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Autore: Asu chan    14/02/2013    3 recensioni
« Tu hai fatto cosa?? »
Choji si lasciò sfuggire interi pezzi di patatine dalle mascelle spalancate. Shikamaru continuò a fissare ostinatamente le nuvole in cielo con aria imbarazzata.
« L’ho fatto senza pensare » ribatté, sistemando meglio le mani dietro la testa.

Scritta in occasione dell'iniziativa "Only black chocolate on Valentine's day" dell'ormai famoso forum The Black Parade
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Choji Akimichi, Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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11 Febbraio
 
Fuori il cielo era spruzzato di morbide nuvole bianche e il piccolo Shikamaru avrebbe dato qualsiasi cosa pur di trovarsi sul tetto di quell’edificio per ammirarle. Invece si trovava confinato là dentro ad ascoltare le noiosissime nozioni del maestro Iruka, insegnamenti che solo un totale idiota come Naruto non riusciva ad apprendere: era troppo impegnato a fare rumore e a mettersi in mostra per concentrarsi. D’altra parte nella loro classe in Accademia nessuno era propenso a dare ascolto all’unico adulto che si trovava spesso a richiamare all’ordine il piccolo Uzumaki, Kiba, lo stesso Shikamaru o per finire in bellezza tutte quelle giovani galline che schiamazzavano attorno a Sasuke Uchiha. Dal suo modesto punto di vista il figlio di Shikaku Nara non riusciva a comprendere come un essere così freddo ed inespressivo potesse riscuotere un tale successo tra le ragazze.
In ogni caso, la cosa più importante era che tutto quel baccano non gli consentiva, in mancanza della contemplazione delle sue amate nuvole, di dormire in santa pace.
Seccatura… brontolò tra sé e sé il ragazzino tentando di sistemare più comodamente il volto fra gli avambracci. Capì che ogni suo sforzo sarebbe stato vano nel momento in cui sentì qualcosa di duro colpirgli il capo.
« Shikamaru, smettila di dormire e ascolta! » abbaiò Iruka senza nemmeno incamminarsi per andare a riprendere il gessetto scagliato che rotolò a terra. « E anche voi, bambini! »
Improvvisamente calò il silenzio; tuttavia non era stato il giovane maestro a catturare l’attenzione degli studenti, bensì la porta dell’aula che era stata aperta con un gesto secco dopo una bussata inevitabilmente coperta dagli schiamazzi. Sulla soglia si era affacciato un uomo che nessuno fu in grado di riconoscere ma di cui tutti intuirono la provenienza grazie al simbolo del suo Villaggio inciso su una placca di ferro che teneva sulla fronte in bella vista attaccata ad uno strano turbante: era uno shinobi di Suna. Aveva la pelle abbronzata dal sole del deserto e tratti decisi e spigolosi, per quanto si potesse notare dal volto celato a metà da un velo di stoffa bianca che gli scendeva dal capo coperto. Sul lato destro del viso spiccavano due strisce rosse seminascoste dalle stesse fasce che gli coprivano la testa e la faccia.
« Oh, Lei deve essere Baki » constatò con cortesia Iruka.
L’altro ninja si limitò ad annuire sbrigativo e sospinse all’interno della stanza una bambina a cui stringeva le spalle.
« Gliela affido » disse semplicemente lasciando che la bimba fosse affiancata dal giovane maestro prima di salutarlo con un cenno del capo e richiudere la porta. Shikamaru ebbe modo di considerare tra sé quanto la gente di Suna fosse restia al contatto con gli abitanti di Konoha: d’altro canto aveva sempre sentito che tra la Foglia e la Sabbia non correva buon sangue. Fu Iruka a ridestarlo dai suoi pensieri, convogliando l’attenzione dell’intera classe sulla nuova arrivata a cui aveva posato una mano su una spalla.
« Bene, ragazzi, ora voglio che salutiate la vostra nuova compagna e la aiutiate a integrarsi nella classe. Diamo il benvenuto a Temari! »
« Ciao, Temari » esclamarono obbedientemente i bambini per poi abbandonarsi ai sussurri e ai commenti più sfrenati. Nessuno sapeva ancora che di lì a pochi giorni sarebbe arrivato uno dei due fratelli minori della biondina, entrambi strappati al loro Villaggio natio per allontanarli dal più piccolo dei tre, ormai troppo pericoloso per la sua indole omicida incontrollabile.
Shikamaru, comunque, non ascoltò i bisbigli curiosi e insinuanti dei compagni: era troppo impegnato a studiare la ragazzina con placida curiosità – si trattava pur sempre di una novità. La cosa che lo colpiva di più non erano gli abiti leggeri adatti a vivere nel deserto, poco usuali per un clima come quello della Foglia; non i grandi occhi verde acqua che scrutavano con quieta indifferenza gli altri bimbi, ma i quattro codini biondi che portava sul capo, così terribilmente simili al suo, e l’espressione insolitamente matura e quasi di sfida che mal si accostava a quell’aspetto da bambina.
Per qualche motivo sussultò quando lo sguardo di Temari incrociò il suo. Lei lo fissò per qualche istante prima di rivolgergli un mezzo sorrisetto enigmatico di cui il ragazzino non riuscì a decifrare il significato.
Ho sempre pensato che le femmine fossero una seccatura! si ricordò tra sé il bambino prima di sentire le parole del maestro Iruka.
« Perché non ti vai a sedere lassù vicino a Shikamaru? C’è un posto libero lì. »
Obbedientemente la bimba si allontanò dall’uomo per recarsi verso il luogo indicatole. Senza sapere perché il piccolo Nara si ritrovò a rabbrivire sempre più man mano che Temari si avvicinava con lentezza che pareva studiata. Istinto di sopravvivenza? Che lo fosse oppure no, il bambino decise di ignorarlo (e mai scelta fu peggiore, si sarebbe rammaricato in seguito): la sua splendida quanto irrealizzabile giornata di ozio era stata già rovinata abbastanza dal fatto di essere relegato là dentro e non poter nemmeno dormire in pace. Così si limitò ad affondare stancamente  di nuovo il viso fra le braccia emettendo un lieve sbuffo di disappunto. Si accorse che la nuova arrivata si era seduta accanto a lui dal lieve tonfo prodotto dall’abbandono della ragazzina sulla sedia.
« Mi stavi fissando. »
A Shikamaru ci volle qualche istante per capire chi gli stava parlando. Ma i suoi propositi di ozio e la sua pigrizia gli suggerirono di ignorare il suo interlocutore: ne poté percepire la stizza.
« Ma bene, quelli di Konoha ignorano pure la gente che tenta di parlare con loro. Strano, perché pensavo volessi farmi qualche domanda indiscreta sulla mia vita, sul perché sono qui e molto altro per poi raccontarlo ai genitori, come ogni altro ragazzino qui dentro. »
L’affermazione costrinse il bambino a sollevare il volto controvoglia per guardare Temari, che lo stava fissando duramente.
« Che cavolo dici? Quella è roba da femminucce » replicò con una punta di disgusto. I pettegolezzi e gli spioni erano seccanti, proprio come il genere femminile.
La biondina inarcò un sopracciglio senza staccare lo sguardo dal piccolo Nara.
« Sembra proprio che tu abbia qualche problema con le ragazze, oltre che con gli stranieri » osservò. Poi arricciò le labbra in un’espressione di rammarico così falsa che il ragazzino tremò. « Che peccato, considerando che tra poco sarà San Valentino. Sarai costretto a passarlo tristemente da solo. »
Il giovane studente dell’Accademia fece una smorfia.
« Non sono affari tuoi. E poi come puoi saperlo? »
La ragazzina scoppiò a ridere.
« In questo modo ti sei tradito da solo » esclamò. « E comunque te lo si legge in faccia » concluse avvicinando alla fronte di Shikamaru l’indice premuto sul pollice, colpendo la prima con forza. Si udì un rumore sordo e il bambino si portò le dita alla parte lesa, strofinandola con le sopracciglia aggrottate.
« Ahia » si lamentò.
Perché io? Perché tutte le seccature peggiori a me? gridò una voce nella sua mente facendolo subito pentire di non aver dato retta al suo istinto e di non essere dunque fuggito da quel luogo maledetto finché era ancora in tempo. Ma di lì a poco avrebbe fatto una cosa di cui si sarebbe amareggiato ancora di più.
« Senti un po’, visto che pensi di sapere tutto di gente che nemmeno conosci » sbottò provocando un moto di sorpresa in Temari. « Facciamo una scommessa. »
La ragazzina si ricompose e assunse un’espressione deliziata; quindi incrociò le braccia al petto e lo fissò.
« Interessante, “persona che non conosco”. Sentiamo. »
« Se io riesco a passare il giorno di San Valentino con una ragazza, allora mi lascerai in pace. »
« E se invece non ce la fai? » domandò la bionda con un ghigno che cominciava a dipingersi sul suo viso.
« Può darsi che cambi idea sulle femmine e anche sugli stranieri. »
« Non penso che tu sia disposto a farlo così facilmente. È difficile cambiare la mente di una persona. »
Il piccolo Nara sbuffò e roteò gli occhi. « Vuoi porre tu la condizione? »
L’espressione malefica della bambina si accentuò e per la terza volta Shikamaru rabbrividì, ma l’esasperazione per l’arroganza di quella ragazzina fu superiore a qualsiasi altro sentimento.
« Farai tutto ciò che ti chiedo per quel giorno. »
« Ci sto. »
Temari allungò la mano destra e il giovane studente gliela strinse.
« Anche tu non mi conosci per niente. E ricordati che non puoi più tirarti indietro » sottolineò la biondina rinnovando il ghigno crudele.
E Shikamaru capì di aver fatto uno degli errori più grandi della sua vita.
 

 
Qualche ora più tardi
 
« Tu hai fatto cosa?? »
Choji si lasciò sfuggire interi pezzi di patatine dalle mascelle spalancate. Shikamaru continuò a fissare ostinatamente le nuvole in cielo con aria imbarazzata.
« L’ho fatto senza pensare » ribatté, sistemando meglio le mani dietro la testa. « Insomma, una che non conosci nemmeno ti viene a rompere dicendo quelle cose strane… Forse a Suna sarà anche normale, ma per me è stato veramente seccante. Così ho semplicemente reagito. »
« Da come hai descritto la situazione, non mi sembra una grande idea » replicò il grasso amico riprendendo a rimpinzarsi. « Non oso pensare a cosa ti farà fare… »
A quel punto il piccolo Nara non poté fare a meno di raddrizzare il busto di scatto e fissare Choji.
« Ehi, perché dai per scontato che perderò la scommessa? »
« Tu odi le ragazze » gli fece notare il ragazzino. « O quasi. E poi con chi potresti stare? Tutte stravedono per Sasuke. Perfino Ino. »
Cavolo. Effettivamente Shikamaru non ci aveva pensato: aveva creduto di poter chiedere a qualche compagna di fingere di essere la sua ragazza o qualcosa del genere per un giorno, ma nessuna avrebbe mai rinunciato al bell’Uchiha proprio a San Valentino. Il bambino si sentì mancare la terra sotto i piedi.
« Sono fregato » constatò.
« E ti sei affondato con le tue stesse mani » infierì il piccolo Akimichi.
« Potresti anche provare a consolarmi » esclamò contrariato l’amico fissandolo con disapprovazione.
« Scusa » rispose Choji allungandogli il pacchetto di patatine e permettendogli di attingere da questo. Il futuro ninja delle ombre frugò nella confezione. « Che cosa intendi fare adesso? Vuoi chiederle di cancellare la scommessa? »
« Non credo che me lo lascerebbe mai fare » mormorò Shikamaru ritirando la mano. Si cacciò in bocca qualche patatina e masticò pensieroso. Poi all’improvviso s’illuminò di una luce speranzosa e disperata che gli procurò uno sguardo preoccupato da parte dell’amico. « Ma forse c’è ancora una possibilità! »
Il piccolo Akimichi affondò una mano nel pacchetto di patatine e si rabbuiò.
« Quell’espressione non mi piace » borbottò. « … ti prometto che piangerò sulla tua tomba. »


 

 
14 Febbraio
 
Era la resa dei conti. Il giorno del giudizio. Il termine della fatidica scommessa.
Per tutti quei giorni di attesa Temari aveva studiato e stuzzicato Shikamaru come più le piaceva e il ragazzino non aveva mai smesso di chiedersi come aveva potuto uno come lui cedere a una scommessa con una ragazza della Sabbia che neanche conosceva. Non sapeva proprio spiegarsi che cosa l’avesse colpito a tal punto in quella bambina da convincerlo ad accettare la proposta.
In un modo o nell’altro era sopravvissuto fino al 14 Febbraio senza nemmeno cercare una vera soluzione alla scommessa (non si era neppure preoccupato di chiedere a Ino o a qualsiasi altro essere di sesso femminile di dargli una mano). E Temari avrebbe sicuramente insistito per risolvere la faccenda. Il percorso fino all’Accademia per Shikamaru fu un vero tormento: continuava a domandarsi se davvero la sua idea avrebbe funzionato; se non era una cosa troppo folle; se non era un suicidio o peggio un’ammissione di sconfitta davanti a una femmina.
Devono essere creature demoniache, considerò cupamente mentre entrava nell’edificio scolastico. Capaci di far fare qualsiasi cosa agli uomini, create per indebolirli e colpirli nei momenti di vulnerabilità.
Quando raggiunse la soglia della sua classe, un brivido gli percorse la spina dorsale. Ma fu solo quando vide l’espressione di Temari colma di malvagia aspettativa una volta all’interno che capì che il suo piano non avrebbe mai e poi mai funzionato.
D’altro canto è la mia unica speranza, si disse amaramente mentre si sedeva accanto alla compagna di classe e cercava di deglutire con difficoltà. Dannazione, come poteva una femmina portarlo a un simile livello di disagio?
La ragazzina non parlò per lunghi e studiati istanti che servirono solo a far sentire più pressione al bambino.
« Allora? » chiese infine. « Dov’è la ragazza con cui trascorrerai San Valentino? »
Con quell’arpia aveva già commesso due errori. Non poteva commettere il terzo.
« …non l’ho portata » si limitò a rispondere lui e riuscì a intuire il ghigno della biondina che si allargava anche senza guardarla. Poi si voltò di scatto, prendendola di sorpresa. « Era già qui. »
Temari sgranò gli occhi incredula e sollevò le sopracciglia.
« Cos… »
« Vuoi passare San Valentino con me, Temari? »
 
 
 
La sorpresa della ragazzina di Suna non fu nemmeno la metà di quella di Shikamaru quando la vide profondersi in un sorriso deliziato.
« Non so dire se tu sia estremamente coraggioso oppure estremamente stupido » sentenziò alla fine. « Ma credo tutti e due. Accetto. »
Sbalordito, il bambino la fissò per diversi istanti con la mandibola penzoloni lasciandole il tempo di ridere di gusto.
« Mi correggo: probabilmente sei solo uno stupido. E chiudi la bocca che ti entrano i moscerini! » esclamò richiudendogli la mascella con uno schiocco.
« Vuoi dire che ho vinto la scommessa? »
« Se così ti piace pensare » rispose Temari stringendosi nelle spalle. « Ma oggi dovrai fare quello che dico io. »
Tutto l’entusiasmo di Shikamaru si spense nel giro di un nanosecondo.
« Cosa? Perché?? »
La ragazzina inarcò un sopracciglio biondo.
« Che razza di domanda è? Mi hai invitata a uscire per San Valentino. È ovvio che sia la ragazza a dover essere riverita dal maschio. Non hai proprio le basi » sospirò appoggiando il mento nella mano aperta e colpendo la fronte del malcapitato con uno scatto dell’indice.
Fu in quell’istante che il bambino realizzò mentre si massaggiava la parte lesa.
« Tu lo sapevi fin dall’inizio! Sapevi che avresti vinto la scommessa in qualsiasi caso! »
Per tutta risposta Temari distese le labbra e scoprì i denti in un largo sorriso trionfante.
« Pensi che io mi metta a fare scommesse con ragazzini più piccoli di me, che per giunta conosco poco, senza essere sicura di vincerle? »
Quella maledetta era molto più scaltra di quanto Shikamaru si aspettasse… Forse le donne non erano come pensava, o forse era semplicemente un motivo in più per temerle. Esalò un lungo sospiro rassegnato proprio mentre Iruka entrava in classe cercando di portare il silenzio (invano, visto che tutte le ragazze meno la nuova arrivata stavano sciamando attorno a Sasuke nel tentativo di strappargli un appuntamento, anche se venivano liquidate con uno sguardo di sufficienza).
« E va bene, sembra proprio che tu l’abbia avuta vinta » borbottò il piccolo Nara guardando altrove. « Però il posto dove andare lo decido io. »
« Come vuoi » replicò la bionda con il tono di chi sta facendo una grandissima e magnanima concessione.
 
 
 
Subito dopo le lezioni Shikamaru venne costretto da Temari a prenderle dei cioccolatini e a sorbire le conseguenti insinuazioni imbarazzanti da parte della commessa del negozio; dopodiché la portò al parco dove era solito guardare le nuvole con Choji e si sdraiò sull’erba lasciando che la ragazzina si accomodasse accanto a lui mentre mangiava i dolci.
Le lanciò un’occhiata distraendosi per un attimo dalle sue amate nubi.
« Me ne passi uno? »
« Assolutamente no, sono un regalo per me. »
Tu guarda questa…!
Il bambino sbuffò e tornò a fissare il cielo.
« Se sei sempre così acida, non troverai mai un uomo. »
La sentì smettere di masticare e percepì lo sguardo truce dei suoi occhi verdi trapassarlo.
« Ah sì? »
Shikamaru la guardò di nuovo e la vide profondersi in un gran sorriso di sfida.
« Scommettiamo? »
Se scommette, è perché è sicura di vincere.
Il ragazzino esitò, i suoi occhi scuri fissi in quelli brillanti di Temari che attendeva una risposta. Gli sfuggì un sorriso. Forse, se si trattava di quella suprema Seccatura, non gli dispiaceva così tanto perdere.
« Scommettiamo. »




Angolo dell'autrice (come al solito)
Ok, eccomi qui come sempre XD Questa volta non so proprio cosa dirvi, per cui sarò breve. Per prima cosa voglio dire che questa fic è stata un parto piuttosto difficile ;___; A parte la scena della scommessa finale tutto il resto era vago e confuso, chiedo perdono. Davvero. Prometto che cercherò di recuperare il vecchio smalto - e non è detto che per farlo non mi cimenti anche in nuove coppie e in nuovi fandom 8D -! Tenterò, veramente!
Nel caso non fosse chiaro, è una What If su come sarebbe stato se Temari fosse stata trapiantata fin da piccola nel Villaggio della Foglia (tanto per dare subito un tocco nero all'esistenza dei nostri due mosconi preferiti 8D). Benissimo, non so che altro dire XD Grazie mille per aver letto anche questa roba qui. E uno special thank a Claudia che come al solito ha avuto la pazienza di revisionare la storia! *-*

Come al solito la fic partecipa a una delle iniziative della Black Parade (visitate il Forum, è il Paese delle Meraviglie <3): Only black chocolate on Valentine's day! Il banner vi porterà subito nel magico mondo delle mosche nere <3
A presto!


   
 
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