Don’t be nervous, John
Se c’è una cosa che John Lennon ama, è sicuramente suonare.
Quando prendo la chitarra tra le mie braccia, quando sfioro le sue
corde, quando lei mi accompagna dolcemente mentre canto…oh, è tutto così
perfetto. Non c’è niente che mi faccia sentire più vivo, più calmo ed eccitato
allo stesso momento.
E se c’è una cosa che non sopporto, è sicuramente tutto ciò che precede
e segue quel momento.
I preparativi con persone che ci trascinano attraverso folle di fans
pronti a saltarci addosso, persone che ci dicono dove andare, persone che “Fra
cinque minuti si va in scena”!
E poi i capelli che devono essere perfetti, il trucco, il cambio d’abito
e quella cazzo di cravatta sempre così stretta, che mi impedisce di respirare
correttamente.
Mi soffoca e la allento. Non la sopporto.
Tutto mi rende così maledettamente nevrotico che, davanti a questo
stupido specchio, non riesco neanche a pettinarmi. Torturo la mia dannata frangia
con un dannato pettine, ma non ne vuole sapere di stare al suo dannato posto.
Sono un disastro.
Sono un idiota, un pazzo a cui basta un nulla per andare nel pallone.
Sono un bambino, il bambino che è arrivato a casa di zia Mimi senza
neanche sapere come allacciarsi le scarpe da solo.
Sono un codardo che teme le persone e il rumore e il disordine che
portano dentro di me; che ogni volta, in situazioni come questa, vorrebbe solo
fuggire il più lontano possibile e non farsi più vedere.
Sono…
Johnny…sì…
Sono…
“Johnny?”
La voce di Paul è solo un lieve sussurro e i suoi occhi scuri e dolci
appaiono magicamente nello specchio, proprio dietro di me, e incrociano i miei.
Mi perdo un attimo a guardarlo, con questo stupido pettine sospeso a mezz’aria.
“Non essere nervoso, John, mh?” mi dice.
E mentre i suoi occhi sembrano non volersi spostare dai miei, mi sorride
in modo quasi impercettibile, come solo lui sa fare, come sa fare solo con me.
E il suo sorriso e quello sguardo spazzano via il nervosismo,
l’insicurezza e le mille paure che combattono ferocemente nella mia testa, nel
mio cuore, in ogni parte di me.
Sono tutte proprio qui, come parte integrante del mio essere, e vi
resteranno per sempre.
Ma fintanto che Paul sarà al mio fianco, fintanto che i suoi occhi
veglieranno sempre su di me, fintanto che comparirà magicamente nel riflesso
dello specchio, alle mie spalle, potrei anche tenere a bada questo insicuro
Johnny, che non vuole lasciarmi in pace.
Fintanto che Paul continuerà a dirmi “Non essere nervoso, John”, allora
andrà tutto bene.
Poi mi afferra le spalle e mi costringe a voltarmi verso di lui.
“E, per l’amor del cielo, impara a fare il nodo a questa cazzo di
cravatta.” esclama sistemando il nodo che avevo allentato.
Adesso è perfetto e io respiro senza problemi.
“Davvero, John, non ne posso più di aggiustartela ogni volta!” sbuffa.
Un’espressione corrucciata distorce i suoi bei lineamenti e mi ritrovo a
ridere.
Adesso è lui quello nervoso.
(500
parole)
Buona
domenica! J
Questa
piccola flash è nata all’improvviso dopo aver rivisto per l’ennesima volta
quell’immagine di John davanti allo specchio, mentre dietro di lui si intravede
Paul. Ecco, mi piace troppo. E poi pensando al momento da descrivere mi è
venuta in mente la storia di John che si allentava la cravatta e Paul che
subito si presentava ad aggiustarla. xD
Ma la
vera ispirazione è arrivata da un aneddoto letto qualche giorno fa, in cui si
dice che prima della registrazione di “This boy”,
Paul dice a John: “Non essere nervoso, John” e lui risponde “Non lo sono!”. L’ho
trovata una cosa tenerissima, lo spunto perfetto per una fluff.
Spero
sia piaciuta.
A
presto
Kia85