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Autore: M4RT1    17/02/2013    5 recensioni
Quando Neal si è battuto per non afr finire Thomas in una casa famiglia, non credeva certo che il ragazzino sarebbe stato affidato a lui!
Eppure il quindicenne figlio di uno dei migliori ricettatori di New York è proprio a casa sua, sbracciato sul suo divano... cosa dovrà fare, ormai?
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Burke, Mozzie-Dante Haversham, Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Peter Burke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A.: Ok, devo essere pazza ad aprire l'ennesima Long, ma che ci posso fare? L'ispirazione ha bussato U_U *bussa la croce rossa*
Spero vi piaccia :P


-Ah, Neal! Come va con Tom?

-Malissimo, Peter.

-Lo immaginavo.

-No, ascolta: tu devi togliermi quel ragazzino dai piedi! Dico sul serio, non ce la faccio più!

 

Il battibecco tra Neal Caffrey e Peter Burke fu seguito con interesse da tutto il Bureau, che interruppe le attività quotidiane per fissare un implorante Neal trotterellare dietro il capo con aria afflitta.

Quando entrarono nell'ufficio di quest'ultimo, molti agenti si erano già lasciati andare a risatine divertite. Molti, ma tra di loro non c'era Neal.

 

 

Due settimane prima...

 

 

-Entra, forza!

-C'è qualcuno lì in fondo... fate attenzione, potrebbe essere armato.

-Dietro di me, su!

 

Peter Burke si mosse con cautela, evitando i numerosi scatoloni impilati nella stanza. Dietro di lui, capeggiati da un impeccabile Neal Caffrey, c'erano dieci agenti dell'FBI, tutti armati (tranne Caffrey, ovviamente!) e pronti ad attaccare l'eventuale assassino.

Nell'aria si percepiva l'eccitazione tipica delle azioni finali dei casi più impegnativi; tra questi ultimi, un posto abbastanza importante se l'era senz'altro meritato quel truffatore che, con tutta probabilità, era proprio davanti agli agenti. Veniva chiamato "il truffatore di medici", anche se nessuno era convinto che le sue truffe fossero effettivamente mirate solo ai professionisti degli ospedali.

 

-Il soggetto è di fronte a noi.- mormorò Peter, voltando la testa verso la squadra a pochi passi da lui: -Giacca nera, alto un metro e settanta circa, a prima vista è disarmato.

Neal, chino dietro l'amico, scosse il capo:

-E' proprio necessario descrivere qualcuno che tutti possono tranquillamente vedere da soli?

-Sì, Neal.- rispose pazientemente l'agente: -Lo è. Ed è necessario anche fare il minor rumore possibile, quando si ha a che fare con un truffatore che ha preso in giro dieci medici e ora si trova a pochi metri da noi.- continuò, un po' più infastidito.

Neal fece per controbattere, ma venne zittito da un calcetto di Diana.

I dodici proseguirono per qualche altro metro, fino ad arrivare a circa cinque metri dal soggetto, poi si fermarono dietro l'ultimo cumulo di scatoloni di ferro e aspettarono.

 

Il truffatore se ne stava tranquillo, di spalle, a fissare la parete bianca e vuota di fronte a lui.

-Sa già che siamo qui.- sussurrò Neal, sicuro.

-Come fai a saperlo?- chiese sospettoso Peter: -Non l'avrai mica...

-Peter, guarda in faccia la realtà!- protestò il truffatore, come se le parole dell'altro l'avessero offeso: -Siamo in dodici, in una stanza con l'eco, vuota, e lui è ha cinque metri da noi e sta fissando una parete bianca! Quale truffatore... anzi, mi correggo: quale persona normale non si accorgerebbe di essere osservata?- sussurrò in un soffio, scuotendo il capo.

Peter fece una smorfia, ma annuì:

-Hai ragione.- acconsentì, poi fece cenno agli altri di abbassare le armi e si alzò in piedi, stanco.

 

-Thomas Berrinson, mani in alto! La dichiaro in rresto per le dieci truffe ai danni di...- cominciò, recitando quella parte che, dopo dieci anni, aveva praticamente imparato a memoria, ma si fermò.

Di fronte a lui non c'era il truffatore che tutti si sarebbero aspettati. C'era un ragazzino.

-E tu chi sei?- chiese Peter, interdetto.

-Thomas Berrinson, l'ha già detto lei!- esclamò il truffatore con voce infastidita: -Lei è un agente, io sono un ladro. Avanti, mi metta le manette!

 

Neal uscì allo scoperto poco dopo, fissando il ragazzino: avrà avuto forse quindici anni, ma ne dimostrava qualcuno in più. Occhi chiari, capelli biondi, indossava una giacca di pelle e un paio di jeans scoloriti. Tra le mani reggeva una borsa scura.

 

-Lascia la borsa.- ordinò Peter, e lui obbedì. -Jones, ammanettalo!

L'agente si avvicinò e voltò il ragazzino per legargli le mani dietro la schiena. Fu allora che Neal lo riconobbe:

-Tu sei il figlio di Stefan Berrinson, dico bene?- chiese, colpito dalla somiglianza del ragazzino con il ricettatore che per tanto tempo era stato complice di Mozzie.

Thomas non parlò, ma annuì impercettibilmente.

-Lo conosci, Neal?- chiese Peter, seguendo il corteo dei dieci agenti.

-Conoscevo suo padre.- specificò l'ex-truffatore con una scrollata di spalle: -Era un brav'uomo...- mormorò, poi sorrise: -Tu non lo giudicheresti così, ma era davvero una brava persona.

Peter sospirò:

-Un po' come te, insomma.

-Oh, spero di non fare la stessa fine.- sussurrò in risposta Neal, accellerando il passo: -E' morto un anno fa.

Peter non chiese altro.

 

 

Era mezzanotte passata quando, con l'aria stravolta e profonde occhiaie, Peter uscì dal suo ufficio. Dietro di lui, un agente sconosciuto teneva Thomas Berrinson per il bavero della giacchetta e lo sospingeva avanti, annoiato.

Neal era rimasto seduto alla sua scrivania per quasi un'ora e, negli ultimi venti minuti, aveva dormicchiato un po' appoggiato al ripiano del tavolo. Al rumore della porta a vetri dell'ufficio dell'agente, però, si riscosse subito:

-Che cosa si fa, Peter?- domandò, la voce impastata dal sonno.

Peter sospirò:

-E' minorenne, quindi dovremo aspettare il processo. Sai come vanno queste cose, Neal. Il giudice terrà la prima udienza il prossimo mese.- spiegò, mentre l'agente sconosciuto obbligava il ragazzino a sostare di fronte all'ascensore.

-E intanto?- chiese Neal, un po' impensierito: da quando era stato arrestato, aveva sviluppato un certo senso di protezione nei confronti degli altri criminali acciuffati dall'FBI.

-E intanto dovrà essere spedito in qualche casa famiglia. Probabilmente sarà la "GreenHouse".

Nel sentire quel nome, Neal ebbe un tremito: aveva già sentito parlare di quel posto, precisamente da Mozzie, che aveva passtao un breve periodo della sua vita segregato in quello che lui definiva "un vero e proprio carcere minorile".

-Non possono portarlo lì...- mormorò, in preda al panico: -Quel posto è orribile, a detta di Moz.

Peter scosse il capo:

-Non possiamo fare niente, Neal.

Il ragazzo si volse verso Thomas, che lo guardò, implorante.

-Non si può trovare un'altra sistemazione...?- balbettò, impacciato e spaventato al tempo stesso. Fissò l'agente sconosciuto: -Non c'è un modo per...- lasciò la frase in sospeso, perso nello sguardo che Peter gli aveva lanciato e che, inequivocabilmente, gli intimava di restare in silenzio.

L'agente, tuttavia, si mosse:

-Non so chi sia lei, signore, ma comunque c'è un'altra possibilità.

Neal sorrise, grato, ma nel vedere l'espressione dell'amico il suo sorriso sfumò in una smorfia:

-Sarebbe a dire?

-Sarebbe a dire che se un agente lo prendesse in carico, il ragazzino potrebbe aspettare il giudizio a casa del suo tutore momentaneo.

Lo sguardo di Neal si illuminò nuovamente:

-Ma non è fantastico, Peter?- chiese, allegro: -Di sicuro Diana si occuperàvolentieri di lui, oppure potrà farlo Jones, o tu! Ma certo, El è contentissima quando vengo da voi, figuriamoci un ragazzino... oppure...- continuò a blaterare per un po', perso nei suoi pensieri, finchè non si accorse che sia Peter che l'altro agente lo stavano fissando, annoiati.

-No, Neal. Sono sicuro che nessuno potrà curarsi di un bambino.

Thoma squittì, infastidito:

-Non sono un bambino!- protestò: -E non ho intenzione di vivere con gli sbirri!

Neal si alzò, un po' arrabbiato:

-Gli sbirri possono aiutarti, sai?-disse, gettando un'occhiata veloce a Peter, che sorrise compiaciuto.

-Certo, come no! Ma tu non sei uno sbirro, dico bene?- continuò, insospettito: -Ho visto la tua cavigliera, prima. Tu sei Neal Caffrey. -commentò, con assoluta certezza. Neal trasalì:

-Sono io.- confermò, stanco.

-E se venissi a stare da te, per questi giorni?- propose il ragazzino.

Neal si ritrasse:

-Oh, no... non credo si possa fare, sai... non sono autorizzato...

-Io credo che vada benissimo, invece.- lo interruppe Peter, soddisfatto: -Con le giuste precauzioni, ovviamente. Sarebbe un buon punto a tuo favore, Neal.- aggiunse.

Neal sbiancò:

-Non ero nella lista delle persone giuste, lo sai?

-So che sei la persona adatta, Neal.

  
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