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Autore: Maddy Pattz    16/02/2013    10 recensioni
Ambientata all'inizio della quinta stagione, racconta di una Blair stanca della favola con Louis, inizialmente indecisa e fragile, poi coraggiosa e combattiva, decisa ad essere felice. Ovviamente una Chair.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Lily Van Der Woodsen, Nate Archibald, Serena Van Der Woodsen | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass, Nate Archibald/Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Alla mia S,  la mia migliore amica e mia sorella. Grazie <3
 
L’apparenza nell’Upper East Side è tutto. Non importa quanto la tua vita sia dolorosa o infelice, niente di tutto questo deve incrinare la sua facciata dorata e perfetta. Vivere nell’UES è come vivere su un eterno palcoscenico, dietro le quinte si consumano i peggiori drammi, ma nessuno di questi trova una rappresentazione in scena. Blair Waldorf aveva fatto di quella regola la sua filosofia. Era sempre stata perfetta l’immagine che il mondo aveva di lei, anche quando il più intenso dei dolori le ardeva dentro. Era stata perfetta quando Serena era andata in collegio, quando suo padre aveva dichiarato la propria omosessualità, quando Nate l’aveva lasciata, quando Chuck l’aveva scambiata per un hotel e quando era tornato da Parigi con Eva. Incarnare la perfezione le era sempre riuscito divinamente, era la migliore delle attrici. Eppure quella volta, sprofondata fra i morbidi sedili di pelle del jet dei Grimaldi, non si sentiva affatto pronta a tornare a casa. Le mancava New York, così diversa con i suoi grattaceli e le sue strade brulicanti di persone, dalla tranquilla rocca monegasca. Tornare a New York significava tornare alla vita vera, abbandonando la sua estate, che era stata, in tutto e per tutto, come un film romantico della Hollywood degli anni d’oro. Tornare a New York significava fare i conti con Chuck. Era stato facile evitarlo durante l’estate, ma ora che era di nuovo nel suo – nel loro- mondo come avrebbe fatto? Avrebbe sopportato di vederlo senza sentire lacerarsi gli ultimi brandelli di carne che tenevano insieme il suo cuore?
<< Blair, amore, qualcosa non va?>> chiese dolcemente Louis prendendole una mano, quella con l’anello.
<< No amore. Va tutto benissimo. Lo sai che gli atterraggi mi mettono sempre un po’ di ansia>> rispose voltandosi verso il suo fidanzato e stendendo le labbra rosse nel migliore dei suoi sorrisi.
Louis ricambiò, sereno. Era così dannatamente facile mentirgli, nascondergli i suoi turbamenti e i suoi pensieri più cupi. I bei occhi azzurri del principe non erano in grado di leggerla a fondo, si fermavano solo alla superficie, alla maschera elegante e dolce. La vita con Louis era facile, priva degli scossoni e delle tempeste che da sempre segnavano la sua relazione con Chuck. Louis era il principe azzurro e Chuck il cavaliere nero che la trascinava nel buio. Allora perché non era felice? Perché non sentiva il cuore battergli forte nel petto ogni volta che Louis la sfiorava? Perché non cercava mai il suo sguardo? Perché non provava niente quando facevano l’amore? Perché ogni volta che guardava il suo anulare desiderava vedere un Harry Winston e non l’anello di topazi della casa reale?
Blair scosse la testa, la favola che aveva sempre sognato era a portata di mano, non poteva lasciarsela scappare e sarebbe stata felice, doveva essere felice. Si sistemò con cura i boccoli a trattenerli nessun cerchietto, la sua consulente a Monaco l’aveva bocciato con espressione disgustata, e scese dal jet sorridendo radiosa ai paparazzi e tenendo la mano a Louis. Guardò solo per qualche secondo i grattaceli di Manhattan.
 
<< Miss Blair!>> esclamò Dorota sorridendole felice ed andandole incontro. La donna, benché conoscesse la sua natura schiva e poco incline a certi entusiasmi in particolare con la sua domestica, l’abbracciò. Blair ricambiò, con suo stesso stupore, l’abbraccio, che sapeva in qualche modo di casa.
<< Ciao Dorota>>  disse poi recuperando rapidamente il proprio controllo e sciogliendo l’abbraccio. Dorota fu decisamente più fredda quando salutò Louis, Blair sapeva che non nutriva una grande simpatia verso di lui.
Lei e Louis si accomodarono in salotto e Dorota servì del the freddo con i suoi macarons preferiti. Sorrise e si allungò per prenderne uno, quando una voce femminile, con un marcato accento francese, la richiamò all’ordine. << Niente macarons cara, altrimenti rischiamo che il vestito non ti entri. Sei già ingrassata parecchio quest’estate>>. Alzò gli occhi scuri incontrando la figura esile di Sophie di Monaco, fasciata in un completo grigio perla di seta lucida. Si raddrizzò, mormorando: << Buongiorno Sophie>>.
<< Mammon>> esclamò entusiasta Louis andando incontro alla donna e baciandola dolcemente sulla guancia. Blair sospirò Louis non la difendeva mai quando aveva un qualche scontro con Sophie, al contrario propendeva sempre dalla parte della madre, che era una presenza costante e fastidiosa nella loro vita di coppia. Improvvisamente un trillo acuto invase la stanza. Blair afferrò il suo Black-berry e aprì il blast di Gossip Girl: “Bentornati Upper East Siders! Vi sono mancata? Voi e i vostri scandali da morire. Avvistati Serena Van der Woodsen, Nate Archibald e Chuck Bass al JFK di ritorno da Los Angeles. Al mio quartetto preferito manca però Blair Waldorf tornata stamattina a New York insieme al suo bel principe, dopo un’estate trascorsa ad organizzare il matrimonio del secolo. Cosa combineranno i nostri eroi senza gloria? Non vedo l’ora di scoprirlo. Xoxo Gossip Girl”.
Blair lanciò un’occhiata a Louis e Sophie visibilmente irritati, nessuno dei due era abituato ai pungenti commenti della blogger con cui lei conviveva fin dal primo anno di liceo. Tornò a guardare il proprio telefono sorridendo malinconicamente davanti alla foto coordinata al blast: Serena abbronzantissima e in un Prada arancio scherzava con Nate, al loro fianco Chuck in occhiali da sole e Lacoste  rossa. Gossip Girl per una volta aveva ragione: senza di lei sembravano un’ opera imperfetta, a metà.
<< Cosa hai intenzione di indossare alla festa di stasera?>> le domandò Sophie esaminandola, quasi fosse una cavia di laboratorio, da sopra la sua tazzina da the.
<< Pensavo a Prada>> rispose Blair alzando il mento di un moto di sfida.
<< Sarebbe meglio un Dior>> replicò la donna alzando le sopracciglia.
<< Se posso permettermi altezza, perché mai?>>. Era assolutamente decisa a non farsi mettere i piedi in testa dalla suocera anche sull’abbigliamento.
<< Prada è italiano, Dior francese. Se vuoi far parte della famiglia reale di Monaco devi promuovere la nostra immagine davanti al mondo e quale modo migliore per farlo se non indossando un abito francese?>> le domandò con insidiosa dolcezza, sorridendole con un filo di sprezzo.
<< Amore, mammon ha ragione>> intercedette Louis non notando affatto la sua rabbia.
<< Louis, dovremmo andare al consolato. Sarebbe meglio se tu vivessi lì, non è elegante che due persone vivano nella stessa casa senza essere sposati>> disse Sophie alzandosi, Louis non esitò a seguirla. << Ah cara ti farò mandare il tuo vestito nel pomeriggio>>  aggiunse mentre le porte dell’ascensore si chiudevano. Blair sospirò pesantemente, odiava il fatto di non riuscire a ribellarsi a Sophie, la faceva sentire debole, ma forse era questo che era senza le tenebre: debole.  
 
Blair arrivò al party al braccio di Louis, impeccabilmente vestita nel Dior pastello con i capelli legati in una treccia. Non appena arrivarono Blair studiò la pista da ballo illuminata di centinaia di lucine dorate attorno alla quale erano stati sistemati numerosi tavoli. Scandagliò la folla alla ricerca di Serena, sospirando tristemente quando non la vide da nessuna parte. Furono avvicinati da un uomo che Louis gli presentò come l’ambasciatore monegasco a Londra, momentaneamente a New York per un viaggio di lavoro.
<< Blair, mon chérie, mi pare di aver visto la tua amica Serena, perché non la raggiungi?>> le domandò Sophie lanciandole un’occhiata di sufficienza.
<< Se l’ambasciatore vuole scusarmi>> disse Blair cortesemente voltandosi in uno svolazzo di raso di quel colore così insulso. Si diresse fra la folla indossando sulle labbra un sorriso, che per quanto altezzoso, non le apparteneva. Sentiva l’umiliazione bruciarle le guancie, nessuno aveva mai osato trattarla in quel modo. Il ticchettio delle sue Louboutin accompagnò la sua camminata fino al bordo della pista: aveva voglia di stare da sola e di un Martini.
<< B!>> esclamò una voce familiare, si voltò di scatto e si ritrovò davanti a una Serena Van der Woodsen luccicante in un Gucci corto e nero.
<< S!>> disse Blair con tono entusiasta mentre sentiva gli occhi inumidirsi. Serena la strinse di slancio senza una parola, si aggrappò, quasi con disperazione, a quell’abbraccio sentendosi un po’ meglio. Essere tra le braccia di Serena era come vivere nel mondo delle favole, era impossibile non sentirsi al sicuro lì.
<< Mi sei mancata da morire>> le confessò Serena in un sussurro.
<< Mi sei mancata da morire anche tu>> rispose Blair con voce altrettanto bassa. Serena non le era mai mancata così tanto. Spesso quell’estate, nei suoi momenti più tristi, aveva desiderato chiamarla e pregarla di abbandonare Los Angeles, perché aveva bisogno di lei. Non l’aveva fatto, perché sembrava che finalmente la sua migliore amica lontana dall’Upper East Side avesse iniziato a costruire la sua strada.   
<< Ti va un Martini?>> le domandò Serena con un sorriso, quando sciolsero l’abbraccio.
<< Facciamo anche due>> sorrise Blair ritrovando il piacere e il calore della compagnia della sua migliore amica. Serena sorrise prendendola sotto braccio e trascinandola verso il tavolino libero più vicino. Chiacchierarono allegramente per diverso tempo, incuranti delle persone attorno a loro.
<< Non sembri felice B>> disse Serena improvvisamente interrompendola.
<< S non dire sciocchezze sono perfettamente felice>> mentì con sicurezza. Non poteva concedere a Serena di insinuarsi nelle crepe, che lei stessa vedeva aprirsi nella favola perfetta con l’uomo perfetto che raccontavano i rotocalchi. Voleva essere Grace Kelly, non Lady D. Voleva essere la principessa felice, non quella triste e l’unico modo per esserlo era convincersene.
<< Blair>> sbuffò Serena alzando gli occhi al cielo. Blair odiava quando sfoderava quello sguardo carico di rimprovero e si atteggiava da persona matura, aggettivo che da sempre andava poco d’accordo con Serena Van Der Woodsen, la regina degli eccessi per eccellenza. << Ti conosco da quando avevamo tre anni, secondo te sei in grado di mentirmi?>> continuò corrugando le bionde sopracciglia, ritoccate dalla matita.
Blair arricciò le labbra in una smorfia seccata, sentendo una sensazione di fastidio pervaderla. << Sono felice>> rispose alterata alzando il mento con fierezza e presunzione. Gli occhioni azzurri, che la scrutavano con malinconia, fecero però vacillare qualcosa in lei, costringendola ad aggiungere a bassa voce: << Questa favola è solo un po’ complicata>>. Blair abbassò gli occhi sul suo Martini, ecco l’aveva fatto, aveva aperto una crepa, che Serena avrebbe certamente ampliato se Louis non le avesse interrotte. << Serena che piacere vederti>>. La sua migliore amica le lanciò un’occhiata che significava chiaramente che, non appena fossero state nuovamente sole, il discorso sarebbe continuato.
 
Chuck Bass fasciato in un completo Armani nero e viola, fece la sua comparsa al party di beneficenza organizzato dalla sua matrigna con un’ora abbondante di ritardo, nonostante le insistenze del suo migliore amico, ampiamente bocciate da “ Gli ospiti più attesi arrivano sempre in ritardo Nathaniel. Noi lo siamo, motivo per cui non vedo ragione di arrivare puntuale”.
<< Charles!>> esclamò Lily entusiasta, quando lo vide, abbandonando Rufus per andargli incontro.
<< Ciao Lily>> disse sorridendole a fior di labbra, mentre lo stringeva un abbraccio materno e premuroso.
<< Come stai caro?>> gli domandò Lily sciogliendo l’abbraccio e carezzandogli con dolcezza i tratti del viso. Gli occhi di onice che lo scrutavano con preoccupazione. Chuck sentì un piccolissimo fiotto di calore scaldargli il petto e un piccolo sorriso gli arricciò le labbra. La preoccupazione per lui era tanta negli occhi della sua matrigna che si sentì in dovere di alleggerirla.
<< Sto bene, sul serio>> rispose sfoderando il suo migliore sguardo sincero. Era diventato, negli ultimi mesi, un attore migliore di quanto fosse sempre stato. Inscenare emozioni che non provava era diventata la più grande delle sue abilità. Tuttavia non aveva considerato che Lily condivideva metà del proprio patrimonio genetico con la regina dei segreti e delle bugie, Cece Rhodes, e che, pertanto, mentirle era un’impresa ardua.
<< Farò finta di crederti>> disse Lily inarcando un sopracciglio, con eleganza innata.
<< Non ti si può nascondere niente, vero?>> le chiesi con un lieve ghigno sulle labbra.
<< Non quando si parla dei miei figli Chuck e tu per me lo sei sempre stato>> gli sussurrò amorevole Lily,  gli occhi lucidi. Stavolta il fiotto di calore fu più intenso e Chuck si ritrovò a sorridere, stupito dalle parole di Lily, perché, nonostante tutto, quella donna elegante e dalla personalità forte ed altalenante, era la cosa più vicina ad un genitore che avesse mai avuto. Era come se fosse un po’ anche sua madre.
<< Grazie mamma>> gli sussurrò piano baciandole una guancia prima di voltarsi per raggiungere Nate, seduto al bar con un Bellini fra le mani.
<< Uno scotch>> ordinò accomodandosi accanto a Nate. << Dov’è la mia irritante sorellina?>> chiese all’amico. Lo vide irrigidirsi e concentrare lo sguardo su un punto poco lontano da loro. Seguì la direzione dello sguardo di Nate e fu allora che la vide.
Blair avvolta in volute di seta azzurra color pastello – da quando le piacevano colori così scialbi?- , i capelli costretti in una treccia laterale, il viso leggermente truccato, un sorriso tiepido sulle sue labbra e un’aria malinconica negli occhi scuri. Louis al suo fianco sorrideva e raccontava qualcosa a una Serena decisamente poco interessata. Ignorò tutto il resto, concentrandosi esclusivamente su di lei e per la prima volta dopo mesi sentì qualcosa. Qualcosa che, inevitabilmente, era legato a lei, perché Chuck Bass senza Blair Waldorf non era niente. Blair possedeva il suo cuore e la sua anima fin dal momento in cui l’aveva baciato quella prima sera nella limousine, li aveva portati via quando era sparita, sorridente, a Montecarlo. Fu doloroso guardarla e vederla infelice, perché la sua felicità era l’unico motivo per cui aveva sopportato di allontanarsi da lei. Chuck era sempre stato convinto che la sua presenza la intossicasse e la rendesse infelice, allora perché era infelice anche con l’uomo perfetto?
<< Sembra strana>> commentò Nate e – dannazione- se se n’era accorto perfino lui la cosa doveva essere davvero palese. Non fece in tempo a rispondere che lei si voltò, forse alla ricerca di una distrazione.
Chuck vide finalmente dopo mesi i bellissimi occhi di Blair Waldorf specchiarsi nei suoi. Probabilmente in passato Blair gli avrebbe lanciato uno sguardo stizzito, forse per il modo in cui fissava insistentemente la sua nuca scoperta o le sue gambe, prima di voltare altezzosamente il viso con un sorriso sdegnato su quelle labbra meravigliose, che sarebbero state il sogno di qualunque artista. Ora invece lo guardava con tristezza e quello sguardo vulnerabile e addolorato, che Chuck non aveva mai avuto occasione di scorgere in pubblico, indipendentemente da quanto potesse stare male. Dopotutto Blair era un’attrice abile quanto lui. Chuck ricambiò il suo sguardo, disarmato, desiderando profondamente di vederla sorridere. “Sorridi amore mio, per favore. Sorridi anche solo per un istante”, si ritrovò a pensare con la gola in fiamme, per qualcosa che non era sicuramente l’alcool. Il vecchio Chuck Bass, per quanto innamorato di Blair, non avrebbe mai avuto un pensiero tanto dolce. Era davvero cambiato, ancora una volta solo per lei.  
<< Vado a salutarla>> gli disse Nate alzandosi. Fece un lieve cenno affermativo con la mano, incapace di distogliere lo sguardo da Blair. Sembrava che il filo elettrico che li aveva sempre legati stesse sfilando fra i loro sguardi, attraendoli inesorabilmente l’uno verso l’altro. Vide Nate salutare Louis e Serena, prima di abbracciare Blair, che ricambiò chiudendo gli occhi, mosse le labbra, probabilmente per rispondere a qualcosa che Nate le aveva sussurrato per non farsi sentire dal principino. Chuck più tardi chiese a Nate che cosa le avesse detto, Nate guardandolo dritto negli occhi rispose: << Se fosse felice>>.
<< E lei?>> lo incalzò Chuck.
<< Lascia perdere Nate>> citò il suo migliore amico con una smorfia.
 
<< Buonanotte amore mio>> la salutò Louis davanti alla porta della sua camera.
<< Buonanotte, a domani>> rispose baciandogli lievemente la bocca, prima di richiudersi la porta della camera alle spalle. Aspetto di sentire il trillo familiare dell’ascensore che si chiudeva prima di scivolare in camera di Serena, che sdraiata sul letto leggeva qualcosa, probabilmente Gossip Girl, sul suo computer. Quando entrò Serena alzò gli occhi sul suo viso, un piccolo sorriso sul volto.
<< Hey B>> mormorò facendole spazio sul letto. Blair si rannicchiò contro Serena, come faceva sempre, senza dire una parola. La seta del vestito si sgualcì, ma non le  importava assolutamente. Aveva bisogno di sua sorella.
<< Allora si può sapere che c’è che non va?>> le chiese delicata carezzandole i capelli e sciogliendole la treccia.
<< Volevo essere Grace Kelly S, ma mi sono ritrovata ad essere Lady D, l’eterna principessa triste>> confessò Blair.
<< E se provassi ad essere solo Blair?>> le domandò Serena.
<< A loro non va bene Blair Waldorf. Non vanno bene i miei cerchietti, i miei vestiti, il mio mondo, i miei amici, il mio temperamento. Non amano chi sono e fanno di tutto per controllarmi>> sospirò Blair studiando con attenzione la seta del copriletto giallo del letto.
<< Ci riescono?>> chiese incredula. Blair annuì, sconsolata, incapace di rispondere affermativamente, sommersa com’era dalla vergogna. Non aveva mai pensato che qualcuno sarebbe riuscita a condizionarla, perché lei era una Regina e lo era sempre stata. Non prendeva ordini da nessuno, al contrario gli ordini li dava. Si chiedeva dove fosse quella Blair tenace, combattiva e che non perdeva mai. Forse soffocata in quel ruolo di principessa buona e felice, che non era.
<< Forse non hai bisogno di essere la principessa buona delle favole e del principe azzurro, B. Hai bisogno di essere la diabolica Regina B e del cavaliere oscuro>> azzardò Serena timorosa.
<< No S. Non ho bisogno di Chuck, lui mi ha lasciato andare. Imparerò ad essere felice con Louis, anche se adesso è complicato>> sbottò con decisione. Era la prima volta che il nome di Chuck usciva in una delle loro conversazioni dalla sera della festa della Costance. Blair non voleva pensare a lui, perché farlo avrebbe significato distruggere l’ultima effimera speranza di poter essere felice. Si sforzò con ogni cellula del suo corpo di dimenticare il modo in cui l’aveva guardata, ancora una volta come se fosse la cosa più preziosa al mondo, Louis così non l’aveva mai guardata.
 
<< Buongiorno>> esclamò Serena furiosa, entrando nella suite con passo di marcia, decisamente quella andatura era più da Blair, che da lei, notò Chuck alzando gli occhi dal New York Times e studiandola con un sopracciglio inarcato.
<< Cosa ti affligge sorellina cara? Sacks ti ha forse bandito perché hai comprato tutti gli articoli della sua ultima collezione?>> chiese ironicamente Chuck alzando un sopracciglio, un lieve ghigno derisorio sulle labbra.
<< Spiritoso Chuck, davvero. Sto morendo dalle risate>> sbottò Serena stizzita. Chuck ripiegò il giornale sorpreso, da quando Serena era diventata permalosa? In genere si limitava ad esplodere in una sonora risata e a mandarlo affettuosamente al diavolo.
<< Hai fumato, S?>> le chiese sfrontato, dopotutto era Chuck Bass.
<< Magari>> rispose alzando gli occhi al cielo. << Sarei sicuramente meno incazzata>>. Serena Van der Woodsen non era mai così volgare, salvo quando era davvero furiosa. Iniziava a preoccuparsi, cosa mai aveva potuto scatenare a quel modo la sua rabbia?
<< Si può sapere cosa diavolo è successo?>> domandò esasperato Chuck, odiava le persone che tergiversavano.
<< Blair. La stanno distruggendo. Le dicono come vestirsi, come comportarsi, cosa dire. Loro non vogliono Blair Waldorf, vogliono una stupida bambolina da manipolare e ci stanno riuscendo. Non reagisce più Chuck, è come svuotata. Non è più la nostra B>> sbottò Serena camminando e gesticolando, le Manolo viola che ticchettavano sul parquet. << Rivoglio indietro la mia migliore amica>> mormorò fermandosi e guardandolo, gli occhi azzurri pieni di lacrime. Per Chuck ogni singola parola era stata una terribile pugnalata. La sua Blair, la sua piccola, fragile, testarda e tenace Blair avvolta nelle spire del falso buonismo di quel patetico principe francese. Dentro di lui sentì montare la rabbia, verso se stesso, per averla lasciata andare, temendo di sbagliare ancora una volta e, verso Louis Grimaldi, che non aveva affatto capito la portata del tesoro che aveva fra le mani.
<< Chuck devi parlargli, sei l’unica persona a cui presta ascolto>> lo implorò Serena.
<< Serena starà di nuovo male, non puoi chiederglielo>> mormorò Nate, che appoggiato allo stipite della porta aveva seguito tutta la discussione.
<< Devo>> sussurrò Serena voltandosi verso Nate, prima di riportare gli occhi su Chuck. << Per favore>> aggiunse implorante. Chuck non aveva bisogno di essere implorato, avrebbe fatto qualunque cosa per Blair indipendentemente da quanto avrebbe potuto ferirlo.
 
<< Niente cerchietto oggi, Blair?>> le domandò dolcemente pungente una voce familiare. Distolse lo sguardo dal piccolo stagno, dove Dorota da bambina la portava a dar da mangiare alle anatre, per posarlo su Chuck Bass, elegante ed impeccabile come sempre nel suo completo  Burberry. Si permise solo qualche secondo di indugiare sui lineamenti bellissimi del viso di lui, sugli occhi di nocciola e sulle labbra sensuali.
<< Non credo siano affari tuoi Bass>> sbottò acida voltandosi verso il laghetto.
<< Era una semplice domanda Waldorf>> disse Chuck tranquillamente, sedendosi accanto a lei sulla panchina.
<< Non mi sembra di averti domandato se gradivi accomodarti>> sibilò Blair guardandolo con occhi sarcastici.
<< Sono Chuck Bass. Io non chiedo, prendo e basta>> rispose Chuck le labbra piegate nel suo ormai celeberrimo ghigno, ma con un’ombra di dolcezza, che Blair sapeva bene essere solo per lei, negli occhi scuri.
<< Io sono Blair Waldorf, per cui evapora Bass>> ordinò Blair imperiosamente, sentendosi finalmente se stessa, la fiera e superba regina dell’Upper East Side. Solo grazie a lui.
<< Lo sei anche con lui?>> le domandò Chuck, improvvisamente serio. Blair si voltò di scatto, punta nel vivo.
<< Ancora una volta non credo siano affari tuoi>> rispose stizzita stringendo le mani attorno alla pochette Chanel. << Dopotutto mi hai lasciata andare, perché dovrebbe importarti?>> chiese, quasi risentita, non riuscendo a trattenere le lacrime che le inumidirono gli occhi.
Chuck rimase ammutolito e la guardò con quello sguardo, che ogni volta le marchiava a fuco l’anima.
<< Pensavo che lui potesse darti la felicità, che io non ero mai riuscito a darti. Il vostro era un amore semplice, il nostro semplice non lo è mai stato. Però ti guardo adesso e mi accorgo che non sei affatto felice Blair. Semplicemente perché lui vuole che tu sia diversa. Ti vuole dolce, buona e remissiva; ti vuole piegate alle sue regole e ai suoi schemi. Vuole che rinunci a chi sei. Non potrai mai essere felice se non sei te stessa con la persona che ami>> mormorò Chuck guardandola, le prese le mani fra le sue, nascondendo, con le lunghe dita, l’anello. Blair abbassò lo sguardo sulle loro mani, le sue sembravano così piccole e delicate, ed era così che si sentiva in quel momento. << La Blair che conosco non si arrende mai, non prende ordini da nessuno, lotta per le persone che ama, vince sempre e non permetterebbe a nessuno di toglierle i suoi amati cerchietti. È ambiziosa, testarda, orgogliosa, coraggiosa, forte, fragile, complessa, dolce. È la sola regina di Manhattan e del mio cuore>> le sussurrò teneramente, fissandola con occhi adoranti. Blair lo guardò, senza una parola. Le parole di Chuck erano assurdamente vere ed erano sicuramente la dichiarazione d’amore più bella e velata, che lui le avesse mai fatto. << Non permettergli di cambiare ciò che sei, perché sei quanto di più meraviglioso esista. Fallo, ma non per me, Serena, Nate o tua madre. Fallo per te stessa e torna ad amarti come hai sempre fatto Waldorf>> concluse Chuck. Le sfiorò con un bacio la fronte, prima di voltarsi ed andarsene, lasciandola lì confusa e smarrita come mai.
Mi perdo ogni volta con te, Bass.
 
Serena Van der Woodsen sedeva sul grande e comodo divano bianco di Eleonor Waldorf, fra le mani un espresso e un espressione ambigua sul bel viso. Guardava la sua migliore amica, Blair, scartare con espressione incerta il grande pacco, che aveva fatto la sua comparsa una ventina di minuti prima insieme a Louis Grimaldi e a sua madre Sophie.
<< Un abito da sposa?>> esclamò Blair meravigliata afferrando delicatamente l’abito. Serena non poté trattenere una smorfia disgustata, il vestito era semplicemente orrendo, accollato e pieno di trine come quello di un educanda il giorno della prima comunione.

<< Il mio abito da sposa>> specificò Sophie sorridendo con una punta di presunzione. << Mi piacerebbe che lo indossassi tu>> continuò. Serena guardò Blair, sperando ardentemente che contraddicesse Sophie, ma Blair abbassò gli occhi, studiando il vestito.
<< Fantastico>> sorrise Blair radiosa, rialzando il viso. Serena ebbe voglia di prenderla a schiaffi e di urlarle contro, ma si limitò ad un’occhiata di rimprovero. Un trillo acuto di cinque diversi telefoni si librò nell’aria.
Siamo appena tornati e già mi state deliziando con i vostri scandali, e prima che possiate chiedermelo, si sto parlando proprio di loro, C e B. Il cavaliere oscuro e la nostra quasi ex Regina sono stati avvistati a Central Park davanti allo stagno delle anatre, immersi in una fitta discussione. Che c’è B qualche ripensamento? Baci e abbracci, Gossip Girl”.
<< Perché accidenti tu e Bass stavate parlando?>> sbottò irritato Louis alzando gli occhi dal suo telefono e guardando Blair, con occhi colmi di rabbia.
<< Ci siamo incontrati a Central Park e abbiamo scambiato due parole>> rispose Blair sicura, alzando il mento in segno di sfida.
<< Ti proibisco di parlargli>> intervenne Sophie fredda.
<< Bene. Non gli parlerò più>> commentò Blair con espressione impenetrabile. << Lo stilista che devo indossare stasera al party?>> chiese con un sorriso dolce e mansueto.
<< Chanel>> rispose Sophie soddisfatta. Blair annuì, sotto gli occhi scioccati di Serena.
 
<< Non è il vestito che ti avevo mandato>> disse Sophie sgranando gli occhi scioccata, quando Blair avanzando tra la folla, con la sua andatura elegante e sicura, raggiunse lei e Louis.
<< No, direi che non lo è>> sorrise Blair, le labbra smaglianti di Chanel rouge, le dita sottili, con le unghie laccate di nero, scivolarono ad allisciare una piega dello splendido vestito viola di Vera Wang. Era stato Chuck a regalarle quel vestito, quasi un anno prima, l’aveva personalmente commissionato alla celebre stilista, era un modello esclusivo, che portava il suo nome ricamato in lettere dorate nella fodera.
<< Indossi il cerchietto>> constatò stupito Louis. Blair aveva adagiato fra i boccoli scuri e fitti, un cerchietto dalle sottili trame dorate, vecchio simbolo del suo potere mai tramontato su Manhattan.
<< Anche>> ammise con un sorrisetto, come quello che ai tempi della Costance sfoderava dinanzi a una preda che aveva appena schiacciato.
<< La tua consulente di immagine non te lo aveva proibito?>> chiese Louis inarcando le sopracciglia.
<< Severamente>> confermò Blair prendendo lo champagne, che un cameriere le offriva.
<< Oh vostra altezza che piacere rivedervi>> esclamò una voce allegra interrompendoli.
<< Ambasciatore>> dissero in coro Sophie e Louis in un cenno di saluto all’uomo.
<< Posso presentarmi ambasciatore? Ieri sera purtroppo non ne ho avuto l’occasione. Blair Waldorf>> disse Blair sorridendo all’uomo, che ricambiò stringendole la mano, quella senza anello. Aveva appena infranto la prima regola che Sophie le aveva imposto: mai presentarsi con il suo nome, ma sempre e solo come la fidanzata di Louis Grimaldi, principe di Monaco.
<< Ambasciatore puoi scusarci qualche istante?>> domandò Sophie.
<< Naturalmente>> rispose l’uomo con una lieve riverenza. Blair seguì Sophie, quando furono lontani dall’ambasciatore.
<< Che diavolo stai facendo?>> le domandò Sophie perdendo un po’ del suo contegno.
<< Ciò che voglio altezza. Voi sarete anche la principessa di un piccolo principato a cui una raffinata ed eterea americana ha donato un po’ di popolarità, ma io sono Blair Waldorf, la regina di Manhattan. Non ho mai preso ordini da nessuno e non vi concederò il lusso di decidere dei miei vestiti, dei miei atteggiamenti, del mio comportamento, delle mie frequentazioni o di qualsiasi dettaglio possa riguardare la mia vita. Per cui adieu madame>> rispose Blair con voce dolce e tagliente, uno luccichio fiero negli occhi e fu di nuovo Queen B. Fu di nuovo se stessa. Non aveva bisogno di essere un principessa per essere felice, le bastava essere Blair Waldorf.
<< Blair>> mormorò Louis trattenendola per un braccio.
<< Mi dispiace Louis. Non sono la persona giusta per te e tu non lo sei per me. Io non sono la principessa buona, sono la regina cattiva  e ribelle. Ti voglio bene, ma non ti amo. Spero che tu possa trovare la persona giusta>> disse Blair sfilandosi l’anello di topazi dall’anulare e adagiandoglielo nel palmo della mano. << Ciao Louis>> lo salutò con un lieve sorriso.
Alzò il bicchiere in direzione di Sophie accennando un brindisi, un sorriso vittorioso, dicendo: << Lunga vita a Monaco, purtroppo per voi, senza la nuova  Grace Kelly>>. Si voltò in uno svolazzo di seta, camminando con decisione verso Serena, che aveva intravisto poco prima.
<< Ho lasciato Louis>> annunciò Blair con un sorriso, quando raggiunse la sua migliore amica. Si godette con calma le milioni di espressioni che saettarono sul suo viso.
<< Oh B!>> esclamò Serena radiosa, abbracciandola.
<< Non sei un po’ troppo felice per una persona che diceva di essere entusiasta del mio matrimonio?>> la rimproverò severamente Blair sciogliendo l’abbraccio, una luce ironica negli occhi.
<< Oh andiamo Blair. Io odio i francesi>> disse Serena scoppiando a ridere, Blair rise con lei. Leggera e felice.
 
Nate l’aveva convinto, quasi minacciato, per andare alla festa. Non ne aveva affatto voglia, la discussione con Blair l’aveva logorato e aveva rispolverato vecchie ferite, mai cicatrizzate. Quando entrò nel salone del Palace, cercò automaticamente Blair fra la folla e il suo cuore sussultò vedendola ridere e scherzare allegramente con Serena, a un tavolino centrale. Il suo cuore prese a battere forte nel constatare che indossava il vestito, che aveva fatto disegnare per lei. Uno dei suoi cerchietti fra i boccoli. L’anulare della mano sinistra deliziosamente nudo. Era di nuovo Blair, la sua Blair.
<< Festeggiamo qualcosa?>> chiese Nate con un gran sorriso, quando raggiunsero il tavolo di Blair e Serena.
<< Il non fidanzamento di Blair>> sorrise Serena, che sembrava assurdamente felice. Chuck si ritrovò a sorridere, forse come un perfetto idiota, ma non gli sarebbe potuto importare di meno. Credeva di averla persa per sempre ed ora aveva di nuovo la possibilità di averla.
<< E il ritorno di Queen B>>  aggiunse Blair le labbra tagliate da quel sorriso da bambina cattiva, che mandava  Chuck fuori di testa.
<< Questo significa che da adesso sei di nuovo la stronza dell’Upper East Side???>> chiese Nate allegro.
<< Nonostante tu abbia dimenticato bellissima, manipolatrice, brillante e regale, Archibald, la risposta è si>> disse Blair con una punta di presunzione, che sempre l’aveva accompagnata. << Sono di nuovo B>> aggiunse, guardando solo Chuck con gli occhi pieni di dolcezza e gratitudine.
<< Bentornata Waldorf>> le disse Chuck, con un sorriso dolce e gli occhi forse lievemente lucidi. Lui e Nate si accomodarono davanti a lei e Serena.
<< Grazie Bass>> disse Blair, sfiorandogli la mano e Chuck osò sperare che ci fosse una possibilità per loro.
<< Siamo di nuovo tutti insieme>> mormorò Serena commossa asciugandosi una lacrima, che le stava delicatamente scivolando sulla guancia.
<< Il Non Juding Breakfast Club è al completo adesso>> concordò Nate mettendo un braccio attorno alle spalle esili di Serena. Chuck guardò stupito sua sorella e il suo migliore amico, ripromettendosi di fare un discorso a quest’ultimo quando fossero stati soli.
<< Dovete dirci qualcosa?>> chiese maliziosa Blair, osservando con un luccichio speranzoso i due amici.
<< Dobbiamo dirgli qualcosa, Nate?>> chiese Serena rivolgendo un sorriso divertito a Nate.
<< Mmm no>> rispose Nate, posandole un lieve bacio sulle labbra.
<< Tu lo sapevi?>> chiese Blair, voltandosi verso Chuck di scatto, una deliziosa espressione indignata sul viso. Chuck scosse la testa, un ghigno sulle labbra. << Non ne avevo la minima idea>>.
<< Sono due idioti, siamo i loro migliori amici e non ci hanno detto nulla>> sbottò fintamente offesa Blair, arricciando le labbra.
<< Vuoi vendicarti, Waldorf?>> la provocò malizioso Chuck, lasciando scivolare uno sguardo lascivo sul bustino del suo abito che ne evidenziava perfettamente l’elegante figura.
<< Solo se mi aiuti Bass>> rispose Blair, sfoderando un sorriso sensuale e guardandolo con occhi ammiccanti, probabilmente quell’angelo diabolico l’avrebbe condotto fra le spire della perdizione.
<< Quando vuoi>> rispose roco guardandola con desiderio. 
<< Secondo te dobbiamo preoccuparci?>> chiese Serena a Nate.
<< Ovvio, sono Chuck e Blair, insieme non li ferma nessuno>> rispose Nate.  Chuck non distolse lo sguardo da Blair, Nate aveva ragione loro due insieme erano invincibili, da soli niente. Dopotutto che Re è colui che non ha al suo fianco la sua Regina?
 
La luci di New York scorrevano fuori dai finestrini della limousine, creando un singolare gioco di luci ed ombre sul viso di Blair. Chuck seduto a poca distanza da lei la osserva, perso totalmente nella bellezza del suo viso, stregato dalla serenità dei suoi occhi scuri, attratto dal sorriso pensieroso e sognante che piegava le sue labbra rosse. Avevano appena accompagnato Serena e Nate all’ Empire ed ora si stavano dirigendo verso l’attico dei Waldorf. Chuck si ritrovò a desiderare che il viaggio durasse allungo per poter aumentare il tempo da trascorrere con lei, nonostante da quando fossero scesi Nate e Serena non si fossero scambiati neanche una parola. Stare da solo con Blair in quella limousine, gli riportò alla mente, con straordinaria chiarezza, la prima volta che avevano fatto l’amore. Chuck ricordava ogni dettaglio di quella notte: la precisa sfumatura della sottoveste di Blair, il modo in cui l’aveva baciato, il sapore della sua pelle, il tono dolce ed eccitato con il quale gli aveva sussurrato all’orecchio “ancora”. Ne avevano passate tante da allora, erano stati amanti, nemici, amici, fidanzati, ancora amanti. Ed ora cos’erano? Quella domanda suscitò in Chuck un guizzo di preoccupazione e angoscia, il fatto che avesse lasciato Louis non significava che volesse stare con lui.
<< Ti va una passeggiata?>> chiese Blair trascinandolo fuori dai suoi pensieri caotici.
<< Central Park?>> le domandò con un lieve sorriso a fior di labbra. Blair annuì.
L’aria di settembre era piacevolmente frizzante, dopotutto erano a New York. Attorno a Central Park si ergevano superbamente i grattaceli di Manhattan, i cui bagliori si stendevano, come una coltre di stelle, sul parco. Camminavano in silenzio, l’uno accanto all’altro. Chuck avrebbe desiderato spezzarlo, ma sapeva che Blair aveva bisogno di tempo per riorganizzare le idee, dopotutto era successo tutto così in fretta.
<< Avevo paura>> disse improvvisamente Blair fermandosi e guardandolo.
<< Di cosa?>> le chiese stupito.
<< Di noi due. Avevo paura di amarti, perché avevo paura di soffrire ancora e dei miei errori. Io e te ci siamo fatti del male spesso e volentieri. Louis sembrava la soluzione perfetta, era dolce, gentile, romantico e tutto era così facile, ma …>> disse Blair guardandolo con le lacrime agli occhi.
<< Ma?>> la incoraggiò a continuare con il cuore in gola.
<< Ma la verità è che ti amo Chuck. Ti amo da quando ho diciassette anni e non so stare senza di te, non voglio stare senza di te>> rispose Blair sorridendo fra le lacrime che le solcavano impertinenti le guancie. Chuck la guardò con occhi adoranti, persi, innamorati. Lo amava e voleva stare con lui, improvvisamente tutto il dolore, la sofferenza e il vuoto che lo avevano accompagnato in quei mesi ebbero un senso, perché Blair era di nuovo sua. La vide guardarlo esitante, in attesa di una sua risposta, che Chuck era troppo felice per elaborare. La baciò stringendola fra le braccia e fu come tornare a respirare dopo essere stato per tanto tempo sott’acqua. Le braccia di Blair volarono attorno al suo collo, mentre le loro labbra intraprendevano una lotta familiare e conosciuta. Chuck la baciò furiosamente, affondando le dita nei fianchi di Blair, godendo della morbidezza e della dolcezza delle sue labbra. La baciò come se fosse l’ultima volta. Solo dopo qualche minuto rallentò il ritmo del bacio trasformandolo in una danza lenta e passionale.
<< Ti amo>> le sussurrò sulla bocca, quando si separarono. << Ti amo e voglio stare con te senza segreti o sotterfugi>> rimarcò con un sorriso. Blair lo abbracciò stringendosi contro di lui, un sorriso radioso sulle labbra.
<< Prima devo fare una cosa, però>> mormorò Chuck sciogliendo teso l’abbraccio. Blair lo guardò confusa, lui la rassicurò con un bacio delicato sulle labbra. Racimolò il poco coraggio che sentiva di avere e strinse convulsamente la scatolina nella tasca della sua giacca. Lentamente, si inchinò davanti a Blair, i cui occhi si sgranarono, aprì la scatolina e con voce emozionata le chiese: << Blair Cornelia Waldorf, mi vuoi sposare?>>.
<< Si, ti voglio sposare Chuck Bass>> mormorò Blair commossa, le lacrime agli occhi. Chuck le fece scivolare dolcemente l’anello al dito ed entrambi, per qualche secondo, contemplarono il modo in cui il diamante brillava alla pallida luce lunare. Si baciarono dolcemente e Chuck capì che sarebbe stato per sempre, perché insieme sul palcoscenico avevano finalmente avuto il coraggio di essere loro stessi.
 
“Nell’Upper East Side la principessa non viene salvata da nessun principe azzurro a cavallo, ma decide di salvarsi da sola e corre fra le braccia del cavaliere oscuro. Le fiabe qui non esistono, esistono solo la loro versione distorta luccicante ed imperfetta. Avvistati Chuck Bass e Blair Waldorf baciarsi al chiaro di luna, un anello Harry Winston al dito della nostra Regina. Pare che C e B abbiano finalmente capito i reciproci sentimenti. Auguri ai nuovi sovrani di Manhattan. Xoxo Gossip Girl”.
 
Angolino autrice:
Scrivere questa one-shot è stata una fatica immane, credo di aver modificato la bozza originale, buttata giù durante le interrogazioni di greco, almeno un centinaio di volte. Sono una perfezionista e, nonostante l’accurata correzione, sono sicura che qualche errore mi sia sfuggito.
Arriviamo alla trama, questa è la prima storia che pubblico su questi toni. Ambientata all’inizio della quinta stagione racconta della Blair fragile e confusa. Una Blair che è infelice con Louis, ma che ha paura di stare con Chuck. La Blair della mia storia però alla fine si ribella e torna ad essere la Blair delle prime due stagioni, benché più adulta e matura, e, ovviamente, sceglie il nostro Chuck. Nella storia compare un paring poco frequente nel sito quello Lily/Chuck, personalmente li amo molto come personaggi. Trovo che Lily consideri davvero Chuck come suo figlio e anche nella serie questo loro rapporto emerge di tanto in tanto, in maniera decisamente poco stucchevole, ma a mio parere molto commovente. Spero di essere riuscita a renderli abbastanza bene, senza cadere nel retorico e nel banale.
Chuck e Blair da scrivere insieme sono un’impresa ardua, nella serie nessuno dei loro dialoghi è mai scontato o superficiale, spero di averli resi in maniera sufficientemente fedele e che non troviate la scena finale troppo smielata. Ho tentato di evidenziare il rapporto dei due con i loro rispettivi migliori amici. Ho inserito il paring Nate/Serena, perché sono una coppia che adoro.
Sono aperta a qualsiasi commento, negativo o positivo che sia, in quanto spero che possano aiutarmi a migliorare come “scrittrice” (la virgolettatura è d’obbligo se il soggetto a cui il vocabolo si riferisce sono io). Grazie in anticipo a chiunque commenterà e sprecherà un poco del suo tempo per me. Spero che non troviate la shot troppo prolissa, come il mio commento. <3
Xoxo Maddy
 

 
 

  
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