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Autore: Notperfect    14/02/2013    3 recensioni
Dakota, abbandonata alla nascita, è una diciannovenne cresciuta per le strade del Bronx. L'ambiente in cui ha vissuto l'ha resa una ragazza violenta e forte, decisa e determinata a voler entrare a far parte di un gruppo di criminali, capitanato da un certo Justin.
***
-Woah, sembri una che sa il fatto suo-. Esordì sorpreso. –Non male per una ragazzina viziata-.
-Non sono una ragazzina viziata-.
-Il tuo aspetto dimostra il contrario-. Indicò i miei piedi.
Lo sapevo, indossare tacchi ad un incontro del genere non era stata una bella idea, ma erano le uniche scarpe che mi piacevano.
-Ho sentito parlare molto di te, ma non sapevo che dessi giudizi così affrettati. I tacchi che indosso potrei ficcarteli giù per la gola, facendoti notare la differenza di lunghezza con il tuo amichetto-.
Chiuse la bocca in una linea sottile e dal suo sguardo sembrava essersi infastidito.
***
-A cosa pensi?-. Mi chiese incuriosito ma nel suo tono di voce c'era divertimento e menefreghismo.
-Penso che se una persona ti vuole, ti prende e ti fa sua. Senza limiti, senza scuse, senza bugie-.
Serrò la mascella.
Per la prima volta, Justin Bieber, non sapeva cosa dire.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.

 


Dakota’s point of view
-Tieni, questa è la tua attrezzatura-. Ryan, uno degli uomini di Justin, mi porse una pistola, un telecomando e un cellulare. –E’ tutto ciò che ti serve-.
Annuii, prendendo quelle cose e mettendole nella mia borsa.
Quella stessa notte mi avevano comunicato che avremmo ‘fatto visita’ ai The Killers perché avevano chiesto un incontro.
Non sapevo di preciso di cosa dovessero discutere, ammesso che si discutesse in quel genere di incontro.
Si incamminò verso il soggiorno dov’erano tutti gli altri.
Quell’edificio era davvero enorme. Comprendeva circa cinque camere da letto, due bagni, un soggiorno e una cucina. In più c’era una specie di magazzino, al quale si arrivava tramite un passaggio nascosto nel muro, che conteneva armi e documenti.
-Oh, come mai non indossi scarpe col tacco?-. Mi chiese Justin, ghignando.
Alzai un sopracciglio, lasciando che si sentissero solamente le risate di quei cinque malati mentali. Cosa che stavo per diventare anch’io.
-Che c’è? Il cane ti ha morso la lingua o non ha una risposta a tono da darmi come tuo solito?-.
-Come tuo solito?-. Ripetei le sue ultime parole, sorridendo quasi disgustata. –Non penso di aver trascorso tanto tempo con te, tanto da farti capire quali sono le mie abitudini-.
-Oh, eccola qui la tua acidità. Spero tu sia pronta per stanotte. Non è una cosa da prendere alla leggera. Sappi che potrebbe scapparci anche il morto-. Rise rumorosamente, facendo ridere anche gli altri quattro.
Odiosamente odiosi.
-Chi ti ha detto che io sto scherzando? Mi sembra di avere un’espressione seria e decisa, così come l’avevo qualche ora fa-. Dissi distrattamente, con un non so che di superbo che infastidì il capo.
Justin si alzò dal divano furiosamente, avvicinandosi a passo svelto.
Dentro stavo per morire e avrei giurato di star sudando.
-Senti ragazzina..-. Afferrò il mio polso con tutta la forza che aveva in corpo. -…inizia a chiudere la tua fottutissima bocca così avremo una convivenza più pacifica. E smettila di dire stronzate, le tue battutine mi fanno girare i coglioni-.
Aveva lo sguardo infuriato ma io non lo temevo in quel momento.
-Questo è un tuo problema-. Replicai determinata.
-Non mi sembra il caso di continuare questa discussione. E’ ora di andare-. Chaz, uno degli scagnozzi, intervenne preoccupato, tirando per un braccio Justin il quale si allontanò passandosi una mano tra i capelli.
Avevo esagerato, certo. Ma io lavoravo per lui, non c’era bisogno anche di ‘convivere pacificamente’, come aveva detto lui.
Justin, Ryan e Lil salirono su un SUV nero che si trovava nel garage dell’edificio.
Io, Chaz e Chris in un altro parcheggiato proprio accanto al primo. Vi erano altri due SUV. Dovevano essere davvero ricchi e allo stesso tempo pensai se avessero delle famiglie alle loro spalle. Non sapevo neanche quanti anni avessero e quali erano i loro cognomi. Tutto ciò che conoscevo di loro era il loro volto…e che erano dei criminali spietati.
-Allora?-. Interruppi il silenzio che era in auto, avvicinandomi da uno dei sedili posteriori, verso quelli anteriori. –Cosa si deve fare in queste circostanze?-.
I due ragazzi si guardarono, ridendo.
-Beh, dolcezza, ti sei mostrata così decisa prima ed ora non sai neanche cosa fare?-. Chiese Chris con ironia.
Quell’ironia nel suo tono di voce gliel’avrei ficcata in uno dei tanti buchi che aveva sul corpo.
-Sai com’è…-. Dissi sarcastica. -…Non so neanche dove siamo diretti e chi avrò il piacere di conoscere-.
-Non sarà un vero piacere-. Intervenne Chaz. –Stiamo andando in un pub poco distante da qui, è sulla ventiduesima. A quest’ora è deserto e il proprietario ci lascia il via libera per i nostri incontri-. Spiegò.
-E di che genere di affari si tratta?-. Domandai interessata.
-Il boss dei The Killers, Brian, ha intenzione di prendere il comando degli scambi commerciali di sigarette. Noi abbiamo quel ruolo da una vita, lui non ne ha il diritto. Gli intimeremo solamente di non fare mosse sbagliate o l’ultima cosa che gli diremo sarà di dire un’ultima parola davanti ad una pistola-.
-Oh, figo-.
 
Justin’s point of view

Quella ragazzina mi stava sulle palle. Non avevo neanche capito perché avessi accettato di farla entrare in squadra quello stesso pomeriggio.
Lei sarebbe diventata un problema, ne ero sicuro, ed io ne avevo fin sopra i capelli di problemi.
Smisi di pensare a quanto la odiassi, spegnendo il motore dell’auto. Ora avevo un altro dei tanti problemi di cui occuparmi.
Mi avvicinai a Chaz, Chris, Lil e Ryan e seguiti dalla mocciosetta ci dirigemmo verso l’interno del locale, naturalmente deserto.
Notai due auto parcheggiate e capii che quei figli di puttana erano già arrivati.
Immaginavo già la faccia da pesce lesso di Brian mentre beveva una birra e quella banda di idioti che lo circondavano in continuazione, come se fosse sempre in pericolo e lui non avesse le forze per difendersi.
Cosa che era per davvero.
Brian era un codardo, sul serio.
-Bieber!-. Esclamò Brian, vedendomi entrare.
-McCollins-. Chinai in uno scatto la testa, facendo cenno con la mano. –Come mai già qui?-.
-Be’, non volevo far aspettare nessuno, tantomeno un uomo della tua portata-. Marcò la parola ‘uomo’, sorridendo.
La mascella si contrasse e pregai Dio di farmi stare zitto e di non farmi reagire.
Lui aveva solamente qualche anno in più a me e, sinceramente, sembrava un ottantenne rincoglionito.
Ricambiai il suo sorriso tremendamente falso, sedendomi su una sedia libera. Anche i ragazzi lo fecero. Anche Dakota.
-Oh, hai una nuova arrivata?-. Domandò incuriosito, aguzzando la vista verso Dakota la quale lo guardava disgustata. –Dovresti presentarmela-.
-Siamo venuti qui per parlare di affari, non vedo come la ragazza possa centrare-. Intervenne Lil.
-State calmi, Evils-. Sbottò calmo, enfatizzando l’ultima parola. –Voglio solamente fare nuove amicizie-.
Brian si alzò, avvicinandosi pericolosamente a Dakota che non si mosse di una virgola.
-Sono estasiato di conoscerla…-. Pronunciò, aspettandosi una risposta da Dakota.
-Non penso le interessi sapere come mi chiamo, anche perché non ci sarà occasione in cui lei possa chiamarmi col mio nome-. Dakota era calmissima.
Dovevo dire che era davvero brava a nascondere le emozioni e a dare risposte secche e decise.
Trattenni un sorriso, alzando un sopracciglio.
Brian la guardò un istante senza parole. Non sapeva cosa dire né cosa fare. Dopodichè si lasciò scappare una risata, alla quale tutti i suoi uomini contribuirono.
-Quando avrai occasione di gridare il mio nome per il piacere, anche io dovrò farlo…non credi, cara?-. Continuò McCollins con un sorrisetto da ebete in volto.
Mi stava facendo arrivare il sangue al cervello. Non aveva il diritto di parlare in quel modo a qualcuno che era di mia proprietà.
Stavo per intervenire e porre fine a quella sceneggiata quando Dakota lo fece al mio posto.
-Sei così scontato e banale che mi ricordi tanto un capello in bocca: irritante. Semmai pronuncerai il mio nome, sarà per un motivo che a te non farebbe piacere…penso che a chiunque non farebbe piacere avere una pallottola ficcata in gola-. Concluse con un sorrisetto sforzando ma al tempo stesso lo trovai adorabile.
Quella ragazza era una forza della natura. Sapeva sempre cosa dire al momento giusto, e anche quando il momento era sbagliato, ciò che diceva risultava esser giusto e convincente.
Era anche carina, forse di più. L’avevo osservata e di sicuro i suoi lineamenti aggraziati e il suo corpo slanciato e formoso non li avevo sottovalutati. E aveva un modo di fare e di parlare che, a mio parere, era davvero sexy.
Brian, dopo averla fissata per un po’ negli occhi, si voltò verso di me. –L’hai addestrata bene, Bieber-. Commentò meravigliato. –Non pensavo fossi in grado di piegare ai tuoi stesse livelli anche una ragazza. Sono allibito-.
-Non devo piegarmi per raggiungere i suoi livelli-. Aggiunse Dakota, infastidita. –Siamo alla pari, io e lui e sinceramente penso che lei, signor Brian, debba prendere una scala per raggiungerci perché un uomo, un vero uomo d’affari, saprebbe perfettamente che questa non è un’occasione per fare ciò che sta facendo lei-.
Woah, con questo si meritava la mia stima.
Se non era brava con le armi e con le mani, con le parole era un asso.
Risi flebilmente alle sue parole, notando che anche gli altri lo stavano facendo silenziosamente. Non considerare Brian McCollins un serio uomo d’affari e dirglielo sfacciatamente in modo così spontaneo, non era mai stato fatto. Penso che lei fosse stata la prima.
-Hai ragione, ragazza-. Disse Brian. Col suo tono di voce cercava di scaraventare tutto come uno scherzo ma era chiaro che dentro era molto molto infuriato.
-Passiamo agli affari, McCollins-. Sbottò Ryan, battendo le mani in due colpi secchi. –Siamo qui per questo, giusto?-.
Dopo aver ottenuto il consenso di tutti, mi avvicinai nuovamente a Brian.
-Mettiamola così, McCollins: tu te ne vai altrove e non metti le mani sui nostri affari, e noi ti risparmiamo la vita-. Articolai sicuro di me, sapendo che avrei potuto contare sull’aiuto dei ragazzi se Brian avesse reagito violentemente alle mie parole.
-Non penso sia una scelta equa-.
-Oh, io penso di si. Anche perché non vorrei mai che uno dei miei più grandi rivali muoia. Sarebbe una tragedia per me non potermi più divertire con un codardo come te-.
In una fazione di secondo, Brian si avvicinò ancora di più, sferrando un pugno nel mio stomaco.
Mi chinai a mezzo busto, sorpreso dalla sua reazione.
Da quando aveva tutto questo coraggio e tutta questa forza?
I ragazzi si posizionarono dietro di me, pronti ad attaccare ma, con un gesto, li calmai.
Subito mi ricomposi, scrocchiando il collo.
-Non ci siamo capiti-. Affermai. –A comandare qui sono io, questa è la mia zona, questi sono i miei affari. Tu non ci sei nel mio quadro così come non hai il diritto di pensare che ora la passerai liscia per quello che hai appena fatto-. Strinsi i denti, così come i pugni. Gli diedi un calcio dritto ai suoi gioielli, che tanto brillanti e resistenti non erano.
I suoi scagnozzi imitarono i miei uomini. Eravamo schierati gli uni contro gli altri ma nessuno sembrava pronto a cominciare lo scontro fisico.
Non sapevo se Dakota fosse dietro di me o ancora seduta sullo sgabello vicino al bancone del bar. Non potevo girarmi per controllare, avrei ricevuto un altro pugno da quel bastardo.
-Penso che sia ora di chiudere baracca e fare ritorno a casa eh, Bieber?-. Chiese uno di loro.
Lo guardai torvo. –Cosa c’è? Avete paura? Volete la ritirata?-.
Il ragazzo ricambio il mio sguardo e sembrava sul punto di esplodere.
-Andiamo Bieber-. Iniziò Brian. –Smettiamola. Sono affari, non è necessario che si arrivi a questo-.
-Fino a prova contraria, sei stato tu a sferrargli un pugno-. Una voce delicata ma piena d’odio e ritegno mise fine alla nostra conversazione.
Mi voltai, vedendo Dakota in piedi con le braccia conserte. Era calma, come sempre. Sembrava che niente la condizionasse.
-Ehi, ehi, ehi…la nuova arrivata è davvero un osso duro-.Commentò Brian, andandole vicino.
Nuovamente la distanza tra i due era modesta e questo mi fece arrabbiare di più di quanto già non lo fossi in partenza.
Brian accarezzò il suo viso, afferrando poi il suo mento. Dopodiché la squadrò da capo a piede, annuendo con la testa. -Non sei niente male. Immagino quanta grinta metti a letto-.
-Dovresti vedere quanto ne metto quando faccio a botte-. Rispose prontamente. –Magari vuoi averne un assaggio?-.
Brian rise rumorosamente fin quando si allontanò e ritornò verso me. –Ottima scelta, Justin-. Mi diede una pacca sulla spalla. –Vorrei essere al posto tuo e scoparla ogni notte-.
-Noi non scopiamo-. Intervenne la ragazza, chiaramente infuriata. Si avvicinò, mettendosi accanto a me.
-Oh, davvero? Bieber, ti credevo più intelligente-. Si rivolse verso di me, regalandomi un sorriso malizioso.
-Falla finita McCollins. Noi ce ne andiamo. Questo non è un incontro con uomini d’affari, sei solo un buffone che non sa lavorare-. Detto questo, io e i miei ragazzi ci voltammo e uscimmo dal locale.
Ci dirigemmo verso i SUV, pronti a salire nei vari gruppi in cui eravamo all’andata.
-Lil, Ryan-. Chiamai i due ragazzi che avevano già aperto le portiere. –Andate con Chaz e Chris. Dakota…-. Aprii la portiera dell’autista, sedendomi sul sedile. –Tu vieni con me-.
Chiusi lo sportello e misi in moto l’auto. Non schiacciai il piede sull’acceleratore fin quando non la vidi salire in auto e fare un’espressione strana, quasi impaurita, mentre chiudeva la porta.
A quella sua reazione, sorrisi divertito.




Ditemi cosa ne pensate di questo capitolo, e della storia in generale!
Accetto di tutto perchè vorrei sapere se
qualcuno seguirà questa storia o meno.
Spero vivamente che vi abbia incuriosite! Naturalmente
questo è solamente il secondo capitolo ed è un po' noioso, ma
col passare del tempo capirete che questa storia è tutto, fuorchè noiosa!
Grazie per l'attenzione e, per favore, recensite! Continuo a 3 recensioni :)
Un bacio, notperfect.

   
 
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