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Autore: Ciulla    14/02/2013    3 recensioni
What if! Dalla puntata 6x11 (Una strana coppia, quella in cui House finge di essere gay e di stare con Wilson, tanto per intenderci)
Ovviamente Hilson :3
"“AH!” House urlò di dolore, facendo balzare Wilson in piedi.
“House! Tutto bene?”
“Oh sì, certo!” Rispose quello ironicamente. “Sai, il pavimento si sentiva solo e volevo abbracciarlo, ma poi la mia gamba si è ingelosita ed ha urlato, e so che può sembrare che io la stringa perché mi fa male, ma in realtà la sto solo consolando.”
James sbuffò, sereno nel constatare dai modi di House che non era niente di grave. “Alzati, ti accompagno in camera tua.”
“Mi hai preso per un invalido?” Chiese House.
“No”, rispose Wilson ridendo, “Ti ho preso per un invalido che ha scordato il bastone in camera! Ora vieni qua e lasciati aiutare.”"
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy, Taylor Eric Foreman | Coppie: Greg House/James Wilson
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Sesta stagione
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Era mezzanotte, e Wilson non riusciva a dormire.
Quel giorno eventi assurdi si erano susseguiti l’uno dopo l’altro, e lui non sapeva più cos’era vero e cos’era finzione, immerso com’era tra fittizie richieste di matrimonio e improbabili dichiarazioni.
L’oncologo sospirò. Gli era piaciuto, in fondo. Far credere a tutti di essere gay... Scherzare sul suo rapporto con House... E non l’avrebbe mai ammesso a nessuno, ma in una maniera irrazionale si era sentito davvero bene. Pur sapendo che il diagnosta era ironico quando l’aveva chiamato amore, in quel momento non aveva potuto fare a meno di permettere al suo cuore di accelerare il battito, alle sue guance di imporporarsi e ad un enorme e insensato sorriso d’aprirsi sul suo volto. Pur sapendo che non era che uno stratagemma per arrivare al letto di Nora, questo teatrino l’aveva reso, per qualche strano motivo, felice.
Wilson sospirò nuovamente. Ormai però era tutto finito. Dopo quello che era successo House avrebbe chiarito che erano entrambi etero e quella messinscena sarebbe finita. Tutto sarebbe finito. Non avrebbe più potuto dar sfogo ai propri sentimenti senza il timore d’esser preso sul serio.
Terzo sospiro. Non gli piaceva l’idea di amare davvero House, no. Ma era successo; senza sapere come, aveva cominciato pian piano col rendersi conto che il suo amico lo aveva aiutato a superare molti traumi passati, che l’aveva sempre tirato su e che ormai non poteva più fare a meno della sua costante presenza; anche se, ovviamente, conoscendo Gregory, era una presenza un po’... Beh... Particolare.
Quarto sospiro. James si rigirò nel letto, per trovare una posizione comoda che gli consentisse il riposo e gli impedisse di pensare ad altro.
Cosa, inoltre, abbastanza difficile, se “l’altro” in questione apre la porta di camera tua fiondandosi dentro, zoppicando e squadrandoti furiosamente.
“Wilson! Sto cercando di dormire.”
“E cosa te lo impedisce?” Chiese perplesso l’oncologo.
“I tuoi sospiri! Cosa hai da sospirare così forte? Non ti sei lasciato con la ragazza, perché l’ultima con cui ci hai provato è ancora convinta che ci sposeremo a breve; non è morto nessun paziente di recente; che cosa hai?”
“Niente”, rispose Wilson dandogli le spalle. “Torna a dormire, non ti disturberò più.”
“Lo spero”, rispose il diagnosta. Senza preoccuparsi più dello stato d’animo del suo amico, si voltò per tornare nella sua camera; ma la gamba malata gli fece uno scherzo e lo fece cadere a terra.
“AH!” House urlò di dolore, facendo balzare Wilson in piedi.
“House! Tutto bene?”
“Oh sì, certo!” Rispose quello ironicamente. “Sai, il pavimento si sentiva solo e volevo abbracciarlo, ma poi la mia gamba si è ingelosita ed ha urlato, e so che può sembrare che io la stringa perché mi fa male, ma in realtà la sto solo consolando.”
James sbuffò, sereno nel constatare dai modi di House che non era niente di grave. “Alzati, ti accompagno in camera tua.”
“Mi hai preso per un invalido?” Chiese House.
“No”, rispose Wilson ridendo, “Ti ho preso per un invalido che ha scordato il bastone in camera! Ora vieni qua e lasciati aiutare.”
House, contagiato dalla risata del suo amico, si appese al collo di Wilson e si alzò in piedi; zoppicò fino in camera sua e si lasciò cadere sul letto, sempre aggrappato a lui; inevitabilmente se lo trascinò dietro.
“Oh che peccato!” Disse il diagnosta, quando si ritrovò sdraiato e con il corpo non leggero di Wilson sopra di lui. “Sarai costretto a dormire qui con me stanotte!”
“Non fare il bambino e lasciami andare, House!”
Gregory mise il broncio. “Dottore cattivo! E se cado dal letto e mi faccio di nuovo la bua chi me lo dà il lecca-lecca colorato? Devi proprio rimanere qua con me.”
Dopo qualche ulteriore tentativo di protesta, James cedette e smise di dibattersi. Tempo qualche minuto e sentì il respiro di House farsi più pesante, quindi cerco di alzarsi. La mano del dormiente però gli afferrò la maglietta e lo tirò nuovamente giù; poi l’uomo si accoccolò sul suo petto e mormorò qualcosa che a Wilson sembrò un ‘Io e Jimmy siamo entrambi eterosessuali convinti’. Sospirando, l’oncologo si arrese definitivamente al volere di House; prima di addormentarsi anch’egli, affondò il naso nei suoi corti capelli, e inspirò profondamente il suo profumo. Odorava di casa.
 

Quando si svegliò, la mattina dopo, trovò ancora House comodamente sistemato sul suo petto, e credendolo ancora addormentato, gli accarezzò piano la testa.
“Ben svegliato”, biascicò allora il diagnosta. Wilson sussultò, allontanando la mano dai capelli di House. “Dormito bene?” Gli chiese.
Gregory scosse la testa. “Hai smesso di sospirare, ma hai cominciato a parlare nel sonno. ‘Oh Amber, perdonami!’ e ‘Gregory House, mi vuoi sposare?’ Dev’essere stato un incubo. A proposito, mentre dormivi è passata Nora, ieri sera le avevo prestato le chiavi visto che siamo diventate grandi amiche. Era felice per la nostra riconciliazione. E credo pensasse fossimo nudi, sotto le coperte. Sarà molto più difficile convincerla che non siamo realmente gay ora.”
“Idiota!” Sbottò Wilson. “Perché mi hai tenuto qui ieri sera?”
“Perché ho bisogno di te, amooooore!”
House stava scherzando, e James lo sapeva. Eppure non poté impedire al suo cuore di accelerare e il diagnosta, ancora appoggiato sul suo petto, lo sentì. E non poté fare a meno di diagnosticare.
“Wilson, stai bene? No, che domanda stupida, sei in tachicardia. Hai assunto quantità esagerate di caffeina ultimamente?”
“No House, io..”
“Hai problemi di ipertensione?”
“House, non esagerare, è solo...”
“Non minimizzare, potresti avere un inadeguato apporto ematico al cuore dovuto a un’insufficienza cardiaca, oppure...”
“House non ho niente! Ora mi passa.”
Gregory si zittì, e Wilson immaginò di averlo convinto. Invece l’uomo aveva semplicemente avuto un’altra geniale intuizione, trovando la diagnosi corretta, ed era rimasto senza parole. Attese che l’amico si calmasse, poi alzò una mano per accarezzargli il viso; e mentre la mano vi passava dolcemente sopra sentì nuovamente il battito del suo amico accelerare, e impallidì.
“House, io...” Tentò di giustificarsi James, ma l’altro si alzò di scatto, borbottando che doveva andare al lavoro e chiudendosi in bagno.


“House!”
La Cuddy inseguì il diagnosta lungo il corridoio, finché non lo raggiunse e lo costrinse a voltarsi. “Cosa ti prende oggi? Non segui un caso, ti aggiri come un fantasma per i corridoi dell’ospedale...”
“E qual è il problema?” La interruppe House. “Lo faccio sempre!”
“Sì, ma di solito lo fai durante il tuo orario lavorativo. Ti sei presentato con tre ore e mezza d’anticipo, il che è già di per sé strano. Ti sto parlando non come tuo capo, ma perché sono preoccupata per te...”
“Wilson mi ama”, la interruppe a bruciapelo, lasciandola senza parole.
“Beh, ti vuole bene, è tuo amico...”
“No no, mi ama nel senso di amare, sai, quella cosa di quando ti batte forte forte il cuore come ad un’adolescente innamorata e hai una folle voglia di scop...”
“Ho capito”, disse la donna. “Ma da dove ti salta fuori quest’idea?”
“I nostri vicini pensano che siamo gay, e ieri per impedirmi di andare a letto con una ragazza mi ha chiesto di sposarlo. Stanotte abbiamo dormito insieme e nel sonno continuava a chiedermi di sposarlo. Stamattina mi sono accorto che ogni volta che lo chiamo ‘amore’ o che lo accarezzo il suo cuore prende il volo. Tu come lo chiameresti?”
La Cuddy sorrise enigmaticamente. “House, anche ammesso che sia vero, sembra, diciamo, reciproco. Come dire, avete dormito insieme, lo chiami ‘amore’ e lo accarezzi; non è che sei tu quello innamorato?”
“Abbiamo dormito insieme perché ieri il pavimento ha attentato alla mia salute; l’ho chiamato amore ironicamente; la carezza era un test per confermare le mie ipotesi. Oh mio Dio, Wilson mi vuole stuprare!” Concluse fingendosi sconvolto.
“No, non è vero!” Esclamò una voce alle sue spalle. Dal nulla era comparso proprio Wilson, che ora si avvicinava di fretta e con aria minacciosa. “Sai House, anche tu ieri hai parlato nel sonno, mentre una tua mano mi impediva di tornare in camera mia.”
“Ma il mio cervello non smette di lavorare mentre dormo, quindi non posso aver detto niente di compromettente!”
“Mi hai chiamato Jimmy. Jimmy! Non c’è nomignolo più gay di questo.”
“Ero ironico.”
“Stavi dormendo!”
“Non smetto di essere ironico quando dormo!”
“Di che cosa state discutendo, voi due?” Chiese curioso Foreman passando loro vicino.
“Della cotta che Wilson ha per me!” Esclamò House.
“E che lui ricambia!” Concluse Wilson. Il diagnosta si voltò verso di lui. “Allora confessi!”
“No che non confesso!”
“L’hai appena ammesso! Hai implicitamente ammesso che hai davvero una cotta per me!”
“Ha ragione, l’hai fatto.” Assentì Foreman.
“Proprio così”, concordò la Cuddy. “Ma anche House l’ha fatto. Non ha contestato la tua risposta.”
“Io sono fuggito di casa! Non basta ad affermare la mia eterosessualità?”
“No House, basta ad affermare che hai una gran paura dei tuoi sentimenti, come al solito.”
“Oh, al diavolo te, donna, e al diavolo tutti voi!” Sbottò Gregory; e si allontanò.



Quella notte Wilson rientrò tardi, e, certo che il suo coinquilino stesso già dormendo, si diresse verso la propria camera. Il giorno dopo avrebbero parlato seriamente, questo era poco ma sicuro; ma ora voleva solo riposare.
Purtroppo il fato era contro di lui. Il proprio letto era occupato da una figura umana che vi poltriva comodamente sopra. House.
Avvicinandosi con un sospiro, James lo scosse con forza per svegliarlo.
“House? House!”
“Dì alla Cuddy che mi do malato, sono troppo stanco”, biascicò quello nel dormiveglia. Wilson ridacchiò. “Non ce n’è bisogno, tranquillo. E’ notte fonda.”
“E allora cosa mi svegli a fare?” Chiese perplesso. Poi si guardò intorno, e realizzò. “Oh. Ti stavo aspettando per parlare e mi sono addormentato.”
Wilson si sdraiò sospirando accanto a lui. Stavano stretti, ma entrambi erano stranamente a proprio agio. “Se vuoi parlare di quello che è successo oggi, non ho più intenzione di negare; vorrei solo che questo non cambiasse le cose e tu non te ne andassi via.”
House sorrise amaro. “E dove andrei? Con chi vivrei? Chi mi difenderebbe dalla Cuddy e le ruberebbe un appartamento per punirla d’avermi fatto soffrire? Chi mi pagherebbe il pranzo? Chi…”
“Ti ringrazio per il tuo affetto disinteressato, House”, lo interruppe ironico Wilson. “Ora, se abbiamo chiarito, puoi anche tornare da dove sei venuto.”
“E’ troppo stretto ormai, e poi non sono nemmeno sicuro che l’utero di mia madre sia ancora in grado di ospitarmi…”
“House! Camera tua!”
“Perché? Qua mi trovo meglio! E poi stanotte mi è piaciuto dormire con te, perché non possiamo rifarlo?”
“Perché generalmente solo persone che si amano dormono insieme!”
“E noi non ci amiamo?”
Sorpreso da questa domanda, Wilson sorrise. Anche House sentiva lo stesso che sentiva lui, ormai ne era sicuro. Solo, era ancora più incapace di lui ad esprimerlo. Stavolta fu lui ad appoggiare la testa sul petto del diagnosta,e ad accoccolarsi comodo. Stava già per addormentarsi quando senti una voce chiamarlo. “Wilson?”
“Sì, House?”
“Sì.”
“Sì cosa?”
“Sì voglio sposarti.”
Wilson ridacchiò, conscio che era la cosa più simile ad una dichiarazione che si sarebbe potuto aspettare. “Va bene House, ne parleremo più avanti”, disse ironico. Gli lasciò un lieve bacio sulle labbra, e poi affondò il viso nell’incavo tra collo e spalla, e inspirò profondamente.
Curioso, House lo osservava di sottecchi. “Di cosa profuma?” Chiese.
Wilson sorrise. “Profuma di… Casa.”



NOTE DELL'AUTORE
Credo sia inutile specificare l'errore nel titolo. So che la frase corretta è "It smells like home", ma ho scritto House per motivi, credo, piuttosto palesi :P
   
 
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