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Autore: kleines licht    18/02/2013    1 recensioni
Storia ispirata a Lost ma con protagonisti completamente diversi. In comune hanno solo il dolore, la perdita...e la paura di essere in un isola completamente diversa.
Perchè si vive tutti assieme, più o meno amalgamati e stretti...ma alla fine si muore sempre e solo da soli. Si può anche essere in due, o anche mille, ma la morte finale la viviamo solo con noi stessi. Noi e tutto quel che ci portiamo dietro. E come può cambiare la vita di una persona se è stata costretta ad abbandonare il suo mondo?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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«Prendi la mia mano....»
sussurrò con voce flebile, guardando il sole che le sfiorava il viso, quasi per prenderla in giro. La lamiera che le era caduta addosso le lacerava la pelle, tanto che era costretta a non respirare per evitare di peggiorare la situazione.
Era costretta a prelevare l'aria con estrema lentezza, calma e freddezza. Per una come lei, per una persona così esperta non avrebbe dovuto esserci alcun problema. Avrebbe dovuto sapere cosa fare, come agire...avrebbe dovuto saper impartire ordini perentori a tutti coloro che la circondavano.
Invece non sapeva fare nulla di tutto questo.
Sapeva solo cercare alla cieca un'altra mano che non voleva toccarla.
«...Ti prego....»
sussurrò ancora.
Stavolta almeno ricevette risposta, almeno qualcuno -e sopratutto quel qualcuno preciso che voleva lei- si degnò di avvicinarsi. Non che non gliene importasse, anzi, stava armeggiando da minuti interi con la lamiera, per spostarla e crearle un minimo di sollievo. Non era da lui arrendersi così. Non era da lui pensare di poterla semplicemente abbandonare.
«Non posso non....prima proverò a liberarti.»
la avvisò con una gentilezza così fredda e distaccata che sembrò quasi rendere tutto quel dolore peggiore. Sul viso di lei si dipinse semplicemente un sorriso etereo, superiore, quasi...arrendevole.
«Smettila. Stai lottando per nulla, sai bene che non mi salverò. Ora smettila, manda al diavolo il tuo orgoglio e tutta questa roba e...prendimi la mano.»
Questa volta sembrava una vera esigenza, qualcosa che chiedeva perchè a lei importava davvero. Tutto di lui e di loro le importava ma quella mano, quella ora era la sua unica ragione di vita.
E spesso gli uomini in questo sono sordi, non capiscono davvero che cosa sono, quanto contano. Ma questa volta capì, per fortuna. La affiancò, il viso distrutto e sul punto di scoppiare a piangere, ma almeno le prese quella mano, la stressa che cercava la sua da minuti interi, e la strinse con dolcezza e fermezza.
«Non me ne vado, non ti lascio. Perchè ti amo, e tu lo sai.»
disse velocemente. La ragazza sorrise, uno di quei sorrisi sornioni che solo lei sapeva fare, e poi annuì.
«Sì lo so.»
E chiuse gli occhi.
   
 
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