Quei occhi mi colpirono, anche se io sapevo che non mi portava a niente di buono, ci ho provato ma non riuscivo a non guardarli.
Il mio nome e Chachi, ho sedici anni, vivo a los angeles in una casa abbastanza grande e calma.
La mia vita è sempre stata tranquilla e semplice, anche se praticamente non mi mancava niente, ho amici e una buona famiglia.
Però la mia semplice vita da un giorno all'altro ha voltato pagina, è bastato un giorno per far succede un casino.
Entrai come tutti i giorni alla mia classe di letteratura, con il professore Adams.
Sempre mi siedo in fondo,  un lato di questo ragazzo, chiamato Justin Bieber e quel giorno fù il casino.
Non ero mai stata vicino a Justin, per essere sincera non gli avevo mai parlato prima, però lo conoscevo da già molto tempo.
Il ragazzo si vedeva sempre con una faccia triste nei suoi occhi.
Molti mi dicevano che la sua vida non è mai stata buona però, sono una ragazza con la mente aperta e penso che non è sempre quello che vedi.
Quel giorno, io lavorarvo in un progetto quando il professore Adams iniziò a parlare.

-Bene classe, lavorate con il vostro commpagno di banco eper completare le vostre risposte.

Tutti si accoppiarono, però solo io restai lì, insicura. Non sono una di quelle persone che iniziando a parlare rapidamente, e neanche molto sociale.
Però va bene, è solo un lavoro di classe. Non conoscevo questo ragazzo e essendo onesta non si vedeva molto adorabile.
Così mi avvicinai silenziosamete e Justin, senza parlare. Lui continuava a scrivere qualcosa, ma niente in cui parlava di scuola.

-Ehm, vorresti leggermi la tua risposta? Dissi con un tono basso, era la prima volta che gli parlavo.

Justin si vedeva molto carino, lo era e anche tanto. Lo dicevo sempre e sapevo che se mi sorrideva mi illuminava la giornata, il problema è che lui non lo faceva mai.

-No. Mi rispose con un sussurro, si sentì freddo e secco.
-Bene, allora vuoi che ti legga la mia? Insistì.
-No. Rispose un altra volta con lo stesso tono di voce lo guardai incredula. Era tanto indifferene, neanche si preoccupò di girarsi e guardarmi.
-D'accordo. Mi rassegnai.

Il professore era abituato al fatto di non chiamare più Justin, lui non diceva mai qualcosa di corretto o buono. 
Mentre, io pensavo che lui era intelligente, però non gli piaceva perdere tempo.
La campanella suonò e mi alzai e iniziai a mettere tutto dentro lo zaino. In quel momento, sentì che qualcuno mi stava guardando.
Justin mi stava guardando, sentivo il suo sguardo come nessun altro. Non aveva mai guardato così a me, mai.
Rapidamente guardò fuorni la finestra, si alzò e velocemente uscì dalla classe.
Partendo da quel giorno, la maniera in cui guardavo a Justin Bieber cambiò rapidamente. 
Avevo il bisogno di aiutarlo, dovevo aiutarlo. Quel giorno, pensai solo a questo.


Yo Pipol!
Eccomi qui con una storia che sto iniziando a tradurre.
Se vi piace, io ho tutto il tempo del mondo per tradurre un capitolo quindi se vi piace lasciatemi almeno una piccola recensione.
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