È
così che vanno gli
amori non corrisposti: tu che sei innamorata e non lo ammetti nemmeno a
te
stessa, perché non dovevi innamorarti, lo sapevi fin dal
principio che non
sarebbe successo nulla fra di voi, che se sembrava che anche lui
corrispondesse
i tuoi sentimenti era tutta un’illusione, un crudele gioco
della vita per farti
pensare “non sono così
male, forse a lui
vado bene”. Ma no, non si va mai bene per
l’altra persona, negli amori non
corrisposti. Non succede come nei film: nessun ripensamento, nessuna
corsa
sotto la pioggia per venire a lanciarti sassolini alla finestra,
nessuna
lettera consegnata a tua madre e poi trovata sul cuscino, nessun bacio
rubato
davanti alla porta della classe che equivale a mille scuse. Niente.
Succede
anche che volte
dici che ti sei innamorato e invece era solo che quella persona ti
faceva amare
te stessa. Ti faceva sentire tutto quello che non eri,
perché tu lo sapevi bene
che eri sbagliata, ma te ne dimenticavi quando eri con lui,
perché a lui andavi
bene così, o almeno te lo faceva credere. E allora scambi
quel tuo stare bene
per amore. "Penso di essermi
innamorata" lo dici, lo dici un po' di volte fino a che non
sembra più
strano, fino a che diventa
reale. E tu ci credi
davvero, credi che tutto quel stare bene derivi da lui, che sia
perché sei
innamorata e tutto dovrebbe essere più bello quando lo sei.
Non valgono più le
parole degli altri, non vale più nemmeno la tua, i tuoi
pensieri, che scacci
dalla mente perché lui ti ha convinto che non sei sbagliata,
che non lo sei
più. E ti piace non esserlo, ti piace proprio tanto. Ti
piace pensare che per
una volta stai andando per il verso giusto.
Ma
il punto è che l’amore è masochismo,
è il sorriso ironico
che hai sulle labbra quando la sera, al buio, alzi le spalle e riesci a
pensare
che non è colpa tua, infine, se non sei abbastanza. E lo so
che tutti, a diciassette
anni, hanno creduto di essere innamorati, hanno creduto di essere
amati. So anche
poi hanno smesso di credere, dopo l’ennesima ferita.
Quanto
è brutto
sentirsi il pezzo mancante di qualsiasi cosa e non combaciare con
niente, con
nessuno? Come
quando ti dicono che questi sono gli anni
migliori della tua vita e tu ti chiedi come può essere. Non
sanno quanto soffri
ogni giorno? Tutte le volte in cui
piangi, in cui
ti sforzi di sorridere? I pensieri prima di addormentarti, quelli che
ti
lasciano le occhiaie sul viso per tutto il giorno?
E comunque non è
che fossi sempre triste,
era solo che ero troppe poche volte felice per ricordarmi che c'era
qualcosa
per cui valesse la pena, tutta quella tristezza; per cui valessero la
pena le
lacrime, le litigate, gli attacchi di panico in classe. Per ricordarmi
di quella
felicità utopica che i miei genitori, i cartoni animati, la
società mi avevano
fatto credere (quando ero
piccola e alle favole
ancora ci credevo) un giorno sarebbe arrivata. Ormai avevo smesso di
crederci.
Credevo
nel caffè bevuto la mattina, nei segnalibri persi nei
cassetti, al cibo mangiato per forza, alle amicizie mandate avanti per
forza
d'inerzia, alla sofferenza, alla solitudine, alle lenzuola fredde
d'inverno, alle
mancanze.
Avevo smesso di credere che la felicità, quella
vera, quella che da senso alla tua vita, un giorno sarebbe arrivata.
Avevo
smesso di credere nei sogni, perché mi portavano solo
delusioni. Avevo smesso
di credere anche a me stessa per tutte quelle volte che avevo detto che
sarei
cambiata.
E non è che fossi sempre triste, solo che lo ero un
po' troppo perché qualcuno avesse voglia di avvicinarsi a me
e farmi sorridere.
E le persone mi passavano affianco, come se fossi un fantasma, senza
nemmeno
notarmi, perché tanto ero triste, e la tristezza non piace
mai a nessuno.
Avevo
smesso perfino di credere che un giorno sarebbe
arrivato un amore corrisposto. Nessuno mi voleva. Nessuno mi avrebbe
mai
voluto, perché ero sbagliata, ma non sapevo correggermi da
sola.
(L'oscurità,
quella delle occhiaie scure
sotto gli occhi, quella
delle labbra tagliate dal freddo, quella dei lividi sulle ginocchia.
L'oscurità mi era
entrata nello stomaco e lo
attanagliava, come per impedirmi di essere felice di nuovo, come se non
ci
fosse più niente, per me, per recuperare
l'ingenuità di un tempo.
E me ne stavo a guardare,
mentre scomparivo,
mentre lasciavo
l'oscurità portarmi con se, dove
chiunque volesse cercarmi - ma non c'era nessuno che voleva farlo
davvero - non
mi avrebbe trovata)
**
Pensieri random della
domenica.
Lo so che è
l'ennesima one-shot pallosa che nessuno leggerà, l'ho
già messo in conto, ma non mi importa. In ogni caso, se tu,
anima pia che hai letto questo polpettone inutile, avessi per caso voglia di dirmi che non sono
l'unica adolescente dimenticata dall'amore e delusa da praticamente
tutto, lascia una recensione e io ne sarà felice.
D.