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Autore: metaldolphin    14/02/2013    8 recensioni
"Lui rimase a guardarla con gli occhi sbarrati, sudando freddo, incapace di muovere un muscolo.
-Cosa credi di fare, in camera mia?-
Sul ponte, tutti si bloccarono alle urla, poi videro quella che sembrava la sagoma dello spadaccino, sfondare la paratia di legno per finire in mare.
Dopo il primo attimo di sconcerto che li bloccò, si precipitarono a recuperarlo."
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non toccavano terra da quasi due settimane e l’equipaggio era annoiato dalla monotonia della navigazione.
Cielo e mare, mare e cielo… niente di particolare, niente di nuovo.
-Ci fosse almeno una tempesta- aveva mormorato Rufy, spalmato come solo lui poteva fare, sul parapetto; somigliava tanto ad uno straccio messo ad asciugare.
Il sonoro pugno della navigatrice non tardò ad arrivare.
-Ma cosa dici?- urlò -Dobbiamo essere per forza in pericolo, per non farti annoiare?
-Nami! Mi hai fatto male!- lamentava il capitano, massaggiando la zazzera nera.
-La mia dolce Dea ha ragione!- cinguettò il cuoco, portando un vassoio con due bibite fresche per Robin e Nami, che lo accolsero con un caloroso sorriso.
In brodo di giuggiole, Sanji svolazzava attorno alle due ragazze. “Storia di ogni giorno” pensò la rossa. Poi si bloccò.
No.
Oggi qualcosa non andava proprio.
Si guardò attorno; tutti i membri dell’equipaggio erano intenti ai loro soliti impegni: Brook di vedetta, Robin con lei, Sanji a girare intorno a loro, Chopper dormicchiava sull’archeologa, Usop e Franky a sistemare la porta che il cuoco e lo spadaccino avevano rotto in una delle solite liti…
Ecco!
Zoro!
Non era in giro e non era nemmeno intervenuto, come suo solito, a sedarlo quando il cuoco le si faceva troppo vicino… dove poteva essere finito?
Schivando le braccia tentacolari del biondino, Nami fece un rapido giro della Sunny, senza risultato.
Le rimanevano soltanto le camere, ma non aveva il coraggio di vedere se fosse a dormire nella sua e si fermò davanti la porta.
Con un sospiro, si era decisa e, posata la mano sulla maniglia, col cuore che batteva all’impazzata, aprì la porta.
Sporse, nervosa, la testa nella penombra.
Attese che gli occhi le si abituassero alla scarsa luce e scrutò, attenta, l’ambiente spoglio della camera di lui..
Niente da fare, non era neanche là.
Sempre più curiosa, Nami non sapeva più dove cercare. Scosse la testa e decise di passare un attimo in camera propria a prendere un libro, prima di risalire all’aperto.
Le uscì, quasi, il fumo dalle orecchie, quando vide l’oggetto delle sue ricerche, uscirne di soppiatto!
Zoro, infatti, stava chiudendo la porta cercando di non fare rumore, quando lei lo arpionò (in maniera figurativa, eh!) con un durissimo tono di voce: -Brutto idiota e testa di verza squattrinata!- urlò
Lui rimase a guardarla con gli occhi sbarrati, sudando freddo, incapace di muovere un muscolo.
-Cosa credi di fare, in camera mia?-
Sul ponte, tutti si bloccarono alle urla, poi videro quella che sembrava la sagoma dello spadaccino, sfondare la paratia di legno per finire in mare.
Dopo il primo attimo di sconcerto che li bloccò, si precipitarono a recuperarlo.

Intanto, la furibonda Nami entrava in camera sua a recuperare il suddetto libro e a controllare che l’idiota non avesse combinato chissà che guaio.
Aperta la porta, però, l’unica cosa che fece, oltre a bloccarsi, fu di farsi scivolare due lacrimoni lungo le guance ancora arrossate dall’ira: sul tavolo, un meraviglioso mazzo di tulipani freschi, faceva bella mostra di sé nel vaso… tulipani arancioni!
Un bigliettino chiaro spiccava in quel tripudio di arancio e verde.
Con mano tremante, lo aprì.
La grafia dello spadaccino aveva vergato solo poche parole:

14 febbraio.
Solo per te.
Zoro.


Sentì il cuore esploderle nel petto e volò sul ponte di coperta, il volto inondato di lacrime, giusto in tempo per vedere Rufy che tirava su dal mare un fradicio spadaccino con un occhio nero.
Vedendola spuntare di botto, quello si ritrasse istintivamente… come dargli torto?
Poi, però, se la vide volare tra le braccia, affondargli la testa nel petto e sentirla singhiozzare, mentre chiedeva scusa.
La ciurma era interdetta, mentre assisteva a quella scena, solo Robin ridacchiava e Sanji si mise ad ululare di dolore.
La rossa sembrava sparire tra le braccia di Zoro. -Perdonami... Perdonami...- continuava a mormorare.
Si mossero insieme, senza bisogno di qualsiasi accordo, e scomparvero sotto coperta, incuranti degli altri.
Una volta in camera di lei, Nami lo aiutò a spogliarsi, con malcelato imbarazzo, poi lo fece entrare in bagno, dove una doccia calda lo rinfrancò dal gelido bagno imprevisto e gli tolse la salsedine dal corpo.
Non c’erano state parole, tra loro, quando anche lei si spogliò e lo raggiunse sotto il getto bollente.
Più tardi, molto più tardi, mentre erano nella penombra, tra le lenzuola e lei seguiva col dito la cicatrice enorme sul petto di lui, l’uomo la sentì chiedere, in un sussurro: -Come hai fatto?-
-A fare cosa?
-Sono due settimane che non tocchiamo terra e non incontriamo nessuno: dove li hai presi i fiori?
Lui sorrise ancora, stringendosela addosso: -Li ho coltivati… mi ha dato una mano Robin- spiegò, con semplicità -Ho un paio di fioriere in camera, ecco perché non li hai visti…
Nami scoppiò a ridere e tornò a baciarlo, assaporandolo a lungo e a fondo.

Fuori, come se fosse un licantropo, Sanji continuava ad ululare di dolore, per la sua Dea ormai persa, alla splendida luna che sorgeva sul mare.
   
 
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