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Autore: Mary Black    04/09/2007    14 recensioni
E, per quanto ci provi, non riesco a smettere di pensare a te, alla tua ultima espressione, al tuo viso incolore. So di averti fatto male, so che ci hai scioccamente creduto, so che per molto tempo non sarai più la stessa. Ma poi rinascerai. Come una fenice dalle ceneri, tu rivivrai nel peccato. Nel peccato del nostro amore, del mio ricordo e sarai sempre tu. Bella e orgogliosa.
Magnifica anche nell'apatia di un essere senza cuore.
Tu non morirai mai, anche quando non saranno più su questa terra tutti quelli che ti conoscono. Non avrai eredi, come non ne avrò io. Mi penserai e mi odierai. Ti penserò e ti amerò.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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E questa piccola storia è dedicata a una persona veramente speciale, la mia Mavi (white_tifa) che con il suo entusiasmo mi rallegra sempre le giornate! Ti voglio un mondo di bene, tesoro mio.

Sono un idiota. Sì, lo ammetto: sono proprio un idiota. Lo sono perché penso ancora che tutto questo possa essere eterno. La stanza, il letto, le candele, tu. Tu. Bellissima e innocente. Sporca perché sei stata a letto con me, incatenata dalla mia arroganza, sottomessa al mio piacere. E infondo... Anche al tuo.
Non riesco più neanche a guardarti. Non ci riesco. Questa è l'ultima volta e non so fare altro che pensare al passato, eppure non posso osservarti. Vorrei avere più fegato, cazzo. So di avere un'espressione distante e so anche che ti ferisce, ma non posso farci niente. Non controllo più il mio corpo.
Ti ho avuta di nuovo, un'altra volta, un'altra notte eterna. Abbiamo fatto sesso ed è finito tutto lì. Io devo andarmene e tu lo sai. Stranamente, nessuno di noi due vuole crederci. Il tuo coraggio da perfetta Grifondoro è andato a farsi fottere. Non da me.
Trovo strano capire che non ho mai pensato a te come a una nemica, non negli ultimi tempi almeno. Tu per me sei sempre stata la Mezzosangue e io per te Draco. A volte la vita è così ingiusta.
Ti stringi a me, ti appoggi al mio petto, il calore del tuo corpo contro di me è insopportabile. Mi sfiori lentamente il braccio sinistro e finalmente riesci ad avere le mie attenzioni. Ti guardo freddamente e tu ti ritrai risentita, voltandomi le spalle. Ora che non ho più i tuoi occhi d'oro addosso posso permettermi di fissarti. Osservo la tua schiena bianca, i riccioli color del miele spettinati sul cuscino e su quelle spalle pallide. Sei così magra, cazzo. Troppo magra ma comunque perfetta. Ti ho sempre trovata bella, in fondo.
Chiudo un momento gli occhi, ripenso al passato, a quando mi hai baciato per la prima volta e poi sei scappata via, rossa di vergogna. Mi sfugge un sorriso al ricordo dell'espressione che ho visto sul mio viso nel riflesso della finestra della biblioteca quando te ne sei andata. Orrore. Orrore perché stavi scappando e non potevo baciarti di nuovo. A quindici anni ho quasi travolto Piton per raggiungerti sulle scale dell'Ingresso. Il professore ha iniziato a gridare di fermarmi, mentre io urlavo la stessa cosa a te, Hermione. Alla fine ti ho acciuffata e ti ho sbattuta al muro per poterti toccare di nuovo. Piton è arrivato lì due secondi dopo ed è rimasto tanto agghiacciato che non ha detto e fatto proprio nulla. Non ti ha nemmeno tolto punti.
Forse è il caso di pormi una domanda... Avrei preferito che non lo facessi e continuassimo ad insultarci? No. Benché ora il mio cuore si stia frantumando, no. Dovessi rivivere mille volte quella situazione, mille volte farei quello che ho fatto. Lo stesso errore. Mi illuderei di nuovo. E lo farei in eterno.
Un gemito soffocato mi riporta al presente. A quel presente orribile, fatto di velenose punte acuminate che ci punzecchiano delicatamente provocandoci solo fastidio, mentre lentamente ci dissanguano. Volto il viso per guardare la tua schiena scossa dai singhiozzi. Piangi. Odio quando lo fai, sembri volermi rinfacciare che non ti ho mai meritata e non sono mai stato alla tua altezza. E' vero, ma la mia vanità preferisce non sentirselo dire.
"Cos' hai, Mezzosangue?", ti chiedo freddo.
Come scottata ti giri verso di me, con i capelli sul viso contratto dalla sofferenza e le guance rigate di lacrime.
Non mi fai pena, perché non conosco la pietà.
Il lenzuolo ti scivola giù, scoprendoti il seno candido. Inevitabilmente il mio sguardo cade su quella parte del corpo.
"Mi disgusti!", strilli, ma non ci faccio caso più di tanto. Me l' hai detto un sacco di volte.
Ti accorgi da cos'è presa la mia attenzione e la tua mano scatta a mollarmi un violento schiaffo in pieno viso. Niente da ridire, me lo sono meritato. Ti copri velocemente e guardi ostinatamente il muro bianco davanti al letto. Prendo a massaggiarmi la guancia arrossata e dolorante. Almeno non piangi più.
Prendo un pacchetto di sigarette dalla scrivania e me ne accendo una, aspirando il fumo con una sorta di piacere malsano. Ti da fastidio da morire che fumi quando l'abbiamo appena fatto o siamo a letto insieme.
"Perché piangevi?", ripeto ostinato.
Tu non mi rispondi, però ti giri a guardarmi con disappunto. Continuo a fumare, indifferente.
"Spegnila."
Ti guardo e non lo faccio.
Sospiri esasperata e torni a fissare la porta della mia camera. Forse vuoi andartene. Io prego che tu non lo faccia.
"Tu rispondi", dico scendendo a compromessi.
Pieghi le ginocchia e ti circondi le gambe con le braccia, in una posizione autoprotettiva.
"Sei un bastardo."
Niente di nuovo. Continuo a fumare.
"Draco, per piacere... Non fare così... Spegni quella schifezza e... Baciami", sussurri piano.
Per un lungo momento resto a fissarti sorpreso. Non mi chiedi mai espressamente di fare qualcosa che ti piaccia, forse perché ci conosciamo troppo bene per queste frivolezze. E poi penso che lo trovi... Sfacciato. Sì, la parola è quella. Tu sei rimasta la verginella Grifondoro per te stessa, pudica e ingenua. Ma non lo sei affatto.
Come al solito interpreti male e scambi il mio silenzio per un No.
"Ho capito..."
Ti alzi, avvolta nelle lenzuola e cerchi i tuoi vestiti.
Svelto, spengo la sigaretta e mi infilo i boxer, prendendoti per un polso prima che tu riesca ad arrivare al bagno e ad uscire per sempre dalla mia vita. Da come respiri sento che stai trattenendo le lacrime, a stento anche. Tremi così tanto che, al mio tocco leggero, lasci cadere i vestiti e non opponi alcuna resistenza quando ti tiro contro di me per abbracciarti. Le tue mani fredde si posano delicate sul mio petto, i tuoi capelli mi solleticano la gola e le tue lacrime mi bagnano la spalla.
Passo le braccia intorno alla tua vita dannatamente sottile, ti stringo a me, ti accarezzo piano i capelli profumati e morbidi. Improvvisamente ti prendo in braccio, tu spaventata ti aggrappi al mio collo e insieme ci sdraiamo di nuovo. Ti tolgo il lenzuolo di dosso e, senza lanciarti la solita occhiata di profondo apprezzamento, ci copro entrambi.
"Smettila di piangere, Mezzosangue... Dove lo lasci il tuo orgoglio Grifondoro?", ti soffio morbidamente.
Ti aggrappi al mio petto con disperazione, schiacciando il viso nell'incavo del mio collo e piangendo a dirotto.
Vederti così mi turba.
"Draco... Non... Draco non devi andare stasera!", urli in lacrime.
Improvvisamente mi irrigidisco e guardo davanti a me.
Questo è un Addio. Quando sarò uscito da questa stanza, per consegnarmi al Lord Oscuro come tutta la mia famiglia, non potrò mai più toccarti, baciarti, farti mia. Tu non sarai più la ragazza di Malfoy, sarai l'ex gingillo del Mangiamorte. La mia puttana.
Ti scosto gentilmente e mi siedo sul letto, con i piedi poggiati a terra. Ti do le spalle e guardo fuori dalla finestra.
"Lo sai che devo...", sussurro lentamente.
Le tue mani mi scorrono addosso, gentili come petali di rosa appassiti, e mi sfiorano le spalle, la schiena, il viso. Sento che hai smesso di piangere e mi giro a guardarti.
"Il destino ce lo creiamo noi, Draco... Quindi non osare e dico, non ti azzardare mai più a credermi tanto stupida da potermi rifilare la balla del Dovere! Quella funziona con le ochette tipo la Parkinson e la Greengrass! Tu non devi fare proprio niente!"
Ti fisso intensamente, livida di rabbia e fragile come una statuetta di cristallo della Dea Afrodite, sull'orlo di un precipizio, che il vento minaccia di buttare irrimediabilmente giù. Eppure ai miei occhi non sei affatto debole. Sei bella e indomabile, fiera come una Purosangue, intelligente e brillante per dispetto del sangue che ti tiene in vita.
Arrabbiato, scatto in piedi.
"Vuoi la verità, Granger? La verità è che sono troppo debole per osare ribellarmi a mio padre!"
M'interrompi precipitosamente, guardandomi incolore.
"Anche per me?"
Wow... Mezzosangue questa è una domanda difficile...
Ti guardo disarmato, osservo il tuo viso candido dall'espressione dolcemente indifferente e le labbra di un intenso rosso sangue. Gli occhi lucidi e brillanti per le troppe lacrime versate, il tuo corpo così invitante. Un brivido di eccitazione mi scuote.
Ho voglia di farti male, di vederti urlare, di sentirti supplicare, di toccarti allo sfinimento e usarti fino a quando mi odierai. Perché se vuoi vivere devi odiarmi, Mezzosangue. Quando mi vedi devo disgustarti, il mio tocco deve farti schifo, le mie parole non devono poterti ferire. Quando tornerò stanotte avrò il mio destino inciso sul braccio e sappi che, per quei pochi mesi in cui resterò ancora a Hogwarts, ho intenzione di torturarti all'inverosimile. Devi odiarmi, Hermione. Devi odiarmi anche se ti amo così incessantemente. Devi farlo per te stessa, piccola. Ti prego, non condannarti da sola all'Inferno, ci finisco già io per tutti e due.
Mi avvicino lentamente, osservandoti irrisorio. Sto per indossare di nuovo quella maschera di freddezza e sarcasmo che ho usato per cinque anni e che ho tolto solo quando stavo con te. So che ti farà male, ma lo devo fare. Ti devo ferire per salvarti.
"Per te? Manie di grandezza, Mezzosangue?", chiedo divertito, fissandoti con curiosità.
Dannazione, odio fingere con te!
Ti alzi e afferri una mia camicia, infilandotela e allacciandotela di filato per venirmi incontro. Bella, pericolosa, umiliata e sottomessa.
"Non fare così con me, Malfoy!", scatti rabbiosa, fissandomi con quei tuoi occhi d'oro così corrosivi, insinuanti, che mi depredano della mia anima e fanno a pezzi il mio cuore come becchi di piccoli usignoli dorati.
"Perché vuoi farti rovinare la vita? Non dirmi che vuoi diventare un Mangiamorte, tu non credi alla causa! Non puoi crederci dopo che hai passato gli ultimi due anni a scoparmi!"
Le tue parole mi scivolano dentro leggere e letali come una droga tagliata male, mi danno un senso di vertiginoso squilibrio e mi sbattono contro quella verità che tanto non voglio sentirmi dire. Ti fisso duramente, ma tu non dai segni di disagio, continui a fissarmi maledettamente accusatoria. Ancora quello sguardo... Quell'eterna condanna.
Rido sprezzante, cercando di contenere il dolore negli argini della mia mente, mentre quello minaccia di straripare e invadermi il cuore, pronto ad affogarmi.
Faccio un passo verso di te.
"Appunto, a scoparti", preciso cattivo.
Mi faccio schifo mentre guardo i tuoi occhi che si riempiono di lacrime di sofferenza, posso quasi sentire il rumore della statuetta che si frantuma in mille pezzi nel fondo del burrone. Il vento ha spirato troppo forte e il tuo cuore è volato giù, rompendosi irreparabilmente.
Ti lasci scivolare per terra, ai miei piedi, chinando il viso per nascondere il dolore che vi è comparso, lacerante. Prendo a vestirmi, cercando di non guardarti, di non sentirti e soffocando continuamente il desiderio incessante di abbracciarti e dirti che è tutto ok mentre facciamo l'amore.
Perché con te non è mai stato sesso. Tu non sei la solita puttana che fa la fila per farsi scopare da me, tu non mi sei mai corsa dietro. Semplicemente non sei così. Per una volta hai sottomesso il tuo Orgoglio, quando mi hai baciato, ma poi l'ho dovuto fare io e non me ne sono mai pentito.
Finisco di allacciarmi il mantello e torno davanti a te, non riesco a farne a meno.
"Non andare...", biascichi distrutta.
Il cristallo del mio cuore si incrina, minaccia pericolosamente di scivolare giù e rompersi tra le tue mani tese ad aspettare un sacrificio che non arriverà.
Non ti rispondo, ti guardo soltanto, e quando tu sollevi i tuoi bellissimi occhi d'oro, consumati dal dolore, vengo incantato di nuovo. Da te, dal tuo volto, dalla tua voce così sofferente e anche dalle tue lacrime. Scivolo davanti a te e ti sfioro piano la guancia, bagnandomi le dita della sofferenza di cui sono l'unica causa.
"Perché vuoi illuderti, Draco? Perché vuoi illuderti di volerlo fare? Perché ti illudi che potremo stare ancora insieme?"
Sorrido tristemente, senza smettere di toccare la tua pelle di seta.
"Quando non hai più niente, Hermione, l'unica cosa a cui puoi ancora aggrapparti sono i sogni."
La mia voce è debole e bassa per non far trasparire l'intonazione che dà voler piangere, desiderare ardentemente di farlo.
"E' per questo che mi illudo e spero di poterti dimenticare... E' per questo che mi illudo di riuscire a odiarti", mormoro piano.
Poi continuo, sempre più sofferente.
"Io so già che non riuscirò a farlo, ma tu... Tu, Hermione... Ti prego, tu odiami."
Fai per parlare, ma ti blocco precipitosamente.
"Odiami, perché ti sto lasciando. Odiami, perché ti sto umiliando. Odiami, perché non riesco ad avere pietà di te. Ma ricordati di me... Nel bene o nel male tieni vivo il mio ricordo... Perché così... Io non morirò mai e questo non sarà mai successo."
Una lacrima solca il mio viso, mentre mi alzo e mi dirigo alla porta.
Mi fermi per un braccio, disperata. Fai per baciarmi, ma ti blocco posandoti l'indice sulle labbra morbide.
"No", sussurro piano, fissandoti negli occhi.
Non voglio avere un ricordo così vivido dei tuoi baci, del tuo dolore e delle tue lacrime. Scusami se sono egoista e non penso a te. Ma tu riuscirai a tirare avanti, i tuoi amici ti aiuteranno... Io invece sono solo. Mi rimane solamente il ricordo del passato, le sensazioni che ho provato osservandoti tifare silenziosamente per me a Quidditch. Il tuo sorriso sarà la mia acqua, i tuoi occhi ridenti la mia aria, la tua voce il futuro a cui sto rinunciando perché sono debole.
Ma non posso andarmene così, stai troppo male per abbandonarti. Ti afferro con violenza per i polsi e ti sbatto sul letto, costringendoti distesa mentre ti strappo la camicia di dosso e accenno un ghigno.
Ti fisso come potrebbe farlo un Mangiamorte... Il desiderio e lo sprezzo negli occhi chiari, l'eccitazione visibile sulle labbra schiuse. L'eccitazione di violarti. L'eccitazione che sto simulando.
Mi guardi scioccata, ancora più triste e umiliata. Sento la rabbia che ti infiamma la pelle e ti brucia gli occhi.
Faccio scivolare una mano sul tuo seno e lo stringo nella mano senza alcuna delicatezza, ridendo nel vederti trattenere il dolore.
Per me questo è l'unico modo di toccarti che mi rimane, l'ultimo sprazzo di felicità prima delle Tenebre.
"Spero che tu non abbia mai pensato che ti potessi amare... Saresti stata piuttosto stupida, davvero."
Sussurro malevolo, passando la lingua sul tuo ventre piatto. Il tuo volto è una maschera di orrore e paura.
Ti mollo e mi dirigo alla porta, infilandomi il cappuccio e ignorando i fruscii che sento dietro di me. So di averti ferita, ma non è abbastanza.
"Come... Come puoi farmi una cosa simile ora? Ora che mi stai lasciando!", urli.
Mi giro e ti fulmino con uno sguardo di ghiaccio, ma se sai leggermi davvero bene dentro potrai vederci il dolore, Mezzosangue.
"Perché ti odio! Ti ho sempre odiata e non smetterò mai di farlo!", grido simulando una rabbia incredibilmente violenta.
Il tuo corpo smette di tremare e lì, nuda ed indifesa davanti a me, ti vedo morire. E con quest'ultima visione negli occhi, il cristallo del mio cuore scoppia, ferendomi con le schegge taglienti e laceranti che si spandono dappertutto.
Rido e ti sbatto la porta in faccia, correndo nella notte per consegnarmi a quell'uomo che ancora una volta mi ha distrutto l'esistenza. Mi rifiuto di chiamarlo ancora padre.
E, per quanto ci provi, non riesco a smettere di pensare a te, alla tua ultima espressione, al tuo viso incolore. So di averti fatto male, so che ci hai scioccamente creduto, so che per molto tempo non sarai più la stessa. Ma poi rinascerai. Come una fenice dalle ceneri, tu rivivrai nel peccato. Nel peccato del nostro amore, del mio ricordo e sarai sempre tu. Bella e orgogliosa.
Magnifica anche nell'apatia di un essere senza cuore.
Tu non morirai mai, anche quando non saranno più su questa terra tutti quelli che ti conoscono. Non avrai eredi, come non ne avrò io. Mi penserai e mi odierai. Ti penserò e ti amerò.
Eppure... Eppure il tuo ricordo resterà sempre in quella camera nei sotterranei, vicino al mio letto dove tante volte, accompagnata da me, hai colto uno sprazzo dolcissimo del canto dei Serafini e dei Cherubini osservando quell'Eden splendido che è il Paradiso del piacere. La mia Eva, irresistibilmente attratta dalla tentazione che la mia voce serpentina rappresentava, anche se era fermamente convinta di sapere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
La mia Vergine dagli occhi tristi.
Forse nei secoli ci sarà qualcuno che ti vedrà. E quel qualcuno affermerà di avere visto una donna bellissima, avvolta in candide lenzuola di seta, seduta sul pavimento mentre contempla il suo cuore raggrinzito dal dolore, che tiene nelle mani artigliate, sempre pronte ad infierire sulla sua felicità. Ma nessuno gli crederà. Perché nessuno vuole credere che esista un dolore così grande.
Noi l'abbiamo provato ed è tutta colpa mia. Scusami, Hermione. Scusami se ti ho condannata a tutto questo per egoismo. Scusa perché le mie catene ti hanno legata a me e io ti ho affogata con il mio amore e il mio odio.
Ti prego, disprezzami. Ti prego, salvati.
Ti prego, odiami e vivi per sempre.

  
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