E questa piccola storia è dedicata a una persona veramente speciale, la mia Mavi (white_tifa) che con il suo entusiasmo mi rallegra sempre le giornate! Ti voglio un mondo di bene, tesoro mio.
Sono un idiota. Sì, lo ammetto: sono proprio
un idiota. Lo sono perché penso ancora che tutto questo possa essere eterno. La
stanza, il letto, le candele, tu. Tu. Bellissima e innocente. Sporca perché sei
stata a letto con me, incatenata dalla mia arroganza, sottomessa al mio piacere.
E infondo... Anche al tuo.
Non riesco più neanche a guardarti. Non ci riesco. Questa è l'ultima volta e
non so fare altro che pensare al passato, eppure non posso osservarti. Vorrei
avere più fegato, cazzo. So di avere un'espressione distante e so anche che ti
ferisce, ma non posso farci niente. Non controllo più il mio corpo.
Ti ho avuta di nuovo, un'altra volta, un'altra notte eterna. Abbiamo fatto sesso
ed è finito tutto lì. Io devo andarmene e tu lo sai. Stranamente, nessuno di
noi due vuole crederci. Il tuo coraggio da perfetta Grifondoro è andato a farsi
fottere. Non da me.
Trovo strano capire che non ho mai pensato a te come a una nemica, non negli
ultimi tempi almeno. Tu per me sei sempre stata la Mezzosangue e io per te
Draco. A volte la vita è così ingiusta.
Ti stringi a me, ti appoggi al mio petto, il calore del tuo corpo contro di me
è insopportabile. Mi sfiori lentamente il braccio sinistro e finalmente riesci
ad avere le mie attenzioni. Ti guardo freddamente e tu ti ritrai risentita,
voltandomi le spalle. Ora che non ho più i tuoi occhi d'oro addosso posso
permettermi di fissarti. Osservo la tua schiena bianca, i riccioli color del
miele spettinati sul cuscino e su quelle spalle pallide. Sei così magra, cazzo.
Troppo magra ma comunque perfetta. Ti ho sempre trovata bella, in fondo.
Chiudo un momento gli occhi, ripenso al passato, a quando mi hai baciato per la
prima volta e poi sei scappata via, rossa di vergogna. Mi sfugge un sorriso al
ricordo dell'espressione che ho visto sul mio viso nel riflesso della finestra
della biblioteca quando te ne sei andata. Orrore. Orrore perché stavi scappando
e non potevo baciarti di nuovo. A quindici anni ho quasi travolto Piton per
raggiungerti sulle scale dell'Ingresso. Il professore ha iniziato a gridare di
fermarmi, mentre io urlavo la stessa cosa a te, Hermione. Alla fine ti ho
acciuffata e ti ho sbattuta al muro per poterti toccare di nuovo. Piton è
arrivato lì due secondi dopo ed è rimasto tanto agghiacciato che non ha detto
e fatto proprio nulla. Non ti ha nemmeno tolto punti.
Forse è il caso di pormi una domanda... Avrei preferito che non lo facessi e
continuassimo ad insultarci? No. Benché ora il mio cuore si stia frantumando,
no. Dovessi rivivere mille volte quella situazione, mille volte farei quello che
ho fatto. Lo stesso errore. Mi illuderei di nuovo. E lo farei in eterno.
Un gemito soffocato mi riporta al presente. A quel presente orribile, fatto di
velenose punte acuminate che ci punzecchiano delicatamente provocandoci solo
fastidio, mentre lentamente ci dissanguano. Volto il viso per guardare la tua
schiena scossa dai singhiozzi. Piangi. Odio quando lo fai, sembri volermi
rinfacciare che non ti ho mai meritata e non sono mai stato alla tua altezza. E'
vero, ma la mia vanità preferisce non sentirselo dire.
"Cos' hai, Mezzosangue?", ti chiedo freddo.
Come scottata ti giri verso di me, con i capelli sul viso contratto dalla
sofferenza e le guance rigate di lacrime.
Non mi fai pena, perché non conosco la pietà.
Il lenzuolo ti scivola giù, scoprendoti il seno candido. Inevitabilmente il mio
sguardo cade su quella parte del corpo.
"Mi disgusti!", strilli, ma non ci faccio caso più di tanto. Me l'
hai detto un sacco di volte.
Ti accorgi da cos'è presa la mia attenzione e la tua mano scatta a mollarmi un
violento schiaffo in pieno viso. Niente da ridire, me lo sono meritato. Ti copri
velocemente e guardi ostinatamente il muro bianco davanti al letto. Prendo a
massaggiarmi la guancia arrossata e dolorante. Almeno non piangi più.
Prendo un pacchetto di sigarette dalla scrivania e me ne accendo una, aspirando
il fumo con una sorta di piacere malsano. Ti da fastidio da morire che fumi
quando l'abbiamo appena fatto o siamo a letto insieme.
"Perché piangevi?", ripeto ostinato.
Tu non mi rispondi, però ti giri a guardarmi con disappunto. Continuo a fumare,
indifferente.
"Spegnila."
Ti guardo e non lo faccio.
Sospiri esasperata e torni a fissare la porta della mia camera. Forse vuoi
andartene. Io prego che tu non lo faccia.
"Tu rispondi", dico scendendo a compromessi.
Pieghi le ginocchia e ti circondi le gambe con le braccia, in una posizione
autoprotettiva.
"Sei un bastardo."
Niente di nuovo. Continuo a fumare.
"Draco, per piacere... Non fare così... Spegni quella schifezza e...
Baciami", sussurri piano.
Per un lungo momento resto a fissarti sorpreso. Non mi chiedi mai espressamente
di fare qualcosa che ti piaccia, forse perché ci conosciamo troppo bene per
queste frivolezze. E poi penso che lo trovi... Sfacciato. Sì, la parola è
quella. Tu sei rimasta la verginella Grifondoro per te stessa, pudica e ingenua.
Ma non lo sei affatto.
Come al solito interpreti male e scambi il mio silenzio per un No.
"Ho capito..."
Ti alzi, avvolta nelle lenzuola e cerchi i tuoi vestiti.
Svelto, spengo la sigaretta e mi infilo i boxer, prendendoti per un polso prima
che tu riesca ad arrivare al bagno e ad uscire per sempre dalla mia vita. Da
come respiri sento che stai trattenendo le lacrime, a stento anche. Tremi così
tanto che, al mio tocco leggero, lasci cadere i vestiti e non opponi alcuna
resistenza quando ti tiro contro di me per abbracciarti. Le tue mani fredde si
posano delicate sul mio petto, i tuoi capelli mi solleticano la gola e le tue
lacrime mi bagnano la spalla.
Passo le braccia intorno alla tua vita dannatamente sottile, ti stringo a me, ti
accarezzo piano i capelli profumati e morbidi. Improvvisamente ti prendo in
braccio, tu spaventata ti aggrappi al mio collo e insieme ci sdraiamo di nuovo.
Ti tolgo il lenzuolo di dosso e, senza lanciarti la solita occhiata di profondo
apprezzamento, ci copro entrambi.
"Smettila di piangere, Mezzosangue... Dove lo lasci il tuo orgoglio
Grifondoro?", ti soffio morbidamente.
Ti aggrappi al mio petto con disperazione, schiacciando il viso nell'incavo del
mio collo e piangendo a dirotto.
Vederti così mi turba.
"Draco... Non... Draco non devi andare stasera!", urli in lacrime.
Improvvisamente mi irrigidisco e guardo davanti a me.
Questo è un Addio. Quando sarò uscito da questa stanza, per consegnarmi al
Lord Oscuro come tutta la mia famiglia, non potrò mai più toccarti, baciarti,
farti mia. Tu non sarai più la ragazza di Malfoy, sarai l'ex gingillo del
Mangiamorte. La mia puttana.
Ti scosto gentilmente e mi siedo sul letto, con i piedi poggiati a terra. Ti do
le spalle e guardo fuori dalla finestra.
"Lo sai che devo...", sussurro lentamente.
Le tue mani mi scorrono addosso, gentili come petali di rosa appassiti, e mi
sfiorano le spalle, la schiena, il viso. Sento che hai smesso di piangere e mi
giro a guardarti.
"Il destino ce lo creiamo noi, Draco... Quindi non osare e dico, non ti
azzardare mai più a credermi tanto stupida da potermi rifilare la balla del
Dovere! Quella funziona con le ochette tipo la Parkinson e la Greengrass! Tu non
devi fare proprio niente!"
Ti fisso intensamente, livida di rabbia e fragile come una statuetta di
cristallo della Dea Afrodite, sull'orlo di un precipizio, che il vento minaccia
di buttare irrimediabilmente giù. Eppure ai miei occhi non sei affatto debole.
Sei bella e indomabile, fiera come una Purosangue, intelligente e brillante per
dispetto del sangue che ti tiene in vita.
Arrabbiato, scatto in piedi.
"Vuoi la verità, Granger? La verità è che sono troppo debole per osare
ribellarmi a mio padre!"
M'interrompi precipitosamente, guardandomi incolore.
"Anche per me?"
Wow... Mezzosangue questa è una domanda difficile...
Ti guardo disarmato, osservo il tuo viso candido dall'espressione dolcemente
indifferente e le labbra di un intenso rosso sangue. Gli occhi lucidi e
brillanti per le troppe lacrime versate, il tuo corpo così invitante. Un
brivido di eccitazione mi scuote.
Ho voglia di farti male, di vederti urlare, di sentirti supplicare, di toccarti
allo sfinimento e usarti fino a quando mi odierai. Perché se vuoi vivere devi
odiarmi, Mezzosangue. Quando mi vedi devo disgustarti, il mio tocco deve farti
schifo, le mie parole non devono poterti ferire. Quando tornerò stanotte avrò
il mio destino inciso sul braccio e sappi che, per quei pochi mesi in cui resterò
ancora a Hogwarts, ho intenzione di torturarti all'inverosimile. Devi odiarmi,
Hermione. Devi odiarmi anche se ti amo così incessantemente. Devi farlo per te
stessa, piccola. Ti prego, non condannarti da sola all'Inferno, ci finisco già
io per tutti e due.
Mi avvicino lentamente, osservandoti irrisorio. Sto per indossare di nuovo
quella maschera di freddezza e sarcasmo che ho usato per cinque anni e che ho
tolto solo quando stavo con te. So che ti farà male, ma lo devo fare. Ti devo
ferire per salvarti.
"Per te? Manie di grandezza, Mezzosangue?", chiedo divertito,
fissandoti con curiosità.
Dannazione, odio fingere con te!
Ti alzi e afferri una mia camicia, infilandotela e allacciandotela di filato per
venirmi incontro. Bella, pericolosa, umiliata e sottomessa.
"Non fare così con me, Malfoy!", scatti rabbiosa, fissandomi con quei
tuoi occhi d'oro così corrosivi, insinuanti, che mi depredano della mia anima e
fanno a pezzi il mio cuore come becchi di piccoli usignoli dorati.
"Perché vuoi farti rovinare la vita? Non dirmi che vuoi diventare un
Mangiamorte, tu non credi alla causa! Non puoi crederci dopo che hai passato gli
ultimi due anni a scoparmi!"
Le tue parole mi scivolano dentro leggere e letali come una droga tagliata male,
mi danno un senso di vertiginoso squilibrio e mi sbattono contro quella verità
che tanto non voglio sentirmi dire. Ti fisso duramente, ma tu non dai segni di
disagio, continui a fissarmi maledettamente accusatoria. Ancora quello
sguardo... Quell'eterna condanna.
Rido sprezzante, cercando di contenere il dolore negli argini della mia mente,
mentre quello minaccia di straripare e invadermi il cuore, pronto ad affogarmi.
Faccio un passo verso di te.
"Appunto, a scoparti", preciso cattivo.
Mi faccio schifo mentre guardo i tuoi occhi che si riempiono di lacrime di
sofferenza, posso quasi sentire il rumore della statuetta che si frantuma in
mille pezzi nel fondo del burrone. Il vento ha spirato troppo forte e il tuo
cuore è volato giù, rompendosi irreparabilmente.
Ti lasci scivolare per terra, ai miei piedi, chinando il viso per nascondere il
dolore che vi è comparso, lacerante. Prendo a vestirmi, cercando di non
guardarti, di non sentirti e soffocando continuamente il desiderio incessante di
abbracciarti e dirti che è tutto ok mentre facciamo l'amore.
Perché con te non è mai stato sesso. Tu non sei la solita puttana che fa la
fila per farsi scopare da me, tu non mi sei mai corsa dietro. Semplicemente non
sei così. Per una volta hai sottomesso il tuo Orgoglio, quando mi hai baciato,
ma poi l'ho dovuto fare io e non me ne sono mai pentito.
Finisco di allacciarmi il mantello e torno davanti a te, non riesco a farne a
meno.
"Non andare...", biascichi distrutta.
Il cristallo del mio cuore si incrina, minaccia pericolosamente di scivolare giù
e rompersi tra le tue mani tese ad aspettare un sacrificio che non arriverà.
Non ti rispondo, ti guardo soltanto, e quando tu sollevi i tuoi bellissimi occhi
d'oro, consumati dal dolore, vengo incantato di nuovo. Da te, dal tuo volto,
dalla tua voce così sofferente e anche dalle tue lacrime. Scivolo davanti a te
e ti sfioro piano la guancia, bagnandomi le dita della sofferenza di cui sono
l'unica causa.
"Perché vuoi illuderti, Draco? Perché vuoi illuderti di volerlo fare?
Perché ti illudi che potremo stare ancora insieme?"
Sorrido tristemente, senza smettere di toccare la tua pelle di seta.
"Quando non hai più niente, Hermione, l'unica cosa a cui puoi ancora
aggrapparti sono i sogni."
La mia voce è debole e bassa per non far trasparire l'intonazione che dà voler
piangere, desiderare ardentemente di farlo.
"E' per questo che mi illudo e spero di poterti dimenticare... E' per
questo che mi illudo di riuscire a odiarti", mormoro piano.
Poi continuo, sempre più sofferente.
"Io so già che non riuscirò a farlo, ma tu... Tu, Hermione... Ti prego,
tu odiami."
Fai per parlare, ma ti blocco precipitosamente.
"Odiami, perché ti sto lasciando. Odiami, perché ti sto umiliando.
Odiami, perché non riesco ad avere pietà di te. Ma ricordati di me... Nel bene
o nel male tieni vivo il mio ricordo... Perché così... Io non morirò mai e
questo non sarà mai successo."
Una lacrima solca il mio viso, mentre mi alzo e mi dirigo alla porta.
Mi fermi per un braccio, disperata. Fai per baciarmi, ma ti blocco posandoti
l'indice sulle labbra morbide.
"No", sussurro piano, fissandoti negli occhi.
Non voglio avere un ricordo così vivido dei tuoi baci, del tuo dolore e delle
tue lacrime. Scusami se sono egoista e non penso a te. Ma tu riuscirai a tirare
avanti, i tuoi amici ti aiuteranno... Io invece sono solo. Mi rimane solamente
il ricordo del passato, le sensazioni che ho provato osservandoti tifare
silenziosamente per me a Quidditch. Il tuo sorriso sarà la mia acqua, i tuoi
occhi ridenti la mia aria, la tua voce il futuro a cui sto rinunciando perché
sono debole.
Ma non posso andarmene così, stai troppo male per abbandonarti. Ti afferro con
violenza per i polsi e ti sbatto sul letto, costringendoti distesa mentre ti
strappo la camicia di dosso e accenno un ghigno.
Ti fisso come potrebbe farlo un Mangiamorte... Il desiderio e lo sprezzo negli
occhi chiari, l'eccitazione visibile sulle labbra schiuse. L'eccitazione di
violarti. L'eccitazione che sto simulando.
Mi guardi scioccata, ancora più triste e umiliata. Sento la rabbia che ti
infiamma la pelle e ti brucia gli occhi.
Faccio scivolare una mano sul tuo seno e lo stringo nella mano senza alcuna
delicatezza, ridendo nel vederti trattenere il dolore.
Per me questo è l'unico modo di toccarti che mi rimane, l'ultimo sprazzo di
felicità prima delle Tenebre.
"Spero che tu non abbia mai pensato che ti potessi amare... Saresti stata
piuttosto stupida, davvero."
Sussurro malevolo, passando la lingua sul tuo ventre piatto. Il tuo volto è una
maschera di orrore e paura.
Ti mollo e mi dirigo alla porta, infilandomi il cappuccio e ignorando i fruscii
che sento dietro di me. So di averti ferita, ma non è abbastanza.
"Come... Come puoi farmi una cosa simile ora? Ora che mi stai
lasciando!", urli.
Mi giro e ti fulmino con uno sguardo di ghiaccio, ma se sai leggermi davvero
bene dentro potrai vederci il dolore, Mezzosangue.
"Perché ti odio! Ti ho sempre odiata e non smetterò mai di farlo!",
grido simulando una rabbia incredibilmente violenta.
Il tuo corpo smette di tremare e lì, nuda ed indifesa davanti a me, ti vedo
morire. E con quest'ultima visione negli occhi, il cristallo del mio cuore
scoppia, ferendomi con le schegge taglienti e laceranti che si spandono
dappertutto.
Rido e ti sbatto la porta in faccia, correndo nella notte per consegnarmi a
quell'uomo che ancora una volta mi ha distrutto l'esistenza. Mi rifiuto di
chiamarlo ancora padre.
E, per quanto ci provi, non riesco a smettere di pensare a te, alla tua ultima
espressione, al tuo viso incolore. So di averti fatto male, so che ci hai
scioccamente creduto, so che per molto tempo non sarai più la stessa. Ma poi
rinascerai. Come una fenice dalle ceneri, tu rivivrai nel peccato. Nel peccato
del nostro amore, del mio ricordo e sarai sempre tu. Bella e orgogliosa.
Magnifica anche nell'apatia di un essere senza cuore.
Tu non morirai mai, anche quando non saranno più su questa terra tutti quelli
che ti conoscono. Non avrai eredi, come non ne avrò io. Mi penserai e mi
odierai. Ti penserò e ti amerò.
Eppure... Eppure il tuo ricordo resterà sempre in quella camera nei
sotterranei, vicino al mio letto dove tante volte, accompagnata da me, hai colto
uno sprazzo dolcissimo del canto dei Serafini e dei Cherubini osservando
quell'Eden splendido che è il Paradiso del piacere. La mia Eva,
irresistibilmente attratta dalla tentazione che la mia voce serpentina
rappresentava, anche se era fermamente convinta di sapere ciò che è giusto e
ciò che è sbagliato.
La mia Vergine dagli occhi tristi.
Forse nei secoli ci sarà qualcuno che ti vedrà. E quel qualcuno affermerà di
avere visto una donna bellissima, avvolta in candide lenzuola di seta, seduta
sul pavimento mentre contempla il suo cuore raggrinzito dal dolore, che tiene
nelle mani artigliate, sempre pronte ad infierire sulla sua felicità. Ma
nessuno gli crederà. Perché nessuno vuole credere che esista un dolore così
grande.
Noi l'abbiamo provato ed è tutta colpa mia. Scusami, Hermione. Scusami se ti ho
condannata a tutto questo per egoismo. Scusa perché le mie catene ti hanno
legata a me e io ti ho affogata con il mio amore e il mio odio.
Ti prego, disprezzami. Ti prego, salvati.
Ti prego, odiami e vivi per sempre.