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Autore: Matilde di Shabran    18/02/2013    2 recensioni
Avere una fobia non è poi così male, no?
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo

Ero nella hall del hotel. Un sacco di gente passava, ma nessuno si avvicinava all’ascensore. Ero terrorizzato, ma non avevo voglia di salire le scale fino al quarantunesimo piano, così aspettavo che qualcuno si decidesse a salire per non ritrovarmi da solo in quell’”aggeggio diabolico” facendo finta di giocherellare con il cellulare, mentre attendevo una chiamata.

I minuti scorrevano inesorabili ma nessuno veniva in quella direzione. Avevo gettato un occhio alle scale e, stanco di aspettare, mi ero quasi convinto a fare una “passeggiata”, nonostante tutti quei piani, quando una ragazza dai lunghissimi riccioli biondi si fermò davanti a quelle maledette porte metalliche e schiacciò il pulsante di chiamata. Non appena le porte si aprirono mi fiondai verso di lei e la seguii in quella “scatola infernale”, felice di aver finalmente trovato una compagna di viaggio.

“Che piano?” mi chiese cortesemente.

“Quarantunesimo” le risposi, trasalendo per aver riconosciuto un accento familiare.

“Sei irlandese?” le chiesi dopo qualche istante di esitazione.

“Si, di Waterford”

“E cosa fai a Stoccolma?”

“Sono in vacanza con un’amica”

“A Stoccolma in vacanza?” chiesi spiazzato.

“Si, non sono una tipa da caraibi” rispose ridacchiando.

“Originale” le sorrisi.

“Comunque piacere” mi disse porgendomi la mano “Iris O'Carroll”

“Piacere” risposi stringendole la mano “Ni...”

“So chi sei” mi interruppe arrossendo leggermente e abbassando lo sguardo.

Non feci in tempo ad imbastire un discorso che improvvisamente l’ascensore si bloccò tra il diciannovesimo e il ventesimo piano.

“Nooo!” gridai spaventato.

“Uffa…” sbuffò seccata per il contrattempo “Perché hai quella faccia?” mi chiese notando la mia espressione sconvolta.

“Ho paura degli ascensori. Non li prendo mai da solo. Se non fossi arrivata tu sarei salito a piedi” replicai con voce tremante.

“Fino al quarantunesimo piano?!”

“Non sarebbe la prima volta…” replicai iniziando ad essere preso dal panico.

“Sta’ tranquillo” mi sussurrò prendendo una delle mie mani tra le sue “ Adesso dobbiamo solo aspettare, non può succedere niente…”

“Niente?! Potremmo cadere giù!” strillai.

“Ma figurati! Siamo nel 2000! Rilassati! Il peggio che ci può capitare è annoiarci a morte aspettando che qualcuno venga a tirarci fuori… Avevi qualcosa di urgente da fare?”

“No, questa sera niente impegni, credo sarei uscito con Shane dopo cena”.
”Dovresti farcela comunque. Sono le quattro del pomeriggio, spero non ci metteranno tutte queste ore, io devo andare a fare shopping con la mia amica tra mezz’ora!!!” esclamò facendomi ridere.

“E tu? Cosa fai a Stoccolma?” mi chiese quando smettemmo di ridere, nell’evidente tentativo di calmarmi, visto che stavo tremando.

“Sono qui con la band a fare promozione per il nuovo album”.

“Mmmh, ho sentito qualcosa: è molto carino. In particolare mi piace “Amazing””.

“Sei una fan?”

“Vi ascolto volentieri, lo scorso anno sono anche venuta a Dublino al vostro concerto, ma non ho la camera tappezzata di vostri poster e non passo il tempo a sospirare sulle vostre foto” rispose ridendo lievemente.

“Preferisci altri generi?”

“No… non per quello… è che mi pare assurdo struggersi per persone con cui non avrò mai a che fare”.

“E io?”

“Vabbè, è un caso… ma normalmente non ho a che fare con popstar!”

“E allora, Iris O’Carroll, cosa ti aspetta al ritorno da Stoccolma?”

“Studio. Fra tre mesi mi laureo”.

“Wow, complimenti! In cosa?”

“Economia”

“Ti piacciono i numeri?”

“Più che altro mi piacciono i soldi.”

“Non è bellissimo da dire…”

“Sono schifosamente materialista, come tutti, del resto, solo che io ho il coraggio di ammetterlo. D’altra parte il mio motto è diamonds are a girl’s best friend

“Certamente non ti si può dare dell’ipocrita!”

“Molti mi dicono che sono vuota e fredda, ma a me non interessa. Alla fine dei conti sono molto più sensibile io di molti che vedono bei sentimenti ovunque e, quando servirebbe, si dimostrano profondi come pozzanghere… Essere sentimentali è inutile: i numeri sono sempre quelli, freddi, ok, ma non ti tradiscono mai; i sentimenti, invece, cambiano, tradiscono, mentono e fanno male…” mi rispose con amarezza.

“Perché sei così disincantata? Brutte esperienze?”
”Diciamo che sono rimasta scottata…”

“Un ragazzo?”

“Un quasi marito…” rispose con lo sguardo perso nel vuoto “è affascinante scoprire che il bambino che aspetta una delle tue amiche d’infanzia è figlio del tuo fidanzato… un’esperienza da provare… ti fa capire tante cose…”

“È terribile! È passato tanto tempo?”

“Dovevamo sposarci cinque mesi fa… Invece Richard è nato il mese scorso…”

“Richard… Il figlio del tuo ex e della tua amica?”

“Si… è bizzarro, ieri James, il mio ex, mi ha chiamata per chiedermi di fare da madrina di battesimo al piccolo, così, per ricordare la nostra infanzia, quando noi tre eravamo sempre assieme…”

“Ma era serio? Sembra uno scherzo di cattivo gusto...”

“Sisi, era serio. Pensava di farmi un piacere! Non credevo che potessero esistere persone tanto stupide. Cioè, loro non me lo hanno chiesto con cattiveria, per farmi soffrire, perché, di fatto, quella che potrebbe voler fare delle cattiverie a qualcuno sono io, perché io sono quella che ha sofferto, io quella che è stata tradita, ma credendo sinceramente che sarei andata lì tutta felice. Ma, a parte il fatto che il solo pensare a quel bambino mi fa sentire male, visto che è la prova tangibile che sono stata tradita da due della persone più importanti della mia vita, che figura ci farei ad andare lì? Già mi immagino qualcuno che chiede “chi è la madrina?”, e un altro gli risponde “quella con cui James si doveva sposare”. Oltre che ferita anche derisa!!! Se fossi io a trovarmi al posto di Cindy (la mia amica) eviterei accuratamente di passarle accanto, e di certo non le chiederei di fare da madrina di battesimo… E soprattutto non mi capacito di come James sia passato dall’una all’altra senza il minimo rimorso. E poi, se Cindy non fosse rimasta incinta, cosa sarebbe successo? Ci saremmo sposati lo stesso? Questa storia sarebbe andata avanti alla mie spalle? Ma non si vergogna?! Sarebbe bastato dirmelo. Se un giorno fosse venuto da me e mi avesse detto : ”guarda, mi dispiace, ma amo un’altra, è finita” non me la sarei presa più di tanto. Può capitare! Non ho la presunzione di essere la donna migliore del mondo!!! Questo dimostra quanto gli uomini siano viscidi, doppiogiochisti ed egoisti. Per questo mi sto dedicando anima e corpo ai miei numeri, da loro non mi devo aspettare trattamenti del genere...”

“Adesso stai esagerando! Che lui sia un deficiente non ci sono dubbi, ma non devi pensare che gli uomini siano tutti così! Una batosta può capitare a tutti ma quello giusto per te esiste, devi solo aspettare.”

“E rischiare di prendermi altra scottature del genere?! No grazie, ho già avuto la mia buona dose di amarezza, preferisco restare da sola.”

“Sei molto testarda, non è vero? Non ammetteresti di avere torto neanche se l’uomo dei tuoi sogni ti comparisse davanti agli occhi in questo preciso istante”.

“L’uomo dei miei sogni non esiste e la speranza di poterlo trovare l’ha distrutta James… Quel ba…”

Iris fu interrotta da un violento scossone. Si era spenta la luce. Io, preso da un impeto di vero e proprio terrore, mi aggrappai a lei, tremando come una foglia.

Iris, sulla prime, forse a sua volta bloccata dallo spavento, non reagì, poi si scosse e mi strinse tra le sue braccia.

“Tranquillo” mi disse accarezzandomi la schiena “non è successo niente, è solo andata via la luce…”
” No” gridai quasi isterico, sull’orlo delle lacrime “è successo qualcosa! Ci siamo mossi e adesso siamo al buio! Fra dieci minuti cosa succederà? Cadremo giù!?”

“Ma no Nicky” mi rispose con tono calmo “ Ti prometto che non succederà niente. Dobbiamo solo avere pazienza. Adesso facciamo così: sediamoci a terra e cerchiamo di farti tornare in te.” E così dicendo mi aiutò a raggiungere il pavimento e, a tentoni, cercammo di appoggiarci in maniera comoda, per quanto possibile, alla parete. Mi fece posare la testa sulla sua spalla e continuò a stringermi e ad accarezzarmi amorevolmente la schiena, come fa una mamma con il figlio impaurito dal temporale. Sinceramente in quel momento mi sono sentito un perfetto idiota a dovermi far rassicurare da un perfetto sconosciuto, per giunta una donna, mettendo in mostra tutte le mie debolezze, ma non potevo fare altrimenti, la mia fobia aveva preso il sopravvento sulla razionalità e l’unico modo per combatterla era affidarsi ad una persona che si dimostrasse calma e comprensiva. Quando smisi di tremare e il mio battito cardiaco tornò pressappoco normale dissi: “Grazie.”

“Di cosa?” mi chiese con un filo di voce, senza muoversi di un millimetro.

“Di avermi aiutato. Ho riversato su di te tutte le mie paure e tu sei stata incredibile a sostenermi senza perdere la pazienza. Mi sento in debito con te.”

“Figurati!” rispose ridendo lievemente “Essere diventata fredda e insensibile ha i suoi vantaggi.”

“Non è vero che sei fredda e insensibile. Se lo fossi non mi avresti aiutato! Hai un gran cuore, invece! Semplicemente ti imponi di apparire insensibile perché non vuoi più soffrire” dissi sollevando la testa per cercare di guardarla negli occhi, ma vedendo poco o nulla a causa della scarsissima illuminazione fornita dalla luce d’emergenza.

“Non è affatto vero che sei fredda...” bisbigliai lasciando che le mie labbra sfiorassero le sue. Nonostante la penombra riuscii a cogliere lo sgomento dipingersi sul suo volto.

“Ma… Nicky… Io” balbettò.

“Sssh…” la zittii e la baciai nuovamente.

 

 

“E da quel momento hanno avuto inizio i due anni più straordinari della mia vita” disse Nicky avvicinando a sé Iris, che si era seduta accanto a lui sul divano, e accarezzandole la pancia, che ormai urlava ai quattro venti la sua dolce attesa.

“E dovevi aspettare il primo anniversario di matrimonio per raccontarcelo?!” esclamò Kian

ridendo.

“Ma ne sarò dimenticato…”
”Però della fobia per gli ascensori non ti sei dimenticato affatto…” rimarcò Shane fra le risate.

“No” disse Nicky “ se posso evito ancora di metterci piede… A meno che con me non ci sia un’economista di Waterford “ concluse stringendo Iris tra le sue braccia e baciandola dolcemente.

 

 

 

   
 
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