capitolo 1
DON'T STOP DREAMING!
23 GIORNI PRIMA
Erano
solo pochi minuti che passeggiavamo sulla spiaggia, ma volevo che
durassero per sempre. Tutto era perfetto: la sabbia, quella leggera
brezza che ci accarezzava e mi disordinava i capelli, il nostro
silenzio che non aveva bisogno di essere riempito... era una notte di
novilunio, il cielo era velato da un sottile manto di stelle che
rischiaravano delicatamente la spiaggia rendendola quasi bianca.
E
poi c'eravamo noi, a qualche centimetro l'uno dall'altra, mano nella
mano, quel contatto così innocente che mi faceva impazzire il cuore,
sparato in una frenetica corsa verso uno stomaco già di suo
totalmente in subbuglio. Non ero in grado di trattenerlo, non ero in
grado di fermarlo, quando ero con te il mondo intero si fermava
mentre io implodevo in uno scoppio di fuochi d'artificio e miliardi
di cioccolatini a forma di cuore... era tutto molto, molto, molto
più forte di me. Ma non volevo resistergli. Non avrei mai voluto.
Era la cosa più bella che mi fosse mai capitata.
Non
riuscivo a dirtelo, non riuscivo ad aprirmi, non riuscivo a
dichiararmi, eppure nella mia testa era tutto così semplice! Perché
ti amavo, dannazione, amavo ogni minima parte di te, la tua dolcezza,
i tuoi sorrisi mozzafiato, la tua leggera
tendenza ad essere troppo protettivo e geloso, a volermi soltanto
per te, come se io avessi mai provato anche solo una volta il
desiderio di stare così, nella stessa situazione in cui ci trovavamo
noi, con qualcun altro... amavo i tuoi abbracci, così caldi e
delicati, amavo la tua risata, uno sprazzo di luce nei miei giorni
bui e tempestosi.
Ma, prima di tutto, prima di qualsiasi altra
cosa, amavo alla follia il tuo nome: Louis. Louis,
Louis, Louis. Avrei potuto ripeterlo in eterno, non mi
sarei mai stancata. Louis,
Louis, Louis, Louis, Louis... Oh, Louis, come potevi non
accorgerti che il tuo nome era musica?! Tu più di chiunque altro
avresti dovuto capirlo, tu che avevi la musica nel cuore, con la
quale condividevo il mio angolo di paradiso, tu avresti dovuto capire
che il tuo nome sarebbe stato la perfetta colonna sonora della mia
esistenza. Non mi serviva altro.
Ma come riuscire a dirti tutto
questo, come riuscire a dirti tutto questo e tutto ciò che non ero
nemmeno in grado di concretizzare, se quando ti guardavo l'Universo
intero svaniva?
«
Hannah. »
Pronunciasti il mio nome con il lento sciabordare delle
onde. Mi fermai accanto a te, sorpresa, il sorriso che aveva già
contagiato tutto il mio viso. Avevi pronunciato il mio nome. Volevo
vivere in quell'istante per sempre.
I nostri sguardi erano fusi
l'uno nell'altro, ma nel tuo c'era qualcosa di strano. Qualcosa che
sì, c'era sempre stato, ma che non era mai stato così intenso.
«
C'è una cosa... » parevi tormentato; smisi di respirare « C'è una
cosa che avrei voluto dirti da tanto, tanto, tanto, tantissimo tempo.
»
Non sapevo cosa dire. Sentivo le gambe cedere. Era
l'inizio della fine.
Il mio silenzio ti indusse a proseguire.
«
Beh, credo ormai tu sappia, credo che tu l'abbia capito da secoli,
ormai, che mi piaci. » Annuii impercettibilmente. Non potevo, non
volevo credere a ciò che
mi stavi per dire. Perché ero certa che non lo avrei sopportato. «
Però... »
Mi allontanai di scatto, gli occhi già velati di
lacrime. Non poteva essere... non poteva essere... non poteva essere!
Non dopo tutto quello che avevamo fatto, non dopo tutto quello che
era stato, non dopo tutto quello che mi avevi fatto provare. Non dopo
tutto quello che avevo abbandonato per te.
Non ero una ragazza che
piangeva facilmente, lo sapevi fin troppo bene: ero io quella dura,
quella fredda, calcolatrice, quella che non mostrava mai i propri
limiti, che tirava su di morale gli animi tristi e regalava sorrisi a
non finire... nemmeno da piccola, nemmeno quando ero troppo giovane
per capire di esistere e di esistere come donna, avevo sfogato le mie
sensazioni con il pianto. Semplicemente, non era parte di me.
Eppure,
con te era cambiata ogni cosa. Avevi stravolto la mia vita, ne
eravamo entrambi consapevoli, ma tu mi avevi presa così nel profondo
da non riconoscermi più allo specchio. Con te avevo pianto, con te
avevo riso, con te avevo condiviso le gioie più grandi e i dolori
più acuti come mai prima di allora, come non avevo mai fatto con
nessun'altra persona.
Ed ora, questo. Avevi giocato con il mio
cuore per capriccio, per toglierti lo sfizio... come potevi
sorprenderti che piangessi?!
« Aspetta! Hannah! »
«
“Aspetta”? “Aspetta”?!
» avevo ritrovato la forza di parlare, ma i singhiozzi me lo
impedivano.
« Io non posso più dire che mi piaci. » iniziai a
correre, avrei voluto tapparmi le orecchie, non volevo ascoltare «
Perché... Hannah, vuoi tornare qui?! » iniziasti a correre a tua
volta, e presto mi superasti, bloccandomi i polsi con le mani, contro
il tuo petto.
« Vai via... non voglio ascoltarti... »
« Io
invece devo parlare. » alzai lo sguardo con difficoltà « Non posso
più dire che mi piaci perché non è abbastanza. »
Mi
paralizzasti con le tue parole; mollasti la presa, ed io abbassai lo
sguardo a terra, confusa. Sia fuori che dentro.
« Cosa? »
«
Io ti amo, Hannah. Molto probabilmente ti ho amata dal primo istante
che ti ho vista. »
Impossibile...
assolutamente impossibile... eppure era tutto dannatamente
vero!
Tu mi amavi. E io ti amavo. Tutto era perfetto.
Poi tu alzasti il mio viso con la punta delle dita, costringendomi a fondermi nuovamente con il tuo sguardo, che adesso ardeva più intensamente che mai... sorrisi, felice come non lo ero mai stata, e tu mi asciugasti con una carezza una lacrima che mi scivolava lungo la guancia... e sorridesti... poi ogni distanza si annullò e...
«Oh
mio dio che diavolo sta succedendo?!»
Saltai dalla sedia urlando,
andando a sbattere contro l'anta della dispensa aperta poco dietro di
me. Che dolore! Ma mai paragonabile a quello alle orecchie.
«Hannah!!
Come hai potuto addormentarti in due minuti! Sono le due di notte e
dobbiamo finire questa storia! Adesso non posso nemmeno andare a
soffiarmi il naso, che tu te ne approfitti e ti addormenti!»
La
mia migliore amica mi aveva appena resa sorda. In mano teneva ancora
il cellulare, la canzone stava andando per i fatti suoi. Ma dopo la
sua sfuriata non sarei riuscita a sentire nemmeno una mandria di
elefanti al galoppo.
«Oh, cavolo, Sylvia, Louis mi stava per
baciare!»
A quella notizia ammutolì, sgranò gli occhi, spalancò
la bocca, e divenne una statua di marmo. Sì, era scioccata.
Fui
costretta a raccontarle quel... quel sogno. Era stato un
sogno. SOLO un sogno. Uno stramaledettissimo sogno. Ma perché,
allora, sentivo ancora le onde rimbombarmi dentro?
Ah, giusto,
quella che credevo essere la mia migliore amica mi aveva appena
sparato una canzone al massimo volume nella testa.
Purtroppo
le ci volle poco per riprendersi.
«Avanti,
Hannah,» perché il mio nome pronunciato da lei mi sembrava così...
così... inutile?
«continua a scrivere. Pensa che se vinciamo questo concorso quel
sogno potrebbe diventare realtà... una giornata intera con loro...
le nostre cinque dolcissime meravigliosissime carote... il mio
Zayn... non respiro...»
E dopo aver vagato ancora un po' nei suoi
sogni -sì, a lei era
concesso- si accasciò sulla sua sedia, e non staccò gli occhi dallo
schermo del computer finché non constatò che, se non mi fossi
fermata, non mi sarei più trovata le dita.
Oh, Louis...
dove sei finito?
SS's sweet and crazy corner:
buona
sera a tutti! E buon 18 Febbraio! Questa è la fanfic scritta con le
nostre quattro splendide manine C=
Iniziamo con il mettere in
chiaro una cosa: non siamo la polizia tedesca, ma, più semplicemente,
Sshnillz e SkysKeeper_LFMD ovvero SS! ^.^
Bene, che ve ne pare
dell'inizio? È stato meraviglioso scrivere del sogno con Louis, ci
siamo ritrovate a sospirare con gli occhi verso il cielo e
un'espressione beatamente beata sul volto :-) ma non pensate siano
tutte rose e fiori! Fidatevi ci sarà da divertirsi con queste due
giovani directioner =P
Recensite, ragazze, sono importantissime le
vostre opinioni per sapere se continuare o meno questa
storia!!
Peace, Love and Having Fun <3
TakeUsHome