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Autore: miaomimi    13/02/2013    6 recensioni
Sophia Blackmore, futura erede di Altieres è finalmente fidanzata ufficialmente con il Capitano Gabriel Stuart. Il giorno di San Valentino è vicino e per loro questo sarà il primo che festeggeranno insieme.
Vorrei ringraziare Alice75 (il mio Gabriel) per la collaborazione e ovviamente Dusca.
Rossella / Bells questa pensavo di dedicartela ....
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel Stuart, Sophia Lord
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una fredda mattina di febbraio e Sophia si stava recando all'Archiginnasio per seguire le lezioni. Mancavo tre giorni a San Valentino e le altre ragazze, comprese le sue cugine, stavano cercando un regalo perfetto per i loro fidanzati.
Diversamente da loro, lei non riusciva a trovare nessun regalo per Gabriel che, oltretutto, non aveva accennato all'evento. Quello sarebbe stato il loro primo San Valentino insieme oltre che da ufficialmente fidanzati e il solo pensiero riusciva ad elettrizzarla e al tempo stesso agitarla.
Magari avrebbe potuto chiedere consiglio a una delle sue cugine o al suo Tutore, si disse mentre continuava a camminare a testa china, assorta nei suoi pensieri.
Gabriel appoggiato ad una delle colonne del porticato, aspettava che la sua fidanzata arrivasse per le lezioni della mattina. Doveva darle una notizia che sicuramente non l'avrebbe resa molto felice; contrasse la mascella all'idea prima di alzare lo sguardo e puntarlo, come attirato da un filo invisibile, sul suo volto. Stava camminando veloce, le guance arrossate dall'aria fredda del mattino, i libri stretti al petto, il mantello che si muoveva accompagnando i suoi movimenti. La osservò e colse sul suo volto una traccia dei pensieri che probabilmente la preoccupavano. Non l'aveva ancora visto e lui si godeva la sua visione rubando quegli attimi di anonimato. Quando alzò gli occhi incrociando i suoi, le sorrise e staccandosi dalla colonna, prese ad avanzare attraverso la piazza verso di lei, con passo sicuro e senza staccarle lo sguardo di dosso.
Sophia alzò gli occhi e come evocato, ecco il suo fidanzato che si dirigeva verso di lei. Non si aspettava di incontrarlo fino alla sera e si domandò come mai si trovasse lì.
- Buongiorno Gabriel -
Sorrise leggermente continuando a sostenere il suo sguardo.
Le avrebbe sicuramente fatto piacere se le avesse accennato quella stessa mattina i suoi programmi per S. Valentino.
Conoscendolo oramai poteva aspettarsi qualsiasi sorpresa da parte sua, persino un viaggio verso Altieres.
- Sofia – Pronunciò quel nome nell’inflessione di Altieres, come era abituato da tempo a fare. Salutandola con un leggero inchino, in tono formale, prima di voltarsi e porgerle il braccio, incamminandosi con lei verso le aule. - Dormito bene?- Continuò, cercando di prendere tempo.
Era strano ma, immaginava quanto la notizia che le stava per dare potesse ferirla e non voleva che questo accadesse.
Lei afferrò il suo braccio e si incamminarono insieme lungo i corridoi del collegio.
- Avrei potuto dormire meglio -
Rispose Sophia facendo intuire che avrebbe preferito non dormire sola e scorgendo, come sempre, occhi indiscreti che li osservavano. - La serata in caserma è stata tranquilla? - Domandò al ragazzo che pareva come sempre incurante di tutti gli sguardi che lì circondavano.
- Fin troppo. – Rispose voltandosi a guardarla, sorridendole lievemente per un momento. – Al limite della noia, però mi ha permesso di rendermi conto di ogni minuto trascorso. Letteratura giusto? -
Le chiese dirigendosi verso le scale che salivano al piano superiore.
Sophia rimase a osservarlo per qualche momento in silenzio, cercando di comprenderne i pensieri.
- Sì esatto – Rispose infine sorridendogli leggermente e iniziando a salire le scale insieme a lui. - Immagino che avresti gradito una rissa oppure una rivolta del Presidio. –
Alzò leggermente un angolo della bocca, nascondendo il divertimento e continuando a osservarlo.
- Beh, mi avrebbe distratto di più sicuramente. –
Ribatte lui, inarcando un sopracciglio guardandola e sorridendo.
- Giocare a carte immagino sarebbe stato troppo noioso, vero? –
Osservò l’espressione divertita di lui, anche se qualcosa non la convinceva del suo atteggiamento e neanche il fatto che lui si trovasse lì in quel momento.
- Con la compagnia giusta sarebbe stato sicuramente più allettante. -
Ammiccò guardandola e non appena svoltarono nel corridoio l'afferrò per la vita, trascinandola dietro una colonna, lontana da occhi indiscreti. Si chinò su di lei e la baciò, stringendola maggiormente a sé.
- Avevo ragione infatti, come sempre -
Sorrise contro le labbra morbide di lei, in risposta una lieve risata gli sfiorò la bocca, che continuavano ad assecondare i suoi baci.
- Non intendevo che sarebbe stato più divertente giocare a carte con me. –
Precisò Sophia quando lui allontanò leggermente le labbra dalle sue, rimanendo con la schiena appoggiata alla colonna, per continuare a nascondersi dai curiosi.
- L'avevo capito, anche se l’alternativa sarebbe stata molto piacevole. Questa sera hai impegni? -
Le sussurrò prima di baciarla nuovamente senza darle il tempo di rispondere.
- Credo di essere disponibile per voi Capitano. –
Sophia rispose con tono scherzoso osservando i suoi occhi grigi e cercando qualche risposta alla strana sensazione che l'aveva colta.
- Bene allora ti porto fuori a cena così mi farò perdonare.-
Disse rimanendo davanti a lei e accarezzandole la guancia sinistra.
- Perdonarti per cosa? -
Non poté trattenersi da formulare quella domanda corrugando la fronte.
In quel momento aveva confermato i suoi sospetti iniziali, sulla stranezza di vederlo comparire quella mattina. Generalmente non era da lui farsi trovare nei corridoi del Collegio di prima mattina ad attenderla, piuttosto si sarebbe presentato nella sua stanza oppure avrebbe dormito la sera precedente con lei.
- Domani parto per Altieres. Starò via qualche giorno, tornerò verso il 16, se non ci sono intoppi –
Proferì in tono neutrale e freddo, accarezzandole la fronte e continuando a fissarla.
Sophia ascoltò quelle parole e provò una grande tristezza, che sperò di riuscire a nascondere dietro a un sorriso tirato.
-Non vedo cosa dovresti farti perdonare. Comunque si è fatto tardi, credo sia ora che vada a lezione, ci vediamo questa sera. –
Rispose rapidamente, avvicinandosi nuovamente a lui per baciarlo furtivamente sulle labbra. Gabriel prontamente afferrò la sua mano bloccandola prima che avesse la possibilità di allontanarsi.
- So che era il nostro primo San Valentino ma... ne avremo tanti altri da festeggiare - le sorrise dolcemente - e poi un giorno vale l'altro no? - scrollo le spalle in segno di disinteresse verso l’avvenimento.
Sophia rimase ad osservare la mano di lui che la bloccava e alzò nuovamente lo sguardo per incontrare i suoi occhi.
- Non ricordavo neanche che fosse San Valentino a breve, quindi non c'è problema. –
Gli rivolse un sorriso sereno, sperando di nascondere la delusione che le stava provocando. Lui tornò a sorriderle, accarezzandole con il pollice il palmo della mano.
- Bene, anzi meglio –
Continuò a fissarla negli occhi, cogliendo la tristezza e l'ombra della delusione nascosta dietro al sorriso, ma fece finta di nulla rimanendo impassibile.
- Buona lezione – Si portò la sua mano alle labbra, baciandole il palmo prima di lasciarla andare. - A stasera Principessa. -
- A questa sera Capitano.- Continuò a sorridergli, allontanandosi rapidamente senza voltarsi, prima di non riuscire più a trattenere la maschera serena e rilassata che aveva assunto. Gabriel la seguì con lo sguardo, fino a quando la vide scomparire nell'aula, poi tornando serio e riprendendo la sua solita maschera, si voltò e si incamminò con passo deciso verso la caserma.
 
***
 
Sophia era ferma davanti alla finestra nella sua stanza, osservando il tramonto all'orizzonte e attendendo l'arrivo di Gabriel. Era andata a sfogare la delusione nella serra del suo Tutore, il quale si era premunito di nascondere tutte le armi e i corpi contundenti, per la sicurezza delle sue amate rose, più che della sua stessa persona.
Non le aveva detto nulla, limitandosi ad ascoltarla mentre continuava a travasare bulbi chiedendole, di tanto in tanto di passargli vasi e diavolerie varie.
Tornata nella sua camera aveva passato più di un’ora all’interno della vasca da bagno cercando di calmare la tensione.
Dopo quel bagno rigenerante, era pronta per la cena con il suo fidanzato, senza incorrere in litigi futili, o almeno così sperava. L’unica cosa che Bryce le aveva detto prima che lasciasse la serra era stata “ ricordati di non ucciderlo”. Non sarebbe arrivata a tanto, si disse, ma sicuramente l'indifferenza dimostrata da Gabriel e il pensiero che a lui poco importasse di quella festa e quindi avesse dedotto che anche a lei non interessasse festeggiare insieme, la irritava e rattristava.
 
Gabriel stava salendo le scale diretto al secondo piano, dopo essere passato a salutare le sue cugine. Era in perfetto orario quando arrivò davanti alla camera della sua fidanzata e bussò.
Sentendo bussare alla porta Sophia controllò il suo aspetto davanti allo specchio, cercando di assumere il miglior sorriso che poteva avere.
- Buonasera Capitano. -
Pronunciò in tono sereno e scherzoso.
- Sofia – Gabriel si appoggiò allo stipite della porta osservandola in tutto il suo splendore e facendo un mezzo inchino beffardo. – Direi che sei stupenda come sempre, possiamo andare? –
Domandò con voce profonda e la sua solita espressione indecifrabile sul volto.
- Prendo il mantello – Rispose voltandosi per recuperare l'indumento, tornò da lui e si chiuse la porta della camera alle spalle. - Dove andiamo? -
- Pensavo alla Locanda della Luna Piena, che ne dici? -
Le propose aiutandola ad indossare il mantello e incamminandosi con lei sottobraccio.
Annuì con indifferenza, incamminandosi insieme a lui per i corridoi fino a giungere all’esterno del Collegio dove una carrozza li stava attendendo.
Salirono sulla vettura che partì infilandosi nella notte invernale. Rimasero in silenzio, seduti uno di fronte all’altro. Sophia non riusciva a immaginare nulla da dire, anche se continuava a domandarsi per quale motivo lui dovesse partire proprio allora per Altieres e a quale scopo. Immaginava che anche se glielo avesse domandato non le avrebbe dato una risposta abbastanza convincente da consolarla.
La carrozza si fermò bruscamente ed il cocchiere comunicò loro che avrebbero dovuto cambiare strada per raggiungere la Cittadella in quanto quella abituale era bloccata da un piccolo incendio. Una volta ripartiti Gabriel sposto le tende per guardare fuori.
- Spero tu non abbia troppa fame perché stiamo passando dal Borgo di Altieres, ci vorrà un pò prima di arrivare. -
Le comunicò volgendosi a guardarla e tenendo le tende scostate per permettere anche a lei di vedere fuori.
Sophia osservava le strade del borgo dalla finestrella, quando riconobbe una taverna nella quale era stata portata tempo prima da Ashton. Prontamente ordinò al cocchiere di fermarsi.
- Cambiamo – Affermò decisa, scendendo dalla carrozza senza attendere Gabriel.
- E inoltre vorrei cenare con te senza nessuno dei nostri parenti.-
Aggiunse continuando a non voltarsi, incurante che lui la stesse seguendo o meno. Sicuramente non voleva ritrovarsi in mezzo a vari cugini, che avrebbero potuto iniziare a domandare i loro piani per San Valentino oppure dover ascoltare idee di possibili regali. A quel punto la sua maschera sarebbe ceduta, rivelando al suo fidanzato quanto ci tenesse al giorno che lui riteneva “uno come tanti”.
Gabriel la seguì dopo aver dato indicazioni al cocchiere. - Cosa ti fa pensare che avremmo cenato con i parenti? - Sorrise raggiungendola senza fatica. - Come conosci questo posto?- Le domandò fermandosi davanti all'ingresso.
-Da quando mi fai tante domande? -
Rispose con un'altra domanda, sapendo quanto questo irritasse il ragazzo. Continuando a non guardarlo entrò nella taverna, andando verso un tavolo libero e in disparte.
- Ashton - Rispose infine dopo aver tolto il mantello e ritenendo di averlo fatto penare abbastanza. - Come puoi notare è molto elegante e nel perfetto stile del mio parente.-
Disse ancora osservando Gabriel, che aveva smesso di sorriderle serrando la mascella irritato, sentendo le sue parole e guardandosi intorno.
- Naturalmente lo stile Blackmore .-
Sorrise ironico sedendosi di fronte a lei. Sophia in risposta decise di sfoggiare un ampio sorriso accattivante e appoggiare il volto sopra le mani giunte. Vennero interrotti dalla cameriera a cui ordinarono del vino e dell’arrosto.
- Avevi programmato qualcosa alla Luna Piena? -
Domandò per fare conversazione e cercare di far scomparire l’espressione accigliata dal volto di lui.
Gabriel scosse la testa assumendo la stessa posa di lei e osservandola negli occhi.
- No, nulla. - Sorrise prendendo il vino portato dal cameriere e versandolo nei bicchieri. Gliene porse uno soffermandosi poi ad annusare il gradevole odore del liquido.
Sophia riprese un’aria composta, sorseggiando il vino e cercando di addolcire la voce e l’atteggiamento che avrebbero potuto far trapelare la tristezza che provava.
- Non ricordo perché mi ha portato qui, però è molto meglio del caos alla Cittadella. Considerando il grande numero dei miei parenti sarebbe inevitabile incontrare qualcuno di loro. –
Continuò finendo di rispondere alla domanda postale poco prima dal giovane capitano, mentre sorseggiava il vino dal colore rosso e gradevole retrogusto aromatico.
Gabriel la fissava cercando di cogliere i suoi pensieri.
- Devo ammettere che questo posto non è male e la prospettiva di non incontrare nessuno è ancora più allettante. -
Le sorrise bevendo un sorso di vino.
- Tipo quando qualcuno ti riconosce e vuole prenderti a pugni o mandarti dal beccamorto! -
Aggiunse Sophia divertita, assaggiando la tenera carne dell'arrosto che nel frattempo era stato loro servito.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo sorridendo e ricordando aneddoti del passato.
- E’ un pò che nessuno si azzarda. Non credi di preoccuparti un pò troppo degli altri?-
Appoggiò il mento sulla mano fissandola con un sorrisetto serafico.
- Non sei stato tu a insegnarmi a non abbassare mai la guardia? -
Sorrise con aria di sfida ricordando anche lei momenti passati. Gabriel scoppiò a ridere divertito dall’atteggiamento della ragazza e dalla sua costante voglia di sfidarlo.
- E devo dire che la lezione l'hai imparata proprio bene.-
Allungò la mano e raggiunse quella di lei, accarezzandone con il pollice il dorso senza interrompere il contatto tra i loro occhi.
- Usciamo e facciamo due passi? –
Chiese Sophia ritraendo la mano, rattristandosi leggermente al pensiero della sua partenza. Gabriel si alzò senza risponderle, andando a pagare la cena. Quando tornò al tavolo la aiutò ad indossare il mantello e dopo essersi messo il proprio uscirono per avviarsi verso le strade del borgo.
Camminarono vicini ma senza sfiorarsi, rimanendo in silenzio per tutta la strada. Con la coda dell’occhio, lui osservò Sophia che impassibile guardava davanti a sé, tenendo le mani nelle tasche del mantello. Anche se continuava a nasconderlo era evidente quanto fosse arrabbiata con lui, pur troppo però non poteva fare nulla per cambiare le cose.
Passeggiando si ritrovarono davanti ad una casa disabitata, con la cancellata ricoperta di edera.
Sophia riconobbe la casa e si fermò immediatamente afferrando il polso di lui per fermarlo. Quella era la casa in cui qualche mese prima lui le aveva chiesto di sposarla.
- Entriamo? Magari ci sono ancora le lanterne. -
Sorrise dolcemente al ricordo del cortile pieno di luci e lanterne che ricoprivano la fontana centrale del cortile. Il ballo silenzioso che avevano fatto all’interno dell’abitazione, la stanza col camino e il divano su cui avevano trascorso tutta la notte.
Gabriel sentendo le sue parole si irrigidì.
- No, non è il caso – Rispose sostenuto, continuando a camminare e trascinandola via con sé. - Ho fatto pulire tutto e... - Si voltò a guardarla - ho suggerito ad Alex di organizzare una bella festa lì dentro, la sala da ballo è molto spaziosa e sono sicuro che verrà proprio una bella festa.- Tornò a voltarsi guardando dritto davanti a sé - Magari un giorno di questi puoi accompagnarla a vedere il posto –
Propose freddamente rimanendo impassibile, come se non ricordasse i momenti passati insieme.
Sophia rimase in silenzio ad osservarlo pur continuando a camminargli affianco.
- Sì ovviamente -
Proferì, cercando di non far trapelare il dispiacere e il nodo alla gola, che gli procurava sentirlo parlare così di quella casa e dei ricordi che essa racchiudeva.
- Domani mattina devo partire molto presto e devo tornare il prima possibile in caserma. –
Disse Gabriel con freddezza, facendole comprendere che non sarebbe rimasto a dormire con lei.
Sophia per tutta risposta fece un cenno di assenso con la testa, salendo in carrozza aiutata da lui che le si sedette vicino. Anche durante il viaggio di ritorno rimasero silenziosi osservando fuori dal finestrino.
Quando la carrozza giunse davanti all'entrata, Sophia si voltò verso Gabriel e gli diede un leggero bacio sulle labbra.
- Buon viaggio, non serve che mi accompagni fino alla mia stanza, ci sono le guardie.-
Anticipò il ragazzo senza lasciargli la possibilità di controbattere e scese velocemente per fuggire dentro il collegio.
Gabriel rimase a osservarla dall’interno della carrozza, mentre questa ripartiva verso la caserma. Guardò un'ultima volta verso l'ingresso del collegio mentre si appoggiava all’indietro sullo schienale chiudendo gli occhi e passandosi una mano sul volto si domandò se non era stato troppo duro con lei.
 
***
 
IL GIORNO DI SAN VALENTINO
 
Sophia aveva trascorso tutta la giornata nella sua stanza per sfuggire al giorno di San Valentino. Non la entusiasmava l'idea di vedere tutte le coppiette innamorate che festeggiavano e il suo Tutore, nonostante le opinioni che aveva sull'amore, le aveva concesso la giornata libera, suggerendole anche di farsi passare per malata.
La poltrona della sua scrivania era ricolma di abiti che aveva provato durante la giornata, fantasticando su quale avrebbe potuto indossare se fosse uscita con Gabriel quella sera, giusto perché non stava già abbastanza male. Sul comodino vicino al letto erano presenti varie scatole di dolciumi, il davanzale della finestra era arricchito da diversi vasi di rose mentre lei stava sdraiata sul letto, leggendo un romanzo. Uno dei tanti che aveva letto durante la giornata.
Un lieve bussare alla porta la distrasse dalla sua lettura e per qualche istante pensò anche di non andare ad aprire, infine decise di controllare chi potesse essere, sperando vivamente che non si trattasse di una delle sue cugine che le proponeva di uscire per la serata o di un altro regalo senza mittente, come il fermacapelli di madreperla che aveva ricevuto in mezzo a un mazzo di rose rosse qualche ora prima e che era stato il primo di una lunga serie di doni anonimi.
Quando aprì la porta, dietro questa apparve un cocchiere che la salutò con un inchino.
- Buon pomeriggio Vostra Altezza. Sono stato mandato da Vostro fratello, il Signorino Lord per prenderVi per portarVi da lui. Mi ha ordinato di riferirVi di fare presto e... – abbassò leggermente la voce in modo che le guardie non potessero sentirlo – di presentarvi da sola, senza avvisare nessuno.-
Sophia osservò con aria accigliata, l’uomo dai capelli brizzolati di fronte a lei visibilmente indecisa sul credergli o meno.
- Datemi il tempo di cambiarmi, vi prego di aspettarmi sotto. –
Rispose Sophia dopo un breve silenzio che le permise di prendere una decisione.
Chiuse la porta rimanendo ad ascoltare i passi del cocchiere che si allontanavano. Attese qualche minuto prima di dirigersi da una delle guardie, poste fuori dalla camera, per ordinargli di seguirla a distanza di sicurezza ed intervenire nel caso qualche estraneo sospetto la avvicinasse. Nel caso invece fosse comparso qualcuno dei suoi parenti, sarebbe dovuto tornare indietro e non raccontare nulla a nessuno. Aveva imparato a sue spese che era meglio diffidare e le suonava alquanto strano che Juju le mandasse un cocchiere a prenderla.
Rientrò per cambiarsi velocemente, optando per uno degli abiti che aveva provato durante il pomeriggio e appena pronta si diresse verso la carrozza.
Il cocchiere l'aiutò a salire, per poi partire rapidamente.
Seduta all’interno della carrozza controllò il percorso che stava effettuando e comprese di trovarsi nel Borgo di Altieres. Si fermarono davanti ad un palazzo sconosciuto, leggermente isolato. Il cocchiere le aprì lo sportello aiutandola a scendere e le comunicò che il fratello l'aspettava all'interno del palazzo. Vedendo l’espressione incerta e sospettosa di lei si offrì di accompagnarla, proposta che lei naturalmente declinò. Le indicò quindi, il portone di ingresso che era accostato e si appoggiò alla carrozza come a controllare che entrasse.
I sospetti di Sophia continuavano ad aumentare e prima di dirigersi verso il portone, diede una rapida occhiata intorno a lei scorgendo la sua guardia che fece capolino dal suo nascondiglio per tranquillizzarla. Una volta rassicurata dalla presenza amica, in tono autoritario comunicò al cocchiere che poteva andarsene, sperando che questi non si fosse accorto della sua scorta e questi con un inchino formale ripartì mentre lei entrava nel cortile della residenza.
Poco lontano qualcuno la osserva mentre sospettosa varcava il portone, e sospirava sollevato nel rendersi conto che aveva deciso di portare una guardia con sé. Senza farsi vedere bloccò la guardia e gli diede ordine di andarsene senza dir niente a nessuno. La guardia riconoscendolo lo salutò formalmente e andò via senza proferire parola. Finalmente solo, ritornò a seguirla mentre avanzava nel cortile della casa, fino al portone principale dell’abitazione semi chiuso, appesa al quale c'era una rosa rossa decorata con un nastro di raso color lavanda.
Sophia entrò nel cortile, osservando le finestre dell’abitazione quasi tutte chiuse e non illuminate. Vide la rosa appesa sul portone e guardandosi ancora una volta intorno decise di staccarla. Stava diventando impaziente, era certa che non si trattasse di suo fratello e il nastro della rosa era dello stesso colore di quello che chiudeva i regali senza nome ricevuti durante la giornata. Rimanendo davanti al portone iniziò a staccare i petali uno alla volta attendendo impaziente.
Qualcuno le si avvicinò di soppiatto senza farsi sentire.
– Principessa – Le sussurrò una voce calda e seducente alle sue spalle - nessun fiore è al sicuro con te eh?!-
Sophia non riuscì a trattenere un sussulto nel riconoscere quella voce. Finendo di strappare anche l'ultimo petalo rimase ferma, senza voltarsi verso quella voce e cercando di respingere l’impulso di gettarsi tra le sue braccia.
- Hai già avvisato la guardia?-
Domandò con voce inasprita, non riuscendo a trattenere la rabbia che provava a causa del suo comportamento. Non le aveva detto nulla di quello che stava organizzando, l'aveva fatta uscire all'improvviso con una guardia di nascosto al seguito, facendola preoccupare e anche un po' spaventare; le aveva detto che a lui quel giorno non interessava e adesso ecco lì dietro di lei, come nulla fosse, con la sua solita voce calda e accattivante.
Gabriel.
Il Capitano le si avvicinò per cingerle la vita in un abbraccio.
- Naturalmente -
Le sussurrò in un orecchio.
Era in trappola, imprigionata nella presa salda di lui, il cuore che le martellava nel petto.
- E se non venivo? –
Domandò dopo un breve silenzio con voce tagliente decidendo di essere arrabbiata con lui.
Gabriel sorrise con le labbra vicine al suo collo inspirandone il profumo.
- Impossibile; e comunque - Le baciò delicatamente la pelle risalendo pian piano lungo il collo verso l'orecchio.- Non è successo quindi non pensiamoci –
Sussurrò con voce suadente tra un bacio e l’altro.
- Sarebbe stata un'ottima vendetta però, a saperlo lo avrei fatto. Inoltre hai mandato uno sconosciuto a prendermi per portarmi in un'abitazione che non conosco, pretendendo che mi fidassi. E se prossima volta si presenta nuovamente qualcuno dicendomi che devo seguirlo e io credendo che sia tu esco senza la guardia? -
Continuò lei spostando il viso dal lato opposto a quello di lui, cosi da non permettergli di vedere il profilo e il sorriso che nonostante tutto le aleggiava sulle labbra.
Gabriel diminuì la distanza tra i loro corpi stringendola ancora di più a sé.
- Vendetta per aver cavalcato un giorno intero, dall'alba e senza soste pur di tornare e non lasciarti da sola la notte di San Valentino? O vendetta per quello che sta per succedere? E inoltre tu devi sempre uscire con una guardia anche per incontrare me. Quindi il problema non esiste. -
Disse in tono serio ma con un espressione al tempo stesso divertita. Espressione che lei non poté vedere né immaginare, riconoscendo la durezza di quelle parole.
- Cosa sta per succedere? –
Domandò infine preoccupata da quella affermazione imprevista, addolcendo leggermente il tono.
- Quindi hai deciso di rimanere? –
Sorrise baciandole i capelli e rispondendo alla sua domanda con una domanda.
Sophia continuava a non guardarlo, nascondendo così il sorriso compiaciuto che le illuminava il viso.
- Oramai sono qui, perché dovrei andar via? - rispose ostentando noncuranza -
Anche se non dovevi prenderti tutto questo disturbo e venire fin qui. -
disse in tono infastidito ricordando le parole di lui durante il loro ultimo incontro.
- E perché mai non sarei dovuto venire fin qui? –
Chiese continuando ad avere un’espressione divertita sul volto.
- Lo hai detto tu che era un giorno come un altro, quindi perché prendersi la briga di cavalcare dall'alba e fare tutta questa fatica. – Disse incrociando le braccia al petto e continuando a dargli le spalle.
Gabriel tornò serio sentendo quelle parole e la fece voltare contro la sua volontà, per poterla finalmente guardare negli occhi.
- Perché è importante per te. E quindi lo è anche per me.-
Sussurrò con il viso vicino al suo.
- No ti sbagli. E’ una stupida festa, che qualche stupido si è inventato e non vedo perché preoccuparsene tanto. – considerò guardando la luna per non incontrare i suoi occhi.
- Dici? Quindi non è perché non ci sarei stato che sei fuggita arrabbiata l'altra sera. - Le afferrò delicatamente il mento e le fece abbassare il viso per poter incontrare i suoi occhi. - Né sei rimasta tutto il giorno chiusa in camera per non vedere tutti quegli "stupidi" scambiarsi regali e dirsi parole sdolcinate.- Le accarezzò il labbro inferiore con il pollice - E di conseguenza non ti interessa neanche sapere cosa ti avrei regalato, se la festa fosse stata importante anche per noi! - concluse Gabriel in tono dolce ma acquistando un’espressione di sfida.
Sophia silenziosa osservava i suoi occhi grigi illuminati dal chiaro della luna e una scintilla le illuminò la mente. Assunse la sua stessa espressione assottigliando leggermente lo sguardo.
- Se hai cavalcato tutto il giorno e sei arrivato qui solo ora - marcò sull'ultima parola - Come fai a sapere che sono rimasta in camera tutto il giorno? In ogni caso non mi sentivo bene e avevo molto da studiare.-
Mentì spudoratamente sperando che lui non riuscisse a scoprirla, come faceva sempre.
Gabriel la guardò assumere la sua solita aria di sfida e il cuore, come sempre quando accadeva, iniziò ad accelerare i battiti. Trattenne una risata genuina sorridendo apertamente.
– Sofia, dovresti sapere che so sempre tutto di te, anche quando non ci sono. - Con le mani scese lungo le braccia - ma se non sei stata bene forse è il caso che ti sieda.-
propose con un ghigno beffardo sul volto.
- Non sono moribonda Stuart -
Lo rimbeccò con un sorrisetto impudente.
Gabriel scoppiò a ridere non riuscendo più a trattenersi.
– Bene, buono a sapersi perché per stasera ho dei programmi che non comprendono un'emule di Vandemberg! - La guardò divertito - Adesso credi di poter baciare il tuo fidanzato nonché promesso sposo o dobbiamo tirarla ancora per le lunghe?! –
Domandò avvicinando sempre più pericolosamente il volto al suo e soffiandole sulle labbra.
- Da quando mi chiedi il permesso di fare qualcosa? –
Domandò serafica e liberandosi dalla sua presa si girò nuovamente tornando a dargli le spalle.
Gabriel alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa e appoggiandosi con una mano contro il muro. Oramai erano mesi che stavano insieme e conosceva le rappresaglie della sua fidanzata che gli ricordavano una partita a scacchi.
- Non ti stavo chiedendo il permesso, ti stavo dando un suggerimento. -
Sorrise fissandole le spalle.
- Strani suggerimenti Gabriel, sarà la stanchezza. -
Continuò a rispondergli con aria arrabbiata cercando di nascondere il divertimento.
- Mia o tua?! –
Continuò Gabriel divertito.
- Mia o tua? -
Domandò stupita inarcando un sopracciglio e voltandosi a osservarlo.
- La stanchezza -
Sorrise vedendo la sua espressione.
- La tua ovviamente, io mica... –
- Beh anche tu, di certo non devi essere troppo riposata dopo la giornata sui libri e il malessere -
Scosse la testa cercando di assumere un'espressione di comprensione, mentre gli occhi brillano divertiti.
- E cosa sai esattamente di quello che io ho fatto oggi? – Chiese Sophia tornando ad avvicinarsi a lui, incrociando le braccia al petto e fissando corrucciata la sua espressione divertita. - Io sono convinta che tu non ti sia mai mosso da qui. – Rispose in modo piccato. Gabriel la guardò avvicinarsi a lui, come il cacciatore con la sua preda e questo comportamento di lei lo divertiva sempre di più. Aveva preparato tutto nei dettagli e sentendo la sua affermazione estrasse dalla tasca interna della giacca, una pergamena ufficiale di Altieres con riportate in calce, vicino alla sua firma, la data di quel giorno.
- Sufficiente a convincerti? – Rispose tornando serio. - Riguardo alla tua giornata perché non me la racconti tu, magari al caldo prima che ti prenda davvero un malanno? –
Le sorrise dolcemente osservandola con un lampo di fastidio negli occhi. Sophia dopo aver controllato la pergamena alzò un sopracciglio guardandolo in volto.
- Al caldo dove? -
Gabriel alzò la mano facendo scivolare tra le dita una grossa chiave dorata appesa ad un elegante nastro di raso blu scuro.
- A casa nostra –
Disse togliendo dalla voce ogni traccia di ilarità.
Sophia rimase a osservare la chiave che le dondolava davanti agli occhi con grande curiosità.
- Di quale casa stai parlando? La grande casa è ancora in ristrutturazione.-
Proferì dubbiosa non riuscendo a comprendere di cosa lui stesse parlando.
Gabriel si staccò dalla parete avanzando verso di lei.
- Di questa - Indicò l'edificio con un ampio gesto della mano. - Questa sarà casa nostra – Affermò con la solita sicurezza che lo contraddistingueva.
Sophia rimase a osservarlo con sguardo smarrito, non sapendo bene cosa rispondere e quali parole usare.
- Beh si, noi dobbiamo occuparci delle case abbandonate. -
Gabriel la guardò stupito sentendola pronunciare quelle parole con aria smarrita, poi avvicinandosi la prese per mano avvicinandosi al portone su cui aveva lasciato la rosa.
- In realtà ci dovremmo occupare solo di questa casa, che non è più abbandonata ma è nostra. –
Riprese la chiave dalla mano di Sophia per aprire la porta d’ingresso ed entrare con lei nella penombra dell’abitazione.
Sophia gli strinse con più vigore la mano rimanendo in silenzio, mentre la guidava lungo il corridoio rischiarato soltanto da qualche candela posta lungo il percorso. Sbucarono in una grande sala, dove centinaia di candele ed un caminetto acceso illuminavano l'ambiente.
Il grande salone era palesemente stato rimesso a nuovo di recente ed erano stati posti al suo interno solo pochi mobili essenziali; un grande divano era situato davanti al caminetto, in mezzo un tavolo e sui lati un paio di poltrone.
Gabriel si fermò sull’entrata, dando a Sophia il tempo di osservare la stanza, magari riconoscerla e capire il significato celato dietro al regalo.
Sophia lasciò la mano di lui e si diresse in mezzo alla stanza osservandola nei dettagli. Si tolse il mantello, appoggiandolo sul davano e vedendo che Gabriel rimaneva sulla soglia, con una scrollata di spalle decise di sedersi ed attendere.
Lui seguì i suoi movimenti e vedendola accomodarsi, andò a ravvivare il fuoco nel camino per poi appoggiarsi contro di esso con le braccia incrociate al petto come in attesa.
Dal divano Sophia continuava a guardarsi attorno, domandandosi cosa lui stesse aspettando quando la sua attenzione venne rapita dallo stemma posto sul camino di fianco a Gabriel.
Senza proferire parola, in preda ad una strana emozione, si alzò velocemente dirigendosi nella stanza adiacente, andò al centro di essa e alzò la testa per osservare il lampadario. Come sospettava conosceva quel lampadario e quella stanza.
In quel momento ricordò la notte in cui lui le aveva proposto di sposarla, in una casa deserta ed abbandonata illuminata per l'occasione da centinaia di candele.
La notte alla quale aveva pensato fino a quel giorno come la più bella della sua vita.
A differenza di allora i pavimenti erano stati lucidati, così come il prezioso lampadario e gli specchi che erano tornati chiari riflettendo la sua immagine. Quella era la sala da ballo in cui erano rimasti a volteggiare in un silenzioso valzer mentre all’esterno la pioggia spegneva le candele poste nel giardino interno.
Finalmente comprese l’attesa silenziosa di lui, aspettava che lei riconoscesse quella casa.
Fu impossibile trattenersi ulteriormente e correndo nell’altra stanza gli si buttò tra le braccia baciandolo.
- Dovevi portarmi subito nella sala da ballo per farmi capire. -
Sussurrò contro le sue labbra, rimanendo stretta a lui sopraffatta dall'emozione.
-E se non avessi capito, cosa avresti fatto? –
Le chiese Gabriel ripensando alle sue parole, al suo atteggiamento e al silenzio che ne era seguito.
- Avrei fatto finta di essere arrabbiata con te ancora per un pò e poi avrei ceduto. - Rispose con arroganza osservandolo attentamente, ma senza riuscire a smettere di sorridere.
Gabriel l’ascoltò rimanendo in silenzio, senza ribattere nulla.
- Perchè continui a guardarmi senza parlare?-
Gli domandò non sopportando più quel silenzio.
- Beh, più o meno è quello che hai fatto tu fino a poco fa. -
Le rispose sorridendo.
- Quindi stai facendo l'arrabbiato? –
Alzò leggermente un sopracciglio con aria divertita.
Gabriel scosse la testa.
- Perché dovrei? - la guardò - hai fame? – Senza attendere nessuna risposta si allontanò per dirigersi verso il tavolino, stappò una bottiglia e riempì due calici di vino porgendogliene uno.
Sophia prese il calice e si diresse verso la finestra ad osservare il cortile interno della casa.
- Quali altre stanze hai fatto preparare? -
- Solo la biblioteca -
Le rispose sorseggiando il vino.
- Ricordavo lo stemma sul caminetto ma la sala da ballo era molto più semplice da identificare. Avrei impiegato meno tempo ecco tutto. – Tornò a voltarsi verso di lui. -Inoltre la scorsa volta siamo passati del lato posteriore dell’abitazione, dal giardino interno in cui c’è la fontana anche l'altra sera eravamo da quel lato, mentre questa volta mi hai fatto portare dalla carrozza all’entrata principale. Ovviamente sarebbe stato troppo facile se fossi entrata dal giardino; complimenti mi hai fregata. –
Sorrise visibilmente felice ed entusiasta per la notizia appena ricevuta.
- Volevo capire se l'idea ti sarebbe piaciuta a prescindere dal posto –
affermò Gabriel in tono pacato.
- Di avere una casa con te? -
Domandò perplessa, posando il bicchiere sul tavolino e avvicinandosi nuovamente a lui.
Gabriel vedendola appropinquarsi a lui, le sorrise facendole un cenno di assenso con il capo per rispondere alla sua domanda.
Sophia ponendosi davanti a lui sfoggiò un sorriso furbo mentre un'idea prendeva forma nella sua mente. Gli prese la mano tirandolo a sé.
- Vieni -
In silenzio la seguì verso la sala da ballo.
- Mi invitate a ballare futuro marito? –
Domandò con uno dei suoi sorrisi accattivanti, sicura della reazione di lui.
Sorrise ascoltando le sue parole, comprendendo cosa avesse in mente. Le fece un inchino e le porse la mano in un chiaro invito.
La ragazza incurante della sua mano, gli mise le braccia intorno al collo, iniziando a volteggiare con lui.
- Potremmo non ristrutturare tutto oppure potremmo far venire a vivere qui anche le nostre cugine. –
Esordì valutando l’espressione di lui che improvvisamente si fece accigliata e cercando di trattenere le risate senza grande successo.
- Dai è una casa cosi grande e poi basterà avvisarle che non possono venire a disturbarci, a meno che non scoppi un incendio o vengano aperte le porte del Presidio. -
Continuava a ridere accarezzandogli una guancia.
- E poi la camera da letto padronale, la nostra camera, verrà messa dal lato opposto alle loro.-
Gabriel ci pensò un attimo prima di dire.
- Perché no?! Potremmo lasciare una stanza anche per Juju e Jordan per quando hanno voglia di venirci a trovare. - Le sorrise con scherno - Potremmo fare una zona notte e una giorno e non mi preoccuperei di essere disturbato, ormai sono in un modo o nell'altro tutti occupati! – smise di ballare, fissandola serio. - Quando pensi di comunicarlo a tutti? - Si grattò il mento con fare pensieroso, per poi sorriderle come colto da un'ispirazione improvvisa. - Ci sono!! Perché perdere tempo?! Andiamo subito!! Possiamo iniziare dalle taverne dove saranno a cena e poi man mano cercarli e dirglielo. Che ne pensi?! – Con passo svelto si diresse verso l'altra stanza per recuperare i mantelli. - Su su forza, non vorrai farli aspettare?! -
Sophia rimase paralizzata a guardarlo sgomenta nel punto in cui l’aveva lasciata.
- Sei uscito di senno? Io non mi muovo di qui e inoltre devo ancora vedere la biblioteca. -
Gabriel si voltò a guardarla palesemente infuriato, chiuse i pugni lungo i fianchi e assottiglio lo sguardo.
- Ma come? Non vuoi condividere subito con tutti la tua idea? - Sorrise amaramente - Oh certo, la biblioteca – Ricominciò a camminare lungo il corridoio fino ad una doppia porta tutta intarsiata, aprendola e spostandosi di lato per permetterle di entrare. - Et voilà. La tua biblioteca. –
Con il volto tirato e uno sguardo infuriato, si appoggiò allo stipite a braccia incrociate.
Sophia continuava a rimanere ferma, osservando la sua espressione adirata. La mascella contratta e gli occhi ora taglienti.
- Non eri tu che avevi proposto di far organizzare una festa a nostra cugina qui dentro? – Disse avvicinandosi a lui, alzando il mento e guardandolo con ostilità. - Oppure qualche sera fa sono uscita con il vecchio sbruffone Stuart? -
Gabriel la fissò furente ma durò poco, incapace di trattenere il sorriso, nonostante la mascella serrata e le narici dilatate.
– Touchè -
Sophia tornò a sorridergli, addolcendo l'espressione.
- Siamo pari o vogliamo continuare? -
Gabriel chiuse gli occhi un attimo serrando ancora più forte la mascella. Sospirò e riaprendo gli occhi la fissò.
– Beh ... per il pari mi sa che siamo lontani dopo questa ma... direi che possiamo avere una tregua - Le sorrise inarcando un sopracciglio. – Per ora. -
- Dopo questa cosa? –
Si avvicinò ancora di più a lui attirandolo a sé per i bordi della giacca.
- Dopo tutto questo: Il "prendersi cura di case abbandonate", il condividere casa con i parenti, il silenzio - La circondò con le braccia - Direi che sei assolutamente in debito con me –
Sorrise furbo guardandola negli occhi blu.
- E in che modo posso pagare il mio debito nei tuoi confronti? –
Domandò Sophia con voce suadente.
Gabriel scoppiò a ridere - Oh Sofia. Sono sicuro che qualcosa ti verrà in mente - Le accarezzò una guancia - Se riesci a partorire idee tanto diaboliche e bizzarre, sicuramente troverai un modo. -
Rise fissandola.
- Bene ti farò sapere cos'ha partorito la mia mente malsana, intanto mi potresti illustrare quale era la tua idea prima che io mi rivoltassi? –
Domandò con tono gentile.
- Non ho detto malsana, ma diabolica - Precisò prendendola per mano e portandola nella biblioteca. - La mia idea per questa serata? – Ripeté pensieroso cercando le parole da utilizzare. - Diciamo che me l'immaginavo diversa, ma con te è sempre tutto imprevedibile. –
Sophia ascoltò le sue parole pronunciate in modo tenero, senza sarcasmo nella voce, sedendo di fianco a lui sul divano e qualcosa le si mosse dentro.
Tutte le pareti della stanza erano rivestite di scaffali stracolmi di libri. Il caminetto acceso vicino alla finestra che dava sul cortile interno, nel quale era posta la fontana, la stessa che Gabriel aveva riempito di lanterne la notte che le aveva chiesto di sposarlo.
- Dimmi ti ascolto. -
Sorrise sprofondando all'indietro sul divano e notandone la grandezza che lo rendeva simile a un letto.
- Cosa dovrei dirti Sofia? Che mi aspettavo di capire se l'idea ti sarebbe piaciuta? Naturalmente – Gabriel imitò la sua postura guardando davanti a sé.
- Che volevo farti una sorpresa non banale. Che speravo avresti capito che voglio un rifugio solo per noi. - Chiuse gli occhi, passandosi una mano sul volto stanco. – E' così, è quello che volevo, che mi aspettavo.-
Sophia ascoltandolo scosse la testa intenerita e dispiaciuta per i suoi capricci iniziali e si sentì terribilmente in colpa per i suoi modi, avrebbe dovuto capirlo e non cercare di vendicarsi. Lui continuava ad avere gli occhi coperti dalla mano e lei ne approfittò per mettersi a cavalcioni sulle gambe di lui.
- Volevi anche che arrivassi qui, che mi dimostrassi euforica per la sorpresa, che avremmo mangiato e poi chi può saperlo. Non è Vero? –
Domandò dolcemente, togliendogli la mano dal viso per poterlo guardare negli occhi grigi.
Gabriel inarcò un sopracciglio guardandola. - Hai ragione, ridicolo sperare di farti una sorpresa gradita... - Scosse la testa mantenendo un’aria affranta. - ... Cercare di renderti felice - Alzò gli occhi al cielo - Chissà cosa pensavo.- Concluse con tono grave.
Sophia sorridendo gli prese il viso tra le mani obbligandolo a guardarla negli occhi e avvicinando il viso al suo.
- Hai pensato troppo, o per meglio dire se non fossi arrivata qui arrabbiata e triste forse sarei stata euforica e per ringraziarti ti avrei coperto di baci. - Gli baciò leggermente le labbra. - Anche perché io per San Valentino volevo solo stare con te. Non volevo nessun regalo, né andare in qualche posto particolare, solo poter stare con te. -
Gabriel le strinse saldamente i fianchi tra le mani guardandola con il suo sguardo impassibile.
- Arrabbiata e triste per cosa? È stato tutto palesemente fatto per farti arrivare qui. - Le accarezzò le braccia risalendo fino alle spalle. – Forse su certe cose ho esagerato. – Ammise a denti stretti.
- Ne sono consapevole ora, ma fino a oggi pomeriggio per come ti sei comportato, per le parole che mi hai detto, credevo non ti importasse di molti bei ricordi. – Rispose contro le sue labbra prima di baciarlo di nuovo dolcemente.
- Dunque la biblioteca c'è, la sala da ballo e il salotto anche. Cosa ne vuoi fare del resto? - Domandò sorridendo e posandogli le mani sulle spalle.
- Lo decideremo insieme. – Gabriel le sorrideva divertito. - Di sicuro ci sarà un altro salotto più piccolo e privato; una camera da letto e poi vedremo, non è grandissima e mi ha convinto proprio per questo. Ci saranno solo le stanze che serviranno davvero. Non mi interessa un palazzo di rappresentanza, questa sarà casa. - La guardò intensamente - Casa nostra –
Ripeté accarezzandole la schiena lentamente.
Sophia osservò l’espressione raggiante di lui con aria pensierosa.
– Avanti, svuota il sacco. A cosa stai pensando? – le domandò notando la sua espressione e preparandosi nuovamente al peggio.
- Ci servono i domestici e Ashton non la prenderà bene –
Fece una smorfia, immaginandosi le lamentele dei suoi parenti.
- Per i domestici non ci sono problemi e per Ashton... – Disse Gabriel sorridendo e alzando le spalle disinvolto. - Problema suo! –
Sophia annuì.
- Bene, comunque il tuo regalo ti aspetta nella mia camera al Collegio. -
– Bene, allora dopo andremo a prenderlo.-
- Dopo cosa? –
Chiese Sophia
- Dopo cena – Gabriel le sorrise malizioso – Naturalmente.-
- Va bene andiamo a cena-
- Hai fretta? -
Le sussurrò in un orecchio.
- Ti offendi se ti dico che non ho fame? Oggi ho mangiato dolci al cioccolato di ogni tipo. Cioccolatini che mi hanno regalato, torte, biscotti e credo di aver esagerato però ti faccio compagnia. –
Lo osservò mordendosi il labbro inferiore aspettandosi un nuovo cambio di umore di lui.
Gabriel inarcò un sopracciglio piegando leggermente la testa di lato.
- Scusa? E chi ti avrebbe regalato cioccolatini per San Valentino? -
Il tono serio e lo sguardo rovente avevano preso il posto del sorriso di prima.
Sophia continuava a torturasi il labbro, cercando un modo per non farlo adirare nuovamente con il rischio che la sua gelosia peggiorasse.
- I miei parenti. Anche se una scatola di biscotti tipicamente di Altieres, un fermacapelli e dei fiori avevano un nastro dello stesso colore della rosa fuori il portone. –
Rispose non specificando quali parenti e tanto meno quelli acquisiti. Sperando che Justin non dicesse nulla, idem per Jordan, il suo Tutore, un paio di guardie che se non ricordava male erano sempre dei cugini e i suoi fratelli.
Gabriel la guardò torturarsi il labbro, cosa che trovava irresistibile in lei e non riuscì più a trattenersi. La strinse a sé baciandola con tutta la passione che provava e sostituendosi alla tortura dei suoi denti sulle labbra. Le baciò la bocca morbida, passandole la lingua sopra e mordendola delicatamente. Si fece spazio tra le labbra di lei cercandone la lingua con la propria e assaporando il suo gusto.
Sophia rimase per qualche momento sconcertata poi si lasciò travolgere da lui, da quello che provava e rispose al bacio con la stessa passione, mentre una mano affondava tra i suoi capelli neri come la notte.
- Credo che salteremo la cena .-
Sussurrò il Capitano contro le sue labbra riprendendo fiato, ma Sophia non rispose, riavvicinandolo a sé per continuare a baciarlo avidamente.
La strinse a sé insinuando le mani sotto il corpetto raggiungendo la pelle e accarezzandola delicatamente in punta di dita.
A quel contatto Sophia allontanò leggermente il volto dal suo.
– Grazie – Pronunciò con un filo di voce ed un sorriso. – Anche per le rose, i cioccolatini e il ferma capelli. -
Gabriel la guardò serio, notando la bocca gonfia di baci e le accarezzò la guancia.
- Prego – Seguì il contorno delle sue labbra con le dita forti.- è un piacere renderti felice e spero di farlo... - Le si avvicinò nuovamente alla bocca e sussurrò sulle sue labbra prima di riprendere a baciarla
- ...Per tutta la vita. -
 
 
   
 
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