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Autore: Sylth Donald    15/02/2013    2 recensioni
“Scusami..ehm..” disse impacciato alzandosi dalla sedia e venendomi incontro. Mi porse la mano e continuò, “Piacere...Austin.” vorrei fosse un piacere anche per me.
Mi presento, mi chiamo Abbey Smith, vivevo a Chicago ma mi hanno trapiantato a San Antonio per il resto della mia vita con mio fratello, amen.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Si chiude una porta, si apre un portone, uh, guarda chi c'è...un altro coglione.
Mi presento, mi chiamo Abbey Smith, vivevo a Chicago ma mi hanno trapiantato a San Antonio per il resto della mia vita con mio fratello, amen.
 
No, okay. Mi annoiavo terribilmente dentro quella cazzo di macchina. Mia madre mi stava accompagnando a San Antonio, sarei dovuta andare a vivere da mia nonna, in mezzo al nulla, facendo niente dalla mattina alla sera.
Il non fare niente mi piaceva, ma il vivere in mezzo al nulla proprio no, specialmente per una che è cresciuta a Chicago. Che poi perché solo io e quel rompi potreiesserevolgare di mio fratello? Lui si sarebbe trovato bene
ma io no, sapevano che odiavo le città piccole..magari a mia madre e il suo compagno sarebbe piaciuto, ah, mia madre è separata e vive con un pesce lesso, che sarebbe John, il suo compagno.
Avevo preso bene la separazione ma quel tizio lo odiavo, sempre vestito da classico bad boy e poi si metteva a frignare se gli chiudevi la porta in faccia, bah.
 
“Non voglio andare in un paesino sconfinato, non voglio farmi nuovi amici e non voglio vivere con una donna che conosco a mala pena!” sbottai mentre mia madre cantava 'die young' di Kesha, pure moderna era, mi pare ovvio, 'la donna che conosco a mala pena' era mia nonna, ovviamente, non l'avevo mai vista in tutta la mia vita, mai una volta eppure adesso ci andavo a vivere insieme per un non so quale cazzo di motivo.
“Oh, ma mi senti?” le urlai in un orecchio. “Uh?” fece lei togliendosi le cuffie. “IO NON VOGLIO ANDARE A VIVERE A SANTO ANTONINO!” replicai battendo i pugni sulle cosce. Uh, 'santo antonino' questa dovevo ricordarmela!
 
“Intanto quella 'donna che conosci a mala pena' è tua nonna e la conosci, invece, prima cosa, seconda cosa ti troverai bene, terza cosa è San Ant...” fece per continuare.
“Risparmiamelo, è San Antonio, lo so, miss ironia, comunque... prima mi sentivi e non mi rispondevi? Che stron...” non feci a tempo neanche a finire che si era rimessa a cantare come un 'usignolo'. Che due balle. E non di fieno.
Sarei rimasta come un'idiota a suola, seduta da sola, ad annuire e sorridere, ogni giorno, ci metto la mano sul fuoco.
 
 
“Siamo arrivati Abb” mi urlò in un orecchio John. Ehi, ci sento, non c'è bisogno di fracassarmi l'udito. L'unica cosa positiva era che me lo levavo di torno, sia ringraziato il cielo.
Ad aspettarci all'entrata del condominio c'era una donna alta, giacca con una pelliccia mastodontica, capelli ricci alti e costellava di rughe e lentiggini. 
“Abbey, wow, come sei cresciutella, magari un po' sciupata.” ma chi t'ha mai visto?Vabbé. Mi schioccò un bacio sulla fronte e fu il turno di Alex, “Quanto sei cresciuto anche tu, sei tutto tua madre, fattelo dire.” io non assomigliavo a nessuno dei miei genitori, NESSUNO dei due.
Salutò velocemente mia madre e non degnò di uno sguardo John, che era carico di bagagli.
Già la stimavo, sotto questo punto di vista.
 
“Bene Abbey, bada a tuo fratello, non rompere nulla, lavati i denti, copriti, conosci tanta gente e chiamami..” passati a rassegna i compiti la salutai come in un saluto militare, per scherzare, e ridacchiai.
“A gli ordini capitano, sarà fatto.” le dissi passando la mano da dritta sulla fronte fino in alto. Mi sorrise, mi abbracciò e se ne andò.
Adieeeeu.
 
Era ora di cena ma non avevo fame, “Nonna, mi faccio una doccia e vado a dormire, a domani mattina!” le dissi velocemente sorridendole. “Ehi, tu, donzella, hai lo stesso umorismo di tua madre.” mi sussurrò sorridendomi dolcemente.
Mi piaceva quando la gente alludeva al mio umorismo, era il mio punto forte e per quanto di aspetto non fossi questo granché quel particolare mi distingueva. Non ero neanche la solita dolce ragazzina, e per la mia età era strano, quindi mi piaceva il mio umorismo.
Entrai nella mia camera, o almeno pensavo lo fosse, era vuota quindi ormai era mia, baby, Alex poteva anche dormire sotto il letto o da eremita in salotto, fatti 'sua'!. Presi un accappatoio, qualche asciugamano, lo spazzolino, il phon e mi chiusi in bagno. A noi vecchia doccia che non so come funziona. Girai un rubinetto e uno spruzzo di acqua gelida mi bagno il viso, “No, okay, tu non sei..” strillai girandolo nel lato opposto.
Girai un'altra manovella e uscì acqua tiepida, stavolta dal verso giusto. Oh, finalmente.
Finita la doccia andai a letto e mi addormentai in volo. Avevo taaaanto sonno.
 
“sve-e-e-egliati..” sentii ululare all'orecchio. Macheccazz...
“sve-e-e-egliatiiii!” ancora? Chi era? Eh, chi poteva essere se non quel rospo di Alex? Mi alzai e lo rincorsi fino a fuori la porta della MIA camera.
“Non permetterti più di entrare in camera mia di prima mattina, Alex, se non vuoi ritrovarti la testa nel culo!” gli urlai vedendolo entrare nella sua di camera, era inutile, tanto non mi ascoltava.
Sbuffai e andai in cugina ancora in pantaloncini e canottiera stretta, era la mia divisa da notte, oh. Mi aspettavo mia nonna ai fornelli ma non fu lei ciò che vidi, bensì un ragazzo, seduto al tavolo a fare colazione, di spalle a me.
 'ma tu chi cazzo sei?', no, non glie lo dissi, ero tentata, ma mi limitai a fare un colpo di tosse, così, per essere notata, nulla di che.  Il ragazzo fece cadere il cucchiaino sul tavolo e si girò indietro. Parve sorpreso di vedermi.
No, scusa, ma non l'aveva sentita la sfuriata fatta a mio fratello? .E poi dovrei essere sorpresa io, oh.
 
“Scusami..ehm..” disse impacciato alzandosi dalla sedia e venendomi incontro. Mi porse la mano e continuò, “Piacere...Austin.” vorrei fosse un piacere anche per me.
“Mh.” dissi, semplicemente, superandolo e prendendo un bicchiere di latte da sopra il tavolo e nascondendo quello di mio fratello, doveva pagarla e il latte non se lo meritava, nono.
“Tu devi essere Abbey..” disse sorridendomi, aveva un bel sorriso, ma non volevo dargli tanta confidenza, “Già.” 
“Hellen mi ha parlato di te” continuò.
“Scusami, io non voglio sembrare scortese, ma posso sapere chi ca..chi sei?” gli chiesi mettendo via il bicchiere nel lavello.
In quel momento entrò mia nonna, che tempismo nonnina del mio corazon, allegra e con una voce squillante disse rivolgendosi a me: “Oh, tesoro, vedo che hai conosciuto Austin, il nostro vicino..vatti a preparare che andate a scuola assieme”
Sbuffai. Entrai in camera, misi su una magliettina bianca con su una felpa, dei jeans e le mie vans, le amavo, aw.
Alla porta c'era lui, Austin, appoggiato, che scriveva un messaggio, presumo.
Ad essere carino era carino, ma non mi sarebbe mai piaciuto, nono, si era presentato in modo scortese..ah, no, quella ero io.

 

EEEEHILA'.

puoonzalve a tutti, eccomi con una ff su austin, è la mia prima, quindi abbiate pietà, pls
comunque fatemi sapere se vi piace, e se vi va recensite già da ora. c;
ciao sdkjw

su twitter: @ehihutcher

  
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