Si sentiva stanco. Non fisicamente, si sentiva stanco nell’ animo.

Era adagiato su un morbido letto, accanto ad una finestra socchiusa, il venticello leggero gli soffiava sul viso e i suoi occhi, quegli occhi acquosi e profondi che avevano stregato centinaia di donne, si posarono sul giardinetto sottostante alla sua camera. I teneri germogli spuntavano a fatica tra la neve ormai sciolta, a intervalli regolari si intravedevano fiorellini sfidare il freddo. L’uomo si girò dall’altra parte, con le lacrime agli occhi. Li vedeva, erano tutti accorsi al suo capezzale, lui li sentiva respirare affannati, una bambina piccola gli accarezzò la fronte imperlata di sudore, la tenera manina arruffò quei lunghi capelli bianchi che suscitavano tanta meraviglia e splendore. Morbidi e color perla, erano tenuti assieme da un’elastico azzurro. Il petto si alzava ed abbassava sempre più lentamente, la voce rauca che sentì uscire dalla sua gola lo sorprese, era la voce di un’uomo morente...

«io, vi…»

quattro paia di occhi saettarono nella sua direzione, in trepida attesa di un’annuncio. Ma la voce dell’uomo morì subito, incapace di parlare egli sentì lacrime calde sgorgare dagli occhi e sciovolare sulle guance per finire assorbite dal cuscino. Avrebbe voluto dire tante cose, narrare altro di lui, quella parte nascosta e profonda che non conosceva nessuno, il respiro affannato prese il sopravvento insieme al panico. E poi capì. Capì che era ora, era la sua ora, era l’ora di morire. L’ansia sparì come era venuta e un debole sorriso comparve sul viso frastagliato dell’ uomo,che accolse la morte con le braccia aperte, come rincontrare un’amica perduta. E poi tutto fu bianco.