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Autore: Tommos_girl93    16/02/2013    1 recensioni
Era la loro estate, l'estate in cui le loro vite, e i loro cuori, si erano intrecciati.

"Io sono Lexie. Beh, Alexis, ma preferisco Lexie". "Zayn" disse semplicemente lui, riportando la sigaretta alle labbra e aspirando nuovamente. Nonostante tutto, c'era qualcosa di davvero sexy in lui, nei suoi movimenti e nella sua voce calda e appena roca.
"Sei il fratello di Waliyha" affermai, tanto per continuare il discorso. "Esatto, ma non mi chiedere di venire con lei al tuo miniclub perché è fuori discussione"
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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THE TIME OF OUR LIVES
-A Zayn Malik fan fiction -

Capitolo 2
Bad boy


Martedì 10 giugno

Un signore sulla settantina, stempiato e con il vocione da nonno racconta storie, accolse me ed un'altra decina di ragazzi all'entrata del villaggio, ci disse che era il proprietario e che, volendo solo il meglio per i suoi impiegati e i suoi clienti, aveva voluto incontrarci di persona. La sua assistente ci fece fare il giro del villaggio, poi ci divise in coppie, secondo i lavori. Finii in coppia con Eddie, un ragazzo due anni più grande di me, che era alla sua terza esperienza come animatore del villaggio. Mi offrì la mano con un sorriso, e io non ci misi molto a individuarlo come una di quelle persone che parlano sempre, che non conoscono neanche il significato della parola tristezza. Nonostante questa sua esuberanza, mi sembrava un tipo a posto, e di certo i suoi pregi mi avrebbero aiutato molto durante le ore di lavoro. Ricambiai il sorriso e strinsi la sua mano, poi insieme ci avviammo dove avremmo tenuto i bambini. La divisa che avrei dovuto portare era semplice, un costume da bagno azzurro, intero o due pezzi a mia scelta, un paio shorts bianchi e una canottiera azzurra da tenere sopra, con una felpa bianca e azzurra, con il mio nome scritto dietro, in caso facesse freddo.

Martedì 17 giugno


La prima settimana era stata un po' una prova generale di ciò che avremmo dovuto aspettarci, di settimana in settimana: ci conoscemmo tra noi dello staff, organizzammo le giornate e le settimane, provammo scenette e sketch per le serate in cui dovevamo fare intrattenimento. Non mi sentivo di aver veramente legato con nessuno, ma poco male, pensavo, avrei trovato qualcuno con cui passare il tempo, nei mesi in cui sarei stata lì.

Quella mattina a colazione mi sedetti con gli altri, come al solito. L'emozione correva tra noi ed era quasi tangibile al tavolo, mentre i primi ospiti si mostravano nella sala per la colazione. Io ed Eddie avremmo lavorato dalle 9 a mezzogiorno e dalle 4 alle 6 con i bambini, con mezzora prima e dopo ogni sessione per preparare e sistemare il tutto, in più avremmo avuto due serate di intrattenimento, il martedì e il venerdì: ero così felice, lavoravo sette ore al giorno, ma il resto delle giornate potevo fare ciò che volevo, seppur nei limiti del villaggio. Le serate, se non dovevo lavorare, potevo visitare Brighton e divertirmi, non avrei potuto chiedere di meglio.

Alle 9:15 andammo incontro ai primi bambini, tutti ospiti che Eddie conosceva bene, probabilmente trascorrevano le vacanze lì ogni anno: tre o quattro piccini che dovevano avere cinque anni al massimo, un paio di angioletti sotto i dieci anni, una peste di dodici, una ragazzina di quattordici che si guardava intorno, forse alla ricerca di qualcuno della sua età con cui parlare. Era un piccolo gruppetto, rimasi interdetta, ma Eddie mi rassicurò dicendo che nei giorni e le settimane successive, se mi fossi dimostrata all'altezza del mio compito, di bambini ce ne sarebbero stati anche troppi. Sorrisi e cominciammo le attività.

Nomi, ne ricordavo ben pochi, solo uno, grazie alla sua particolarità, mi rimase impresso: la ragazzina di quattordici anni si chiamava Waliyha, e aveva subito chiesto che non la chiamassimo con soprannomi come per esempio Waly o cose del genere. Raccontò che aveva un fratello maggiore e due sorelle, una più grande e una più piccola, e che loro, senza il padre che sarebbe tornato a casa in due settimane, si sarebbero fermati lì tutta l'estate, dato che il proprietario era loro amico e doveva loro un favore. Mi era sembrata timida, inizialmente, ma dopo un paio di giochi e dopo la mia presentazione si era aperta come un libro.

Mezzogiorno arrivò tra risate e giochi, e tutti i bambini tornarono tra le braccia dei genitori, meno Waliyha, che andò incontro a un ragazzo, che chiaramente desiderava essere ovunque fuorché lì. Doveva avere su per giù la mia età, aveva una mano in tasca, nell'altra stringeva un cellulare, da cui non toglieva mai gli occhi, coperti da un paio di Rayban neri. Disse a Waliyha di muoversi, si voltò e se ne andò senza nemmeno aspettarla. Wow, ecco qualcuno che ha lo spirito giusto! Ricordo di aver pensato in quel momento. Alzai le spalle e tornai a prestare attenzione a Eddie, colpendolo piano sulla nuca e spingendolo giocosamente. Poco sapevo che quello stesso pomeriggio mi sarei amaramente pentita dei miei scherzetti, dopo che Eddie mi avesse buttato in piscina vestita.

Alle 6 in punto il fratello di Waliyha venne a riprenderla, ma questa volta si avvicinò un po' di più, dato che Waliyha, stando con gli altri bambini, stava ritardando un paio di minuti. Lo guardai di sottecchi, mentre appoggiato al cancello si sistemava i capelli e tornava a guardare il cellulare. Non era un brutto ragazzo, anzi. I capelli scuri abbastanza lunghi circondavano un viso da manuale, un po' come quelli che si trovavano nei libri di arte; era... Proporzionato, in ogni piccolezza. In più le lunghe ciglia giocavano dalla sua parte. Ricordo di aver quasi pensato, stupidamente, che usasse il mascara. Le guance tendevano già al rosso, quel primo giorno di sole aveva dato i suoi frutti anche per lui che, se tanto mi dava tanto, avrebbe avuto anche le spalle rosse e leggermente scottate. Era magro, ma non eccessivamente, non altissimo, ma quello passò in secondo piano, quando, alzando lo sguardo, si accorse che lo stavo guardando e si aprì in un mezzo sorrisetto, di quelli che fanno cadere le ragazze ai propri piedi. Nulla da dire era proprio carino, lo sapeva e sapeva anche come usare il suo aspetto fisico per fare colpo.

Quella distrazione mi fu però fatale, perché fu la causa del già nominato incidente della piscina. Eddie mi aveva chiamato un paio di volte, invano, per chiudere le attività e salutare i ragazzi, ma, vedendo che non rispondevo, aveva detto ai bambini di stare buoni un secondo, era sgattaiolato dietro di me, mi aveva preso per i fianchi e, ignorando i miei calci, mi aveva fatto fare un bel tuffo in piscina. Fortuna che l'acqua aveva attutito le mie imprecazioni, parole poco adatte a un'animatrice che si occupa di bambini. Quando riaffiorai, dire che lo fulminai fu dire poco, ma tutti i bambini ridevano di gusto, così mi unii a loro e lasciai che Eddie mi desse una mano ad uscire. Salutammo i bambini, ci raccomandammo di portare le loro famiglie quella sera allo spettacolino e li congedammo. Con la mano feci un cenno al fratello di Waliyha, che però, in perfetto stile bad boy, non si scompose, si voltò e se ne andò.

Alle 9 ero dietro alle quinte di quella specie di anfiteatro, che spiavo il pubblico che si stava radunando sulle gradinate e mi maledicevo di aver accettato. Pur avendo buona volontà, la voglia di salire su un palco e rendermi ridicola non mi affascinava per nulla, in più avevo le gambe che tremavano per l'agitazione. No, non ero fatta per quel genere di cose. Preferivo rimanere nel retroscena, sapere di essere importante lì, piuttosto che al centro dell'attenzione, ed evidentemente non era difficile notarlo, dato che la mano di Eddie si posò sulla mia spalla e mi chiese cosa avessi. Lo feci promettere di non ridere poi gli raccontai il tutto, anche se ero certa che lui non avrebbe capito, essendo quello che poteva fare qualsiasi cosa senza darci troppo peso. E invece circondò le mie spalle con un braccio, poi mi disse che potevo fare il primo sketch ed evitare il balletto, ma solo se fossi sgattaiolata dietro le quinte e poi fossi uscita senza farmi vedere. Gli sorrisi e stampai un bacio sulla sua guancia, poi andai a prepararmi, di certo più tranquilla di pochi secondi prima.

Nello sketch, avrei dovuto interpretare una giovane donna alla fermata dell'autobus, nulla di troppo difficile, anche se sarei stata la protagonista insieme ad Eddie vestito da donna. In effetti la velocità con cui lo sketch finì fu impressionante, prima che potessi capire di essere sul palco davanti a tutti, mi ritrovai di nuovo dietro le quinte, Eddie truccato che mi faceva l'occhiolino. Feci per rabbrividire, guadagnando un'alzata di occhi al cielo da parte sua, poi mi dileguai, andando verso l'uscita.

Avevo camminato un paio di minuti, verso la spiaggia, quando notai una fiammella davanti a me, e una figura in penombra. Strinsi gli occhi per vedere meglio, e una voce, con un accento molto diverso dal mio ma molto simile a quello di Waliyha mi chiese "Che hai da guardare? Non dovresti essere al teatrino?" Rimasi interdetta, wow, dato l'atteggiamento non poteva che essere il fratello di Waliyha. "Ho visto la tua famiglia sulle gradinate, quindi anche tu dovresti essere lì, o sbaglio?" Gli risposi un attimo dopo, riprendendomi. Lui rise sommessamente, poi accese lo schermo del telefono e illuminò lo steccato dov'era seduto lui, con quello che io interpretai come un invito a sedermi.

"Fumi?" Mi chiese mentre mi guardava arrampicarmi, stando attenta a non uccidermi e fare un'altra figuraccia. "Nah" dissi solo, e lui scosse la testa, accendendosi la sigaretta e bofonchiando un "ragazza modello". Non seppi se prenderlo come un'offesa, in quella situazione, ma sentii ugualmente il bisogno di spiegarmi. " Ci avevo provato, un paio d'anni fa, ma da quando un cugino di mia madre è morto di cancro ai polmoni, ho giurato di smettere per sempre" dissi tutto d'un fiato. Lui girò la testa verso di me, poi guardò in alto per far uscire il fumo. "Wow, certo che mi vuoi proprio portare fortuna tu... Non credo siano un paio di sigarette il problema, ma fai come vuoi... Spero non ti dispiaccia la mia sigaretta comunque", "no, certo che no, nessun problema" mi affrettai a replicare, per poi aggiungere "Io sono Lexie. Beh, Alexis, ma preferisco Lexie". "Zayn" disse semplicemente lui, riportando la sigaretta alle labbra e aspirando nuovamente. Nonostante tutto, c'era qualcosa di davvero sexy in lui, nei suoi movimenti e nella sua voce calda e appena roca.

"Sei il fratello di Waliyha" affermai, tanto per continuare il discorso. "Esatto, ma non mi chiedere di venire con lei al tuo miniclub perché è fuori discussione" rispose, facendomi inarcare un sopracciglio. Se voleva apparire antipatico, ci stava riuscendo alla perfezione. "Il club è per ragazzi fino ai quindici anni, essendo dell'età adatta, sei il benvenuto" risposi, un tantino irritata. "Bambina, potrei essere senza problemi più grande di te, occhio a come parli" replicò, guardandomi nuovamente in faccia con aria di sfida. "E allora perché sei in vacanza con la mamma e il papà, piccino?". Zayn ci pensò su un attimo, poi ammise "Non sono affari tuoi, e ho diciotto anni, in ogni caso, bambina" quel suo modo di sottolineare bambina mi dava proprio sui nervi, ma decisi di mantenere la calma e cambiare argomento. "Idem. Andrai al college questo autunno?" Chiesi scrollando le spalle. Lui, evidentemente, comprese il mio tentativo, spense la sigaretta e si alzò "Sì, ma ti va di andare a parlare in un posto più illuminato? Odio non poter vedere con chi sto parlando..." disse; c'era un filo di dolcezza in più nella sua voce, che mi sciolse all'istante: l'avrei seguito in capo al mondo.

Camminammo fianco a fianco, attenti a non sfiorarci nemmeno, lui con le mani in tasca e io con le mie incrociate sul petto, finché non trovammo le sedie a sdraio della piscina e ci sedemmo lì. "Tintarella di luna insomma" riprese a parlare lui, provocandomi una risata; ma allora sapeva anche essere simpatico, mi dissi. Poi lui continuò "Studierò inglese e teatro a Manchester, non so ancora che fare della mia vita, sai com'è..." disse, e io annuii, sapevo benissimo cosa stava provando. "Io studierò lingue. Voglio viaggiare, anche se non so quanto si possa guadagnare viaggiando così, per turismo. Ma un viaggetto intorno al mondo sarebbe il mio sogno, non sono mai uscita dall'Inghilterra, ci credi? A diciotto anni compiuti non ho visto altro che città, colline e campagne inglesi". Fu il suo turno di annuire, un mezzo sorriso sulle labbra "Siamo in due allora" disse "ma Bradford mi sta davvero troppo stretta. Se hai bisogno di un compagno di avventure per girare il mondo in ottanta giorni, chiamami."

Ridemmo più di ciò che la battuta avrebbe meritato, forse perché la sua risata era adorabile e io, pur di sentirla ancora, continuavo a ridere. Parlammo ancora un po', ci scambiammo opinioni sui diversi college e ciò che ci avrebbe aspettato quell'autunno, poi il mio cellulare suonò: la mezzanotte si avvicinava, e Eddie mi avvisava di tornare, dato che lo spettacolo sarebbe finito in pochi minuti e io avrei dovuto apparire per lo meno alla fine. Sospirai e lo dissi a Zayn, che mi guardò, prendendo un'altra sigaretta e sorridendo, con un sorriso che non avrei mai dimenticato. Mentre mi allontanavo sorridendo a mia volta, la sua voce si fece sentire, leggermente più alta: "Allora ci si vede, Cenerentola".


Tommo's corner:
Zaynnnnnnn *-* Bene, sono felice, molto felice di come sia venuto questo capitolo, e spero vi piaccia tanto quanto piace a me. Sì, lo so, all'inizio è un po' antipatico. Ma è un bad boy, alla fin fine, no? E poi diventa più carino, con le sue battute da far cadere le braccia? Che ne dite? Mi farebbe piacere conoscere le vostre opinioni ;)
Beh, arrivederci al prossimo aggiornamento :)
Un abbraccio,
-S

   
 
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