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Autore: CriminalDanage    14/02/2013    2 recensioni
"La strada per l’Inferno è lunga e solitaria.
Ci vediamo laggiù."
Traduzione della fanfiction di Neztir, da fanfiction.net
{Takasugi Shinsuke x Kamui}
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Takasugi Shinsuke
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Reverberation

 

Nota: La seguente fan fiction appartiene a Neztir, una bravissima fanwriter del fandom di Gintama. Purtroppo solo di recente ha deciso di smettere di scrivere, eliminando tutte le sue fan fiction dall’archivio; ciononostante mi ha gentilmente passato il pdf con questa fan fiction – che personalmente ho amato – e mi ha dato il permesso di tradurla.

Gintama e tutti i suoi personaggi appartengono a Sorachi Hideaki.

Buona lettura!

 

 

Lo schermo centrale nella stanza del pannello di controllo lampeggia, mentre ritaglia all’interno della mappa del radar l’immagine di un pianeta blu pallido, all’esterno della navicella spaziale, su uno sfondo di tenebre.

Un ingegnere s’avvicina di lato ed inclina la testa con fare cortese.

“Shinsuke-sama, ci troviamo nell’orbita attorno alla Terra e siamo pronti per atterrare in qualsiasi momento.” Dice, Takasugi non reagisce immediatamente alla segnalazione dell’ingegnere; il suo sguardo è invece fisso sul display principale. Per la prima volta nella sua vita, nota quanto blu è il pianeta in contrasto con l’opaco smog arancione che circonda il pianeta Shinra, o la mistura a macchie nere – gialle – verdi sulla superficie del pianeta Dakini, o le nuvole grigie che ricadono su Yato.  Ci sono anche sistemi molto più grandi di quello nell’universo, ma proprio lì, in quel momento, lui vede solo innumerevoli sfumature di blu, dalle più scure alle più chiare, sfumare verso l’oscurità, nessuna di loro è scintillante, nessuna è viva.

 

-x-

 

“Cosa significa questo?” chiese Kamui, in piedi di fronte alla pergamena posta sulla parete.

“Potresti imparare a leggerlo.”  Osservò Takasugi mentre continuava a strimpellare lo shamisen*, senza interrompersi. L’aria soffiò quando Kamui sedette di fianco a lui.

“Ma non sarei libero di venire qui quando voglio, se imparassi a leggerlo.”

Un lieve sorriso tirò gli angoli della sua bocca quando Takasugi passò ad una diversa melodia dello strumento a corda.

 

Tutto ciò che avviene in questo mondo …

 

“Tutto ciò che suoni ha una  melodia così triste.”

La musica s’interruppe, Takasugi guardò Kamui, che piegò il capo in risposta mentre sul suo volto balenò un sorriso enigmatico.

Takasugi sorrise e porse lo shamisen a Kamui. “Se hai da ridire, perché non mi rendi partecipe di qualche canzone Yato?”

Il sorriso del rosso vacillò leggermente. “Non posso.” Replicò.

“Forse Bansai potrebbe insegnarti.”

Kamui guardò altrove, dirigendo il suo sguardo al rotolo di pergamena. “Non si tratta di questo.” Disse, un accenno di disprezzo era visibile nel suo sorriso. “Le canzoni Yato hanno un suono peggiore.”

-x-

 

Era stato scettico inizialmente quando Kamui aveva fatto irruzione nella sua stanza, non invitato, portando con sé mille domande, riguardo a quante spade c’erano nella sua stanza, o se aveva un servizio da tea in porcellana, o una pietra da inchiostro*. Non ci mise troppo a realizzare, tuttavia, che non c’era nascosto nulla dietro quelle domande, ad eccezione di semplice curiosità e forse un desiderio di ammazzare la noia durante quel lungo viaggio. Era tutto molto semplice.

 

Ma forse un po’ troppo semplice.

 

Fumo rosa uscì dalla sua pipa mentre guardava il ragazzino Yato staccare un ramo secco di un ciliegio da una pila sottile di carta di riso piegata.

Qualcosa sulla carta attirò l’attenzione di Kamui, e il suo sguardo indugiò su di esso. “Ti devono davvero piacere questi fiori.” Sottolineò.

Takasugi soffiò nella pipa, consapevole che la maggior parte delle stampe erano vecchi dipinti di ciliegi in fiore. In quel momento ricordò le pennellate irregolari, l’inchiostro versato e le macchie sgradevoli provenienti dal pennello di Gintoki.

“Non è nient’altro che un ossimoro.” Disse Takasugi, ricevendo in risposta un’occhiata di traverso.

“Un momento eterno?” chiese Kamui prima di mettere i fiori a parte, guardandolo come se avesse di più da dire, ma distraendosi srotolando un altro rotolo di pergamena.

Era un altro dipinto, non di fiori, ma di un fiume che scorreva sotto un cielo rosso, senza luna. Lanterne galleggiavano sul fiume e un bambino era posto sulla riva, fissando il divario che divideva il cielo dall’acqua, come se volesse trovarsi lì.

“Questo non l’hai disegnato tu.” Dichiarò Kamui.

“Cosa ti fa pensare che io abbia disegnato uno di quelli?”

Mettendo via il rotolo, Kamui prese un libro ridotto a brandelli dal tavolo e lo mostrò a Takasugi. Un familiare libro verde, stracciato e ricoperto di sangue secco.

“Per lo stesso motivo che so che questo ti appartiene.” Disse Kamui.

 

E poi era proprio lì, occhi blu accessi e brillanti, per nulla simili al mondo incolore da cui proveniva.

 

Il libro cadde sul pavimento, nello stesso istante in cui lui strinse le dita attorno al polso di Takasugi. “Chi vedi quando guardi al mondo?”

L’espressione di Takasugi rimase stoica, ma il suo polso stava bruciando. I loro respiri caldi si mescolarono, e poté avvertire un lieve profumo di shampoo oltre all’odore di tabacco.

“E chi – o cosa – stai evitando?”

Poté sentire il sorriso di Kamui contro la sua pelle. “E’ una domanda assurda, samurai.”

Il citofono suonò, Kamui voltò il capo, e la voce di Matako seguì. “Shinsuke-sama, la Settima Squadra sta cercando il suo Capitano –“

“Ammiraglio” la voce di Abuto interruppe.

“A-Ammiraglio. Hey! Non puoi entrare!”

Il citofono tacque con un click, ma la urla di Matako crebbero sempre di più mentre si avvicinava, protestando qualsiasi cosa Abuto stesse dicendo. Il sorriso sul volto di Kamui s’assottigliò, si alzò sui propri piedi, lasciando un freddo, vuoto, spazio.

 

-x-

 

Quando Takasugi vide Abuto in attesa in corridoio al posto di Kamui il giorno dopo che le navi avevano sostato al pianeta Yato, a stento gli rivolse lo sguardo, sorpassando lo Yato più alto in silenzio.

Abuto parlò. “A differenza di un certo idiota, non confondo il lavoro con gli affari personali. Il debito sarà ripagato, ma non considerarci alleati. Noi abbiamo le nostre questioni da risolvere sulla Terra.”

Takasugi si fermò. “Yoshiwara?” Domandò.

“Non sono affari tuoi.”

 

“Sta adempiendo ai suoi doveri da Ammiraglio, oggi?”

 

“Nemmeno questi sono affari tuoi.”

 

Takasugi guardò al di là della sua spalla, occhi incuriositi incontrarono quelli guardinghi dell’altro, per poi guardare Abuto congedarsi. Guardando lontano, colse il suo riflesso sulla finestra, in sovrapposizione con le stelle e le nebulose all’esterno.

Il motore della nave ronzava in sottofondo, ma poté sentire le gocce di piaggia battere improvvisamente sul suo ombrello viola, al di sopra della sua testa; aveva deciso di andare a fare una passeggiata il giorno prima nella città che giace nella notte eterna.

 

Non avevi detto che saresti rimasto sulla nave?

Morirai se andrai in città senza un ombrello, e non posso permettere che accada. Sei mio.

 

-x-

 

Takasugi si fermò quando la porta della stanza di Kamui si aprì automaticamente, l’odore amaro di erbe medicinali raggiunse le sue narici, e poi ancora e ancora quando camminò nella grande stanza vuota.

C’erano dei vestiti e ciotole sparse sul pavimento e sul tavolo, e nient’altro, quasi come se il ragazzo Yato non avesse nulla da nascondere.

Una ciotola mezza vuota di porridge era poggiata di fianco al letto, vicino ad una ciotola più piccola contenente dei residui marrone scuro. I suoi occhi si assottigliarono quando trovò Kamui disteso sotto una coperta spessa.

“In questo momento per chiunque sarebbe facile ucciderti.”Disse Takasugi.

“Se è tutto…” bobottò Kamui “Probabilmente dovrei essere morto.”

Le lenzuola frusciarono quando cambiò posizione per spiare Takasugi al di sopra della spalla; ciocche di capelli rossi erano appiccicate ai lati del suo viso.

“Cosa ci fai qui?”

“Pensavo che finalmente volessi essere responsabile nei confronti della tua squadra.” Disse Takasugi mentre si sedeva sul bordo del letto di Kamui.

“Ma mi risulta che tu sia troppo malato persino per finire il cibo.”

“Devono essere stati quei ravioli che ho mangiato in città.” Momorò Kamui per poi rivolgere a Takasugi uno sguardo intenso. “Sei qui per qualcos’altro. Abuto ha detto qualcosa?”

Quando Takasugi non rispose, aggiunse “Ignoralo. A lui importa solo di se stesso.”

“Ha tutto il diritto di essere preoccupato.” Disse tardivamente Takasugi.

“Vivrà più a lungo se –“

La voce di Kamui fu interrotta quando Takasugi si piegò in avanti,sovrapponendo la sua bocca alla propria, assaporando il sapore amaro delle erbe nell’ istante prima che una mano lo afferrasse per la spalla, capovolgendo le loro posizioni.

Questo se lo aspettava. Di avere un braccio bloccato da Kamui, che sedeva a cavalcioni su di lui,  mentre l’altro era sollevato verso il proprio collo nel tentativo di bloccare il braccio di Kamui intenzionato a rompergli la trachea; lo aveva previsto.

Ma se inizialmente, in quell’attimo fuggente, aveva visto un debole sorriso sul volto di Kamui, dopo notò qualcosa di diverso: una maschera mista ad esitazione e confusione che sembrò sul punto di sgretolarsi, lo stesso sentimento nascosto dietro l’espressione addolorata di Gintoki che aveva avuto modo di vedere innumerevoli volte, durante la guerra.

La pressione sul suo petto diminuì improvvisamente quando Kamui si allontanò, balzando sul terreno e lasciando la stanza senza fare parola.

-x-

 

Takasugi strizzò il suo occhio come se lo sguardo vagasse attraverso la stanza buia, alla ricerca di qualcosa. A un lato di essa, Takechi stava gesticolando di fronte all’ologramma della mappa di Edo, trasmettendo gli ordini all’unità. Verso il centro, Matako e Bansai stavano conversando con la squadra aerea, tutti posizionati attorno ad una fila di monitor lampeggianti.

Le conversazioni delle persone si mischiarono con il rumore del motore della nave, che diventava gradatamente sempre più rumoroso. Il suo sguardo cadde sull’ingegnere in piedi al suo fianco, in attesa di ordini.

“Scenderemo stanotte” Disse Takasugi “Con o senza la Settima Squadra.”

 

-x-

 

La strada per l’Inferno è lunga e solitaria.

Ci vediamo laggiù.

 

 

Note informative:

 

Shamisen: (da wikipedia) è uno strumento musicale giapponese a tre corde, della famiglia dei liuti, utilizzato per l'accompagnamento durante le rappresentazioni del teatro.

Pietra da inchiostro (Grazie a Shichan per la traduzione del termine in italiano <3) :
Secondo la tradizione i principali strumenti usati in calligrafia sono:
- il pennello 
- la barretta d'inchiostro
- la pietra per sciogliere e contenere l'inchiostro
- la carta 

Essi vengono generalmente definiti i "Quattro tesori" del calligrafo perché il loro impiego è indispensabile e corrispondono agli strumenti usati nella pittura tradizionale cinese e giapponese. Da ciò deriva una stretta unione tra le due arti che vennero frequentemente praticate in parallelo da molti artisti. 

   
 
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