Chapter 8.
Finalmente mi consideravo completa, come se avessi raggiunto il mio obbiettivo di felicità che mi ero imposta da tempo. Però il destino, il fato, chiamatelo come volete, è veramente stronzo. Attende che tu diventi veramente felice, che inizi a pensare che non  hai più bisogno di nulla, e poi arriva e rovina tutto quello che hai. Credo che la speranza sia sempre l'ultima a morire ma cazzo, è difficile vedersi crollare tutto il mondo addosso.
Tutta sta' tragedia iniziò un pomeriggio di marzo. Io e Niall ci eravamo dati appuntamento al parchetto vicino a casa, mi aveva detto che mi doveva dire una cosa importante. Io ero agitatissima, e mentre mi avviavo provavo una strana sensazione. Una specie di presentimento negativo, ma avevo deciso di non darci troppo perso, sarà il nervoso, cercavo di convincermi. Eppure arrivata al parco avevo un mal di stomaco incredibile, di quelli che ti vengono fuori quando sei al massimo del nervoso. Mi sedetti su una panchina ad aspettare, e dopo pochi minuti lui arrivò. Non mi salutò con il solito bacio, con la solita enfasi, ma con un semplice bacetto sulla guancia.
Senza dire una parola mi allungò un pacchetto di media misura, avvolto nello shiffon e un fiocchetto rosso sulla cima. Poi, assumendo un'espressione così seria e così strana, un'espressione che non gli avevo mai visto, disse:" Marti, io ti lascio. Non voglio più che tu sia la mia ragazza. Ora prendi questo pacchetto, corri a casa e aprilo. Ciao Martina,ciao." e corse via.
Io rimasi lì, come un'idiota, mentre le lacrime sgorgavano giu dai miei occhi e mi inumidivano il foulard. Non riuscivo a crederci. Mi aveva lasciato cosi, con un pacchetto. Cosa credeva, che mi avrebbe fatto da colla per rimettere insieme i pezzi del mio cuore uno stupido regalo? Anche se avevo voglia di correre da lui e dirgliene quattro, non ne ebbi la forza e decisi di andare a casa, e di aprire il mio regalo di consolazione. Volevo vedere quale cazzata materialista si era inventato stavolta, volevo proprio vedere.