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Autore: Dreammy    14/02/2013    1 recensioni
Emma si trovava all’aeroporto.
Non lo credeva vero: doveva partire, ancora.
Pensava che suo padre avesse deciso di restare a Parigi, pensava che avessero finito con tutti quegli inutili trasferimenti che la portavano ogni anno a cambiare scuola, amici, istituto di danza.
Invece non era così.

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In occasione di San Valentino (e dell'arrivo nei cinema di 'Noi siamo Infinito') ecco qui una One Shot che ci ricorda che il Vero Amore è inevitabile: arriva, prima o poi, e con lui tutte le conseguenze.
Emma e Nathan.
Due nomi fatti per stare insieme.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Les enfants qui s'aiment. 




14 febbraio 2013, aeroporto di Parigi.
 
Emma si trovava all’aeroporto.
Non lo credeva vero: doveva partire, ancora.
Pensava che suo padre avesse deciso di restare a Parigi, pensava che avessero finito con tutti quegli inutili trasferimenti che la portavano ogni anno a cambiare scuola, amici, istituto di danza.
Invece non era così.
La diciassettenne ricordava benissimo che, qualche anno prima, il padre le aveva annunciato che sarebbero rimasti a Parigi, così lei aveva iniziato a costruirsi una vita nuova: si era creata il suo gruppo di amici, aveva iniziato ad impegnarsi a scuola, aveva scelto di frequentare un istituto di danza prestigioso. Eppure era tutto finito, ancora.
Con un trolley azzurro in mano, si asciugò una lacrima che minacciava di rovinarle il trucco.
Quando l’aveva annunciato a Sophie, questa si era messa a ridere, convinta che fosse uno scherzo. Anche Emma avrebbe voluto che fosse stato uno scherzo, ma purtroppo non lo era.
Ripensò a Nathan ed un’altra calda lacrima le rigò la guancia, arrivando a bagnarle le labbra sottili. Nathan era il suo migliore amico, ma lei aveva una cotta per lui da un bel po’ di tempo ed era frustrante che non gliel’avesse detto. Sapeva che, un giorno, se ne sarebbe pentita, ma non poteva certo fare altrimenti: avrebbe rovinato il loro splendido rapporto e non ne aveva certo voglia.
Con un sospiro, si sedette sulla poltroncina del gate. L’aereo per Venezia sarebbe partito dopo qualche ora e lei aveva tutto il tempo di sprofondare nella lettura di ‘Ragazzo da Parete’, uno dei suoi libri preferiti.
E fu qualche minuto dopo che accadde.
- Emma!
Emma si sentì chiamare e, scuotendo i capelli castani, si voltò, ma non vide nessuno. Il gate era deserto, eccezion fatta per lei e suo padre.
- Emma! Emma! - di nuovo quella voce, che aveva qualcosa di stranamente familiare.
Mosse la testa a destra e sinistra e allora lo vide. Un ragazzo dai capelli neri e corti stava correndo in sua direzione, sbracciandosi per farsi vedere.
La bocca spalancata della ragazza sembrava una grossa ‘O’.
Proprio come in un film, anche lei iniziò a correre in direzione dell’altro, fino a che non si incontrarono.
Lui la avvolse con le sue braccia e la strinse forte a sé, come se non avesse voluto lasciarla andare mai più, la strinse forte, come se non la vedesse da una vita, la strinse forte perché ne sentiva il bisogno.
Fu lei ad interrompere quel momento. - Nathan! - esclamò, sorpresa. - Cosa ci fai qua? Perché sei venuto? Sai che non amo gli addii.
Nathan, che la teneva ancora per la vita, sorrise amaramente. - Devi per forza partire, Em?
- Sai che non voglio. - sospirò lei. - Ma devo.
- E lasciarti alle spalle Parigi?
- Così pare. - lanciò uno sguardo preoccupato a suo padre, che li osservava con un sopracciglio inarcato.
Le prese le mani, che fra le sue sembravano minuscole, e si lasciò sfuggire una lacrima che tentò, inutilmente, di scacciare. - E noi? Che ne sarà di noi?
Si morse un labbro. Si stava seriamente trattenendo dal dargli un bel ‘bacio d’addio’ perché sapeva che non sarebbe stato opportuno e, in più, non si sarebbe mai staccata da lui.
Lo guardò negli occhi e fu castano nell’azzurro, azzurro come il mare. Ed Emma sapeva che, così come si affoga nell’azzurro, anche lei era affogata in quegli occhi e ormai non c’era più nulla da fare: quell’acqua le era entrata nei polmoni e levarsela di dosso era impossibile.
Provò a restare lucida, senza tuttavia riscuotere molto successo. - Nate, ti giuro che ci sentiremo ogni giorno, ti invio un messaggio appena arrivo e... potremmo sentirci su Skype ogni giorno e...
La presa del ragazzo si fece ferrea. - Sai che non è lo stesso. Sai che non sarà come quando venivi a casa mia e ci guardavamo un film mentre mangiavamo un pacco di patatine, sai che non passeggeremo più insieme lungo i boulevard, sai che non potremo mangiare una crêpe e passeggiare sotto la torre Eiffel.
La verità di quelle parole la colpì come uno schiaffo inaspettato, che brucia, fa male. Non riuscì più a contenersi che tutte le lacrime che aveva cercato di trattenere fino a quel momento sgorgarono dai suoi occhi, facendoli bruciare e facendo colare tutto il mascara.
Trucco inutile.
Se le lacrime sono salate, quelle dovevano essere davvero anormali: quelle erano amare e facevano sentire alla giovane come il suo cuore si fosse ristretto alla sola vista di Nathan.
- Sì, lo so. - riuscì solo a borbottare con voce spezzata.
Alla vista degli occhi lucidi, anche il ragazzo non poté evitare un attimo di debolezza ma dal quale si riprese subito. - Mi mancherai. - disse.
- Anche tu. - borbottò Emma.
Ora, c’è da dire che pure Nathan fece un grande sforzo per limitare ciò che voleva fare: sapeva che entrambi ci sarebbero stati male, ma, si disse, cos’è in fondo la distanza per separare due ragazzi innamorati?
Nessuno, appunto.
Non faceva una grinza, il ragionamento e allora cos’altro rimaneva da fare?
Le prese il viso con le mani, soffermandosi per un attimo sulla morbidezza della pelle, per poi avvicinarsi sempre di più. Non perse tempo a poggiare le proprie labbra su quelle della tanto sospirata Emma e, vedendo come anche l’amica ricambiasse, lasciò che la propria lingua accarezzasse l’altra. Fu un bacio lungo e appassionato, quello di Emma e Nathan, agognato, un bacio che entrambi sognavano da fin troppo tempo. E ce n’erano fin troppe di parole non dette e cercarono di mettercele tutte in quel contatto che ebbe la forza di avvicinarli ancora di più. E ancora lacrime, che parevano all’ordine del giorno, lacrime che resero quel bacio salato e dolce allo stesso tempo, triste ed euforico.
Poteva sforzarsi di fare il duro quanto voleva, ma anche il ragazzo dovette ammettere a sé stesso che le sue gambe ormai sembravano sul punto di cedere da un momento all’altro, così come quelle della giovane, che insinuò le mani fra i corti capelli dell’amico.
O qualcosa di più?
Quando si staccarono, si sorrisero e si presero qualche altro secondo per abbracciarsi.
- Nate... - sussurrò Emma.
- Dimmi.
- Ce ne pentiremo, lo sai, vero?
Le lasciò cadere la mano che non aveva mai smesso di stringere, poi sorrise, malandrino. - Pentirmi per aver amato qualcuno più di me stesso? Scherzi? - quelle parole segnarono definitivamente il loro addio.
Si voltò e si precipitò sulle scalette, senza cercare gli occhi di Emma, perché sapeva che, altrimenti, non se ne sarebbe più andato.
- Buon San Valentino. - sussurrò.
Quella fu l’ultima volta che si parlarono.
Quella fu  l’ultima volta che si sorrisero.
Quella fu l’ultima volta che Parigi vide due diciassettenni trovare il Vero Amore.
E ne passarono di anni, ma posso garantirvi che mai si scordarono l’uno dell’altro.
Del resto, il Vero Amore è così.



L'angolo di Dreammy

Esultate tutti, gente: 'Noi siamo Infinito' è al cinema.
Già, peccato che qui ad Aosta non sia arrivato.
Vabbè, non divaghiamo, questi sono inutili dettagli.
Ok, diciamo che scrivere romanticosità non è proprio nel mio stile, quindi, se questa Shot fa schifo, non fatevi problemi a dirmelo...
vi comprendo a pieno!
Detto fra noi, come passerete questo San Valentino?
Io farò un'uscita al cinema con degli amici ^^
Tornando alla Shot, non esitate a lasciarmi un commento, anche una critica se è del caso, anche perché non sono molto convinta...
non volevo nemmeno pubblicare ._.
Grazie mille per aver letto!

 

~ Dreammy.

   
 
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