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Autore: KowaretaTamashii    15/02/2013    1 recensioni
Fine del concerto. Il tour bus si allontana, lasciando la nostra protagonista da sola, in una città che non conosce molto bene.
Dubbi e timori s'insinueranno nella sua mente, fin quando un cambiamento improvviso non precipiterà nella sua vita, sconvolgendola.
Una richiesta inaspettata, fin troppo insolita. Di quelle che, anche a distanza di giorni, ci ripensi e ti domandi se non si fosse trattato soltanto di un sogno.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andy Biersack, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sgranai gli occhi quasi innaturalmente, scuotendo leggermente il capo allibita e torturandomi successivamente il piercing che portavo al labbro inferiore. Se quello era un sogno, pregavo che nessuno mi svegliasse mai.
«No, frena … è uno scherzo, vero?».
«Perché dovrebbe? Sono serio, lo giuro. È che la tua storia mi ha colpito molto, assomiglia alla mia per certi versi, e non merita di restare taciuta. Chissà, magari, potrebbe aiutare qualcuno nella tua stessa situazione, a continuare a lottare.». Spiegò semplicemente, allargando le labbra in un sorriso e tirandosi su a sedere pigramente. In effetti, non mi sarebbe dispiaciuto poter dare una mano a chi, come me, stava tentando di uscire vivo dall’Inferno. Forse, non sarebbe cambiato niente, tuttavia, fare un tentativo non costava nulla.
«Ok, accetto! Sono sicura che sarà bellissima, come le altre, d’altronde. Non vedo già l’ora di ascoltarla!». Ridacchiai divertita, imitando la sua posizione ed annuendo con decisione alle mie stesse parole. Così facendo, quella canzone avrebbe sempre ricordato al giovane della mia esistenza e della giornata passata insieme. «Senti … ma non è che, per caso, a Juliet darà fastidio?». Chiesi senza preavviso, aggrottando appena le sopracciglia e rendendomi conto di aver rimosso completamente la figura della bionda dal mio cervello, fino a quel momento. Eppure, a menzionare il suo nome, mi accorsi che qualcosa non quadrasse. Da quando avevo accolto Andy in casa mia, non l’avevo visto mandare sms e chiamare nessuno.
Il moro si sbatté una mano sulla fronte, sbuffando sonoramente e recuperando subito il proprio cellulare, attivandolo prontamente e venendo tempestato da numerosi messaggi, che potei notare grazie all’incessante vibrazione, che pareva non avere fine.
«Cazzo! Dopo che, ieri, ho parlato col mio manager, ho spento il telefono e mi sono dimenticato di riaccenderlo! E, adesso, chi la sentirà Juliet? Maledizione!».
Non fece in tempo a concludere la frase che, come se avesse origliato i nostri discorsi, la suoneria iniziò a squillare insistentemente, costringendo il cantante a rispondere. Avevo un’idea precisa su chi si celasse all’altro capo della linea e la voce che udii confermò i miei dubbi. Ovviamente, si trattava proprio della ragazza e sembrava anche piuttosto arrabbiata.
Per non disturbare, mi alzai silenziosamente, facendo cenno ad Andy che mi sarei allontanata e raggiungendo nuovamente il piccolo ponticello, sedendomi sul bordo del muretto. Nonostante un normale pizzico di curiosità, non volevo immischiarmi nei suoi affari privati e passare per un’impicciona. Lui aveva la sua privacy ed io non ero nessuno per infrangere tale soglia.
Affondai il viso nella kefiah che mi circondava il collo, al posto di una classica sciarpa, sospirando impercettibilmente e torturandomi inconsciamente le unghie, finendo per rovinare lo smalto nero che le ricopriva perfettamente. Per quanto sapessi bene che il giovane fosse già impegnato, ogni volta che pensavo alla fortuna che avesse la sua fidanzata nel stargli accanto, una punta di gelosia, mista ad invidia, colpiva il mio cuore dritto al centro. Eppure, la cosa che più desideravo era che il mio idolo fosse felice.
Io avevo avuto un regalo già troppo grande, potendolo ospitare a casa mia, che chiedere altro sarebbe stato solamente da ingrati. Il fato mi aveva donato quegli istanti indelebili e, quando sarebbero giunti al termine, avrei dovuto farmi da parte e riprendere con la mia solita vita.
Mentre mi crucciavo su quel tipo di pensieri, il cantante apparve davanti a me, facendomi sussultare e fissandomi con espressione seria.
«Perché te ne sei andata?».
«Perché non è carino origliare le conversazioni private altrui. Era giusto che ti lasciassi in pace, almeno durante una telefonata così importante.». Spiegai brevemente, limitandomi a fare spallucce ed attirandomi un sorriso da parte sua. Magari, aveva capito il mio punto di vista.
«Ti ringrazio, ma non ce n’era bisogno. Mi sono solo preso una bella sfuriata e giustamente, direi. Però, mi era davvero passato di mente di riaccendere il cellulare. Beh … pazienza. Tempo un paio di giorni, che Juliet sbollisca, e faremo di nuovo pace.».
«A-avete litigato pesantemente? Non so, avrebbe potuto provare a comprenderti. In fondo, non l’avevi mica fatto di proposito.». Mormorai appena, scattando in piedi ed avviandomi verso la mia abitazione, venendo seguita prontamente dal ragazzo, che sembrava piuttosto sereno e tranquillo, nonostante la discussione che l’aveva visto protagonista. Evidentemente, era realmente sicuro che tutto si sarebbe sistemato.
Dopo diversi minuti di silenzio, la voce roca del giovane americano infranse l’aria, cogliendomi di sorpresa con la sua domanda. A quanto pareva, la sua curiosità non aveva limiti o, forse, desiderava soltanto parlare con me di qualcosa.
«E tu, invece? Non hai una persona speciale accanto?».
«La mia ultima ex si era rivelata una stronza, quindi, sono single. Tuttavia, credo di essermi innamorata di qualcuno che, però, indovina? Non ricambia. Mi sa che Cupido si diverta un mondo a sbagliare mira, quando si tratti di me.». Esalai sinceramente, accennando una risata e stringendomi nelle spalle. Non ero mai stata fortunata nelle relazioni. Avevo l’incredibile capacità d’immischiarmi con gente che, col tempo, si stancava di me o, peggio ancora, finivo col soffrire d’amore non corrisposto.
Il cantante si voltò nella mia direzione meravigliato, accendendosi successivamente una sigaretta e portandosela alle labbra. Dovevo averlo lasciato incredulo, con la mia dichiarazione.
«Oh, wow! Non fraintendermi, ma non pensavo ti piacessero l’esponenti del gentil sesso. Cioè, non so perché, avevo dato per scontato che …».
«Infatti, non è proprio così. Uomini o donne, non c’è differenza, quando a parlare è il cuore. Diciamo che sono di larghe vedute.». Proferii allegramente, attirandomi un sorriso ed un cenno d’assenso da parte sua e percorrendo gli ultimi metri che ci separavano dalla via dove vivevo. D’altronde, ero certa che lui avrebbe compreso e non mi avrebbe giudicata.
Quando giungemmo finalmente a destinazione, si era già fatto buio, sebbene fossero passate da poco le diciannove. Però, non c’era da stupirsene. In inverno, la luce del Sole andava via troppo presto, impedendo così, alla gente, di godersi pienamente la giornata.
Senza perdere altro tempo, ci adoperammo a preparare la cena, nonostante le mie continue insistenze nel voler fare tutto da sola. Non volevo che il mio ospite si facesse in quattro quando, invece, avrebbe dovuto riposare e rilassarsi. Ma, alla fine, cedetti alle sue richieste. Aveva così tanta voglia di darmi una mano e di rendersi utile, che mi fu impossibile dirgli di no. Di quel passo, le sue maledette iridi d’oceano mi avrebbero convinta a compiere qualsiasi cosa, mandandomi alla rovina.
In compenso, dovetti ammettere che, cucinando in due, si era decisamente più veloci e il giovane si rivelò anche parecchio bravo. Così facendo, riuscimmo a mangiare nel giro di una quarantina di minuti e, dopo aver consumato l’ottimo pasto che avevamo creato con le nostre mani, ci appostammo di fronte alla tv. Sebbene, per me, quello fosse una sorta di rito abituale, in quel caso non sarebbe stata esattamente la stessa cosa. Con me c’era Andy e, dopo quella sera, dubitavo che sarei stata di nuovo in grado di vedere quella stanza con gli stessi occhi.
Afferrai il telecomando, passandolo successivamente al moro e lasciando che fosse lui a scegliere cosa guardare. In alternativa, avrei potuto proporgli uno dei miei film in DVD, cosa di cui ce ne fu bisogno. Per mia fortuna, di tutti i titoli che gli esposi, la sua attenzione venne richiamata da un lungometraggio horror, che fui pure io ben lieta di seguire, siccome ero un’amante incallita di quel genere.
Le ore trascorsero fin troppo in fretta e, quando me ne accorsi, si era già fatto tardi. Non riuscivo a crederci eppure, tra commenti agli attori, risate e battute di ogni tipo, il tempo era praticamente volato. Quindi, anche se a malincuore, mi vidi costretta a porre fine a quella piacevole compagnia. Avrei voluto poter restare ancora un po’ con lui, ma sapevo che, prima o poi, avrei dovuto lasciarlo andare comunque.
Mi alzai dal divanoletto, stiracchiandomi pigramente e puntando successivamente il mio sguardo sulla figura del cantante. Non pareva aver molta voglia di andare a riposare, però gli conveniva farlo, data l’intensa giornata che l’attendeva al suo risveglio.
«Andy, mi spiace dover fare la guastafeste, ma credo sia meglio andare a dormire. Domani, dobbiamo alzarci presto, se non vuoi perdere l’aereo.».
«Cavolo, hai ragione. Mi stavo abituando a questa “vacanza” che, al pensiero che dovrò riprendere il tour così presto, mi sento già distrutto.». Esalò scherzosamente, ridacchiando divertito e spegnendo il televisore, appoggiando poi il telecomando sul tavolino poco distante. Se, per lui, sarebbe stata dura riprendere le sue abitudini da rockstar, dal canto mio, sarebbe stato un Inferno, tornare alla mia solita vita. D’altronde, una volta assaggiato il Paradiso, non se ne aveva mai abbastanza. Si diventava insaziabili, come se si fosse schiavi di una sorta di dipendenza.
«Buonanotte, Andy, mh?». Sussurrai dolcemente, allargando le labbra in un sorriso e dirigendomi poi verso la porta, venendo però bloccata sulla soglia dalla sua voce, che mi richiamò quasi in un bisbiglio. Evidentemente, aveva ancora qualcosa da aggiungere, prima di permettermi di congedarmi.
«Sai, mi piacerebbe molto poter vivere in un posto così tranquillo. Los Angeles è meravigliosa ma, se si è alla ricerca della calma, non è per niente adatta.».
«Beh … potresti sempre acquistare una casa da queste parti, in modo da poterci venire quando ne hai voglia.». Risposi semplicemente, voltandomi nella sua direzione ed appoggiandomi con la schiena contro lo stipite ligneo, attendendo che proseguisse. Dubitavo che mi avesse trattenuta per quel motivo.
Il giovane annuì fugacemente, puntando gli occhi su di me ed assumendo un’espressione seria. Avevo indovinato. Stava per tirare fuori il vero discorso, che avrebbe voluto menzionare sin da subito.
«Senti Rory … cosa posso fare per sdebitarmi? Tu sei stata davvero gentilissima, ospitandomi senza rifletterci nemmeno un paio di volte.».
«Non rendendotene conto, hai già fatto molto, credimi. Hai esaudito uno dei miei due più grandi desideri, andando persino ben oltre alle mie aspettative. Sei qui, ti ho conosciuto e ho trascorso un’intera giornata con te. Questo mi basta.». Esalai con una dolcezza che difficilmente mostravo agli altri, ammettendo candidamente ciò che pensavo a riguardo e stringendomi successivamente nelle spalle. L’ultima cosa che volevo, era che lui si sentisse in obbligo nei miei confronti. In fondo, non ne aveva motivo. Mi aveva già donato dei ricordi indelebili e meravigliosi, in sua compagnia.
«E quale sarebbe il tuo secondo desiderio?».
«Come, scusa?».
«Hai detto che, con questa vicenda, si è avverato uno dei tuoi sogni. L’altro qual è? Magari, potrò aiutarti in qualche modo.». Proferì pacatamente, arrivando dritto al punto e facendomi sentire leggermente in imbarazzo. Per quanto, una parte di me volesse rivelargli quel piccolo segreto, la mia razionalità ebbe fortunatamente la meglio.
«Dubito possa servire a qualcosa, parlarne. Sappi solo, che si tratta di una cosa che non potrò mai avere. Ma va bene così. Ho già avuto più di ciò che mi spettasse.». Mormorai con un filo di voce, facendo spallucce ed impedendogli di aggiungere altro, chiudendo lì quella conversazione. Non potevo rischiare che capisse più del dovuto. «E, adesso, nanna. Buonanotte.». Sussurrai per l’ultima volta, spegnendo la luce e sbrigandomi ad abbandonare la stanza. In quelle ventiquattr’ore trascorse con lui, mi ero confessata come mai in vita mia. Però, almeno un piccolo scheletro nell’armadio volevo conservarlo.
 
 
 
 
A/N:Come promesso, sono tornata con il seguito. Purtroppo, mi spiace annunciarvi che questo sarà il penultimo capitolo, se così vogliamo chiamarlo. Però, come avevo anticipato all’inizio della storia, questa ff è nata come OS e, di conseguenza, è normale che si concluda così presto. Tuttavia, prometto che, appena mi sarà possibile, scriverò un sequel. E, se riceverò abbastanza consensi da voi, potrei anche decidere di pubblicarlo :)
Detto ciò, spero comunque di ricevere qualche altra piccola recensione anche a questa quinta parte, giusto per sapere, secondo voi, cosa succederà nella prossima.
Come sempre, ringrazio nuovamente tutti quelli che mi stanno seguendo silenziosamente e non <3
  
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