Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: sleepingwithghosts    17/02/2013    2 recensioni
Quanto è brutto sentirsi il pezzo mancante di qualsiasi cosa e non combaciare con niente, con nessuno? Come quando ti dicono che questi sono gli anni migliori della tua vita e tu ti chiedi come può essere. Non sanno quanto soffri ogni giorno? Tutte le volte in cui piangi, in cui ti sforzi di sorridere? I pensieri prima di addormentarti, quelli che ti lasciano le occhiaie sul viso per tutto il giorno? // pensieri random (depressi) della domenica.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

È così che vanno gli amori non corrisposti: tu che sei innamorata e non lo ammetti nemmeno a te stessa, perché non dovevi innamorarti, lo sapevi fin dal principio che non sarebbe successo nulla fra di voi, che se sembrava che anche lui corrispondesse i tuoi sentimenti era tutta un’illusione, un crudele gioco della vita per farti pensare “non sono così male, forse a lui vado bene”. Ma no, non si va mai bene per l’altra persona, negli amori non corrisposti. Non succede come nei film: nessun ripensamento, nessuna corsa sotto la pioggia per venire a lanciarti sassolini alla finestra, nessuna lettera consegnata a tua madre e poi trovata sul cuscino, nessun bacio rubato davanti alla porta della classe che equivale a mille scuse. Niente.

Succede anche che volte dici che ti sei innamorato e invece era solo che quella persona ti faceva amare te stessa. Ti faceva sentire tutto quello che non eri, perché tu lo sapevi bene che eri sbagliata, ma te ne dimenticavi quando eri con lui, perché a lui andavi bene così, o almeno te lo faceva credere. E allora scambi quel tuo stare bene per amore. "Penso di essermi innamorata" lo dici, lo dici un po' di volte fino a che non sembra più strano, fino a che diventa reale. E tu ci credi davvero, credi che tutto quel stare bene derivi da lui, che sia perché sei innamorata e tutto dovrebbe essere più bello quando lo sei. Non valgono più le parole degli altri, non vale più nemmeno la tua, i tuoi pensieri, che scacci dalla mente perché lui ti ha convinto che non sei sbagliata, che non lo sei più. E ti piace non esserlo, ti piace proprio tanto. Ti piace pensare che per una volta stai andando per il verso giusto.
Ma il punto è che l’amore è masochismo, è il sorriso ironico che hai sulle labbra quando la sera, al buio, alzi le spalle e riesci a pensare che non è colpa tua, infine, se non sei abbastanza. E lo so che tutti, a diciassette anni, hanno creduto di essere innamorati, hanno creduto di essere amati. So anche poi hanno smesso di credere, dopo l’ennesima ferita.
Quanto è brutto sentirsi il pezzo mancante di qualsiasi cosa e non combaciare con niente, con nessuno? Come quando ti dicono che questi sono gli anni migliori della tua vita e tu ti chiedi come può essere. Non sanno quanto soffri ogni giorno? Tutte le volte in cui piangi, in cui ti sforzi di sorridere? I pensieri prima di addormentarti, quelli che ti lasciano le occhiaie sul viso per tutto il giorno? 
E comunque non è che fossi sempre triste, era solo che ero troppe poche volte felice per ricordarmi che c'era qualcosa per cui valesse la pena, tutta quella tristezza; per cui valessero la pena le lacrime, le litigate, gli attacchi di panico in classe. Per ricordarmi di quella felicità utopica che i miei genitori, i cartoni animati, la società mi avevano fatto credere (quando ero piccola e alle favole ancora ci credevo) un giorno sarebbe arrivata. Ormai avevo smesso di crederci.
Credevo nel caffè bevuto la mattina, nei segnalibri persi nei cassetti, al cibo mangiato per forza, alle amicizie mandate avanti per forza d'inerzia, alla sofferenza, alla solitudine, alle lenzuola fredde d'inverno, alle mancanze.
Avevo smesso di credere che la felicità, quella vera, quella che da senso alla tua vita, un giorno sarebbe arrivata. Avevo smesso di credere nei sogni, perché mi portavano solo delusioni. Avevo smesso di credere anche a me stessa per tutte quelle volte che avevo detto che sarei cambiata.

E non è che fossi sempre triste, solo che lo ero un po' troppo perché qualcuno avesse voglia di avvicinarsi a me e farmi sorridere. E le persone mi passavano affianco, come se fossi un fantasma, senza nemmeno notarmi, perché tanto ero triste, e la tristezza non piace mai a nessuno.
 
Avevo smesso perfino di credere che un giorno sarebbe arrivato un amore corrisposto. Nessuno mi voleva. Nessuno mi avrebbe mai voluto, perché ero sbagliata, ma non sapevo correggermi da sola.


(L'oscurità, 
quella delle occhiaie scure sotto gli occhi, quella delle labbra tagliate dal freddo, quella dei lividi sulle ginocchia.
L'oscurità mi era entrata nello stomaco e lo attanagliava, come per impedirmi di essere felice di nuovo, come se non ci fosse più niente, per me, per recuperare l'ingenuità di un tempo.
E me ne stavo a guardare,
mentre scomparivo,
mentre lasciavo l'oscurità portarmi con se, dove chiunque volesse cercarmi - ma non c'era nessuno che voleva farlo davvero - non mi avrebbe trovata)

        **
Pensieri random della domenica.
Lo so che è l'ennesima one-shot pallosa che nessuno leggerà, l'ho già messo in conto, ma non mi importa. In ogni caso, se tu, anima pia che hai letto questo polpettone inutile, avessi per caso voglia di dirmi che non sono l'unica adolescente dimenticata dall'amore e delusa da praticamente tutto, lascia una recensione e io ne sarà felice.
D.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: sleepingwithghosts