«Ehi, hai la faccia di una che è stata appena calpestata da una formica-rinoceronte.»

Toph roteò gli occhi verso l'alto. Non che quel movimento servisse a granché, da un punto di vista pratico; qualcuno di sua conoscenza le aveva però insegnato come farlo per bene, e il risultato finale – a sentire i commenti degli altri, perlomeno - era niente male.

«Non si dorme» spiegò, spostando il peso di Lin da un braccio all'altro.

«Lin?»

«No, certo che no, cosa potrebbe mai c'entrare, questa povera bambina? Ma no, è tutta colpa delle rotelline nel tuo cervello che facevano un baccano tale da poterlo avvertire anche coi piedi e che mi tenevano sveglia.»

Sokka sollevò inutilmente un sopracciglio e l'angolo della bocca. La mimica facciale è tutto per un buon leader, non importa chi hai davanti, si ripeté.

«Sarcasmo?»

«Fa' solo un'altra domanda inutile e...»

«Calma, calma!» esclamò, sistemandosi meglio sul divano per farle spazio e buttando sul pavimento un paio di pergamene. Toph ne prese quanto più possibile senza fare complimenti.

«Cosa ci fai sveglio a quest'ora?» gli domandò, posando Lin sui cuscini accanto a lei. La piccola farabutta era zitta, ora. Forse la stava guardando.

«Le rotelle. Continuano a girare.» Avrebbe voluto mimarne la rotazione, ma c'era un limite anche al buon senso, poco importava se ciò ti rendeva un leader o meno.

«Mettici un bastone in mezzo e vedrai che smetteranno.»

«Non funziona. C'è troppo da fare.»

 

Lin aveva ricominciato con la sua sequela di pianti. Toph ormai ne conosceva a memoria la sequenza: partiva con un borbottio appena accennato, quasi un mugugno, per poi diventare una serie di vocali non meglio distinguibili ad un volume che variava da alto ad altissimo. Erano quelli i momenti in cui si chiedeva ma dopotutto chi me l'ha fatto fare?, e aveva imparato presto che in circostanze di quel genere era meglio andare subito in cerca d'aiuto, volontario o meno che fosse. 

Sollevò Lin dai cuscini e la tenne sospesa in aria, come se non sapesse bene cosa farne. Sokka anticipò ogni possibilità prendendola in braccio.

«Va' a dormire. Noi qui ce la caviamo, in un modo o nell'altro.»

«Oh, certo. Lascia tua figlia in mani decisamente poco sicure e va' a dormire fregandotene di tutto quanto.»

«Se continui a non farlo ti verranno delle occhiaie gigantesche. Diventerai una vecchia rugosa.»

«Senti chi parla... Mister dormivo-fino-a-un-minuto-fa.»

«Scommetto che io e Lin ci faremo un bel sonnellino, quando tu smetterai di fissarci.»

«Sokka. Io non fisso proprio nessuno.»

«Oh, beh, sì, hai capito il senso.»

Lin era tranquilla. Poteva cogliere il suo stato d'animo solo in maniera sommaria, non avendola vicino, ma sembrava che fosse davvero così.

«Noi due insieme ce la intenderemo alla grande, fidati!»

Nello spazio di dieci secondi era di nuovo in camera, e Lin e Sokka erano con lei.

 

«Mi verranno le rughe anche a tenere troppo la testa premuta sul cuscino, ad ogni modo.»

Poteva avvertire chiaramente Lin mentre agitava gambe e braccia sul materasso, muovendosi nello spazio limitato tra la sua sua schiena e il braccio di Sokka.

«Nah. Saranno pieghe. A malapena increspature. Passeranno.»

Toph si sistemò sull'altro fianco, posando la mano sulla pancia di Lin. Era calda e morbida.

«Verranno anche a te, le rughe, se continuerai a non dormire.»

«Le rughe rendono gli uomini più affascinanti. Aggiungono carattere al viso» argomentò Sokka.

«Non parlavo con te. Parlavo con Lin. Diventerà vecchia ancor prima di crescere.»

«Sarà una donna con delle rughe affascinanti quanto quelle di un uomo, allora.»

«Mh» mugugnò, percorrendo con le dita ancora calde le pieghe sottili attorno agli occhi di Sokka. 

«Non vedo l'ora di sentirle.»