PROLOGO.
Ero stanca, non reggevo più le aspettative dei miei genitori.
Non ne potevo più, odiavo essere la ragazza stronza, quella insopportabile, quella a cui più scherzi si fanno, meglio ci si sente.
Non avevo più nessuno con cui sfogarmi, Lucia era distante e con i miei genitori era inutile.
Un giorno ho preso il telefono, ho chiamato mia nonna e le ho chiesto se potevo andare ad abitare con lei, avrei dormito nella stanza all’ultimo piano, quella con il balcone che si affacciava sulle valli.
Lei mi accolse a braccia aperte, non aspettava altro.
Mi ritirai dal mio istituto, lasciandomi alle spalle mesi e mesi di pianti, discussioni, arrabbiature.
Presi un treno e dopo sei ore mi ritrovai in una piccola stazione, con mia cugina all’entrata che teneva in mano un cartello ‘Benvenuta a casa’.
Quel quindici gennaio non me lo sarei mai scordato, era l’inizio della mia nuova vita, lontana da persone a cui non interessava nulla di me.