Per kiki2604, mia
fedele compagna di scleri McLennoniani!! J
I’d love to turn you on
“A crowd of people turned away, but I just had to look
having read the book…”
Fa, Mi minore, Do…
John fissava la sua chitarra, ripetendo quegli ultimi tre
accordi infinite volte per capire come andare avanti. Era certo di dover saltare
su un Do maggiore settima, ma come proseguire con le parole?
“Having read the book…” ripeté nuovamente fra sé.
Paul di fronte a lui faceva la stessa cosa.
Fa, Mi minore, Do…
“Qualche idea, Paul?”
Paul non rispose e suonò di nuovo quei tre accordi, quasi
con pigrizia. Uno dopo l’altro, più e più volte… No, nessuna idea.
“Ci serve, sai, qualcosa d’effetto… qualcosa che dia una
scossa. Cosa ne dici?” diceva John, ma Paul non lo stava davvero ad ascoltare.
Aveva perso il conto delle ore passate in quella piccola stanza
della casa di John e… sinceramente? Era stanco. Era convinto che il suo
cervello non avrebbe saputo suggerirgli alcun accordo, alcun verso decente per
completare quella canzone. E Paul sapeva che quando arrivava a questo punto,
era inutile proseguire, perché tanto non avrebbe cavato un ragno dal buco.
Tanto valeva abbandonare tutto e riprendere un’altra volta.
Così fece un arpeggio più forte, sbuffando sonoramente, e
accantonò la chitarra di lato.
“Dico che sono stanco per oggi, John.- esclamò Paul e si spostò sul letto accanto a
John – Facciamo una pausa, ti va?”
“Oh no, Paulie, prima cerchiamo
di completare questa canzone. Dobbiamo solo capire come collegare le strofe.”
Paul sbuffò, contrariato, ma non si lasciò scoraggiare;
anzi, sorrise fra sé, malizioso, e arrancò sul letto, sistemandosi dietro John.
“John… - disse lentamente e a bassa voce - …se non
abbiamo l’ispirazione, non ci verranno mai le parole giuste.”
E poi… Paul appoggiò la fronte sulla nuca di John e
ispirò l’odore dei suoi capelli, strofinandosi dolcemente contro di lui.
Ma John continuò, deciso, come se Paul fosse ancora di
fronte a lui, chitarra in mano, mente sincronizzata con la sua sulla stessa
canzone. Quando John aveva qualcosa in testa, non si distraeva facilmente. Paul
lo sapeva bene.
“Gli accordi sì, però. Che ne dici di questo?” e poi
suonò altri quattro accordi.
Do maggiore settima, Si minore, Sol, La minore settima.
“Mmm… sì, interessante…”
mormorò Paul vagamente, sfiorando con le labbra l’orecchio di John, mentre le
sue mani si aggrapparono alla camicia del compagno.
Ci stava provando, va bene. Voleva le attenzioni di John,
voleva i suoi occhi posati su di sé, le sue mani sul suo corpo… voleva farlo
rabbrividire, voleva amarlo proprio lì, in quella stanza, su quel letto, in
quel momento.
Ormai anche John avrebbe dovuto capirlo.
Già.
Ma lui era così preso da quella composizione che davvero non
sembrò accorgersi delle attenzioni di Paul. Infatti prese una penna e scrisse
sul foglietto che aveva davanti a sé gli accordi che aveva appena trovato. Era
come se fosse in un altro universo, in quell’universo in cui si lasciava andare
e da cui tornava con piccoli gioiellini, che Paul amava, tutti, uno per uno,
anche se il suo contributo consisteva solo in una nota, un accordo, una parola…
Paul socchiuse gli occhi.
Ma in fondo era come
“se”… perché in effetti quella canzone era un bellissimo lavoro di coppia,
entrambi stavano contribuendo allo stesso modo e Paul aveva bisogno che John
fosse lì con lui, a scrivere e suonare, e non a vagare nel suo universo.
Perciò era ancora tutto possibile. Poteva farlo destare
dalla sua concentrazione. Poteva, perché l’aveva già fatto prima e sapeva di
essere molto bravo in questo.
Le sue labbra si spostarono sul collo di John, lasciando
dietro di sé una piccola scia di baci leggeri, sfiorati, ma nello stesso tempo
in grado di fargli venire la pelle d’oca.
Infatti quando le labbra di Paul cominciarono a baciarlo
sul collo più appassionatamente, John non poté più ignorarlo. Una serie di
brividi cominciò a scuotere ogni fibra del suo corpo e improvvisamente la sua
voglia di completare quella canzone cominciò a vacillare.
E poi…e poi trattenne il fiato, mentre le mani di Paul
gli accarezzavano la schiena e si spostavano sul petto, dove lentamente
cominciarono a slacciare i bottini della camicia di John.
Uno per uno.
Un sorriso si allargò sul viso di John.
“Oh, Paulie, cattivo ragazzo,
che intenzioni hai?” gli domandò John, ridacchiando fra sé.
“Avanti, John, lasciati andare.” sussurrò il giovane tra
un bacio e l’altro e la sua voce era così profonda che John sentì la sua pelle
fremere, accarezzata dal suo respiro.
Poi Paul prese la chitarra di John dalle sue mani e la
adagiò delicatamente sulla sedia.
“Ma la canzone?” continuò John, mentre Paul lo faceva
stendere sul letto.
Paul scosse il capo e si lasciò scappare una risatina.
Non gli stava rendendo facile il compito! Tipico di John.
Ma John lo sapeva, sapeva che ormai era lì, con Paul, era
lì solo per lui e gli avrebbe dedicato tutte le sue attenzioni. Solo…voleva
giocare un altro po’… prima…
“La canzone?” domandò Paul, posando lievi baci sul suo
petto.
“Sai che non mi piace lasciare le cose incompiute… -
sospirò, accarezzando i capelli morbidi di Paul - Abbiamo tutte le strofe. Ci manca solo
un’ultima frase. Sai, per quegli ultimi accordi che abbiamo… deciso…”
“Tranquillo, ci verrà in
mente.” esclamò Paul, sbrigativo e gli posò un bacio sulle labbra, sperando che
si zittisse.
Ma il suo bacio fallì
miseramente: “E se non ci viene in mente, cosa diremo agli altri?”
“Ok. – sospirò esasperato,
chiudendo gli occhi - Fammi pensare…”
Poi tornò a baciarlo sul petto, ma stavolta scese sempre più
in giù, soffermandosi sull’addome piatto di John e le mani cominciarono a
slacciargli la cintura dei pantaloni.
Quando una frase comparve nella sua mente, Paul ridacchiò
sonoramente e John sollevò il capo per guardarlo incuriosito.
“Cosa?”
“Mmm… - mormorò Paul, alzando lo
sguardo per incrociare quello di John - Che ne dici di: I’d love to turn you on?”
Si scambiarono un piccolo sorriso e gli occhi di John
brillarono con malizia.
“Dico… dimostramelo!”
Eccoci
qua, buon San Valentino. Sì, lo so, non è ambientata a San Valentino ed è stata
una cosa voluta! Ahahah!
Questa
storia è nata dopo aver letto tutti i racconti su A day
in the life. John che diceva che si è trattato di un qualcosa di bello accaduto
tra lui e Paul; Paul che raccontava che quando ha tirato fuori il verso “I’d love to turn you on” si sono
scambiati “un piccolo malizioso sorriso”. E quindi da lì la mia mente è partita
con il suo solito filmino mentale.
Sinceramente
non so come sia uscita, ma è evidente l’influenza che sta avendo su di me la
traduzione della Sala Rossa, sì, pensavo a quella mentre scrivevo questa.
Alla
prossima
Kia85