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Autore: Billie_Jean    15/02/2013    0 recensioni
Lily non aveva mai creduto nel fato, o nel destino. Non aveva mai creduto che i sogni si potessero realizzare; almeno non i suoi. Quando aveva deciso di smetterla di correre dietro ad un amore inesistente che viveva solo nella sua testa credeva di aver detto addio per sempre a Harry Styles, e a tutto quello che aveva rappresentato per lei.
Se state cercando una storia originale, con una trama diversa dal solito che vi lasci senza fiato, avete sbagliato fanfiction. Perchè questa non è che una banalissima, semplicissima, stupidissima storia di sogni. Non leggetela, davvero.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho già capito che oggi sarà una giornataccia. Voglio dire, basta guardarmi ora: quale sfigata durante l’intervallo se ne sta da sola su una panca facendo scappare anche il peggio secchione brufoloso con il solo ausilio di un muso più lungo di una messa in aramaico arcaico? Che poi magari l’aramaico era una lingua pure sintetica, che ne so.

No, ma comunque. È la classica situazione no? Una donzella triste e infelice se ne sta sola soletta a sospirare come un mulino a vento con l’asma e il principe azzurro magicamente giunge sul suo bianco destriero a far rifiorire il sorriso su quel bocciolo di rosa che sono le sue labbra. 


Tanto per cominciare le mie labbra sembrano più un paio di materassini sgonfi e l’unica persona che giunge a risvegliarmi dalla mia trance è quell’isterica della prof di francese, che strabuzza gli occhi da rospo e, tra sputacchi e raschiature di gola che sembra debba sputare palle di pelo come i suoi gatti da un momento all’altro mi intima di rientrare in classe.

Fu allora che lo notai per la prima volta. Stavo per chiudermi la porta alle spalle quando lo scorsi, seduto su un banco dell’aula opposta alla mia: rideva talmente forte che lo sentivano anche da Narnia, probabilmente. Mi venne voglia di mollargli una sprangata sui denti: nessuno aveva il diritto di essere così allegro quando il mio umore era così nero. Gli lanciai un’occhiataccia, incurante del fatto che non mi aveva neanche notata (e grazie al cavolo, ero dall’altra parte del corridoio) maledicendo la sua risata sguaiata che faceva ballonzolare il cespo d’insalata che aveva in testa, e rientrai in classe.

Fu così che iniziò la mia ossessione.

Iniziai a notarlo nei corridoi durante l’intervallo: era impossibile non farlo, perché rideva sempre. Una risata sguaiata, un risolino sciocco, un sorrisetto accennato alzando l’angolo destro della bocca: quel ragazzo sembrava sempre allegro.

All’inizio gli lanciavo occhiatacce, dicendomi quanto mi stesse antipatico, così a pelle; pian piano (circa due settimane dopo il giorno più nero della mia vita) dovetti ammettere a me stessa che mi ero presa una gran bella cotta.

Io avevo poco piú di quattordici anni, lui era un anno avanti; passavo gli intervalli a spiarlo in corridoio, sperando di incontrarlo vicino ai bagni, ma senza avere mai il coraggio di parargli. Scoprii che si chiamava Harry dopo un pomeriggio intero passato a incrociare fotografie dell’annuario con elenchi e amicizie su Facebook; Annie mi prendeva un po’ in giro, ripetendomi che dovevo parlargli se mi piaceva tanto, ma ogni volta scuotevo la testa.

 Ero dominata da sentimenti contrastanti: da un lato non desideravo altro che conoscerlo e stare con lui; dall’altro ero troppo timida, e temevo che se avessi scoperto che in realtà era uno scimmione stupido e regredito sarei rimasta molto delusa.

Così non gli parlai. Continuai a spiarlo di nascosto, progettando i mille modi in cui avrei potuto sbarazzarmi di Amy Benson, con cui si era messo all’inizio del quarto anno; e dopo averlo visto suonare alla festa di fine anno, decisi che dopo quell’estate, le cose sarebbero cambiate. Io, Lily Elisabeth Parker-Brown, avrei rivolto la parola a Harry Styles e l’avrei conquistato.

Avevo un piano perfetto: passare le vacanze in Francia da mia zia mi avrebbe assicurato l’abbronzatura, mi sarei fatta un taglio alla moda e sarei finalmente scesa sotto la soglia dei sessanta chili; Harry non avrebbe potuto non notarmi. Era un piano perfetto: l’estate duemiladieci avrebbe segnato la mia metamorfosi, la mia trasformazione da bruco peloso a leggiadra farfalla; ero già pronta a spiccare il volo, ma non avevo tenuto conto del cosiddetto “cambio di variabile”. E la mia farfalla finì spiaccicata sulla M22 sotto le ruote di un tir.


Ero insieme a Annie e Mel a casa mia: il classico pigiama party passato a mangiare patatine (solo carote per me, se no come lo conquistavo Harry? Spiaccicandolo sotto quintali di cellulite? Citazione di Melanie-terrorista-psicologica-Myers), e ci godevamo le audizioni della nuova edizione di X Factor.

Quelle di Manchester.


Non rimasi scioccata, no. La mia reazione fu quella di una quasi sedicenne calma, matura e ragionevole. 

“Salve, sono Harry Styles, ho sedici anni e lavoro in una panetteria”.


E sputai la coca light in faccia ad Annie, spataccandomi di faccia giù dal letto nel tentativo di avvicinarmi al televisore.


Divenni una fangirl ossessiva a quel punto. Seguivo le esibizioni e gli extra, andavo in giro ad attaccare sui muri di tutta Holmes Chapel “vota One Direction”, e aspettai il gruppo fuori da casa di Harry quando tornarono, prima della finale. Non mi aspettavo chissà cosa, ma non potevo non sperare in un segno, per quanto piccolo, di riconoscimento da parte sua; non incrociò neppure il mio sguardo. 


Giunse la finale e il loro terzo posto; ricordo che gridai all’ingiustizia, e mi ripromisi che gliel’avrei fatto sapere, quanto erano bravi, non appena Harry fosse tornato a casa. Ci misi due settimane e mezzo per rendermi conto che di Harry Styles, Holmes Chapel non avrebbe più visto neanche un alluce.

E io non lo rividi più.
 

 
16 agosto duemilatredici


La lancetta più lunga del vecchio orologio da parete fece un piccolo scatto, segnando le sei e trenta in punto, e Lily emise un sospiro di sollievo, voltando verso l’esterno il cartello CLOSED.

Era stata una giornata davvero faticosa in panetteria, e lei doveva ancora tornare a casa a smantellare camera sua; e il solo pensiero di dover decidere quali libri portare con lei a Londra e quali lasciare a casa la riempiva di panico. Potendo li avrebbe portati tutti, ma Mel aveva minacciato di farne carne per il camino, se avesse visto anche solo una virgola di troppo. 


Un sorriso involontario spuntò sulle labbra di Lily, mentre sistemava gli scaffali del negozio. Ancora le sembrava assurdo, ma ce l’avevano fatta. Entro meno di un mese, avrebbe iniziato l’università a Londra, e si sarebbe finalmente lasciata alle spalle quel paesino dimenticato da Dio, Buddha, Zeus e perfino Google Maps, e tutti i brutti ricordi di un’adolescenza che, in buona parte, voleva dimenticare. 


Lo scampanellio della porta che si apriva la distolse dai suoi pensieri, e roteò gli occhi spazientita, senza neppure voltarsi.


“Spiacente, siamo chiusi” disse. Seriamente, ma la gente sapeva leggere o usava gli occhi per solo per sport?

“Scusami, stavo cercando Ben” disse una voce maschile alle sue spalle. Lily si voltò di scatto, ribaltando una cesta vuota nel processo e sgranando gli occhi per la sorpresa.


Lily era cresciuta molto negli ultimi tre anni. Ne aveva passati due a vivere in mondo di castelli in aria, popolato di figure (una in particolare) che esistevano, idealizzate, solo nella sua testa; poi si era svegliata e, resasi conto che stava sprecando la sua vita dietro ad un sogno che non si sarebbe mai realizzato, aveva deciso di passare oltre.
Ora, tutte quelle ore passate a darsi della stupida perché correva dietro a idiozie da ragazzina si accartocciarono come una pallina di carta straccia e rotolarono via: perché davanti a lei c’era Harry Styles.


Lily aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì un suono. Una parte infinitesimale del suo cervello la stava prendendo a pesci in faccia, gridandole che stava facendo una figura da fagiolo lesso e che l’avrebbe messo a disagio e che doveva CHIUDERE quella bocca, dannazione!; un’altra, decisamente più massiva parte del suo cervello invece, dopo qualche istante di OMMIODDIOèHarryStylesommioddioquantoèfigobaciamisposamiavròituoifigli era andato in cortocircuito e BAM! Addio facoltà logico-cognitive.


Registrò l’immagine di Harry che si piegava a raccogliere la cesta che aveva fatto cadere, e quando alzò il capo e incontrò il suo sguardo, Lily si risvegliò. 


“Grazie” mormorò, quando gliela porse.

Si voltò per riporla sullo scaffale, e prese un respiro profondo. Calma, si disse. Cerca di non sconvolgere questo poveretto con la tua follia, Lily. Si ricordò che le aveva fatto una domanda, e si voltò per rispondere. 


“Scusa, Ben non c’è oggi. Avevi bisogno di qualcosa in particolare?” disse.

Harry aggrottò leggermente le sopracciglia.


“Oh, no, volevo solo salutarlo. E Sarah?” chiese.


“Sarah?” ripetè Lily, incerta. 


“Sarah. La moglie di Ben” ripetè Harry, preoccupato che lei non avesse capito di chi stesse parlando. 


“Sarah non vive più qui. Lei e Ben si sono lasciati più di un anno fa” spiegò Lily, vagamente sorpresa che non lo sapesse. Ma come poteva? Non viveva più a Holmes Chapel neanche lui, dopotutto. 


Harry sgranò gli occhi per la sorpresa.


“Sul serio?” domandò sgomento “Ma come mai?”


Lily scrollò le spalle, come a dire ‘che vuoi farci?’.
“Hanno litigato, e pareva che lei avesse un amante. Secondo me è probabile, visto che ora si è risposata e ha un figlio”


Harry scosse il capo, incredulo. 


“E Ben?” domandò.


“Ben sta bene. Molto meglio, da quando non ha più quell’arpia addosso”


Harry inarcò un sopracciglio, divertito, e Lily sgranò gli occhi.


“Non mi dire che ti stava simpatica!” esclamò “Sembrava la reincarnazione di Hitler nel corpo di Victoria Adams, ma più acida dello yogurt magro di mia madre andato a male”


Harry scoppiò a ridere, e Lily arrossì.

Harry Styles stava ridendo per una sua battuta. Non la stava guardando come una lumacona marziana con il mascara come facevano i suoi compagni di classe. Il mondo girava al contrario.


“No, non mi è mai stata simpatica” rispose lui, quando ebbe finito di ridere “Mi chiamava Harold e mi trattava come uno scarto di pongo, finchè non sono andato a X Factor. Allora è diventata uno zuccherino”


Lily fece una smorfia.


“Che schifo” disse.

Harry annuì seriamente, ma con aria vagamente rassegnata. Scese una breve pausa di silenzio, e dopo aver fissato Harry per qualche secondo, Lily abbassò lo sguardo, e riprese a sistemare lo scaffale.

“Oh scusami, ti sto disturbando?” domandò Harry, mortificato.


“No!” esclamò Lily, con un po’ troppa enfasi. Tossicchiò imbarazzata ed arrossì “Cioè no, figurati” fece un piccolo sorriso “Mi fa piacere avere compagnia” 


Compagnia, come no. Di’ la verità che ti stai godendo questo momento come un lama in calore in una vigna! Lily ringraziò che Harry non sapesse cosa stava pensando in quel momento.


“Ok” fece Harry, con un mezzo sorriso  “tanto per sapere, c’è qualche altro gossip che dovrei conoscere per evitare figuracce cosmiche? Mia madre mi racconta tutte le cazzate più assurde sul gatto di Miss Hopkins, ma queste se le dimentica sempre”.


Lily ridacchiò, e ci pensò su.


“Arnold Perkins è diventato sindaco” lo informò “E Mr Higgs è morto l’anno scorso. Oh, e la preside Mills si è sposata”. 


Harry strabuzzò gli occhi, e Lily annuì comprensiva. Quella donna era in lizza per il Guinness del gitovita che più si avvicinava alla circonferenza terrestre. La chiamavano Venere; come la dea? No, come il pianeta.


“Auguri e figli maschi” commentò il ragazzo, poi parve illuminarsi e la guardò incuriosito
 “Aspetta, ma tu venivi alla Newton?” le chiese.

Lily annuì, e arrossì sotto lo sguardo inquisitore del ragazzo, la scrutava come se stesse cercando di leggere una mappa del tesoro.


“Non mi ricordo di te, però” la informò, e Lily sentì una piccola stretta al cuore.


Vorrei poter dire lo stesso, pensò.


Invece si strinse nelle spalle con un piccolo sorriso, quasi di scuse, e iniziò a passare lo straccio sul bancone.


“C’erano seicento studenti e non eravamo neppure nello stesso anno, non credo tu possa essere biasimato”


Harry si dondolò sul posto, le mani in tasca, e si guardò intorno.


“Posso darti una mano?” chiese candidamente, quasi trepidante.

Lily lo guardò sgomenta, ma il sorriso speranzoso del ragazzo le fece perdere il filo del discorso.


“Mi stai chiedendo se puoi spazzare il pavimento?” chiese, senza nascondere il proprio divertimento. Come si faceva a non essere follemente innamorati di un ragazzo così? Harry Styles sarebbe stato la sua morte.
Il ragazzo annuì con un candore quasi infantile, e Lily sorrise tra sé e sé.


“Se proprio ci tieni” concesse “La scopa è…”


“Nell’armadietto a destra, lo so” la interruppe tutto allegro, togliendosi la giacca e recuperando scopa e paletta. La fama doveva avergli danneggiato le connessioni cerebrali, se la sua massima aspirazione in un pomeriggio libero era staccare patacche di fango dal pavimento di un negozio.


“Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo” annunciò, mentre spazzava tutto divertito.

 Lily scosse il capo. 


“Tu sei tutto matto” gli disse, prendendo a passare il mocio. 


“Anche tu non scherzi” replicò Harry, e Lily sgranò gli occhi, guardandolo.


“Che ho fatto?” chiese, imbronciandosi. Harry rise.


“Non so. Ho la sensazione”


“Che io sia matta?”


“Che tu sia strana”


“Beh grazie” replicó Lily, fintamente offesa. In realtà la sua psiche stava ballando la conga.


“Era un complimento, sai.” specificò Harry, con un sorriso mozzafiato.

Lily arrossì e abbassò lo sguardo, necessitando di riprendere il controllo di se stessa. 


“Certo che sono un’idiota” esclamò Harry subito dopo, e Lily lo guardò confusa. Lui le tese la mano: “Harry Styles, piacere”


Lily sorrise tra sé e sé. Che carino, si presentava anche! Strinse la sua mano, e si dovette costringere a lasciarla andare. 


“Lily Parker” rispose con un sorriso. Quando incontrò il suo sguardo, la sua psiche si lanciò in un Valzer, e lo stomaco si riempì di farfalle grandi quanto pterodattili. 
Mentre finivano di lavorare, chiacchierarono del più e del meno, e Lily raccontò a Harry di quello che si era perso in quegli ultimi due anni; poi fu il momento di andare, e Lily si rese conto che il suo cellulare non era dove lo aveva lasciato.


“Oh, andiamo! Dove diavolo è finito?” esclamò.

Alzò le braccia al cielo guardando il soffitto.

“Ti prego!” gridò “Sono stata buona, ho lavorato tanto, restituiscimi il mio telefono!”


Ovviamente non successe nulla, e Lily lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.


“Preghi?” chiese Harry divertito. Lei annuì sconsolata. 


“Se non è dove l’ho lasciato, quell’affare potrebbe essere ovunque, e a quel punto potrei pure mettermi a cercare il Santo Graal che sarebbe più proficuo”.


Harry scosse il capo divertito, e infilò la mano in tasca, poi le porse il suo iPhone.


“Non c’è bisogno che sacrifichi alcun capretto per questo” le disse, col tono di chi fa una grande concessione.
Lily spalancò la bocca, senza parole.


“Sei molto gentile” balbettò “Ma questo costa più di casa mia, probabilmente, non posso…”


Non finì neanche la frase, perché Harry scoppiò a ridere, battendosi una mano sul viso, e scosse la testa.


“Non te lo sto regalando” spiegò, tra le risa “Te l’ho dato per far squillare il tuo, così capisci dov’è”.


“Oh” Lily arrossì, raggiungendo sfumature purpuree e nascose il viso tra le mani, scuotendo il capo “Che figura di merda” mugunò mortificata, senza riuscire neppure a guardarlo in faccia.

Quella sarebbe entrata nella sua top ten, perfino più in alto di quando aveva servito manzo a sua cugina vegetariana o di quando aveva chiesto a Julie come stava suo nonno… Quello che era morto la settimana prima.


“Ma no, tranquilla” la rassicurò, ancora scosso da risatine “Mi è piaciuta un sacco la faccia che hai fatto quando ti ho dato il telefono” 


Lily s’imbronciò.


“Grazie, grazie ridi pure di me” borbottò risentita, ma il sorriso colpevole del ragazzo la addolcì.


“Sei buffa” le disse Harry “In senso buono intendo”


“Tu sei strano” replicò Lily “Ma le persone strane sono le migliori, si sa.”
Lily compose il suo numero e fece squillare il telefono; le note di Hall of Fame risuonarono nell’aria, e lei recuperò il fuggiasco da sotto il bancone.


“Adoro questa canzone!” esclamò Harry, che aveva preso a ondeggiare il capo a ritmo di una musica che sentiva solo lui “Adoro il gruppo in generale, ma questa canzone è fantastica” 
Lily annuì.


“Dovevo andare a vederli in concerto, ma non abbiamo trovato i biglietti” raccontò, mentre uscivano dal negozio e lo chiudeva.


“Sono davvero bravi” fu tutto quello che disse Harry, prima di mettersi le mani in tasca e guardarla in viso “Da che parte vai?” le chiese.


Lily fece un cenno con il capo verso destra.


“Ti accompagno allora” disse Harry tranquillo, incamminandosi. La psiche di Lily era lanciata in uno sfrenato chachacha con il suo autocontrollo, che faticava a contenersi.
 

Lily chiuse la porta della sua stanza e vi si lasciò lentamente scivolare contro, lo sguardo fisso su un punto imprecisato del pavimento.


Aveva incontrato Harry Styles.


Aveva parlato con Harry Styles, e l’aveva fatto con una certa coerenza logica, senza fare la figura del macaco cerebroleso.


Aveva il numero di telefono con Harry Styles.


Aveva un appuntamento con Harry Styles. Un appuntamento! Lei, Lily, una wannabe matricola che lavorava part time in una panetteria e aveva seri problemi a creare relazioni sociali perché era una totale lunatica (una sfigata cronica, in pratica), aveva un appuntamento con il ragazzo a cui era andata dietro per tutte le superiori, e che ora era diventato una popstar ricchissima e famosissima in tutto il mondo.

Che diavolo era successo? Forse i Maya si erano sbagliati e in realtà la fine del mondo era imminente. Forse era tutto uno scherzo di quella sagoma di suo cugino, che sarebbe saltato fuori da un momento all’altro strillando “candid camera!” e dandole finalmente la scusa per depurare la terra dalla sua ingombrante presenza. O forse ancora era finita in un universo parallelo in cui la regina Elisabetta era la sua istruttrice di nuoto, Madonna promuoveva i Big Mac e lei sapeva ballare Gangam Style.

O forse doveva smetterla di pensare cretinate e sfogarsi per davvero.
 
***

“Vuoi tu, Harold Edward Styles, prendere questa donna come tua sposa?”

“Sì, lo voglio!”

“E vuoi tu, Lily Elisabeth Parker-Brown, prendere quest’uomo come tuo sposo?”


“Sì, lo voglio!”

“Per i poteri conferitimi da Freddie Mercury, Ed Sheeran e Madonna, io vi dichiaro Ken e Barbie! Puoi sco…”

“Siete due idiote” sentenziò decisa Lily, mal celando un sorrisetto divertito di fronte alle sue migliori amiche che fingevano di limonarsi in video chat.

Mel si voltò a guardarla, puntandole contro un dito accusatore, con fare quasi minaccioso.

“State insieme da un’eternità e ha detto che deve dirti qualcosa di importante, fidati, c’è un anello in arrivo!”

Lily arricciò il naso.

“Due anni non sono un’eternità” replicò “E non abbiamo intenzione di sposarci, sai. Vorrei prendere una laurea prima”

Annie ignorò la sua replica, sbuffando sarcastica.

“Allora deve finalmente rivelarti la sua vera identità: in realtà è un vampiro e vuole il tuo sangue. Però chiedigli se ha anche un sexy fratello cattivo al seguito” disse, con sguardo improvvisamente languido.

Lily inarcò un sopracciglio.

“Devi smetterla di guardare The Vampire Diaries. Ti fa male” sentenziò.

“Almeno ho un modo per tenerti occupata nelle sere deprimenti in cui il tuo ragazzo non è casa per il vostro secondo anniversario; io non ci sputerei sopra” fu la pronta replica di Annie, e Lily abbassò lo sguardo, il cuore improvvisamente più pesante in petto.

“E meno male che ero io quella con poco tatto!” esclamò Mel, riuscendo effettivamente a farla ridere. Annie la guardò dispiaciuta, ma Lily scrollò le spalle.

“Va tutto bene, ragazze” le rassicurò “Non è che Harry si sia dimenticato, o qualcosa del genere. È solo che ha delle priorità, e questa non è al primo posto. È solo una data in fondo; sarà qui tra due giorni e festeggeremo allora”

Era vero, dopotutto; Harry aveva cose più importanti da fare quella sera, e lei lo capiva fin troppo bene; non la disturbava il fatto che Harry fosse mancato al loro secondo anniversario, o al compleanno di sua sorella, o alla festa di laurea di Melanie. Almeno, così si ripeteva in continuazione.

“Basta musi lunghi!” esclamò la voce di Mel dallo schermo, richiamando la sua attenzione “Domani voglio vedervi tutte e due, dobbiamo andare a fare shopping. E non ho intenzione di ricevere bidoni!”

Lily rise scuotendo il capo.

“Come vuoi, Mel. Passo a prenderti verso le tre, che dici?” rispose.

“Dico che è perfetto. E tu farai meglio a farti trovare pronta per le tre e un quarto, chiaro?”

“Limpido, sergente” replicò Annie.

“Buona notte allora, soldati. A nanna presto e sogni d’oro”

“Notte Mel, Annie” Lily sorrise dolcemente “E grazie per la chiacchierata. Ne avevo bisogno” aggiunse in un sussurro subito dopo.

Annie rispose al sorriso, raggiante.

“Figurati dolcezza, è stato un piacere. Buonanotte”

Lily chiuse la chiamata con un sorriso, e si buttò indietro sul divano, chiudendo gli occhi. Poi il suo telefono prese a vibrare a Lily lo afferrò, rispondendo alla chiamata senza neanche controllare il mittente.

“Pronto?”

Buonasera, signorina Brown

Lily spalancò gli occhi e un improvviso calore si diffuse nel suo petto, mentre il cuore prendeva a battere all’impazzata.

“Harry!” esclamò, sorpresa “Pensavo fossi nel bel mezzo di un concerto”.

Dall’altro capo del telefono Harry rise dolcemente, e Lily poté quasi sentirlo accanto a sé, nonostante i circa duemila chilometri che li separavano.

 “Volevo solo accertarmi che non stessi dormendo” fu la sua criptica risposta, alla quale Lily corrugò la fronte, confusa.

“Dormendo? Sono solo le nove e mezza Harry, perché dovrei stare dormendo?” chiese perplessa.

Oh sai, magari ti eri messa a guardare Twilight in preda alla depressione più nera, e ti eri addormentata prima di arrivare alla parte in cui Edward si mette a sbrilluccicare perché in realtà tu odi Bella Swan” rispose il ragazzo, ridacchiando ancora.

“Molto divertente” sbuffò Lily “E comunque sono sveglia e Twilight non l’ho guardato. Ora puoi dirmi cosa ti trattiene dalle tue fan sbraitanti?” replicò, divertita.

Beh” Harry esitò un attimo, prima di proseguire “Sono dietro una porta chiusa.”

 Lily corrugò la fronte, perplessa, ma s’interruppe prima di finire la frase.

“E questo che vorrebbe…?”

Qualcuno aveva bussato alla porta.

Lily emise un sospiro tremulo, il cuore che batteva all’impazzata; poi si precipitò nell’ingresso, con una corsa sbadata, e spalancò la porta; il telefono le cadde di mano, e lei emise un gemito strozzato.

Davanti a lei, con un mazzo di bellissimi gigli gialli in una mano e un iPhone nell’altra, stava Harry, con i capelli tutti spettinati e l’aria stravolta, ma felice; e le fece un sorriso.

Lily non aveva mai creduto nel fato, o nel destino. Non aveva mai creduto che i sogni si potessero realizzare; almeno non i suoi. Quando aveva deciso di smetterla di correre dietro ad un amore inesistente che viveva solo nella sua testa credeva di aver detto addio per sempre a Harry Styles, e a tutto quello che aveva rappresentato per lei.

Invece Harry si era ripresentato nella sua vita, e l’aveva capovolta, rendendola mille volte meglio di quanto avrebbe mai potuto immaginare; perché il vero Harry, quello che aveva conosciuto in un bar e che aveva spiato dall’aula di inglese quando aveva quattordici anni, non aveva nulla a che fare con quello dei suoi sogni. Era vero, era reale; era tutto ciò di cui lei aveva sempre avuto bisogno, ma non aveva reso la sua vita una fiaba; l’aveva semplicemente svegliata dal suo sogno, e l’aveva accompagnata nella realtà.

E, mentre si gettava tra le sue braccia e lo baciava, rischiando per poco di farli ruzzolare entrambi giù dalle scale del palazzo, Lily si rese conto che, a volte, i sogni devono essere lasciati andare. Perché la realtà può essere molto migliore di qualsiasi illusione. 

THE END
 

In realtà rileggendola, questa storia fa davvero schifo. Mi piacciono solo gli ultimi due paragrafi, quindi non vi biasimerò se la leggerete e l'archivierete con tutte le altre storie banali che ci sono sul sito. L'ho scritta senza alcuna pretesa, nata da un bisogno irrefrenabile di sfogare le mie stupidaggini. Spero solo vi abbia fatto sorridere; se così è stato, o se credete che sia una schifezza, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. 

   
 
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