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Autore: Francis93    18/02/2013    0 recensioni
Storia a 4 mani (scritta da me e Shivola), ambientata nella Londra dei giorni nostri. Protagonisti Maeve e Jon, la loro storia vissuta nel mondo complicato e torbido dei locali notturni di Soho. Personaggi creati per un gdr by chat ad ambientazione fantasy, Dreamage, e trasportati ai giorni nostri. //update settimanale tra sabato e domenica… stay tuned!
Genere: Angst, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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“Everyone has three lives: a public life, a private life, and a secret life.” 

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Maeve chiuse il registro al suono della campanella della scuola.
*Finalmente…* pensò, sollevandosi dalla cattedra. I suoi studenti si erano già alzati e lei li salutò con un sorriso, tanto dolce quanto falso, ripromettendosi di terminare la spiegazione il giorno seguente. Li osservò uscire uno dopo l’altro, parlando tra di loro di cose che non le interessavano, e rispose con un ‘arrivederci’ e un sorriso a quelli che la salutavano. Finalmente, quando tutti furono usciti, prese la sua borsa e uscì dalla classe, accendendo il cellulare mentre camminava per i corridoi.
Due chiamate senza risposta. Un nuovo messaggio.
“Che palle…” sussurrò tra sè e sé, leggendo sul display un nome che avrebbe preferito non leggere: il nome di quel verme che aveva lasciato una settimana prima. E che ancora non si era rassegnato… Non pensò nemmeno per un secondo di richiamarlo, o anche solo di rispondere al messaggio. Semplicemente rimise il cellulare nella borsa, uscì da scuola come se niente fosse e prese la macchina per tornare a casa.
Poche ore dopo, ammirava il suo riflesso allo specchio prima di uscire. Un sorrisetto si dipinse sulle sue labbra piene, nell’osservare come abiti e trucco diversi potessero cambiare una donna: l’adorabile bambolina che tutti vedevano di giorno, con i suoi grandi occhi verdi e i lunghi boccoli castani, con il visino pulito e le scarpette senza tacco, era scomparsa. Al suo posto, lo specchio rifletteva una donna in bilico su tacchi vertiginosi, il volto pesantemente truccato, avvolta in un abito nero corto che si sarebbe potuto definire solo osceno.
Si legò i capelli in una coda alta prima di uscire, giusto in tempo per sentire il suono di un clacson sotto casa sua. Una macchina la stava aspettando… Alla guida c’era una donna almeno 5 anni più vecchia di lei, vestita e truccata in modo non molto diverso. Maeve salì quasi senza salutare e l’automobile partì.
Lungo il tragitto, le due quasi non parlarono. Non erano amiche… Erano colleghe. Il massimo che c’era stato tra loro era stata qualche carezza un po’ spinta, complice una bottiglia intera di vodka e qualche spinello.
Maeve le lanciò qualche occhiata furtiva, osservando come sembrasse molto più vecchia dei suoi 28 anni. I suoi capelli erano ancora neri e lunghi, gli occhi azzurri avevano la vitalità di una ragazzina, e il seno era ancora pieno. Era ancora bella, semplicemente ammaliante quando ballava… Eppure, a volte, dopo uno spettacolo, un’ombra le passava sul volto, la pelle diventava tanto sottile da sembrare un velo, e una ruga increspava il suo viso.
“Stasera non aspettarmi dopo il turno.” La voce di Maeve ruppe il silenzio. Non staccò neanche gli occhi dal vetro del finestrino e non si degnò nemmeno di ruotare il capo. Elisabeth, per tutti Lizz, sospirò platealmente.
“Prima o poi ti troveranno morta per overdose in qualche vicolo.” Disse solo, senza staccare gli occhi dalla strada. Maeve la osservò irritata.
“Non sei mia madre.” sbuffò nervosa. Quanto odiava quando la gente aveva ragione… Quando Lizz frenò al semaforo rosso, non disse nulla e scese dalla macchina. L’altra non provò nemmeno a fermarla.
Mancavano solo 200 metri all’Afterlife e Maeve li percorse in fretta, irritata dalla discussione con Lizz. Fuori dal locale si fermò a scroccare una sigaretta al buttafuori, sperando di calmarsi un po’. Vano tentativo… Dopo due tiri di fumo le salì la nausea ed entrò a prepararsi.
Il locale era già affollato, la musica alta e la puzza di sudore era rivoltante. Tagliò velocemente verso i camerini, dove Lizz l’aveva preceduta e si stava cambiando assieme alla terza ballerina. Maeve salutò l’altra, una nuova arrivata di cui conosceva a malapena il nome, alla sua prima serata, ma non rivolse una parola a Lizz. Si spogliò e indossò il bikini nero da spettacolo. Sopra mise la minigonna di pelle, allacciandola ai fianchi. Sciolse i capelli e ritoccò il trucco, spruzzandosi addosso qualche goccia di profumo.
Pronta… Lanciò un’occhiata alle altre due, poi partì la musica e fece il suo ingresso.
Sentiva gli occhi degli sala puntati su di lei e sulle altre due mentre il suo corpo si muoveva al ritmo della musica. Non vedeva i loro volti, ma poteva immaginare i pensieri che gli passavano per la testa. Ogni tanto una mano si allungava per cercare di sfiorarla e lei stava al gioco, chinandosi sul suo pubblico a lasciare che fosse più visibile quel poco che era lasciato all’immaginazione. I commenti volgari le giungevano alle orecchie da ogni parte, ma non ci faceva nemmeno caso. Non era nulla di strano. Né per lei e nemmeno per le altre.
Una voce però le giunse più forte delle altre.
“Senza quella gonna staresti anche meglio!”
Ruotò il capo verso la voce, senza smettere i muoversi: a parlare era stato un uomo sui 30, biondo, seduto a un tavolo non molto distante. Lei lo inquadrò subito: anfibi ai piedi, pantaloni in denim fintamente consunti e chiodo di pelle. Solo…
Le scappò un sorriso quando, con la coda dell’occhio, captò l’occhiolino da parte di Lizz. Aveva sentito… E le aveva dato la sua approvazione ad andare.
*Come se ne avessi bisogno…* pensò la donna, scendendo dal cubo dove si stava esibendo per gli occhi di tutto il locale. L’uomo biondo la guardava con aria quasi di sfida mentre si avvicinava, incurante della folla che si stringeva attorno a lei. Aveva tutte le intenzioni di raccogliere la sfida, come sempre.
Non ci mise molto ad arrivare fino alla sedia dell’uomo… E ci mise ancor meno prima di decidere di sedersi a cavalcioni su di lui e allacciargli le braccia dietro al collo. Sentì un coro di fischi provenire da un gruppetto lì vicino, ma li ignorò apertamente.
“Sai? Se paghi abbastanza tolgo anche altro…” sussurrò all’orecchio dell’uomo. Profumava di dopobarba e di whisky; la sua pelle era bollente.
“Non pago prima di aver visto la merce.”
Si sentì un’idiota quando percepì, troppo tardi, la mano dell’uomo sulla sua schiena. Esattamente sul cordino che teneva legato il bikini nero. Prima che se ne rendesse conto, il primo nodo era sciolto. Fortuna che aveva l’abitudine di farne sempre due  proprio per situazioni come quelle.
Reagì d’istinto. La mano destra scivolò fino al cavallo dei pantaloni in denim, andando a stringere con forza. Lui sussultò.
“Fallo di nuovo e te le stacco.” Aggiunse melliflua, rialzandosi. Tornò verso il cubo, percependo distintamente un’imprecazione provenire dall’uomo ora dietro di se’. Come se nulla fosse riprese a ballare e ben presto lo perse di vista nella folla.
Alla fine dello spettacolo, Maeve tornò nel camerino. Era abbastanza di buon umore: aveva avuto la sua piccola soddisfazione personale e il guadagno non era male.
La nuova sembrava un giradischi accelerato tanto parlava veloce.
“Hiry, per favore, chiudi la fogna.” Sbuffò entrando, infastidita dalla vocetta acuta ed agitata della ragazza. Sembrava che non fosse capace di via di mezzo: o taceva per ore, oppure parlava senza neanche prendere fiato.
Lizz riemerse dalla poltrona dove era sdraiata, avvolta in un accappatoio annodato morbidamente in vita. Tra le dita della mano destra reggeva una sigaretta il cui fumo si alzava in volute aggraziate. Dal profumo dolciastro si poteva intuire che non fosse una semplice sigaretta…
Hiry si zittì, abbassando lo sguardo, forse intimorita dalle parole della donna. Maeve si chiese per la decima volta da quando la conosceva come potesse fare quel lavoro ed essere così timida. Eppure gli uomini impazzivano per lei e il suo corpo da ragazzina…
Maeve si sedette davanti allo specchio e si passò una salvietta struccante sugli occhi. Il trucco era leggermente sbavato e i capelli scarmigliati, come sempre dopo gli spettacoli, ma lei ci teneva ad essere sempre in ordine. Si prese tutto il tempo necessario per rifare il trucco e per pettinarsi, poi si rivestì.
La nottata  non era ancora finita.
Aspettò che Lizz fosse andata a casa e che il ragazzo di Hiry fosse venuto a prenderla prima di uscire. Ormai il locale stava per chiudere…
Uscì dalla porta sul retro, trovandosi nel vicolo che passava lì dietro e si guardò attorno. Due uomini erano appoggiati al muretto e chiaramente la stavano aspettando. Non riuscì a trattenere un’espressione disgustata nel vederli, ma sapeva che erano lì per lei, e lei aveva bisogno di loro. Li salutò con un cenno.
“Ciao Mae.” La salutò quello più piccolo dei due, rivolgendole un sorriso viscido. Non faceva mistero del coltello che aveva infilato alla cintura e nemmeno del sacchetto contenente un’eloquente polverina bianca che teneva in mano. Era giovane, più giovane di lei, forse persino minorenne. Un faccino da bravo ragazzo e capelli scuri di media lunghezza, a vederlo qualsiasi padre lo avrebbe considerato un buon partito per la sua preziosa figliola.
 “Lewis…” Lo salutò Maeve, senza nessuna gioia. Pensò che fosse meglio andare subito al dunque, senza tergiversare.
“Non ho abbastanza contante… Mi fai credito?” chiese la ragazza. Lewis gettò la testa indietro e rise, di una risata brutta e graffiante che non manifestava felicità, ma solo scherno.
“Hai sentito? Farle credito… eppure da quanto vedo ne hai di merce di scambio.” Lo sguardo del ragazzo non lasciava spazio a dubbi e Maeve sentì un brivido molto simile alla paura correrle lungo la schiena. Era indifesa… E lo sapeva.
  
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