Libri > I Miserabili
Ricorda la storia  |      
Autore: tins_    13/02/2013    5 recensioni
"Eponine, ti amo più di quanto ami l'idea di rivoluzione"
(la storia è tratta più dal film, lo so che Hugo mi sta odiando in questo momento)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La guardavo parlarmi di lui.
La Francia stava cadendo, la rivoluzione era vicina, ma lei si preoccupava solo del suo delicato cuore spezzato. E io la lasciavo fare. Non che mi importassero le sue lamentele su quel povero stolto del mio amico. Volevo solo che stesse bene, e sentirla supplicare che lassù qualcuno ascoltasse le sue preghiere in lacrime mi struggeva il cuore.
Pioveva quella notte, nel retro della taverna e io non sapevo cosa fare per tirarla su di morale. Le uniche cose in cui riuscivo erano la battaglia e il patriottismo. Amavo la Francia, ma solo in quel momento mi rendevo conto che amavo ancora di più lei. Quella ragazza minuta di appena diciotto anni con gli occhi scuri e una ferita sul cuore.
Le presi la mano e asciugai le sue lacrime. Odiavo Marius per quello che le stava facendo, lo odiavo per la sua cecità, ma lo invidiavo nel contempo. Il modo in cui lei gli si rivolgeva, la voce dolce e lo sguardo rapito. Ma soprattutto non potevo sopportare la facilità con cui si era lasciato trasportare dai sentimenti. Non ero mai riuscito a concepire il concetto di sacrificare tutto per una donna.
Eponine mi fissava triste e scura in volto.
-Combatterò, Enjorlas… ora è tutto ciò che posso fare per stargli vicino- concluse spostando lo sguardo verso il basso.
Il mio cuore ebbe un sussulto. La guardai sorpreso e preoccupato.
-Non posso permettetelo. Non puoi rischiare la tua vita!- sbraitai sentendo un groppo salirmi su per la gola.
Lei si stupì della mia reazione e allontanò la sua mano dalla stretta delle mie.
-È la scelta che ho fatto, e nessuno potrà dissuadermi. Nemmeno tu- sentenziò con incertezza.
Non potevo stare zitto. Dovevo dirle quello che provavo. Mi misi le mani tra i ricci e chiusi gli occhi con forza. Dopo qualche secondo alzai lo sguardo e lacrime pesanti caddero sul mio volto.
La sua espressione mutò. Non capiva.
-Eponine, non puoi rischiare la tua vita perché non potrei mai sopportare la tua morte- dissi tremando.
-La gente muore ogni giorno Enjorlas!- mi sfidò lei.
-Lasciami finire. Ho avuto solo un grande valore impuntato nella mia mente per anni: la Patria, combattere per la libertà del popolo. Era il mio unico pensiero. Amavo questo mio ideale più di ogni altra cosa. Poi arrivasti tu e subito non mi accorsi di niente. Ma al susseguirsi dei giorni, delle stagioni solo una cosa riusciva a distogliere la mia attenzione dai discorsi tenuti alla locanda con i miei compagni: tu. Entravi e ogni cosa si annebbiava. Eponine ti amo più di quanto io ami la Francia-.
Continuai a fissarla intensamente e le lacrime smisero di scendere.
Lei si sentiva disorientata e più mi guardava più sentivo che non avrebbe potuto ricambiare.
-Non posso ricambiare il tuo sentimento, non ora- si alzò e si incamminò per il viale.
-Domani combatterò- furono ultime parole che mi rivolse.
 
Quella notte Eponine non dormì. Non era però l’adrenalina a tenerla sveglia.
Vagava per le strade deserte di Parigi sussurrando una canzone leggera che la legava alla sua infanzia.
“And you will keep me safe..”
Come mai non riusciva a visualizzare il viso di Marius?
Le rivelazioni di quella sera stessa l’avevano scombussolata, non riusciva a capire. Il suo amore per l’amico era immenso, era sempre esistito. Era stato mantenuto caldo e puro solo per arrivare ad incontrarlo. Ma il discorso di Enjorlas le aveva tolto tutte le sicurezze.
E mentre nell’aria si sentiva risuonare una musica carica di rivoluzione e densa di tensione lei sentiva che doveva proteggere Marius, doveva farlo arrivare vivo fino a Cosette. Strinse tra le mani la lettera che aveva trovato da parte della fanciulla al suo amato: gliel’avrebbe data. Lui meritava di essere felice.
 
 
-DIFENDETE LA BARRICATA!- urlavo a squarciagola ai miei compagni.
Presi per una manica Marius e con lui mi recai nel punto più alto. Eravamo i migliori i fucili.
Caricavamo e sparavamo un colpo dietro l’altro. Senza darci un attimo di respiro, i soldati rispondevano con violenza.
-NON CEDETE!- si sentiva dalla nostra parte, mentre dall’altra ci intimavano di arrenderci.
Scesi lasciando solo Marius per aiutare in un punto in cui stavamo cedendo.
Correndo fui immobilizzato da una figura gracile.
Eponine.
Allora non mi aveva ascoltato. Era vestita da uomo per mescolarsi con gli altri, ma io la riconobbi all’istante. La raggiunsi di fretta e la tirai da parte all’interno della locanda.
-Vattene!- le urlai furioso.
-Non me ne andrò e lo sai- rispose lei. Era stanca e straziata. La lasciai andare, troppo furore aleggiava nel mio cuore.
La vidi andare vicino a Gavroche e tenerlo per mano. Se fosse stata lì tutto il tempo forse si sarebbe potuta salvare.
Comunque proseguii nel mio intento. Molti dell’esercito erano a terra ma continuavano ad arrivare.
-MARIUS!- lo chiamai per qualche minuto ma lui non si girò. Era troppo occupato a dare sfogo al suo dolore.
La scena seguente si svolse quasi a rallentatore ai miei occhi.
Accecato dalla rabbia, Marius non si era accorto che un soldato gli stava con l’arma allo stomaco. Eponine gridò e corse verso di lui piangendo. Prese l’arma e la puntò su di se. Il fucile mandò a segno il colpo e la ragazza si sporse in avanti. Il mio cuore esplose con il fucile. Prima di mollare la presa attese che Marius desse il colpo di grazia al soldato. In quel preciso momento mi guardò. Mi guardò con occhi tristi, pieni di dolcezza.
Con le sue labbra mimò una parola. “Scusa”. Cadde a terra e mi affrettai a raggiungerla.
Mentre Marius la teneva fra le sue braccia sussurrandole frasi per darle la forza di non morire mi inginocchiai affianco a loro e le presi la mano.
Mi fissò amorevolmente e cantò con la voce in un sussurro una melodia che solitamente si canta ai bambini per farli addormentare.
Poi chiuse gli occhi e la sua presa sulla mia mano cessò di esistere con un colpo brusco e brutale.
La presi in braccio, ora tutti mi fissavano.
Poggiai il suo corpo nella locanda e le diedi un bacio sulla fronte.
Le scostai i capelli e le sussurrai queste parole nell’orecchio, anche se non poteva più sentirmi.
-Vive la France, mia dolce Eponine. Combatterò per rivederti ancora, un giorno-.

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: tins_