Come potevano esistere delle canzoni così fastidiose era
un mistero per Temari della Sabbia, imbronciata e indispettita a quel tavolo
rotondo.
Non era tanto la festa fatta apposta per gli innamorati o
per le decorazioni rosse che si estendevano dall’entrata fino al muro a cui
erano appoggiate quelle casse immonde che stavano facendo uscire note sdolcinate e languide. Non era neanche
perché aveva dovuto indossare un vestito stretto e poco pratico o per il fatto
che era dovuta andare a comprare smalto e scarpe con il tacco per quella
precisa occasione. Non era neanche per il cibo che aveva preso tutto una forma
a cuore o ad angioletto nudo e lo giurava, non era neanche per lo starnazzare di
Ino che aveva organizzato tutto e sembra felice del risultato del suo “Love
Party”. Neanche il nome scelto le dava più fastidio del fatto che era stato
Shikamaru a portarla lì.
Aveva pensato che la “richiesta” di rimanere un giorno in
più prima di ripartire fosse stata mossa da un moto spontaneo del cuore di
quella larva che non la voleva lasciare così presto.
Non.per.la.stupida.festa.degli.“innamorati”.
No, questa cosa non le andava proprio giù. Si era
arrabbiata come una vipera e non gli aveva rivolto molto la parola durante
tutta la giornata.
Il che era stato difficile e un po’ scomodo perché erano
dovuti andare a fare compere, un’altra cosa che Temari personalmente detestava,
proprio per quella stupida festa.
Era tutta una trovata commerciale geniale, vuota di
significato più di tante altre festività, ma dal potere d’acquisto potente
quanto il Natale. A San Valentino, in base alla quantità di soldi sborsati si
dimostrava l’amore provato, evidentemente.
Poteva dare una definizione molto semplice al tutto: San
Valentino la festa degli innamorati. Ovvero la festa di chi vuole dimostrare di
stare insieme a qualcuno a tutto il mondo in un giorno speciale dove le loro
effusioni non possono passare inosservate. Diversamente è anche la festa di chi
vuole dimostrare al mondo quanto stia
bene senza un compagno nella vita facendo vergognare tutta la masnada di
coppiette piene di cuoricini che dicono addio alla loro individualità e molto
spesso, con gesti di grande clamore, alla loro dignità.
La restante porzione dell’universo si deprime perché o è
da sola e ha carenze di affetto latenti oppure vorrebbe stare con qualcuno, ma
non può averlo. La maggior parte delle persone semplicemente non ci bada tranne
quando può rimediare qualche cioccolatino che fa sempre bene.
Insomma la si può descrivere come la festa dei ghiottoni
e delle persone seccanti. Possono disturbare di più gli uomini, che se sono
della peggior razza, fanno diventare le strade già di per sé affollate,
impraticabili con imbarazzanti mazzi di fiori che lungo il tragitto si seccano
o perdono la maggior parte dei petali. Molto spesso però le più nauseabonde
sono le ragazze che costringono il povero partner in lunghi baci o caldi
abbracci, cosa alquanto strana visto che nei restanti 365 giorni, o 366 per gli
anni bisestili, ne avevano fatto a meno.
Ma come mai tutte queste acredine? Ma come mai questo
recondito fastidio verso una cosa che
lei non contava neanche come festività? Lei rientrava nella categoria del “non
mi importa fino a quando non addento un po’ di sano cioccolato, e allora in
quel caso me lo mangio”. Il problema stava nel fatto che gli altri ci credevano
e nel continuo collegamento tra persone che era la vita, soprattutto lì a
Konoha, non
poteva non esserne toccata.
Pensava però che l’ultima persona sulla terra che avrebbe
mai potuto seguire l’etichetta di quella messinscena invernale fosse proprio
Shikamaru Nara.
Lo fissò con sguardo d’astio, misto a sollievo: era seduto scompostamente con
l’espressione di un uomo destinato al patibolo. Almeno non si stava divertendo.
In caso contrario avrebbe dovuto prendere serie contromisure sul suo così detto
“valentino”. Stava quasi per non
depennarlo mentalmente dalla lista delle persone con cui non era uno spreco di
tempo parlare, quando lui, dopo aver incrociato il suo sguardo, si mise
composto e le fece un sorriso quasi di circostanza che sembrava volesse dire “è
bello qui, no?”.
Ma a che gioco stava mai giocando?
In quel sorriso non c’era traccia di ironia o di
sarcasmo, neanche di noia o disperazione come a quelle feste in cui erano
obbligati a partecipare a causa dei loro ruoli pubblici. C’era solo un po’ di
costrizione ben celata e un pensiero che non riusciva a decifrare in quegli
occhi scuri. Insomma era evidente che nessuno dei due si stava divertendo e
almeno da parte sua c’erano evidenti segni di voler andarsene sul momento.
Ma cosa stava aspettando quell’idiota? Voleva essere
decapitato a morsi? Era per caso diventato masochista? Beh lei non l’avrebbe
mica seguito nelle sue strane perversioni. No, aveva perso una scommessa!
Certo, non poteva essere altro. Se solo avesse trovato quel maledetto che l’aveva costretto….
Girovagò per la
stanza con suoi occhi pieni di rabbia e stretti dal sospetto verso
ognuno degli invitati fino a quando non si fermò sull’incantevole Ino che stava
pulendo gentilmente la guancia che Chouji si era sporcato assalendo una torta.
Era stata lei! Non poteva che essere lei! Ino e la sua mente che sembrava
leggera e sbarazzina, ma invece subdola e calcolatrice, aveva obbligato
Shikamaru a quella farsa in virtù di non so quale proprietà su di lui. Ok, che
il loro maestro aveva detto di aiutarli, ma questo era approfittarsene.
Oh guardala stava venendo nella sua direzione!
Oh si, vieni qui piccolina, si vieni da mamma, vieni che
ti spezzo quelle caviglie da giraffa, vieni su.
-Vi state divertendo?-chiese Ino con il sorriso più
candido e lezioso.
-Un mondo- di botte
sembrava voler aggiungere quello di Temari.
-Su, Shikamaru, non far rimanere la tua ragazza seduta,
portala in pista-
Temari si stava per girare per condividere l’espressione
esasperata che ormai non riusciva più a nascondere con il suo ragazzo, quando
inorridita vide che stava obbedendo al suggerimento di quella donna.
-Dai Tem- e le prese la mano.
Dai Tem un cazzo! Chi sei tu e che ne hai fatto di
Shikamaru Nara!?
La canzone scelta era lenta, sinuosa, le parole uscivano
con emozione trattenuta e in lingua straniera che la rendeva forse più
indefinita e sopportabile alle sue orecchie.
Ma c’era una cosa a cui non avrebbe potuto resistere e
stava proprio per accadere. Dire che il rapporto di Temari con il ballo fosse
idiosincratico era solo un eufemismo. A
parte essere qualcosa di troppo femminile per una kunoichi della sua levatura,
era anche una totale manifestazione di poca dignità. Agitare il corpo con
movimenti scomposti e per la maggior parte del tempo o imbarazzanti o volgari
non era proprio la cosa per cui era nata e neanche qualcosa per cui voleva
essere ricordata. Non riusciva a vedere l’espressione del suo “cavaliere” che
in un modo o nell’altro la stava costringendo ad un atto così volutamente
contro il carattere di entrambi da farle pensare che il suo cervello fosse
andato definitivamente al macero.
Quand il me prend
dans ses bras,
Il me parle tout bas
Al posto di porsi faccia a faccia e quindi permetterle
finalmente di vedere che cosa aveva in mente, Shikamaru l’abbracciò da dietro
facendola aderire al proprio petto. Abbassò il capo tanto da farlo riposare
sull’incavo del suo collo e avvoltale la vita con le braccia forti cominciò a
fare ondeggiare entrambi allo stanco ritmo della melodia.
Beh, se questa era la sua idea di ballo, lei non ci
trovava nulla da ridire. Ero bello poterlo avere così vicino, sentire il calore
del suo corpo che si trasmetteva a lei.
Essere tra le sue braccia le dava un senso di pace, la sensazione di essere a
casa. Forse era puerile, forse era da ragazzina provare quelle cose solo perché
stava tra la braccia di un uomo, ma non riusciva a stancarsene e non riusciva a
non desiderarlo. Fece incontrare le proprie labbra con quelle di Shikamaru che
si erano posate qua e là sulla via tra il collo e la spalla.
Ora nessuno dei due sapeva di stare dando spettacolo,
c’erano solo le loro labbra e i loro corpi.
Non era solo amore e affetto, ma pura attrazione, il
desiderio forte di stargli accanto di non staccarsi da lui.
-Sono contento che tu ti sia calmata- fece lui
stringendola di più a sé, sogghignando -Non fare la finta tonta. So che hai
meditato l’omicidio almeno un paio di volte al secondo- le diede un piccolo
morso scherzoso.
Fece per ribattere, ma lui la bloccò: -E so anche che
credi che qualcuno mi abbia costretto a questa farsa-
Temari provò a controbattere, ma lui la zittì un’altra
volta.
-E’ stata una mia idea e quindi il tuo odio verso Ino è
completamente infondato. Io volevo che tu avessi tutto questo-
Questa volta non si fece interrompere: -Ma io non voglio
tutto questo-
-Lo so- assentì con pazienza Shikamaru che aveva
ricominciato ad accarezzarle la pelle con la punta del naso.
-E sai che non credo in questa cosa e che è tutto
stupido…-
Ma fu lui a continuare: -E che se io pensassi solo che a
te potessero piacere fiori e cioccolatini come tutte le altre sarebbe come dire
non aver capito nulla di te e di conoscerti. Lo so-
Ora l’aveva ammutolita definitivamente.
-Ora io, che sono il miglior fidanzato che la tua mente
possa solo immaginare, ho fatto tutto questo per te. Come ben sai, conosco
tutto di te e so cosa vuoi, cosa non vuoi e cosa vorresti, ma non vuoi.-
-Non ha molto senso quello che stai dicendo- ribatté
sarcastica.
-E’ la tua testa, mica è colpa mia-
Normalmente avrebbe meritato la decapitazione, ma Temari,
metà incatenata nell’abbraccio, metà curiosa di capire dove volesse andare a
parare, lo lasciò vivere.
-So che se una ragazza grande e grossa e che queste cose
infantili non ti interessano. Ma conosco la tua storia e…non hai mai avuto
quella frivolezza adolescenziale che tutti si meritano. Quell’attimo di
ottimismo…-
-Non parlare più con Ino, te lo vieto- scherzò lei, ma il
ragazzo sembrava essere diventato serio.
-Volevo solo darti ciò che non hai avuto, per poco, per
una sera, ma volevo che non avessi rimpianti o vuoti-
Tra di loro cadde il silenzio e anche la canzone finì con
una nota lunga. Temari si girò per guardarlo in faccia e gli mise le braccia
intorno al collo. –Che cretino- questa volta c’era dolcezza nella sua voce –sai
tutto, ma non sapevi che non ne avevo bisogno- Gli sorrise quasi con un velo di
tristezza forse per il semplice fatto che sembrava davvero preoccupato che
qualcosa potesse mancarle. –Ma grazie- e lo baciò lentamente e con attenzione.
Non gli aveva detto mica una bugia: non aveva bisogno di
quelle cose e non le aveva mai volute,
ma in una parte recondita delle sua mente quella che si era già
guadagnata il suo biasimo per essersi innamorata di un altro essere umano al di
fuori di lei, sentì una vocina dirle che quel bravo ragazzo aveva fatto
qualcosa di giusto. Molto spesso Temari si sentiva cresciuta troppo e troppo in
fretta dovendosi sobbarcare tutta una serie di responsabilità che non erano
state normali per una ragazzina della sua età. Non si era potuta permettere di
avere amiche del cuore o serate leggere fin quando non era arrivata a Konoha e
aveva conosciuto Shikamaru. Era naturale che non le fosse mai interessato, ma
era anche vero che aveva provato, raramente, la curiosità di passare una
giornata totalmente lontana da politica, strategia, approvvigionamenti,
litigate perché lui non si alzava ecc.
Aveva registrato tutti i gesti di Shikamaru durante la
giornata come “azione stereotipate alla San Valentino” senza pensare che erano
state tutte cose fatte per lei. Solo per
lei.
Iniziò un nuovo pezzo, più movimentato del precedente e
tutti cominciarono ad agitarsi in maniera poco umana.
-Ora però ce ne possiamo andare?-
-Si, ti prego- rantolò lui e così dicendo le prese la
mano e senza salutare Ino o anche
ringraziarla della pazienza portò la sua ragazza ignara verso la seconda parte
del piano.
Aprì la porta dell’appartamento che Temari occupava
quando soggiornava a Konoha e le mostrò il corridoio tappezzato di petali
rossi.
Je vois la vie en rose,
Il me dit des mots d'amour
Des mots de tous les jours
-Shikama…-
Come più volte era accaduto quella sera, lo shinobi non
le premise di finire la frase. –Seccatura, non lamentarti di tutto e sempre.
Sono solo petali già caduti o comunque di fiori che avrebbero buttato via, non
ho ammazzato nessuna pianta per dare un tocco scenografico!-
Quanto la conosceva bene. Si imbarazzò quasi di essere così
difficile.
Quasi.
Ma era impossibile non protestare vedendo sparsi sul
pavimenti tanti petali di povere rose che non erano di certo nate per essere
fatte a pezzi e calpestate.
Si riprese subito e seguì la scia che portava
naturalmente nella sua stanza.
Camera da letto, ora si che ragionava.
Cercò l’interruttore, non vedeva l’ora di togliersi quel
coso e potersi godere la parte della festività che tutti si aspettavano. Anche
in questo caso, Shikamaru fu più veloce di lei, accendendo la luce prima che lei
potesse fare qualsiasi altro movimento.
Non capì subito cosa non andasse nella solita stanza
standard data alle delegazioni straniere quando notò che i due letti ad una
piazza, con molle che ti si infilavano nella schiena per ricordarti che
L’Hokage era spilorcio, erano spariti e ne era comparso uno matrimoniale
dall’aria estremamente soffice comoda.
Un bel lettone alto con due cuscini per parte con il
piumone viola gonfio e probabilmente estremamente caldo.
-Non ce la facevo più su quel cosino ridicolo, dormire
era una sofferenza- disse a mo’ di scusa il suo ragazzo che si era seduto sul
bordo e stava cominciando a togliersi le scarpe.
Temari era ancora a bocca aperta dallo stupore: quale
persona regalerebbe mai un letto per San Valentino?
Naturalmente l’uomo che voleva passare tutta la sua vita
su uno di esso.
Ghignò: -Lo sai che hai speso i tuoi soldi inutilmente
vero? Tutti potranno usarlo, hai fatto solo un regalo all’Hokage-
Shikamaru si distese sul lato sinistro e incrociò le
braccia dietro alla testa: -Non credo proprio. Guarda sul tuo cuscino-
Non l’aveva notato fino a quel momento, ma che una
scatolina dello stesso viola capeggiava in alto a destra, svettando per essere
notata. Con il sopracciglio inarcato, Temari la aprì per trovarvi dentro le chiavi
che se non si sbagliava di grosso, erano proprio quelle di quell’appartamento.
-Mi…mi hai comprato…- ma non terminò la frase per
l’assurdità del pensiero, perché anche se Shikamaru era effettivamente il
capoclan di una delle famiglie più antiche e importanti del villaggio, non
poteva avere tutti quei soldi per…
-Comprato è la parola scorretta. Semplicemente ho
riempito un po’ di scartoffie e ho fatto assegnare questa casa a te. Ogni volta
che verrai a Konoha questo posto sarà tuo e tuo solamente.-
Lo stava guardando senza battere ciglio e lui nascose il
sorrisino compiaciuto dietro ad un lungo sbadiglio.
-So che ti piace avere un posto tuo- aggiunse vedendola ancora un po’ perplessa.
L’uso del verbo sapere, pronunciato ancora una volta
quella sera la scosse finalmente. Ma tutto questo era stato fatto per renderla
felice o era un modo per vantarsi di quanto la conoscesse?
Era indecisa se ringraziarlo o spaccargli la faccia per
cancellare quell’aria soddisfatta per essere riuscito a farla stare zitta. Lo
vide chiudere le palpebre tranquillo, indifeso. Appoggiò le chiavi al comodino
e si portò una mano dietro alla schiena alla disperata ricerca della zip.
Quando l’ebbe trovata la fece scorrere molto lentamente in modo che lui capisse
ogni suo movimento.
Infatti Shikamaru sentì il fruscio delle stoffa che
cadeva a terra, le scarpe che venivano lanciate senza troppo riguardo e i
capelli che venivano sciolti e ravvivati. Sentì il materasso abbassarsi sotto
il suo peso e percepì ogni minima gattonata fino a quando gli si mise a
cavalcioni.
Ora per un ragazzo normale, una premessa del genere
avrebbe solamente potuto significare: ora arriva un bel po’ di sesso di
ringraziamento, ma lui non stava con ragazza qualsiasi e benché sapesse la
maggior parte delle volte cosa pensava, non poteva decifrare la maggior parte
del tempo come ragionava. Il fatto che non avesse detto nulla, voleva dire che
la sua vita era in quel momento soppesata nella mente di quell’arpia
incontentabile.
Sentì le dita gelide
accarezzargli prima gli addominali, poi il petto e poi gli sfilò la maglietta.
Aprì gli occhi per ritrovarsi davanti il suo bel florido
seno incatenato da un odioso bustino che aveva dovuto indossare per permettersi
quell’assurdo vestito senza spalline. La cosa però che Shikamaru non aveva
calcolato era quanto potesse essere sensuale Temari con le autoreggenti. Passò
entrambe le mani per tutta la lunghezza della coscia dimentico di ogni altra
cosa.
-Vedo che sono di tuo gradimento- commentò –Le ho dovute
comprare per essere presentabile alla tua messinscena-
-Mmm dovrei farlo più spesso-
Ora che la seccatura avesse deciso o no se ringraziarlo,
lui non aveva più la dannata voglia di stare lì fermo ad aspettare.
Per quanto gli piacesse poter ammirare quella donna
formidabile dal basso e per quanto potesse piacergli essere avvinto dalle sue
cosce lisce e forti, Shikamaru Nara voleva darsi una mossa, forse per la prima
volta in vita sua.
-Tem…-
-Shika- non riusciva a trovare le parole giuste, quelle
frasi che avrebbero potuto esprimere come si sentiva senza però rischiare che
non suonassero sue. –Io non ti ho fatto niente per…-
Il ragazzo approfittò della momentanea distrazione per
spostare leggermente il bacino e con un colpo di reni cambiò le loro posizioni trovandosi sopra di lei e
facendola sprofondare con un leggero sbuffo nel piumone. Le si gettò sulle
labbra e la baciò a lungo, cercando di non pesarle contro. Temari gli aveva
arpionato la schiena con una mano e con l’altra gli aveva sciolto il codino per
potere infilare le dita trai suoi capelli e avvicinarlo di più a sé. Piano
piano, Shikamaru fece durare di meno i baci cominciando a fare ondeggiare
insistentemente il bacino tra le sue gambe.
-Il mio regalo è qui- le disse prendendo i lembi di una
delle autoreggenti –Ora lasciamelo scartare-
Buonasera!
Posto anch'io per San Valentino per la mia adorata Black Parade seguendo l'iniziativa "Only Black chocolate on Valentine's day"XD Mi dispiace per il ritardo, ma già sono arrivata tardi a casa poi Trenitalia ha decisa di aumentare i minuti di viaggio (che simpaticoni!).
La dedico al Capo, alla mia unica schiavista preferita, che mi ha salvato da pioggia, neve e acqua alta, grazie!