Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Allyn    16/02/2013    1 recensioni
Apro la finestra di questa stanza, che ho l’impressione mi stia pian piano soffocando, e inalo a pieni polmoni l’aria di Konoha, la mia amata Konoha, la nostra amata Konoha papà, le mani continuano a tremarmi, ma voglio sapere, voglio conoscere, così mi siedo nuovamente, questa volta con l’intenzione di non tirarmi indietro.
E con il cuore che accelera inizio a leggere.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minato Namikaze, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

AVVISO

Premessa importante, questa storia nasce qualche annetto fa, da una mano ancora molto inesperta, forse noterete che lo stile è cambiato, un po’ meno farfalloso di quello odierno, ma l’idea mi piaceva, perciò ve la propongo. L’ho revisionata velocemente, e vi premetto che ancora non era finita la saga di Pain, quando questa fic prese vita, perciò, dopo questo breve avvertimento vi auguro buona lettura, nella speranza che vi piaccia. Un finale rivisitato eheh

Kiss Kiss Allyn

 

-Per Naruto-

 

father and son

Mi sono sempre chiesto come sarebbe stato avere un padre e una madre…Crescere con qualcuno che ti indichi la giusta strada da percorrere, che ti tenda una mano e ti aiuti a rialzarti quando cadi…Ho sempre provato ad immaginare quegli abbracci che non ho mai avuto, come sarebbe stato sentirsi dire “sono fiero di te, Naruto.

Ancora oggi qualche lacrima mi sale agli occhi prepotente, mentre osservo il suo ritratto, il quarto Hokage, il padre che non ho mai conosciuto, la persona che, senza sapere chi fosse in realtà, ammiravo più di ogni altro a questo mondo…

“Se adesso sono così, è anche grazie al tuo esempio, papà…”

Vorrei tanto poterglielo dire, ma so che è impossibile, così mi chiudo in me stesso, e nel silenzio di questa stanza contemplo lo scorrere del tempo. Ancora un’ora prima che il mio sogno si realizzi, ma questo vuoto mi condiziona, condiziona la mia gioia, ingabbiandola.

La scrivania dell’Hokage, un legno sobrio e solido, dietro di essa, seduti su quella sedia, susseguendosi, hanno protetto il loro villaggio, anche a costo della vita, i migliori ninja. Adesso toccherà a me.

Apro quei cassetti mogano uno dopo l’altro, scartabellando tra  documenti, fascicoli ingialliti, finché non la vedo, una busta con su scritto il mio nome, la apro impaziente, svuotandola sulla scrivania; come sempre la mia impulsività non mi ha abbandonato, cadono alcune foto, e due lettere. E di nuovo quelle lacrime mi salgono agli occhi, e io le lascio vincere.

Un giorno d’estate, mia madre, mio padre e Jiraya sorridono felici, indicando quella  pancia dolcemente rotonda, destinata a crescere ancora. Sorrido, pensando che in quella foto sono presente anche io. La poso, asciugandomi gli occhi che hanno iniziato a pizzicarmi e apro la prima lettera, riporta la calligrafia di Tsunade. Sono poche righe, scritte di fretta, e riportano la data di oggi, il mio diciannovesimo compleanno.

Caro Naruto,

è doveroso che tu sappia che avrebbe voluto essere Jiraya in persona a consegnarti questa busta, ma data la sua morte sarò io a farlo. Ti chiederai perché proprio oggi, perché non prima, quando ne avevi più  bisogno, quando ti sentivi solo… Fu tuo padre a chiedere all’eremita dei rospi di farti avere questa lettera in questo giorno, nel caso gli fosse accaduto qualcosa. E come vedi il suo desiderio è stato esaudito. Adesso lascio spazio alle sue parole, perché ogni mio commento sarebbe inutile.

Tsunade

 

 

Quel vecchio porcello, è riuscito a sorprendermi ancora...

 Richiudo velocemente la lettera della quinta Hokage, e velocemente mi appresto ad aprire quella busta ingiallita, dove il mio nome è stato scritto con tanta cura.

 

Le mani mi tremano, e il cuore batte e rimbomba così forte nel mio petto da darmi l’impressione che possa esplodere da un momento all’altro, è lì tra le mie mani, l’ultima lettera di mio padre, l’ultima lettera di Minato Namikaze, il lampo giallo della foglia. Una strana malinconia e tristezza ha preso il posto dell’iniziale curiosità che era andata pian piano caratterizzando il mio animo.

Il silenzio di questa stanza, adesso mio unico compagno, sembra assordarmi la mente, a tal punto che quando poso per la prima volta lo sguardo sul quell’inchiostro pece, ho come l’impressione di non saper più leggere.

Poggio la lettera sulla scrivania, e mi stupisco, il Naruto di un tempo non avrebbe esitato a divorare quelle parole a lui celate fino a quel momento, ma ogni battaglia che avevo combattuto, ogni amico che avevo visto morire, le lacrime che avevo versato di nascosto per non sembrare debole, il team sette, Sakura, Kakashi, Sasuke… E poi Jiraya, un grande amico, un grande maestro.

In questo grande puzzle, composto da centinaia di pezzi, belli e brutti che siano, e che fino ad oggi mi hanno fatto crescere, maturare e che compongono la mia bizzarra esistenza, un tassello è sempre mancato, quel tassello sei tu papà, forse è proprio per questo, che leggere quella lettera mi fa così tanta paura, la paura di vedere il puzzle completo, e tracciare le linee per scoprire chi sono davvero, chi è Naruto Uzumaki.

Apro la finestra di questa stanza, che ho l’impressione mi stia pian piano soffocando, e inalo a pieni polmoni l’aria di Konoha, la mia amata Konoha, la nostra amata Konoha papà, le mani continuano a tremarmi, ma voglio sapere, voglio conoscere, così mi siedo nuovamente, questa volta con l’intenzione di non tirarmi indietro.

E con il cuore che accelera inizio a leggere.

Caro Naruto,

quando leggerai queste righe, vorrà dire che non sarò sopravvissuto per dirti a parole quanto io sia fiero di te.

Dovrei iniziare questa lettera dicendoti che mi dispiace, per tutti i momenti difficili che avrai dovuto passare, per tutti i vuoti che avrai provato, per la solitudine che avrà caratterizzato la tua prima infanzia, ma ciò che ho fatto quel giorno, il giorno in cui ho sigillato Kyubi nel tuo corpo, destando contro di te il giudizio e l’odio della gente, l’ho fatto perché guardandoti ho capito che avresti potuto cambiare le cose, ho visto nell’innocenza di un bambino la giustizia che avrebbe potuto riportare l’equilibrio a Konoha, ho visto in te Naruto un grande ninja. E se adesso stai leggendo queste righe vuol dire che il mio sogno più grande si è avverato, il mio unico figlio divenuto un grande ninja ed un nuovo grande Hokage.

Naruto, il nome che ti porti dietro, quel nome che avrai sentito tante volte affiancato ad insulti, ad aggettivi pieni di odio, a quest’idea soffro immensamente, ma so che te la caverai, perché come tua madre sei forte e tenace. Quel nome lo scelse Jiraya in un bel dì soleggiato, Naruto, come il personaggio di uno dei suoi libri, che spero tu legga un giorno.

Sorrido istintivamente, pensando che quel libro lo tenevo nel cassetto della mia camera, come un sacro ricordo del mio maestro, come uno dei miei più cari tesori, quel libro che come eroe aveva un ragazzo col mio nome. Adesso mi stupisco di come in tutto questo tempo io non sia riuscito a carpire gli indizi, a scoprire la verità, forse perché ammaliato dalla grande figura di quell’uomo, chiamato quarto Hokage, quell’uomo divenuto leggenda, ai miei occhi forse troppo grande per avere a che fare col mio passato.

Con il petto che ancora mi sembra scoppiare, continuo a leggere quelle dolci righe, quasi come se ogni parola fosse un abbraccio di quel padre che non ho mai avuto vicino, se non nel mio cuore, che ora si riempie di gioia, sapendo che quello di tre anni fa non fu solo un sogno, quella visione che ebbi del quarto Hokage quando provai a togliere il sigillo che imprigionava la volpe a nove code dentro di me. Papà, anche in quel momento mi eri vicino, in quel momento hai saputo come proteggermi, come non farmi perdere quel poco di umano che mi era rimasto, quanto l’ottava coda prese il sopravvento, quando Pain aveva ormai disseminato morte e distruzione, e tu, papà quella volta eri presente, salvandomi da ciò che in parte sono, un mostro.

Se mi odierai non potrò biasimarti, ma sappi che credevo in te e in quelle speranze che sempre più forti ardevano in me osservandoti, piccolo e forte allo stesso tempo. Tu, che di malvagio non avevi niente avresti potuto usare la forza di Kyubi per qualcosa di buono.

E leggendo ancora, quelle lacrime ignoranti cadono di nuovo dai miei occhi, bagnando la carta ingiallita. Appannandomi la vista senza permettermi di continuare.

La cosa più triste è che mi perderò ogni tuo sorriso, ogni tuo traguardo, ma non temere, in un piccolo angolo del tuo cuore sarò sempre con te, pronto a proteggerti figlio mio, quando arriverà il momento non sarai solo ad affrontare Kyubi. E quando sarai in difficoltà, quando non vedrai nessuna luce, e intorno a te nessuna speranza, nessun appiglio, guardati allo specchio, e ricordati che tu sei Naruto Uzumaki, Hokage di Konoha.

Con tutto l’affetto che non ho mai potuto darti

Minato Namikaze

                                                     

Chiudo quella lettera sorridendo, stranamente felice, quasi come se quelle parole fossero state in grado di infondermi nuova sicurezza. Finalmente, guardando queste foto che ora giacciono sparpagliate sulla scrivania, e ripiegando quei fogli ingialliti, sento come se tutti quei tasselli che compongono il puzzle della mia vita fossero tornati al loro posto, e quello che vedo mi piace, un nuovo inizio, la prima pagina, di un nuovo capitolo, di quel libro che è la mia vita.

 

Torno ad osservare fuori dalla finestra, la mia Konoha attende l’arrivo del suo nuovo Hokage, ed io finalmente sono pronto.

Mi appresto ad uscire da quell’ufficio nel quale dovrò trascorrere la maggior parte del mio tempo, quando un rumore sordo mi obbliga a fermarmi, qualcuno ha bussato alla porta. “Avanti” grido per farmi sentire.

La porta si apre lentamente, cigolando, e la mia curiosità cresce incredibilmente ad ogni centimetro che il legno percorre su quel pavimento di legno intarsiato. Poi nella penombra di quella piccola stanza la sua figura compare, bella e aggraziata come sempre, Sakura.

Come il fiore di cui porta il nome, anche lei era sbocciata splendidamente, dopo quella volta di sette anni fa non si era più fatta ricrescere i capelli oltre la spalla, ma quelle ciocche rosa e scomposte a mio parere le incorniciavano graziosamente il bel volto illuminato dagli occhi color giada.

Le sorrido istintivamente, lei mia compagna di missioni, mia amica, colei che mi è sempre rimasta vicina anche durante quella fase così difficile che fu la ricerca di Sasuke.

Sasuke, quanti ricordi...

Ora la osservo, bella e sorridente.

“Sei perfetto Naruto” Mi sussurra per poi abbracciarmi dolcemente.

“Anche tu sei bellissima Sakura” Rispondo senza neanche rifletterci tanto, dicendo semplicemente ciò che penso da sempre.

“Chi l’avrebbe mai detto!? Quel ragazzino così testardo, ricordi come ti chiamavano? Testa quadra!” Scoppia a ridere, mostrando i suoi denti bianchi e dritti, non posso non accennare un sorriso.

“Certo che lo ricordo, come scordarlo?!”

“E così il tuo sogno si è avverato...” Afferma abbassando per un attimo lo sguardo, per poi tornare a fissarmi negli occhi.

“Kakashi sarebbe fiero di noi, sarebbe soprattutto fiero di te, Naruto. Sei riuscito a dimostrare a tutti che quei sogni che teniamo nel cassetto come preziosi cimeli, prima o poi, grazie alla forza e alla tenacia, possono realizzarsi davvero”

 

“Si, Kakashi-sempai sarebbe orgoglioso di noi. Mi manca tanto” Ammetto poi abbassando anche io per un attimo lo sguardo. A quel punto Sakura mia abbraccia di nuovo, questa volta con più forza, fino a quando non si avvicina al mio orecchio e mi sussurra:

“Non sono morti invano, Naruto. Se adesso potessero vederti tutti quanti sorriderebbero, e sarebbero felici di sapere che il loro villaggio, per il quale sono periti in battaglia, adesso è al sicuro, sotto gli occhi vigili di un buon Hokage” E come sempre le sue parole mi sono di conforto, mentre nella mente rivedo tutti i loro volti, i volti di coloro ai quali le nostre battaglie spezzarono la vita.

“Comunque non solo il mio sogno si è realizzato” Le dico poggiando una mano sulla sua pancia appena rotonda. Sakura arrossisce notevolmente, per poi poggiare la sua mano esile sulla mia più grande, che quasi le prendeva tutta la superficie del ventre.

 

“Ho un po’ paura sai?” Mi confessa, mentre il suo viso si tinge di un’espressione indecifrabile. Osserva in basso perdendosi nello scuro legno intarsiato del pavimento. Istintivamente poggio le mie mani sulle sue esili spalle, obbligandola a guardarmi in volto, le rivolgo un sorriso amichevole, rassicurante. I suoi occhi giada sono velati da piccole lacrime, ne asciugo una che pioniera riga per prima la sua pelle chiara.

“Ho paura che se ne vada di nuovo…” Ammette portandosi repentinamente la mano al ventre, carezzando dolcemente il bambino che giorno dopo giorno cresceva dentro di lei. “Ogni tanto il suo sguardo si perde nel vuoto, rimane così per molti minuti, assente, lontano…” Continua a raccontarmi mentre quel verde brillante è ormai completamente offuscato dalle grandi gocce salate che copiose hanno preso a scendere prepotenti. “Sasuke non se ne andrà più” Affermo con meno decisione di quanto avrei voluto mettere nel mio tono di voce. “Come fai ad esserne sicuro? Tu non hai visto il suo volto vuoto” Controbatte Sakura con un sussurro.

Ed ecco che in quel momento riaffiora alla mia mente il giorno in cui lo ritrovammo. Sakura si sbaglia, io conosco quel volto vuoto meglio di chiunque altro.

 

Faceva freddo, la pioggia cadeva incessante, e le tracce che ci avrebbero condotto a Sasuke erano ormai state cancellate, ma l’atmosfera era elettrica intorno a noi in quel villaggio desolato, sentivo la sua presenza ovunque, come un fantasma senz’anima che vaga alla ricerca del niente.

Sasuke era lì.

Avanzammo tra le macerie delle capanne ormai distrutte, Sakura dietro di me come un’ombra.  Camminammo per diversi metri, quando riconobbi ciò che era stato un campo di battaglia. A indicarlo diversi kunai, conficcati nel terreno fangoso, una chiazza di sangue poco più in là proseguiva in una lunga scia ormai rosea.

La seguimmo veloci, conduceva a un piccolo edificio senza tetto, entrammo, al suo interno l’orrore.

I frammenti di una maschera arancione giacevano sul pavimento, a pochi centimetri di distanza un cadavere martoriato.

Il nemico era stato ucciso.

Era semplice immaginare chi fosse stato.

“Sakura, corri al villaggio più vicino e cerca di metterti in comunicazione con la squadra della foglia” Le dissi sottovoce, lo scontro che ci sarebbe stato di lì a poco riguardava solo lui e me. Era meglio che Sakura non fosse presente.

 

Appena la ragazza si fu dileguata, la sua risata andò a coprire il leggero scroscio della pioggia. “E così, mi hai trovato Naruto!” Esclamò il giovane Uchiha comparendo dal niente, il viso e le mani sporche di sangue, gli occhi rossi per lo sharingan.  Aveva l’aspetto di un assassino.

“Sasuke, sapevo che eri qui. Sono venuto per portarti a casa” Gli comunicai freddamente.

“Finalmente l’ho ucciso” Sentenziò, come se non mi avesse neppure sentito, inginocchiandosi vicino a quel corpo ormai privo di vita.

Lo lasciai parlare, continuare il suo monologo. Ad ogni parola, il sangue mi si gelava nelle vene.

“Meritava la morte. Ed è ciò che ha avuto” Rise, con lo sguardo di un pazzo, estraendo dal ventre dell’uomo un kunai.

“Il tuo obbiettivo non era lui…tu volevi uccidere Itachi Uchiha, tuo fratello” Sussurrai osservando quel giovane ragazzo, il mio unico migliore amico. Un amico divenuto un assassino.

Si fermò come impietrito, il kunai gli cadde dalle mani, che portò subito al volto per coprirsi gli occhi.

“Itachi…” Mormorò con la voce tremante. Mi avvicinai per poterlo guardare in viso, mi chinai vicino al suo corpo raggomitolato, ma quando tentati di abbassargli una mano, il suo sguardo rosso mi invase, non era più il suo sharingan, ma bensì utilizzava una tecnica più evoluta, quegli occhi erano nuovi. Quegli occhi non erano i suoi.

Mi mostrò gli eventi, uno dopo l’altro, lo scontro con il fratello, la vittoria, il suo corpo cadere a terra inerte, le sue ultime parole. Mi mostrò il momento in cui l’uomo con la maschera gli aveva narrato la tremenda verità. Anche per me fu uno shock, apprendere che quel rinnegato dalla foglia non era altro che un martire. Proseguì il suo strano racconto, proiettando immagini sopra immagini dei suoi ricordi nella mia mente, fino alla scoperta di un’altra verità, Itachi non era altro che un’inconsapevole pedina nelle mani di Madara. Riuscii ad avvertire il dolore di Sasuke, la disperazione nel realizzare che il clan Uchiha e tutta la sua famiglia, erano stati sterminati per mano di Madara attraverso suo fratello. La sua rabbia mi invase come una coltellata. Poco dopo apparvero le immagini della sua vera vendetta, la battaglia contro l’uomo dalla maschera arancione,ed infine il momento in cui l’aveva ucciso strappandogli gli occhi.

Caddi a terra tramortito, il cuore batteva all’impazzata, avevo vissuto in prima persona tutto ciò che aveva subito e affrontato.

Sasuke era ancora di fronte a me, gli occhi rossi, spalancati osservavano vuoti il pavimento insanguinato.

“Sa…Sasuke…” Riuscii a balbettare dopo qualche minuto. Il ragazzo non mutava la sua espressione, perso in un grido silenzioso che pur non udibile riusciva ad assordarmi l’anima.

 Mi avvicinai cautamente, e poggiai una mano sulla sua spalla, con tanta delicatezza quasi fosse stato di cristallo. In quel momento il mio più grande amico, colui che avevo sempre reputato come una delle persone più forti mai incontrate, mi appariva fragile, terribilmente fragile. Sembrava non aver neppure notato il mio leggero tocco, quando ad un tratto si rivoltò con tanta violenza da farmi ricadere a terra. Lo guardai stupefatto.

“Non mi toccare!” Gridò piangendo. “Non mi toccare, io sono un mostro…” Ripeté lasciando che le lacrime gli solcassero le guance, che quegli occhi rossi come il sangue dessero sfogo ad un’antica tristezza. Lo lasciai parlare. “Io…Io ho ucciso il mio unico fratello, per tutti questi anni ho inseguito un sogno di vendetta che in realtà non esisteva. Ho gettato al vento così tanto tempo. Ho lasciato che il mio cuore pian piano si congelasse. Ho lasciato che la mia mente diventasse cinica e spietata. Ho tradito i miei amici, il mio villaggio…Ho permesso che tutto ciò mi trasformasse in un mostro…”. Si interruppe, e anche le lacrime smisero di bagnare il pavimento… Era di nuovo sprofondato nell’oblio, quell’oblio fatto di ricordi e di sangue.

L’avevo trovato, dopo tanto tempo sulle sue tracce, era ora di fronte a me, ma ormai era troppo tardi, in verità avevo fallito la mia missione. Non sarei mai più riuscito a riportare a casa Sasuke. Quel Sasuke di un tempo, fatto di sorrisi nascosti e di una pura e giovane innocenza era ormai morto, aveva lasciato spazio ad un assassino, ad un Sasuke tormentato dal rimorso, un Sasuke che nei suoi sogni anche più tranquilli non avrebbe visto altro che sangue e dolore…

“Non ho intenzione di tornare a Konoha, la voglio veder bruciare” Proferì riacquistando improvvisamente lucidità. Si alzò asciugandosi gli occhi con l’avambraccio. “Che scena patetica…” Sputò osservando i resti delle piccole gocce salate sulla sua pelle…

“Andiamo a casa Sasuke…” Gli porsi gentilmente la mano, invitandolo a seguirmi. Scoppiò in una rumorosa risata.

“Smettila Naruto, non vedi cosa sono diventato? Perché cerchi inutilmente di ricostruire un legame che ormai non esiste più. Tra me e te, così come tra me e Konoha, non c’è più niente… Se non odio”  Sentenziò con un sorriso aspro. “Ficcatelo bene in testa…E adesso vattene!” Continuò. Il suo sguardo era tornato gelido e calcolatore, se prima una piccola fiammella di speranza si era accesa in me, adesso si era spenta inevitabilmente, Sasuke non mi avrebbe mai seguito di sua spontanea volontà.

Ricordai lo scontro avvenuto qualche anno prima, la valle dell’epilogo. La scena si stava inevitabilmente ripetendo. L’unica differenza era che adesso non dovevo salvare il mio amico da Orochimaru, stavolta dovevo salvarlo da se stesso e dal suo oblio.

“Torna a casa Sasuke…” Ribadii consapevole che le mie parole sarebbero state vane. “Naruto, non ho intenzione di ucciderti, perciò ti chiedo di lasciarmi andare per la mia strada, senza ostacolarmi…” Mi disse con una certa tristezza, forse certo che non avrei mai desistito dal compiere la mia missione.

“Sai che non mollerò” Gli risposi avvicinandomi.

“Immagina il dolore che deve aver provato mio fratello nell’uccidere il suo migliore amico per acquisire quegli occhi maledetti. Cerca di pensare alla sofferenza quando ha ucciso i nostri genitori...Era stato obbligato…E adesso, perché Naruto vuoi darmi questo stesso dolore? Come se aver tolto la vita ad Itachi non fosse bastato a rendere la mia vita invivibile…Vuoi aggiungere un altro peso? In modo tale da farmi affondare? A te la scelta…” Terminò sospirando, guardandomi dritto negli occhi.

“Non riuscirai ad uccidermi…Io ti riporterò a casa, anche a costo di spezzarti tutte le ossa…Ricordi?” Risposi, con l’adrenalina che cominciava a pulsarmi nelle vene.

“Come preferisci…” Sibilò. Ci guardammo per un paio di secondi che parvero infiniti, poi feci la mia mossa, mi scaraventai su di lui con tutta la forza che avevo, premendo le mie mani sulla sua gola. Si liberò velocemente dalla presa, e caricò un colpo che mi colpì in pieno stomaco togliendomi l’aria. Arrancai per qualche attimo, poi travolto da una nuova scarica di adrenalina lasciai che il mio corpo fosse invaso dal chakra della volpe a nove code.

“Come vedo continui ad affidarti a quel demone…Con le tue sole forze non ce la fai a sconfiggermi?” Mi provocò. “E il tuo segno maledetto? Che fine ha fatto?”Controbattei. “Sparito, al contrario di te, io non uso trucchetti!” Rispose divertito, mentre i suoi occhi si coloravano di un rosso ancor più scuro.

Dovevo controllarmi. Sapevo che fino alla quarta coda sarei riuscito a mantenermi lucido, oltre quella, la mia ragione si sarebbe smarrita inevitabilmente, lasciando spazio ad un mostro, lasciando il posto alla distruzione totale.

In quegli ultimi anni Sasuke era cresciuto, le sue tecniche erano divenute perfette, precise e letali, il suo chidori avrebbe fatto invidia a Kakashi , ma quegli occhi, quelli erano il suo punto di forza.

Anche io ero migliorato, avevo appreso tecniche che neanche poteva immaginare, il controllo del mio chakra era pressoché eccellente, e combinazione tra volpe ed eremita sarebbe stato il mio asso nella manica.

Sferrò un nuovo e veloce attaccò che andò a colpirmi in pieno volto spaccandomi il labbro inferiore. “Sei lento Naruto….” Sussurrò pulendosi il viso dal mio sangue che era schizzato ovunque. “Sasuke, non pensi che la cosa più giusta sarebbe rivelare la vera storia di tuo fratello, torna a casa…” Tentai nuovamente di persuaderlo. “Taci, tu non sai niente, non sai cosa sia il vero dolore! Tu che vivi nelle tue stupide favole, che sogni di diventare Hokage…Ma fammi il piacere e taci…” Mi gridò contro. “Sasuke, come puoi dire una cosa del genere, quando sei la prima persona a questo mondo che può capire il dolore che ho provato, e che tuttora provo?” Risposi.

“Zitto e combatti…” Mi sferrò velocemente un calcio che evitai. Risposi all’attacco con la tecnica della moltiplicazione del corpo. Lo avevo circondato. Sasuke sorrise per niente preoccupato, sentii l’aria divenire più secca,pochi secondi dopo era già padrone del chidori. Cercai di evitare il maggior numero di attacchi, finché non decisi di affidarmi totalmente alla volpe. Il chakra mi invase ancor più prepotente e schermò l’attacco nemico, per scaraventare Sasuke a terra. Andammo avanti in questo modo per molti minuti, finché esausti non ci guardammo negli occhi. Il moro mi osservò sorridendo, poi attivò il suo nuovo sharingan, e intorno a me tutto divenne nero.

Sapere che quello che vedevo non era altro che un’illusione creata da quegli occhi diabolici avrebbe dovuto rassicurarmi, ma essere a conoscenza che in quel mondo lui era il padrone indiscusso della mia realtà mi destava un’angoscia indescrivibile. A suo piacimento poteva farmi vivere qualsiasi terribile esperienza. Arretrai cercando invano uno spiraglio di luce. Sentii una voce fuori campo, ridere. “Hai paura Naruto?” Mi chiese. Non risposi. “Adesso sperimenterò i miei nuovi occhi…” Proferì. Il nero intorno a me, mutò velocemente prendendo l’aspetto di Konoha. “Questo campo di battaglia ti piace?” Mi domandò. “E’ solo un’illusione…” Continuai a ripetermi per svariate volte. Ad un tratto il moro comparve alle mie spalle soddisfatto. “Arrenditi e lascia che prenda la mia strada, prima di soffrire realmente” Mi propose. Feci cenno di no con la testa. “Come preferisci” Sospirò, poco dopo sentii il mio corpo essere perforato da mille aghi.

La mia Konoha bruciava sotto i miei occhi, ed io non potevo salvarla, un dolore, dal quale sarei volentieri fuggito con la morte, mi inchiodava al suolo.

“Arrenditi Naruto, non puoi salvare più nessuno ormai”

Mi alzai, dolorante dal terreno polveroso, mossi qualche passo tra le vie del nostro villaggio, sempre meno consapevole di trovarmi nella mente di Sasuke.

“Cavolo Naruto, scava nel suo subconscio...un’illusione avrà pure da qualche parte un buco, una falla” Mi dissi mentalmente, mentre un nuovo lancinante dolore mi dilaniava il petto.

Mi mossi tra quelle strade che conoscevo come i palmi delle mie mani, e a quanto pare care anche a Sasuke, perché le aveva conservate nelle sue memorie con una nitidezza tale da sembrar vere.

“Non puoi più salvare nessuno” Continuò Sasuke, mentre la sua figura si materializzava davanti a me, la katana ben stretta tra le mani.

Cominciai a combattere contro quel fantasma, sentivo il dolore di ogni pugno, di ogni ferita che mi infliggeva. Ci muovemmo tra le fiamme e il fumo del nostro villaggio.

Poi capii. Lui voleva esser salvato, inconsciamente si era riportato a casa con le sue stesse mani.

Evitai il fantasma di Sasuke, che mi rincorse incredulo di quella fuga.

“Ti arrendi Uzumaki?” Mi richiamò la voce fuori campo.

No, non mi ero arreso, era lui che lo aveva fatto fin dall’inizio. Cercai di evitare le fiamme, poi la vidi lontana, casa Uchiha. Mi scaraventai all’interno dell’abitazione, sicuro di cosa avrei trovato.

La camera di Sasuke, qualche foto della sua famiglia, di quel padre e quella madre che non c’erano più, i vecchi kunai dell’amato fratello.

“Piccolo?! Dove ti sei nascosto? Sono venuto a salvarti  dall’incendio” Chiamai.

“Chi stai cercando, Naruto?!” Urlò la voce di un Sasuke adulto e adirato.

Perfetto, il mio piano stava funzionando.

“Esci fuori, non sei da solo, ci sono io con te, sono venuto solo per te...” Continuai urlando.

Il fantasma del mio nemico era alle mie spalle, mi osservava incredulo.

Poi li sentii, nel silenzio di quella stanza piena di giocattoli, tra il fumo e le fiamme. Un respiro affannato, provenire dall’armadio.

“Chi sei?” Mormorò la vocina.

L’avevo trovato.

“Un tuo amico...puoi fidarti di me...esci da lì” Sorrisi, avevo vinto.

L’anta dell’armadio si aprì un poco. Una manina pallida uscì allo scoperto, saggiando l’aria calda attorno a sé.

L’aveva tenuto chiuso là dentro per chissà quanto tempo...quel bambino.

“Vieni...piccolo” Lo incitai ad uscire, porgendogli la mia mano sporca di sangue. Il dolore non mi abbandonava, ma il Sasuke fantasma e quello originale rimanevano in silenzio.

“Smettila!” Irruppe la voce fuori campo.

“Cosa pensi di fare idiota?” Mi ammonì isterica.

“Ehi, piccolo, di cosa hai paura?” Domandai ignorando l’Uchiha.

“Mia madre e mio padre sono morti... ”Pianse. “Io sono solo, mi hanno sempre detto che quando avevo paura potevo nascondermi nell’armadio” Continuò, la vocina infranta dai singhiozzi.

“Sas’ke...io sono qui per te, non ti lascerò mai solo, vieni” Dissi dolcemente, piangendo anch’io.

L’anta dell’armadio si aprì totalmente, rivelando un Sasuke bambino, poco  più di sei anni, il volto pallido, i capelli neri ad incorniciargli il visino pieno di lacrime.

Si avvicinò con piccoli passi, lenti.

Allargai le braccia per accoglierlo, ma un dolore nuovo mi colpì alle spalle. La Katana del Sasuke adulto mi aveva trafitto da parte a parte, dritto in mezzo al cuore.

Il bambino cominciò a piangere di nuovo, fissando la punta dell’arma sporca di sangue sporgere dal mio petto.

“Ehi tu, non sono ancora morto” Rantolai, le braccia ancora aperte.

“Ti voglio bene, Sasuke, ricordatelo” Gli dissi, gli occhi pronti a chiudersi, ad abbandonarsi a quella morte.

Il bambino fissò il mio nemico, poi si avvicinò al mio corpo, e mi strinse forte.

Quando riemersi dall’illusione dell’Uchiha, mi sembrò di essermi risvegliato da un sonno eterno come la morte.

Aprendo gli occhi mi resi conto che la mia vista era offuscata da qualcosa, capelli.

Sasuke mi stringeva debolmente, gli occhi rossi sanguinavano.

Sorrisi, avevo vinto.

“Chiudi gli occhi Sasuke, torniamo a casa” Gli dissi poco prima che svenisse.

 

 

Conosco bene lo sguardo vuoto di Sasuke, e il segreto che si porta dentro il cuore.

Rassicuro Sakura con un abbraccio dei miei, un giorno le avrei raccontato quella storia, o forse sarebbe stato proprio Sasuke ad aprirsi con lei.

“E’ il momento di andare” Una voce familiare interrompe il mio gesto affettuoso.

Gli occhi d’ossidiana, le occhiaie marcate di chi dorme poco, il volto del mio migliore amico. Ci raggiunge a grandi passi, il cappello da Hokage tra le mani, me lo posa in testa, le labbra curvate in un sorriso.

“Contro ogni aspettativa, ce l’hai fatta Naruto” Sospira, e in quegli occhi neri mi sembra di scorgere il velo di una lacrima.

“Anche grazie a voi...” Rispondo abbracciandoli entrambi, i miei due migliori amici, la mia famiglia.

Sii fiero di me papà, ho consacrato la mia vita al nostro villaggio, ho salvato il mio migliore amico da se stesso e dal suo oblio, ho reso un compagno a Sakura, ho combattuto a fianco di amici, che ho perso in battaglia, e di cui ogni giorno onorerò il ricordo...Sii fiero di me, papà, perché da oggi la mia famiglia sarà Konoha.

 

Per una volta, una mia storia su Naruto che non parli della relazione amorosa e scabrosa tra il TEAM 7 ...Ehehe ehm... se siete arrivati fin qui beh, spero abbiate gradito questo vecchio sclero, che naturalmente non rimane fedele agli ultimi avvenimenti del manga, in quanto successivi alla stesura della fic.

If you Want leave a WORD about this story!

Se siete invece amanti del tripudio di follia inerente al SASUSAKUNARU, fate pure una visitina alla mia fanfic a capitol su questo pazzo, pazzissimo trio.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Allyn