza.

-Louis! Hai finito la scorta di biscotti che tenevo nell’armadio, sei un animale!- sbraitò un biondino dall’aria infastidita, entrando anche lui come un turbine, e puntando dritto contro quest’ultimo.

-No, ti prego, Niall, non farmi del male!- finse di piagnucolare Louis, buttandosi sul materasso, e atterrando proprio sopra la sorella che, improvvisamente sveglia, iniziò a scalciare per levarselo di dosso. Ma si sa, il corpo di un soggetto, sommato a quello di altri due individui di sesso maschile, dai diciannove anni in su per giunta, è piuttosto difficile da eliminare, soprattutto se si è una semplice ragazza di diciassette anni. Erano questi i momenti in cui Sunny si chiedeva l’utilità di continuare a giocare a calcio. Avrebbe benissimo potuto smettere, se tanto poi i risultati erano sempre quelli. Lei, spiaccicata sotto una montagna di corpi, puzzolenti di sudore, tanto per cambiare.

-Ma voi, una doccia, ogni tanto!?- esclamò, riuscendo finalmente a sgusciare via.

-Ehi, noi non ci laveremo anche, però almeno non fingiamo di studiare..- mugugnò Harry, ancora incastrato fra Niall e Louis.

-Perché voi non lo fate, punto.- precisò Sunny. –Ed ora, fuori di qui!- proseguì, cercando di rimanere seria di fronte ai tre che, magicamente riusciti a districarsi, le sfilarono davanti a testa bassa. Le ricordavano un po’ tre dei nanetti di Biancaneve, con la piccola differenza che loro non erano alti mezzo metro. Se fosse stato così, era fermamente convinta che sarebbe riuscita a vincerla anche lei qualche lotta, ogni tanto.

Sospirò, chiudendo la porta alle spalle dei fratelli. –In questa casa non si può mai studiare in pace!- gridò, per farsi sentire, buttandosi di nuovo sul letto, sorridendo tra sé.

***

Prima che i suoi divorziassero, la cena era fissa alle otto. Lui tornava dal lavoro, lei lo accoglieva con un caloroso abbraccio e un bacio sulla guancia.  -E’ andato tutto bene, oggi?- gli diceva, prendendogli il giubbotto dal braccio e posandolo sull'appendiabiti. Era prima,che Shake iniziasse a tagliarsi, prima che iniziasse a vomitare. Quando era ancora felice. Scese le scale nuove, mettendo la mano sulla ringhiera in ciliegio. Constatò, con un'accurata ispezione, che non c'era un filo di polvere. Scese a passi lenti e strascicati, pronta per una nuova discussione messa sul banco dal compagno di sua madre. Jeremy Stewart, nutrizionista di rispettabile successo. -Sei troppo magra- diceva ad ogni pasto. Si sedette pesantemente sulla sedia dall'imbottitura scomoda. Scostò i capelli rossi dal viso e afferrò la forchetta fredda tra le dita scheletriche.

-Carote,piselli,fagioli- pensò girando a vuoto i denti della forchetta nel piatto. La bulimia, era diverso da qualsiasi altro disturbo legato all'alimentazione. Ti ingozzavi fino a stare male, fin quando i sensi di colpa diventassero più pesanti del cibo ingurgitato e dovevi vomitarlo. E lei, così faceva. Mangiava tutto, in fretta, senza neanche gusto e poi, con una rapidità impressionante, si dirigeva nel bagno e con le dita si sfiorava il palato con violenza. La madre era arrivata alla conclusione che fosse il metabolismo a non farle ingerire così tanti grassi e che, se pure fosse solo magra, stava bene così. Dopo aver spazzolato tutto quello che c'era nel piatto anche questa volta, si pulì gli angoli della bocca con il fazzoletto di stoffa e se ne andò in bagno senza dire una parola. Dopo il suo rituale abituale, si ficcò nella doccia e fissò il bagnoschiuma che s'insediava nelle croste e nelle cicatrici che invadevano i polsi e le gambe. Provava un senso di disgusto verso il suo corpo e per quello che piano piano stava diventando. Si posò l'accappatoio azzurro pallido su quello che rimaneva di lei e, ancora con i capelli bagnati, andò a dormire.

***

-Il coseno di una angolo equivale al rapporto tra cateto adiacente e ipotenusa.- ripeté Sunny, per quella che le sembrava la centesima volta. Sbadigliò sonoramente, senza curarsi di mettere una mano davanti alla bocca. La matematica aveva senza dubbio uno straordinario effetto soporifero su di lei.

-D’accordo, ce la posso fare..- mormorò, incitandosi a mezza voce.

Quasi a voler affermare il contrario, il cordless prese a squillare insistentemente. Sunny si allontanò dalla scrivania, spingendosi con i piedi sulla sedia con le rotelle. Recuperò il telefono abbandonato in un angolo per terra e rispose, riconoscendo il numero:

-Eh, ma allora è una congiura! Ditelo apertamente se volete che diventi un asino ignorante!-

-Sunny, hai fumato qualcosa?- domandò la voce all’altro capo del telefono.

-Un libro di matematica..-

-Ok, non voglio sapere altro..Ti ho chiamato per parlarti di domani..-

Una pausa, nella quale la ragazza poté udire distintamente il respiro pesante dell’amico.

-Non penso che verrò..-

-Ma devi venire!- sbottò Sunny, alzandosi di scatto dalla sedia e mettendosi a camminare avanti e indietro per la stanza, gesticolando con la mano libera. –Non puoi saltare il tuo primo giorno! Sono mesi che avete preso accordi con la scuola, credi che cambierà qualcosa rimandare ulteriormente!?-

-Forse no..-

-Senza forse!- Sunny prese un grosso respiro, appoggiandosi di spalle alla porta.

–Domani mi alzo presto, te lo prometto, ti vengo a prendere e andiamo a fare colazione da Tabby. Offro io.-

Attese solo qualche secondo.

-Accetto. Ma solo perché sarai tu a pagare, sia ben chiaro..- si arrese il ragazzo.

Sunny esultò, felice, facendo un piccolo ballettino.

-Sunny! E’ pronto in tavola! Sono cinque minuti che ti chiamo!- la voce della madre bloccò la sua danza di trionfo.

-Sono con Zayn al telefono! Sto cercando di risolvere una crisi adolescenziale!- urlò in risposta.

Sentì ridere l’amico attraverso l’apparecchio. –Vai pure, Sun, non fare arrabbiare Mollie!- esclamò lui, divertito.

-E va bene..Ti lascerò, anche perché il mio stomaco comincia a farsi sentire..A domani, Malik..-

-A domani, Jordan..-

E riattaccarono insieme.

***

Posò il telefono sulla scrivania, la voce di Sunny gli aveva fatto scorrere una dose di sicurezza nelle vene. Si stese sul letto, massaggiandosi le tempie lentamente. Nuova scuola, nuovi amici. Amici. Nel vocabolario di Zayn Malik , la parola amici era sinonimo di paranormale. Nella sua vita, l'unica amica era stata Sunny. Non aveva amici maschi, troppo stupidi per lui. Troppo presi da quello che avevano in mezzo alle gambe, troppo presi dalle ragazze. Zayn era diverso. Diverso in senso buono. Aveva baciato una sola ragazza nella sua vita, al gioco della bottiglia due anni prima. Non aveva mai fatto l'amore e aveva diciannove anni. Era timido, impacciato e andava benissimo a scuola. Nessuno lo notava mai. Né fighe pazzesche, né secchioni,né scarti umani. Anche i ciccioni obesi della sua vecchia scuola lo evitavano come se avesse la peste. Lo evitavano tutti, perché avere alle calcagna un gruppetto snob stile O.C. che ti picchia e ti getta foglie d'insalata e ghiaccio nei pantaloni all'uscita da scuola, non era un buon modo per stringere amicizia. Sbuffò. Lo avevano sempre preso in giro, perché non si trovava una ragazza, perché non era mai andato a letto con nessuno, e perché era Pakistano. Per tutti era sbagliato e si era convinto ormai,che nessuna avrebbe potuto amare uno come lui. Non avrebbe mai trovato qualcuno che era stato solo come lui per tanto tempo. Nessuno lo avrebbe mai amato,eppure lui di amore ne aveva. Ne aveva tanto.

***

Camminava lungo il viale di un parco, costeggiato da alte querce con foglie dai colori cangianti. Si strinse nel maglione a righe che indossava, e tirò la sciarpa fino a coprire il naso. Doveva essere autunno, e già faceva così freddo in quel posto. Intorno a lei non c’era anima viva, solo un piccolo scoiattolo che sfrecciò via non appena la vide.

-Ehi, tu, non dovresti essere abituato ai visitatori!?- gli gridò dietro, come se potesse comprenderla.

La ragazza sbuffò, tirando un piccolo calcetto ad un sasso, e facendolo rotolare con un ticchettio in una pozzanghera. Rimase a fissare le bollicine formatesi nell’acqua fangosa, finché non scomparirono tutte. Quando alzò lo sguardo, rimase paralizzata. Al di là della pozza, ritto sulle zampe posteriori, stava il roditore dalla coda folta che prima si era dileguato come un fulmine. Era lui, non c’erano dubbi. E la stava fissando. La stava proprio fissando.

-Che hai da guardare!?- domandò, brusca, senza pensare affatto di stare tentando di avere una conversazione con un animaletto senza facoltà di parola né di pensiero.

-Secondo te!? Dovrò chiederti qualcosa, no,  testa di ghianda!- squittì inaspettatamente quello, gonfiando le guanciotte piene.

-O mio Dio! Tu..Tu parli!- riuscì ad articolare la ragazza, fissandolo sconvolta.

-Grande Scoiattolo, aiutami tu! Guarda se mi doveva capitare proprio un’umana affetta da gravi problemi di comprendonio!-

-Ti ricordo che l’umana che stai felicemente insultando è qui, di fronte a te!-

Per tutta risposta, lo scoiattolo le tirò una noce, beccandole il piede.

-Come osi, brutta creaturina sprovvista di pollici opponibili!-

-Sunny! Sunny ti vuoi svegliare!?-

Una voce lontana le giunse all’orecchio, sembrava quella di Louis. Mm, no. Probabilmente stava ancora sognando.

-Pollici opponibili!? Ma che razza di sogni osceni fa, nostra sorella!?-

D’accordo, purtroppo, non stava sognando.

-Harry, non significa che se dalla bocca delle persone escono parole di cui tu ignori il significato, si riferiranno immancabilmente al sesso!- sbottò, con la voce ancora impastata dal sonno.

-Ma allora è viva!- esclamò Niall, masticando a bocca aperta un toast al prosciutto.

Sunny grugnì rumorosamente, rannicchiandosi sotto le coperte. -Mi volete spiegare che diavolo ci fate tutti in camera mia!? Cosa mi dovrebbe rappresentare quest’invasione di gruppo!?-

-Beh, mamma ieri sera si è raccomandata di svegliarti, perché oggi lei e papà sarebbero usciti presto e non avrebbero fatto in tempo a chiamarti, così siamo tutti qui. Ci annoiamo adesso che ci tocca andare all’università..Non abbiamo più niente da fare, la mattina..- spiegò Louis, compito.

-Oh, poverini..- Sunny fece una pausa drammatica.  -Uscite di qui.-

-Non dovevamo accompagnare Zayn, oggi?- domandò il ragazzo, già in corridoio.

-Oh, cazzo!-

La sentirono urlare, mentre scendevano le scale, diretti in cucina.

Intanto Sunny era riuscita ad infilarsi i primi vestiti che le erano capitati sottomano, aveva afferrato lo zaino,straordinariamente preparato il giorno prima, e si era precipitata a rotta di collo al piano inferiore.

-Io..sono pronta..- dichiarò, ansimante, calzando al volo gli stivaletti bassi. 

Louis annuì, facendo tintinnare le chiavi della macchina nella mano destra.

-Vamos, chica!- declamò, uscendo dalla porta di casa seguito dalla sorella che, prima di  chiudersela alle spalle, rivolse un cenno di saluto ai due ragazzi che la fissavano al di là del bancone.

-Secondo te dovremmo dirle che si è messa la maglietta al contrario?- domandò Niall, addentando una banana.

Harry, i gomiti poggiati sul ripiano, finse di pensarci un po’ su. –Naaah..- rispose infine, soffiandosi via il ciuffo dalla fronte.

***

Zayn aspettava Sunny nel vialetto di casa sua. Fissava la cassetta delle lettere, senza realmente vederla. Ripensava a quanto sarebbe stato difficile. Nuovi amici, nuova scuola. Forse anche nuovi bulli. Nuovi insulti. Avrebbe dovuto cercare un posto dove nascondersi per non farsi picchiare. Sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto. Di sicuro non sarebbe cambiato niente.

Nella sua vecchia scuola, gli insulti sulle porte dei bagni, quelle con il pennarello blu, erano ancora lì.

Se pure aveva cambiato istituto, se pure si fosse rifatto una vita, quelli avrebbero sempre continuato a ridere di lui. E lui ne era consapevole.

Una volta che qualcuno ti classifica, sei schedato per sempre.

-Malik, muoviti siamo in ritardo!-

La mano di Sunny gli sfiorò la spalla, rabbrividì.

Lei, era l'unica dalla quale si faceva toccare.

A parte dall'unica ragazza che aveva mai avuto. Avuto poi, solamente un bacio, a stampo addirittura.

L'unico di tutta la sua vita, eppure di baci, con tutte le ragazze che aveva dietro, avrebbe dovuto darne così tanti da non poterli contare nemmeno con una calcolatrice.

-Chissà perché, poi..- bofonchiò rimproverando l'amica.

Quella lo guardò storto.

-E' colpa dei miei fratelli. Tu non hai una giungla in casa... Io convivo con tre scimmie.-

Zayn sorrise... Quasi.

Sunny, era anche l'unica che riusciva a fargli alzare gli angoli della bocca, quasi per formare un sorriso.

Ma tra loro, c'era da chiarire, c’era solo amicizia.

Camminarono per una stradina stretta e lunga, per poi ritrovarsi davanti ad un edificio verde smeraldo.

Quel colore sgargiante gli fece venire la nausea.

Nuova scuola, nuova vita.

L'incubo poteva avere inizio.

 

 

Spazio Autrici:

Ciaoooooooooooooo!!! Innanzitutto, se qualcuno leggerà fino a qui, abbia pietà di noi! Siamo in due a scrivere questa storia..E penso che un po’ si capisca, perché abbiamo due stili piuttosto differenti..:3 Diciamo, che è un po’ un esperimento, dato che non abbiamo mai scritto prima una fan-fic a quattro mani..Oltretutto, è abbastanza difficile come cosa, dato che ho conosciuto Shake su facebook, solo una decina di giorni fa..:3 Quindi, ripeto, abbiate pietà, e fateci sapere cosa ne pensate J

Sunny :*

Ps. Ecco qui le foto delle nostre protagoniste J

 

 

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