Titolo:L'ultima nota
Autore: Princess Monster
Fandom: Waltz
Personaggi:Cicala
Paring: Iwanishi/Cicala
Genere: Drammatico, Triste
Rating: Arancione
Tabella: Blu
Prompt: occhi
Note: mi auguro che la storia piaccia, anche se nutro poche speranze al riguardo x°D.

---

Non ricorda nemmeno da quanto tempo va avanti la sua insana ossessione.
E’ una cosa strana, a tratti pericolosa, che gli fa perdere lucidità.
L’occlusione della gola è troppa per essere giustificata con l’assenza di un uomo solo: un essere malvagio.
Nel loro mestiere bisogna mantenere il sangue freddo, lui non ne è capace: meriterebbe di essere licenziato.
Chiude gli occhi, ascolta il frinire delle cicale, sue sorelle, compagne.
Stringe le mani, la sua espressione non tradisce nessuno dei dubbi che lo tormentano.
Iwanishi, la sua ossessione si chiama Iwanishi.
 S’è accorto che non esistono unicamente i rapporti fra cliente e killer e il suo tormentarsi ha avuto una spiegazione semplice e sensata
Cosa fare?Quello che sente è da eliminare?
“Cicala, abbiamo del lavoro da fare”.
Vorebbe sentirselo dire e darebbe la sua mano destra per udire quella odiosa frasetta pronunciata con una certa odiosa vocina.
Odiosa è un aggettivo eufemistico.
Non succederà mai più.
Ha giocato un po’ col suo corpo e un po’ con la sua anima.
Lo ricorda ancora chino sul suo collo,sulle sue labbra, su di lui.
Affamato come un vampiro  e delicato come una farfalla.
 Ha ricordato improvvisamente ogni stretta
 di mano,ogni abbraccio,ogni momento condiviso più o meno consapevolmente.
Sente tanto di quel dolore al cuore che quasi non respira.
Iwanishi è morto,avete ballato male il vostro valzer e ora tocca a te pagare,piccola creatura spaventata e sofferente.
Tanto cosa potrebbe farti male,se non i morsi dei cani che fanno scempio di te mentre sorridi un po' triste e un po' folle pensando che le cicale fanno un suono bellissimo e irritante (quanto somigliano all’uomo che hai avuto accanto,eh?) e che nella tua breve vita quando qualcosa stava andando bene puntualmente l'Universo provvede a mandarlo a puttane?
Che cosa ridicola pretendere di poter diventare qualcuno quando non sai nemmeno come ti chiami, se sono gli altri a doverti dare un’identità definita.
Prima  eri unicamente il tuo lavoro e la tua rabbia, eri solo la tua angoscia e il freddo che ti stritolava le viscere nei momenti in cui qualche sentimento si riaffacciava alle soglie della tua coscienza.
L’impossibilità di vittoria contro il perverso disegno dell’esistenza è l’unica cosa che hai accettato passivamente.
Poi c’è stato il tuo manager, i primi incarichi e persino i complimenti.
Ti sei sentito orgoglioso di te stesso, a volte persino felice.
Ora sembri quasi un essere umano: un piccolo, tremebondo e piangente ragazzo che vorrebbe smettere di soffrire.
Sei così stanca piccola cicala che là, dal fondo del tunnel,ti par persino di vedere Iwanishi con la solita faccia da schiaffi e un altro lavoro.