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Autore: CarlyFairyTale    14/02/2013    4 recensioni
Com'è nato il mito di Jack Frost? Dove ha origine, come si è diffuso il suo nome?
C'è qualcuno che potrebbe spiegarlo meglio di me, qualcuno che ha vissuto in prima persona...la prima persona che abbia mai creduto in lui.
Lei è una principessa, è scozzese e i suoi capelli sono lunghi e indomabili come il suo animo.... il suo nome è Merida.
[Crossover con Ribelle-The Brave: MeridaxJack]
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Jack Frost, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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perchè non mi credi?
PERCHE' NON MI CREDI?







Merida raggiunse il castello mentre i primi raggi color arancio dell'alba avevano iniziato ad illuminare le torri più alte.
Andava a passo lento, cavalcando Angus e accarezzandogli il manto per convincerlo a non nitrire o far rumore.
Se avessero scoperto che era uscita ed era stata fuori per tutta la notte era la volta buona che la uccidevano. Nessuno avrebbe mai scoperto che erano stati loro, l'avrebbero fatta franca perchè un genitore non ucciderebbe mai a sangue freddo la propria figlia.
E mentre queste immagini cruente e decisamente inverosimili si animavano nella sua testa, la giovane principessa aveva riposto il cavallo nella stalla ed era entrata nel grande castello.
Le tende erano tutte chiuse e regnava il silenzio, accompagnato dal buio più totale.
La ragazza iniziò a muoversi a tentoni, cercando di fare meno rumore possibile e evitando di andare addosso ai candelabri posti ai lati della stanza.
Dopo un po' di tentativi riuscì a trovare le scale che portavano alle camere superiori.
In verità è più giusto dire che ci inciampò dentro, perdendo l'equilibrio e ruzzolando in avanti. Ciocche di capelli rossi le ricaderono scomposte sugli occhi a causa di quel colpo.
Le venne quasi da inveire per il nervoso, ma si trattenne limitandosi a sbuffare sonoramente e riportarsi la chioma all'indietro con un gesto seccato.
<<  Per lo meno ho trovato queste maledette scale!  >>  pensò tra se puntando i piedi a terra e rimettendosi in posizione eretta.
Iniziò a salire lentamente e con passo controllato, anche perchè se cadeva da quell' altezza il rumore che avrebbe causato sarebbe stato l'ultimo dei suoi problemi.
Dopo un tempo che le parve interminabile raggiunse il piano superiore, camera sua era li a due passi, per cui poteva finalmente rilasciare un sospiro di sollievo.
Raggiunse con la mano il pomello della porta, entrando e richiudendola lentamente per non farla cigolare.
Rimase un attimo a fissare il legno dell'uscio.
Diamine, c'era mancato un pelo.

<<  Dove sei stata?  >>

Merida si pietrificò all'istante, trattenendo il fiato.
Non ci volle nemmeno un secondo di tempo ne il bisogno di guardare chi aveva parlato per farle capire di chi si trattasse e cosa significasse la sua presenza in camera della giovane.
Chiuse gli occhi nervosamente, indecisa tra il voltarsi e affrontare la situazione o riaprire subito la porta e fuggire via più veloce che poteva.
Per quanto fosse rischioso optò per la prima, girandosi lentamente verso la persona che in quel momento stava seduta sul suo letto con le braccia conserte e un espressione severa sul viso.

<<  Hai idea di cosa mi hai fatto passare? Ero preoccupatissima, ancora un po' e avrei mandato le guardie a cercarti per tutto il regno!  >> tuonò la regina, alzandosi e andando verso la figlia, più alterata che mai.

<<  Senti mamma, mi dispiace, io....!  >>

<<  Tu sei agli arresti! Non uscirai più dal castello finchè non imparerai a rispettarmi, signorina!  >> la interruppe Elinor continuando a parlarle con tono grave e imperioso.

Si vedeva chiaramente che la donna era fuori di se. Solitamente la nobile era molto posata e calma, teneva alla classe e alla compostezza più di ogni altra cosa.
Ma in quel momento non sembrava quasi lei, era rossa in viso e inveiva contro la figlia senza darle la minima possibilità di spiegarsi.
La sua scomparsa doveva averla sconvolta parecchio, Merida lo comprendeva, ma quando si sentì dire che non poteva più uscire si irrigidì improvvisamente.

<<  Aspetta! Tornerai?  >>

Non poteva non andare, glielo aveva promesso.
Guardò la madre con rabbia, avanzando a sua volta verso di lei.

<<  Non puoi fare questo! Ho diritto anch'io alla mia libertà!  >> disse con decisione, pestando un piede a terra e stringendo i pugni come a voler dimostrare la solidità della sua affermazione.

Le sembrava di ripetere la stessa scena che si era verificata un anno prima, quando aveva fatto l'errore di usare la pozione della strega contro la madre. Pure la regina parve ricordarsene, e per un attimo tentennò rimanendo senza parole.
Ma dopo un secondo la sovrana strinse le labbra sottili, assottigliando lo sguardo furente.
Si allontanò dalla figlia, raggiungendo il comodino accanto al letto e prendendo la chiave della stanza.

<<  Io te l'ho data la tua libertà, tu ne ha approfittato. Quindi per punizione rimarrai qui tutto il giorno.  >> spiegò con fredezza Elinor, mentre si apprestava a uscire dalla camera.

A quel punto Merida non sapeva più cosa fare, non vedeva l'altra tanto ferma dal periodo del matrimonio combinato. Era tornata ad essere inflessibile e severa come un tempo.
La ragazza cedette, buttando giù la maschera di rabbia che aveva sul viso e andando verso di lei, prendendola per un braccio.

<<  No mamma, per favore! Io...devo uscire, non posso mancare,  gliel'ho promesso!  >>

<<  L'hai promesso a chi, Merida?  >>

Le parole le erano uscite dalla bocca senza che la rossa riuscisse a controllarle, si rese conto di aver parlato troppo solo quando vide l'espressione esterefatta che aveva assunto la donna.
A quel punto la prima cosa che le venne in mente fu di dire "Nessuno!" , ma dopo averci riflettuto per un attimo cambiò idea: con la madre aveva condiviso un esperienza terribile, ma questo in qualche modo le aveva unite e aveva fatto comprendere a entrambe che nel mondo c'era molto di più di ciò che era visibile.
Tutte e due sapevano che la magia esisteva, di conseguenza anche le creature magiche.

<<  ....A Jack Frost! Mamma avevo ragione! Sai la storia che aveva raccontato papà a cena? Non è una leggenda, lo spirito senza nome esiste, io l'ho incontrato!  >> disse la ragazza con entusiasmo, prendendo le mani della madre tra le sue e sorridendo sommessamente.

La sovrana corrugò la fronte basita, ritraendo la mano da quelle della figlia e posandosela sul petto in segno di sgomento.

<<  Che sciocchezze sono mai queste, Merida?  >>

Il sorriso sincero e amplio che si era formato sulla bocca della rossa andò lentamente a spegnersi, sostituito da uno di cupa sorpresa.

<<  Come....non mi credi?  >>

Elinor increspò le labbra, sospirando e scuotendo la testa in segno di esasperazione.
Si avvicinò alla figlia, posandole una mano sulla fronte e successivamente sulle guance un poco arrossate.

<<  Ti devi essere presa una bella febbre là fuori, stai farneticando!  >> sussurrò, questa volta con un accenno di preoccupazione, accarezzandole i capelli boccolosi e scomposti.

Merida non riusciva a credere alle parole che stava udendo.
Non poteva essere vero. Sua madre, la donna tramutata in un orso, colei che meglio di tutti sapeva dell'esistenza della magia la stava incolpando di farneticare.
Lei, proprio lei.
La guardò negli occhi con rabbia, una rabbia che ormai non provava più da tanto tempo.
Da quando loro due si erano riappacificate dopo il mancato matrimonio i loro litigi erano diventati sempre più lievi e radi.
Non si era più trovata nella condizione di insultare pesantemente la regina, ne di fuggire di casa di nascosto.
Ma ora sentiva che tutto stava riaffiorando.
Sentiva tutto tornare come prima.
Le afferrò la mano, allontanandosela dal viso con un gesto seccato.

<<  Come puoi dire queste cose! Sai benissimo che la magia esiste, lo hai visto! >> disse furente, camminando nervosa verso il suo letto e indicando l'arazzo appeso al muro che rappresentava una giovane riccia e un orso, mano nella mano.
 
Elinor si concesse solo un attimo per lanciare una fugace occhiata alla riproduzione, poi tornò a fissare la figlia.
I suoi occhi erano fermi e inflessibili, come se fossero fatti di cristallo.

<<  Ora basta Merida. Non parliamone più.  >> fu questa l'unica risposta che ottenne.

Ma la principessa non aveva nessuna intenzione di lasciar cadere la questione.
Non si trattava solo di Jack Frost, la questione riguardava anche lei.
Sua madre non stava mettendo solo in dubbio l'esistenza di uno spirito del gelo, stava mettendo in dubbio le sue parole.
Questo era molto più grave.

<<  Come...come posso non parlarne? E' successo! Tu ti sei trasformata in un orso!  >> gli urlò contro la rossa, colpendo l'arazzo con un pugno.

<<  Ho detto basta, non farmelo ripetere.  >> insistette la donna sempre più grave, mentre la sua voce si alzava gradualmente.

<<  NO! Io ho preso una pozione da una strega, ho causato una maledizione sul regno e su di te! Una maledizione che solo insieme siamo....!  >>

<<  TACI!! >>

L'ammonimento che la sovrana aveva gridato si era propagato per tutte le mura del palazzo, producendo un forte eco che sicuramente aveva svegliato l'intera casa.
Eppure nessuno osava proferir parola, l'abitazione sembrava come abbandonata....persino la stanza in cui si trovavano le due donne era calata in un tombale silenzio.
L'unica cosa che si poteva udire era il respiro della più anziana, leggermente affannato per lo sfogo che aveva appena esternato.
Al contrario la ragazza più giovane stava trattenendo il respiro.
I suoi occhi azzurri erano spalancati, impauriti, traditi....
Sua madre non le aveva mai gridato contro in quel modo.
Nemmeno quando Merida aveva mandato a monte la gara di tiro con l'arco, ne quando aveva squarciato l'arazzo di famiglia con la spada.
Mai.
Elinor si ricompose in fretta. Con la punta delle dita si scostò dalla fronte qualche ciuffo di capelli grigi che le era ricaduto in avanti, con compostezza e eleganza.
Fece tutto come se nulla fosse successo.
Poi aprì la porta della camera, uscendo senza dire una parola e chiudendo a chiave.
La principessa non provò nemmeno a fermarla, rimase immobile per tutto il tempo, e anche quando la donna se ne fu andata a lungo rimase a fissare il legno del suo uscio.
Incredula, ferita.

....




Era tutta la mattina che continuava a camminare avanti e indietro, ormai tutto il tratto che era stato toccato dai suoi piedi nudi si era irrimediabilmente ghiacciato.
Era nervoso, inutile nasconderlo.
Non era un esperto di interazioni sociali, la sera prima aveva combinato un casino e voleva evitare di ripetere l'errore. Ma non sapeva davvero come fare, come comportarsi, cosa dire....nulla!
L'unica cosa che gli veniva in mente era chiederle di giocare a palle di neve...insomma, aveva visto spesso dei bambini divertirsi in quel modo e sembravano tutti molto allegri.
Ma gli restava un dubbio nella testa...e se a lei non piaceva? Se si arrabbiava e se ne andava?
L'albino si prese la testa tra le mani, grugnendo irritato per quel mare di pensieri che improvvisamente lo avevano invaso.
Che diamine, di solito era tutto così facile.
Jack non si era mai soffermato su cosa fare e come, era sempre andato a istinto.
Perchè questa volta era diverso?
Avrebbe dovuto essere spontaneo, capire a pelle cosa fare e come.
Ma non era così, ovviamente.
La sua mente lo aveva completamente lasciato, facendolo rimanere privo di piani o idee.
L'unica cosa che era rimasta era il nervoso, l'agitazione...e uno stranissimo fastidio all'altezza dello stomaco che sembrava non aver nessun intenzione di passare.
Lo spirito della neve sbuffò, mettendo le mani incrociate e iniziando a calciare dei piccoli sassolini che si trovavano nei pressi del ruschello gelato.
Perchè era li che Merida aveva detto che si sarebbero incontrati.
Al ruscello alle due.
Lo ricordava bene, quel posto e l'ora gli si erano piantati nel cervello.
Ma nonostante questo Jack non aveva lasciato il luogo prescelto per tutto il giorno, quasi avesse paura di dimenticarselo.
Prima aveva svolazzato un poco li intorno, saltando da un albero all'altro per poter vedere meglio il panorama e cercare con lo sguardo se per caso la ragazza stava arrivando.
Poi si era messo a camminare nel bosco, sempre senza perdere di vista il ruscello, inclinando il capo di tanto in tanto da un lato per sbirciare tra gli alberi se riusciva a vedere una chioma rossiccia in avvicinamento.
Infine si era seduto su una pietra stringendosi le gambe contro il petto.
Più volte aveva rivoltò gli occhi azzurro ghiaccio verso il sole per farsi un idea dell'ora...e quando aveva iniziato a intravedere l'arancio del tramonto all'orizzonte aveva capito che lei non sarebbe più arrivata.
Probabilmente aveva cambiato idea.
Ripensando alla sera prima doveva aver pensato che non ci teneva a rivederlo.
Il ragazzo si passò una mano sugli occhi, sospirando e stringendo le labbra.
<< Non importa. In fondo non mi stava nemmeno simpatica, era una svitata.  >> si disse mentalmente, muovendo la testa in segno di assenso verso ciò che stava pensando.
Si, era meglio così, finalmente tutto era tornato alla normalità.
Tutte quelle preoccupazioni lo stavano facendo impazzire, avrebbe finito per dare di matto se avesse continuato così.
Adesso invece gli era persino passato il mal di pancia.
Quella ragazza gli aveva fatto un favore a non presentarsi, ora poteva tornare alla sua vita di tutti i giorni.
Sorrise tra se, tirandosi su con un colpo di reni e prendendo saldamente tra le mani il suo bastone.
Doveva recuperare un intera giornata di divertimento, avrebbe dovuto darsi da fare.
Con un balzò si alzò in volo, trasportato dal vento invernale.
Superò le nubi e si inalzò finchè il panorama sottostante non divenne minuscolo. Poi si lasciò ricadere nel vuoto, rilasciando un urlo allegro e liberatorio.
Planò su un lago, raggiungendo il pelo dell'acqua e iniziando a correrci sopra con la punta dei piedi e ghiacciandolo all'istante. Il suo correre divenne presto un rapido pattinare, una danza solitaria che creava cristalli ghiacciati nell'aria e sulle piante.
Continuò finchè il sole non fu totalmente sparito dietro le montagne.
Infine, sfinito, ritornò sui suoi passi.
Forse non se ne rese nemmeno conto, ma nel cercare un posto in cui riposarsi si ritrovò esattamente accanto al ruscello vicino al quale era rimasto tutto il giorno.
Jack non si curò di quella coincidenza, si mise semplicemente a terra accostato a una pietra, guardando le stelle.
Era stanco, ma c'era una curiosità dell'essere uno spirito...loro non avevano bisogno di dormire.
Le forze gli sarebbero tornate da sole a breve.
Quello era un vantaggio, ma da una parte anche una condanna.
Se non poteva dormire aveva molto più tempo a disposizione. Tempo per pensare, per ragionare e per porsi domande su ciò che accadeva intorno a lui.
Per questa ragione più di una volta si era ritrovato a chiedersi...Perchè?
Perchè questo destino era toccato proprio a lui?
Ormai era stufo di chiederselo, non aveva più voglia di aspettare una risposta che tanto sapeva non sarebbe mai arrivata.
L'albino si mise le braccia dietro alla testa, chiudendo gli occhi e rimanendo immobile per un attimo.
Voleva godersi la bellezza di quella calma e il suono del vento leggero che passava attraverso le fronde degli alberi.
Solo per un momento.
Un attimo di calma totale.

...................................

..................................

..................................

<<  ...Jack...?  >>

............................

............................

<<....Jack Frost?  >>

Il ragazzo riaprì gli occhi di schianto, sobbalzando nel sentire quella voce e per poco non scivolando lungo disteso a terra.
Quel che vide davanti a se furono due iridi azzurrine e vispe che lo fissavano dall'alto perplesse, contornate da un viso minuto e leggermente lentigginoso, sul quale ricadevano una miriade di ricci rossi.

<<  Merida....?  >> azzardò a dire lo spirito, alzando un sopracciglio e rimettendosi in piedi. Si passò una mano sui vestiti sporchi di neve, ridandosi un contegno e guardando l'interlocutrice, finalmente dalla stessa altezza.

<<  Credevo che non saresti più venuta!  >> spiegò, senza curarsi di nascondere un certo risentimento, che fino a un attimo prima non sapeva nemmeno di avere.

La ragazza abbassò gli occhi verso il terreno, colpevole, passandosi una mano tra i capelli.
Aveva un espressione davvero dispiaciuta, tanto che lo sguardo di Jack si sciolse all' istante e fu quasi sul punto di chiederle scusa, ma lei lo precedette;

<<  Mi dispiace di averti fatto attendere tanto....vedi, ho parlato di te con mia madre! Ma lei non mi ha creduto e mi ha chiusa in camera mia... ho dovuto aspettare che lei si ritirasse nelle sue stanze per potermene andare. >> spiegò la giovane.

Mentre dalla bocca le uscivano quelle parole l'albino poteva notare un forte sconforto nella sua espressione.
Era la stessa che assumeva lui quando si rendeva conto che nessuno poteva vederlo...evidentemente Merida aveva provato la stessa cosa con la madre.
La ragazza si sedette sulla pietra accanto a lui, appoggiando il viso sui palmi delle mani e perdendosi a guardare le stelle.

<<  Non mi ha dato modo di spiegare...nemmeno il beneficio del dubbio...nulla.  >> continuò la rossa, mentre Jack perpepiva la sua voce farsi sempre più incrinata e infinitamente triste.

Non sapeva davvero che fare in quel momento, di certo dirle che la capiva sarebbe stata una banalità...e non l'avrebbe aiutata.
Tuttavia nemmeno rimanere in totale silenzio sarebbe servito a qualcosa, sentiva l'aria farsi sempre più pesante ogni minuto che passavano senza parlare.
Doveva dire qualcosa.
Ma il suo cervello aveva di nuovo deciso di non collaborare, non riusciva a farsi venire in mente nulla.
Inclinò lievemente la testa per guardare quel viso sconsolato che rimirava le stelle.
Quegli occhi azzurri, accesi di un colore profondo e intenso, osservavano gli astri minuziosamente e con grande malinconia. Di tanto in tanto poteva udire uscire un lieve sospiro dalla bocca della riccia.
Poi un leggero sorriso increspò quelle labbra rosee, un sorriso amaro. La vide annuire tra se, come se volesse autoconvincersi di un pensiero che stava governando in quel momento la sua mente.
In quell'attimo si rese conto che la ragazza era esattamente come lui...entrambi erano soli.
Entrambi si trovavano nella condizione di non essere visti, anche se in due modi completamente diversi.
In qualche maniera questa consapevolezza lo portò alla soluzione.
Se Merida era come lui allora tirarle su il morale era di sicuro più facile, gli bastava riflettere e porsi una domanda ben precisa:
Cosa lo faceva star meglio quando si sentiva giù?
Jack alzò la testa improvvisamente, quasi fosse stato appena colpito da un fulmine.
Guardò l'amica sorridendo elettrizzato, tanto da riscuotere in lei una certa perplessità, di cui però lo spirito non si curò.
Allungò la mano verso quella della rossa, afferrandola e facendo alzare la giovane dalla roccia.

<<  Cosa...che vuoi...?   >>

<<  Vieni con me, voglio farti vedere una cosa!  >> la zittì Jack, mettendosi l'indice davanti alle labbra, come a volerle dire di far silenzio.

Stranamente Merida anzichè mettersi a urlargli contro o a picchiarlo come il ragazzo aveva predetto seguì il suo consiglio e chiuse la bocca, seguendolo senza dire nulla.
Non gli aveva nemmeno lasciato andare la mano.
Quelle piccole dita calde e sottili si erano al contrario strette maggiormente intorno a quelle fredde dello spirito, generando uno strano fenomeno: Il calore di quella stretta era andato a propagarsi per tutto il suo corpo, facendolo sentire improvvisamente bollente e accaldato, in particolar modo sulle guance.
L'albino non ci fece molto caso, credendo che fosse normale, e iniziò a camminare nel bosco seguito dall'altra.
Di tanto in tanto alzava lo sguardo verso il cielo, per paura che quel che voleva mostrarle fosse già iniziato.
Doveva sbrigarsi, quella cosa non aveva un orario preciso in verità, ma con il tempo aveva imparato a conoscerne il ciclo e a capire quando sarebbero apparsi i primi raggi nel cielo.

<<  Conosci per caso un posto alto? Da cui si possa vedere tutto il panorama!  >> chiese Jack sbrigativo, girandosi a guardare la ragazza senza smettere di camminare.

Lei lo costrinse però a fermarsi.
Si piantò all'istante, guardandosi intorno e arricciando il naso con fare pensieroso.
Poi, una volta che si fu orientata, sorrise vittoriosa.

<<  Si, lo conosco!  >> esclamò iniziando a correre dalla parte opposta, sempre stringendo la mano dell'altro e quindi tirandoselo irrimediabilmente dietro.

Lui per poco non cadde a terra per stare al suo passo, si fece tirare come un cane fino all'estremo della foresta. Allora Merida si fermò, proprio dinnanzi a un enorme roccia di sicuro alta più di trenta metri, e si girò verso l'amico allargando le braccia in modo plateale.

<<  Che dici, è abbastanza alto?  >>

Domanda che di sicuro non necessitava di una risposta, bastava guardare quel monolita per accorgersi che forse era anche troppo alto.

<<  B-bè...si. Ma è impossibile per te arrivare lassù da sola....  >> sentenziò Jack, avvicinandosi a lei e allungando la mano in sua direzione.

L'unico modo per portarla in cima era volando, quindi avrebbe dovuto prenderla in braccio.
Per qualche strana ragione il giovane sentì nuovamente un insolito calore affluirgli all'altezza delle gote.
Forse era dovuto al prolungato contatto con la mano calda di un umana...sperava che non fosse sempre così, altrimenti avrebbe finito per sciogliersi.

<<  Vieni, reggiti a me. Così arriveremo lassù in un attimo!  >> disse avvicinandole la mano ulteriormente. La vedeva perplessa...come se non avesse capito ciò che lui intendeva dire.

Poi parve rendersene improvvisamente conto, allora scoppiò a ridere allontanandogli la mano.

<<  Davvero credi che sia impossibile per me arrivare lassù da sola?  >> gli chiese Merida, con uno strano tono di sfida nelle parole, mentre lo guardava con un sopracciglio alzato e le braccia conserte.

In tutta risposta lo spirito del gelo assunse un espressione basita.
Ma che domanda era?
Gli sembrava ovvio che le fosse impossibile raggiungere la cima da sola, come avrebbe potuto?
Di certo non era in grado di volare come lui.

<<  Ecco...si. >>

La rossa inclinò le labbra in un sorriso vittorioso, mentre annuiva con la testa.
Sempre più strana.
Allungò le braccia, congiungendo le dita tra loro e sgranchendole per qualche secondo, per poi lasciar ricadere gli arti lungo i fianchi.

<<  Sai quando ti ho detto che avevo scalato qualcosa di più pericoloso di un alberello? Bè, mi riferivo proprio a questa roccia!  >> confessò con orgoglio la ragazza, voltandosi subito dopo verso il monolito e camminando con passo deciso verso esso.

Jack era rimasto scioccato da quella confessione.
Inizialmente aveva pensato che la rossa volesse prendersi gioco di lui e che stesse mentendo.
Ma quando l'aveva vista iniziare ad arrampicarsi aveva dovuto ricredersi.
La ragazza si spostava con una grande agilità, riuscendo a mettere i piedi e le mani nei posti giusti per non cadere o scivolare, e sembrava che la grandezza di quella roccia non la spaventasse minimamente, anzi, che la sua altezza fosse proprio ciò che l'attirava.
L'albino rimase a guardarla da sotto finchè lei non raggiunse la cima, pronto a scattare al minimo passo falso.
Ma non fu necessario.
Merida arrivò alla vetta senza il minimo intoppo, alzando le braccia verso il cielo e girando su stessa con euforia.
Jack non potè fare a meno che sorridere per quel comportamento.
Spiccò il volo e grazie a un solo balzo raggiunse anche lui la cima, piazzandosi accanto alla giovane.

<<  Sorpreso?  >> gli domandò lei con superiorità  e un sorriso largo tutto il viso per essere riuscita a stupirlo.

Anche se in verità quella era una doppia vittoria.
Lui era riuscito a distrarla dalle sue preoccupazioni, e questo valeva quanto un trofeo d'oro massiccio.

<<  Devo dire di si, complimenti!  >> sospirò lui rassegnato, alzando gli occhi al cielo e causando nuovamente ilarità da parte di Merida.

Da quell'altezza si poteva vedere l'intero regno avvolto dalle tenebre.
Il blu della notte aveva ormai spazzato completamente via l'arancio del tramonto. Il sole, caldo e possente era stato sostituito dalla luce chiara e tenue di una luna piena.
Avevano fatto appena in tempo, sarebbe iniziata a momenti.
Il ragazzo mise le mani sulle spalle dell'amica, facendola voltare in direzione dell'orizzonte e intimandogli di rimanere ferma così.

<<  Continua a guardare da questa parte...vedi qualcosa?  >>

....




La giovane principessa da prima rimase immobile come le era stato detto, ma dopo che furono passati due minuti iniziò a inclinare la testa e aguzzare la vista, tutto per cercare di scorgere chissà cosa all'orizzonte.

<<  Jack...io non vedo niente!  >> sbuffò esasperata, voltandosi verso di lui con fare annoiato.

Il ragazzo fece roteare le iridi azzurre, indicando nuovamente dalla parte opposta e facendole cenno di voltarsi.
Merida eseguì, sempre più scocciata da quella situazione.
Insomma, che avrebbe dovuto vedere?
Capiva che era un bello spettacolo vedere l'intero regno di notte, ma non c'era poi chissà che di speciale, lei lo faceva spesso.

<<  Ecco, ora! Guarda!  >> la voce di Jack si alzò di un paio di gradi nel dire quelle parole. Le pronunciò con tale enfasi che la riccia seguì il suo sguardo senza protestare, trovandosi a fissare qualcosa che la lasciò a bocca aperta.

Nel centro del cielo nero, proprio accanto alla luna, avevano iniziato a scendere verso il basso lunghi filamenti.
Dapprima erano sottili e quasi impercettibili, poi si erano ingranditi sempre di più, formando lunghe corde...corde dorate.
Si muovevano all'unisono nel cielo, danzando nell'aria come se fossero vive e andando verso loro due.
Si avvicinarono talmente tanto che quel colore brillante si riflettè negli occhi spalancati di Merida, la quale non potè fare a meno di allungare una mano in direzione di un filamento.
Allora si accorse di come essi non avessero una consistenza solida.
Erano fatti di sabbia, sabbia dorata e finissima che unita dava quella forma nodosa. Ma non appena le sue dita la sfiorarono quella forma si scompose, esplodendo e tramutandosi in qualcos'altro.
Da quel grumo informe d'oro fuoriuscì uno stallone, un cavallo molto simile al suo Angus.
Non si trattava di un cavallo normale, era un ippogrifo.
Il cavallo alato si impennò nitrendo e sbattendo le ali al vento, trasmettendo nella ragazza un senso di forza e libertà.
Poi iniziò a correre, volò, volò alto nel cielo accompagnato dal suo nitrire selvaggio.
Dopodichè tornò indietro, in picchiata, volando attorno a Merida e lasciandole addosso qualche residuo di sabbia dorata.
La ragazza iniziò a ridere.
Non pensava a quanto quel fenomeno fosse strano, di come dovesse essere impossibile tutto ciò.
Rideva, semplicemente. Rideva perchè non si era mai sentita più felice in vita sua.
Alla fine l'ippogrifo si dissolse, tornando a far parte dei filamenti che si allontanarono andando in direzione del villaggio.
Solo allora la rossa notò uno strano omino.
Era paffuto e basso, rivestito interamente d'oro e con una pettinatura sbarazzina.
Rimaneva su una nuvola, guardando i filamenti che lentamente si infilavano le case e sorridendo mentre ne attirava altri a se, dandogli forme di animali e fate.

<<  Chi è lui?  >> non potè far a meno di chiedere Merida, rivolgendosi a Jack che intanto aveva iniziato ad agitare il bastone per aria, attirando l'attenzione di quell'omuncolo curioso.

Questi non appena vide lo spirito della neve sorrise allegro, agitando la manina minuta in segno di saluto e facendo ricadere della sabbia a ogni movimento.
Poi passò con lo sguardo sulla ragazza, allora parve ricomporsi, come se tenesse nel fare una bella figura.
Materializzò dal nulla un cilindro d'oro, con cui fece una perfetta riverenza.
La riccia ricambiò in saluto, prendendo i bordi del suo abito e facendo un piccolo inchino.

<<  Lui è Sandman, un mio vecchio amico.  >> le spiegò allora l'albino, poco prima che l'omino si allontanasse sulla sua nuvola fatta di sabbia, scomparendo nel buio della notte.

Sandman.
Ora che ci pensava aveva letto di lui in un vecchio libro, quando era bambina.
Anche se di certo non se lo sarebbe mai immaginato così, ne avrebbe pensato che fosse in grado di fare cose del genere.
Osservò incantata gli ultimi rimasugli di sabbia dorata che si perdevano nel buio. Sospirò, questa volta però con un sorriso sulle labbra.

<<  E' davvero...incredibile!  >> disse con un sussurro, stringendo le braccia intorno alle proprie spalle.

<<  Tu però ci hai creduto...>> le fece presente Jack, volandole davanti.

Lei lo guardò allegra, annuendo alle sue parole.
Tutto quello che aveva visto le aveva influito nuova fiducia...lei credeva, era così.
Credeva in qualcosa di meraviglioso e magico, ma sopratutto reale.
Non era sola.
E capì che nemmeno Jack lo doveva essere.

<<  Si, ci ho creduto....e farò in modo che ci credano anche tutti gli altri!  >>




Alla fine ce l'ho fatta...ho pubblicato sto maledettissimo capitolo! xD non potete capire che parto è stato!

Prima gli esami...poi l'ispirazione che aveva deciso di andarsene in vacanza....temevo proprio di non farcela!
Mi scuso per il mostruoso ritardo, e sopratutto ringrazio davvero di cuore  Fred Halliwell per avermi sostenuta e avermi tartassato per il fatto che non pubblicavo! Grazigrazie grazie ti rigrazio davvero molto! ^^
E ovviamente ringrazio anche tutti coloro che commentano e anche quelli che mi hanno aggiunta tra le seguite, mi fate davvero tanto piacere! *-*
Bè, ovviamente, non potevo non far comparire il mio caro Sandy almeno in una scena <3 spero che vi sia piaciuto il capitolo e spero davvero tanto di sapere da voi cosa ne pensate!
A presto! ^^

PS: in questi giorni non ho avuto molto tempo per connettermi a EFP, per cui ora ho un casino di roba da leggere e commentare, per cui verso coloro che seguo assiduamente e che non hanno visto commenti ai nuovi capitoli...tranquilli! Commenterò quanto prima!
Baciiii

HEILYNEKO






  
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