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Autore: mangakagirl    18/02/2013    13 recensioni
Glielo aveva chiesto lui di stargli accanto.
Era stata una sua richiesta.
Era per questo che l’aveva seguito anche dopo quella chiamata che l’aveva reso così nervoso per chissà quale motivo…
E lo aveva seguito nonostante lui non sembrasse minimamente fare caso a lei, preso com’era dallo scorrere degli eventi che si stavano susseguendo imperterriti dalla sera prima.
Ma era stata una fortuna stargli accanto ogni istante, o lui sarebbe caduto giù proprio come stava accadendo a lei in quel momento.
Perché lei non aveva esitato ad afferrarlo per un polso e dargli uno strattone dal lato opposto al proprio.
Non aveva esitato a rischiare la sua vita per lui.
Non aveva minimamente pensato al rischio che avrebbe corso con una reazione del genere.
Solo che così, quella che stava precipitando, era proprio Kazuha.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stay with Me
 


Era felicissima.
Lo aveva notato dal primo istante e non aveva potuto fare a meno di assottigliare lo sguardo: tanto entusiasmo solo per una banalissima freccia!
Bellezza e vita eterna?
“Oh, per favore!” pensò Heiji avvicinandosi a lei mentre osservava con gli occhi che brillavano il biglietto di legno con il numero vincente.
-Non dimenticarti, Baro, che non esiste nulla che dia l’immortalità!- le ricordò, non riuscendo però a smontare il suo entusiasmo.
-Oh, non preoccuparti Heiji, ti aiuterò a raccogliere le ossa quando sarai morto- disse pungente per fargliela pagare lasciandolo stizzito: doveva per forza smontarla?!
-Grazie tante- rispose lui sdegnato mentre la seguiva con lo sguardo allontanarsi, piena di energia, verso la sacerdotessa shintoista in bianco e rosso che consegnava le frecce benedette.
“Uff…! Tanta euforia per una stupidissima leggenda legata ad una sirena…” pensò infilando scocciato le mani in tasca mentre, accanto a lui, un bambino occhialuto lo guardava ridacchiando con gli occhi a trattini.
“Che scemo” pensò l’ex-liceale prima di lanciarsi un’occhiata curiosa attorno.
-Hey, Hattori…- disse continuando a scrutare la folla -Dov’è finita l’altra ragazza che ha vinto la freccia?-
I due non fecero in tempo a guardarsi in faccia, che un urlo squarciò il silenzio della serata.
Un Omicidio.
E fu così che cominciò l’ennesimo caso da risolvere…

***

Glielo aveva chiesto lui di stargli accanto.
Era stata una sua richiesta.
Era per questo che l’aveva seguito anche dopo quella chiamata che l’aveva reso così nervoso per chissà quale motivo…
E lo aveva seguito nonostante lui non sembrasse minimamente fare caso a lei, preso com’era dallo scorrere degli eventi che si stavano susseguendo imperterriti dalla sera prima.
Ma era stata una fortuna stargli accanto ogni istante, o lui sarebbe caduto giù proprio come stava accadendo a lei in quel momento.
Perché lei non aveva esitato ad afferrarlo per un polso e dargli uno strattone dal lato opposto al proprio.
Non aveva esitato a rischiare la sua vita per lui.
Non aveva minimamente pensato al rischio che avrebbe corso con una reazione del genere.
Solo che così, quella che stava precipitando, era proprio Kazuha.
Con gli occhi pieni di panico vide la figura del ragazzo che, a rallentatore, si allontanava da lei mentre la forza di gravità, imperterrita, la trascinava verso il basso.
Pochi attimi prima sentì la terra mancarle sotto i piedi all’improvviso, il vento scuoterle la coda di cavallo e la gonna, il tempo fermarsi.
Tese le mani verso di lui mentre il terrore si impossessava del suo viso e del suo corpo e socchiuse le labbra incredula che stesse davvero accadendo.
Lo vide impallidire e tuffarsi senza esitazione verso di lei mentre il suo terrore, invece, si manifestava all’esterno con un urlo.
-No! KAZUHAAAAAA-
Cadendo giù, inermi come foglie, Heiji le afferrò prontamente un polso e strinse forte, intenzionato a non lasciarla andare per nessun motivo al mondo.
Con l’altra mano si aggrappò miracolosamente ad un ramo sporgente dalle rocce del precipizio e, con il viso coperto di sudore e contratto in una smorfia di dolore, la guardò negli occhi.
-Kazuha… T-Tranquilla, ti tiro su adesso…- mormorò chiudendone uno mentre meditava su come poterla salvare da quella dannata situazione.
“Una maledetta sirena!” pensò cercando a chi dare la colpa di tutto quel casino “Una maledettissima sirena delle palle! Appena becco quella vecchia…!”
-Heiji- mormorò impaurita lei guardando il ramo a cui erano aggrappati mentre uno squarcio si formava celere su di esso.
“Il ramo sta per spezzarsi… Lui non può salvarci entrambi…”
La ragazza capì che seppur Heiji avesse trovato una via di salvezza, anche se sembrava a dir poco un’utopia in quel momento pensare di salvarsi, il ramo avrebbe ceduto per il grosso peso e vide solo una soluzione…
A malincuore infilò la mano nella giacca, traendone poi la freccia della sirena che aveva vinto la sera prima. Era sottile e nodosa sotto le dita, ruvida, ma ormai non le importava più nulla di quel portafortuna.
“Se la freccia abbandonerà la tua persona, cose terribili accadranno. Gli uomini torneranno alla terra e le donne si trasformeranno in sirene, tornando al mare…”
Quella era la profezia della vecchia, ma a lei non importava.
Affogò gli occhi in quelli smeraldini di Heiji e per alcuni secondi mantenne lo sguardo triste.
Cercava di parlargli con quella occhiata, di fargli capire che quel suo gesto era inevitabile, che lo faceva per lui…
Sì, perché la loro non era semplice amicizia, come forse tutti credevano.
Non erano solo amici di infanzia, sempre pronti a battibeccarsi per ogni scemenza, non erano più bambini…
Lui era legato al suo mignolo con il Filo Rosso, anche se probabilmente non se ne rendeva conto…
Il ragazzo, forse capendo dove voleva arrivare con quel maledetto aggeggio, sbarrò gli occhi strinse di più la presa attorno al suo polso.
“Mi dispiace Heiji, ma non voglio che tu muoia per me…” pensò mentre le lacrime si formavano agli angoli degli occhi.
-Kazuha…?-
“Ti affido la mia vita”
-Addio- mormorò lei sorridendo tristemente mentre sollevava la freccia dalla punta argentata. Con gesto repentino e secco la conficcò nel dorso della mano che la stava tenendo sospesa nel vuoto, la sua unica salvezza, e chiuse gli occhi.
Era pronta a morire.
“Perdonami, Heiji”
Si sentì andare giù all’improvviso, sentì il corpo farsi di piombo, i vestiti scossi dal vento, e aspettò il dolore delle pietre aguzze contro cui si sarebbe sfracellata.
Ma tutto quello a cui sarebbe andata in contro non le importava per niente: era disposta a morire per Heiji, pur di saperlo vivo.
-No!- disse decisa la voce del ragazzo penetrando nelle sue orecchie come un rombo di tuono e riportandola alla realtà.
Kazuha si sentì riafferrare per le dita all’improvviso, con gesto secco e repentino, e, alzato lo sguardo, vide quello provato e contratto di Heiji che la fissava deciso.
-K-Kazuha non muoverti…-
-Heiji-  nuove lacrime le invasero gli occhi -Lasciami andare- sussurrò disperata, ma lui scosse deciso il capo.
-Anche se morissi, non ti lascerò- la scrutò certo, come se quella fosse la cosa più sicura al mondo -È una promessa Kazuha: ci salveremo-
-Non è vero, non possiamo- rispose lei tra i singhiozzi -Il ramo sta cedendo, Heiji: moriremo entrambi-
-No!- ribatté lui deciso stringendo un occhio dal dolore e dalla fatica che stava provando -Devi fidarti di me, ce la faremo. Mi credi, Kazuha? Ti fidi di me?-
La ragazza, piangendo, abbassò lo sguardo, che si soffermò inevitabilmente sulla ferita sul dorso della mano del ragazzo: sanguinava.
Un rivolo caldo e scarlatto stava scorrendo anche lungo il suo polso e stava entrando nella manica della sua giacca macchiandola.
Era stata lei a procurargli quella ferita, eppure lui non l’aveva lasciata andare.
Forse ci teneva davvero molto a lei…
Forse aveva capito anche lui che il loro non era un semplice legame…
Le aveva chiesto se si fidava… Ma lei si fidava davvero?
Alzò lo sguardo triste in quello del ragazzo che la osservava in silenzio, poi annuì debolmente e con incertezza, provocando un’increspatura all’insù delle labbra di lui.
-Bene- Heiji si voltò verso la parete di roccia a cui era attaccato il ramo e analizzò la situazione:
saltare da lì sarebbe stato come abbracciare la Morte volontariamente…
Un tentato suicidio con un’alta probabilità di riuscita, insomma.
Ma se invece…
-Ok, Kazuha- disse attirando l’attenzione della ragazza -So come potremmo salvarci, ma devi fidarti di me e fare esattamente cosa ti dico, ok?-
La ragazza dagli occhi smeraldini annuì incerta, lui studiò subito il ramo e calcolò quanto tempo a disposizione avevano prima che si fosse spezzato e loro sarebbero volati giù, tra le rocce aguzze.
-Ora tu e io dobbiamo dondolarci avanti e indietro verso la parete di roccia, ok?- cominciò tentando di persuaderla che era un buon piano.
-Heiji, non…-
-No, ascoltami! Dobbiamo dondolarci piano verso la parete finché tu non sarai abbastanza vicina da potertici aggrappare, ok?-
Gli occhi di lei si dilatarono dalla paura: era rischioso, eppure non sembravano esserci soluzioni migliori…
Ma cosa sarebbe successo se avesse mancato la roccia a cui appigliarsi?
Rabbrividì abbassando lo sguardo verso il basso: sapeva bene cosa sarebbe successo.
-Kazuha?-
-Non posso farcela- pianse Kazuha presa dal panico -Se dondoliamo il ramo si romperà prima, se non afferro la parete sarà stato tutto inutile… Cadremo entrambi! Heiji lasciami andare, salvati almeno tu! Ti prego!-
-Smettila di dire sciocchezze- disse severo il ragazzo -Puoi farcela Kazuha, io credo in Te! Sei la ragazza più determinata e agguerrita che conosco, sei sempre stata tu che mi spingevi ad affrontare le mie paure, ricordi?- toccando quel tasto riuscì ad attirare in pieno la sua attenzione -Kazuha, io credo in te: tu puoi farcela-
Farcela? Se tutto dipendeva da lei sarebbero morti…
Era troppo rischioso…
-Io…- esitò la ragazza qualche secondo.
Puoi farcela Kazuha, io credo in Te!
Le parole di lui le rimbombarono nella testa come un’eco lontana…
Si fidava, lui si fidava di lei.
Non seppe mai con che coraggio riuscì ad annuire, seppur incerta, al suo sguardo determinato pochi secondi dopo.
-Ok- pronunciò con tono basso ma chiaro.
Hattori annuì soddisfatto, poi le diede le istruzioni.
-Al mio via comincia a dondolarti come se fossi su un’altalena: allunga le gambe in avanti e poi indietro ritmicamente. Io farò lo stesso per darti più slancio, poi, non appena sarai vicina alla parete di roccia, afferra una sporgenza e aggrapatici con tutte le tue forze, intesi?-
La ragazza annuì e lui fece un gran respiro per calmarsi: cercava di non darlo a vedere, ma stava a sua volta morendo di paura.
La cosa che temeva di più, però, era vederla cadere giù senza che lui potesse fare nulla per fermarla…
E con quel piano la possibilità che accadesse era notevole…
Lo sapeva.
Pochi secondi dopo scosse la testa scacciando via quel pensiero.
“Devo essere positivo! Devo essere più ottimista!” si impose determinato abbassando nuovamente lo sguardo sulla ragazza “Non posso fallire… Non posso perderla…”
-Ok, cominciamo- le disse tentando di nascondere il tono impaurito e allungando le gambe in avanti per incoraggiarla. Kazuha lo imitò, ma la sensazione di vuoto sotto ai piedi era davvero terribile.
Si impose di non guardare giù e seguì gli incoraggiamenti di Heiji a non fermarsi.
Il rumore sinistro del ramo le riempiva le orecchie in un modo atroce, facendole perdere un battito ogni qualvolta si facesse più aspro, ma non si fermò mai: lui credeva in lei.
“Possiamo ancora farcela… Dobbiamo farcela, dannazione!”
Finalmente arrivò a sfiorare la parete con la mano libera ed Heiji sorrise.
-Ci sei quasi, Kazuha!-
La ragazza annuì e, improvvisamente, si aggrappò ad una roccia sporgente fermando la loro oscillazione.
Subito le dita le scivolarono sulla superficie sporca di terra mentre il peso di Heiji sembrava volerla allontanare dalla parete, ma poi riuscì, puntando anche un piede su un’altra sporgenza, ad aggrapparsi saldamente.
La scena che si sarebbe parata davanti agli occhi di chiunque, sarebbe stata quella di un ragazzo attaccato ad un ramo, che teneva per mano una ragazza della sua stessa età aggrappata ad una roccia, entrambi sospesi nel vuoto di un burrone scosceso e ripido.
Kazuha venne percorsa da un rivolo freddo lungo la schiena, ma riuscì ugualmente, con la bocca secca per l’agitazione e il cuore a mille, a sorridere in direzione dell’amico.
Heiji lanciò un’occhiata al ramo, sempre più lacerato, poi la guardo annuendo pe rincoraggiarla.
-Coraggio, aggrappati bene con entrambi i piedi e la mano destra e lascia la mia. Puoi farcela!- la incitò mentre lei respirava rumorosamente, annuendo.
Piantò più a fondo nelle insenature i piedi, strinse con forza la roccia e si concentrò.
“Ok, ce la posso fare”
Molto lentamente, lanciando una piccola occhiata di panico al ragazzo, lasciò andare lentamente la sua mano come le aveva detto.
Sentì le dita di lui, rese scivolose dal sangue scarlatto che continuava a sgorgare dalla ferita, scivolare lentamente dalla sua presa e, non appena la mano fu completamente libera, si aggrappò celere ad una roccia, lasciandovi sopra tracce di sangue.
Subito percepì la mancanza del calore di Heiji e si sentì persa: lui le aveva detto cosa fare fino a quel momento, ma adesso?
Lo guardò impaurita più che mai mentre lui, agilmente, si aggrappava al ramo con entrambe le mani e, posizionandole alternativamente una davanti all’altra, si avvicinava alla parete rocciosa.
Con non poca fatica, afferrò una sporgenza di pietra con una mano e poggiò il piede destro su un’altra che stava sotto, successivamente riuscì a sistemare anche l’altro piede e l’altra mano in modo sicuro. Guardò in direzione della ragazza e le sorrise un po’ stanco e provato.
-Ok, adesso Kazuha, molto lentamente, dobbiamo salire. Non devi esitare troppo, d’accordo? Non sappiamo se la parete sia così sicura… Prima posizioni le mani su rocce più alte, poi fai la stessa cosa con i piedi, chiaro?-
La ragazza annuì e, preso un altro gran respiro, l’ennesimo, localizzò una roccia su cui posizionare la mano destra, la prima che aveva deciso di muovere.
I primi “passi” furono abbastanza semplici: le insenature in cui infilare i piedi erano evidenti e le sporgenze a cui aggrapparsi erano stabili.
Tuttavia Kazuha si impose di non guardare giù per nessun motivo al mondo e proseguì la salita strisciando il corpo contro le rocce.
Non le importava se in quel modo si stava sporcando e graffiando tutta: non poteva permettersi di slanciarsi all’indietro, o sarebbe finita giù e tutti gli sforzi di Heiji sarebbero stati vani.
Alzò lo sguardo su di lui, notando per sua fortuna che era decisamente più avanti di lei: aveva quasi raggiunto la sommità da cui erano caduti.
Sentendo una strana scarica di adrenalina e di sollievo pervaderle il corpo, aumentò il ritmo di salita, ma, così facendo, una roccia all’improvviso si sgretolò sotto il suo piede.
La ragazza si sentì trascinare giù e urlò mentre strisciava ferendosi contro la parete aguzza.
Mentre l’eco del suo urlo rimbombava nel burrone, Heiji la guardò nel panico più totale fermando la sua salita, mentre lei, colpita da frammenti di roccia e da terra, riusciva miracolosamente ad aggrapparsi a nuove sporgenze e a piantare i piedi in una insenatura.
-Kazuha, stai bene?!- le urlò col cuore a mille mentre lei, col il fiatone, alzava terrorizzata e pallida la testa verso di lui. Annuì incerta provocando il suo sospiro di sollievo, poi ricominciò a salire facendo più attenzione.
Non poteva più permettersi sbagli: non era detto che sarebbe riuscita a salvarsi una seconda volta…
Il rumore delle piccole rocce che si sgretolavano sotto le sue dita e i suoi piedi, e il loro tonfo sordo di quando si schiantavano al suolo, le penetrava nei timpani assordante, tanto che era difficile tentare di ignorarlo e andare avanti tranquillamente.
Non appena Heiji arrivò al bordo del crepaccio, si issò con le braccia sulla terra ferma e subito allungò la mano verso di lei, nonostante fosse ancora lontana, per prenderla.
-Afferrala- le disse mentre lei alzava piano un piede per salire di qualche centimetro.
Poco dopo, con molta incertezza, staccò la mano destra dalla roccia e la tese verso il ragazzo che, esattamente come pochi minuti prima, la afferrò saldamente con la propria. Facendo leva con le gambe, le afferrò il polso anche con l’atra mano e la tirò su chiudendo gli occhi dallo sforzo e emettendo un gemito.
Non appena anche lei fu in salvo, Heiji si gettò all’indietro sull’erba e sospirò si sollievo chiudendo gli occhi chiusi: erano salvi.
-Al diavolo tutte le sirene di ‘sto mondo!- imprecò con un forte dialetto del Kansai per sfogarsi dalla tensione che aveva accumulato.
Kazuha lo osservò in silenzio respirando forte e cercando di calmarsi, ma era inutile: quello che aveva appena vissuto era troppo, troppo davvero.
Riuscì a stento a trattenere le lacrime e osservò i graffi che le ricoprivano mani e gambe stringendo le dita a pugno: perché tutto andava sempre storto negli ultimi tempi?
Heiji, recuperato fiato, si alzò e si spolverò con le mani i pantaloni con fare sbrigativo, ma invece di un risultato migliore, ottenne il contrario: erano peggio di prima.
Imprecò ancora, poi, rassegnato, si voltò verso il bosco e le fece cenno di alzarsi.
-Andiamo, saranno tutti preoccupati non vedendoci tornare…- si incamminò repentino verso la sterpaglia mentre lei si metteva in piedi a fatica.
Riavere la terra sotto i piedi era quasi strano ripensando a quello che aveva vissuto fino a pochi attimi prima, inoltre l’agitazione la stava facendo respirare davvero male e un capogiro le fece vedere tutto nero.
Ancora tremante, incespicò nei suoi stessi passi nel tentativo di seguire Heiji, ma dopo poco fu costretta ad aggrapparsi al primo albero che si trovò di fronte per non ruzzolare a terra.
Il ragazzo, non sentendo più i suoi passi attorno a sé, si voltò interrogativo verso di lei e la sua espressione divenne sorpresa e preoccupata quando la vide pallida pallida aggrappata a quel tronco.
-Hey, ti senti male?- le chiese avvicinandosi mentre lei scuoteva la testa abbozzando un mezzo sorriso di rassicurazione.
-Non è niente…-
Il ragazzo la raggiunse e, dopo pochi attimi di meditazione, si voltò e si abbassò sulle ginocchia allargando le braccia all’indietro per prenderla.
-Sali sulla mia schiena- disse convinto lasciandola sorpresa.
-Eh?!- esclamò lei sbarrando gli occhi, ma non ebbe tempo di replicare che lui, afferratale le caviglie, diede loro un grosso strattone che fecero cadere la ragazza sul suo dorso. Subito Heiji si alzò per evitare che lei scendesse e, tenendola per le gambe, cominciò a camminare come se nulla fosse verso la villa a cui erano diretti.
-No, mettimi giù!- sbraitò lei dimenandosi -Ti verrà male alla schiena… Già sei malmesso così! Sono pensante, Heiji…!-
-Non capisco questa tua fissa con il peso- disse lui serio sorprendendola una seconda volta e causando il suo silenzio improvviso -Insomma, fai sempre attenzione a ciò che mangi e al peso quando alla fine sei leggerissima- la ragazza arrossì sulla guance ingogliando la saliva rumorosamente.
Si era accorto che ci teneva alla sua linea?
-Secondo me è tutto inutile: tu stai benissimo così come sei… E te lo dice un ragazzo: me ne intenderò di belle ragazze, no?-
A questo punto Kazuha raggiunse la più accesa sfumatura di viola e ammutolì definitivamente puntando lo sguardo sulle mani che si tenevano alle spalle di lui.
Me ne intenderò di belle ragazze? Con questo vorrebbe dire che… che io… sì, insomma…” non riuscì nemmeno a finire di formulare il pensiero che le sue guance divennero fosforescenti.
-B-baro…- sussurrò in modo impercettibile stringendo la presa sulle spalle. Lui sorrise furbetto e tacque continuando a camminare come se nulla fosse.
La villa era abbastanza lontana e sapeva che le gambe avrebbero presto manifestato il loro sdegno per gli sforzi a cui erano state sottoposte quel giorno, ma non gli importava: portare Kazuha sulle spalle non gli pesava davvero.
Poco dopo sentì le mani della ragazza intrecciarsi davanti al suo collo, mentre la sua testa si appoggiava nell’incavo della sua spalla delicatamente. Kazuha  chiuse gli occhi e, nel giro di niente, si addormentò: ne aveva vissute davvero troppo quel giorno.
Heiji sorrise e, molto delicatamente, piegò la testa appoggiandola contro quella di lei sorridendo e ripensando a quello che era successo poco prima.
Davvero credeva che l’avrebbe lasciata andare pur di salvarsi?
Davvero credeva che una misera freccia li avrebbe divisi per sempre?
“Baro, non ti avrei mai lasciata andare” pensò chiudendo solo per un secondo gli occhi mentre il suo profumo alla mora, ancora presente dal mattino, lo avvolgeva delicatamente. Sentì i muscoli di lei rilassarsi e il suo corpo farsi all’improvviso più pesante: qualche minuto prima era tesa come una corda di violino.

***

Il vento le scompigliava dolcemente i capelli e il nastro giallo della coda alta mentre osservava con sguardo perso l’immensa distesa di mare su cui stavano viaggiando.
L’aria che tirava era leggermente fredda e le provocava, di tanto in tanto, piccoli brividi lungo le gambe nude, ma li ignorò del tutto: la sua mente era decisamente altrove.
Aveva raccontato tutto a Ran e la karateka aveva accolto la notizia delle premure di Heiji entusiasta. Da tutta la mattina era euforica e irrequieta, rideva sotto i baffi e faceva vagare lo sguardo da lui a lei, tanto che le toccava tenerla d’occhio molto attentamente.
“Non si sa mai cosa potrebbe fare…!”
Si voltò alla sua destra facendo per dirle qualcosa, ma il non trovarla le fece salire il cuore in gola. Sentendo degli strani passi affrettati dietro di lei, si voltò sbarrando gli occhi mentre Ran raggiungeva Heiji quasi saltellando mentre un uomo e una donna si allontanavamo da lui dopo avergli parlato.
-RAN!- urlò correndole in contro presa dal panico mentre lei si piazzava proprio davanti al ragazzo con un sorriso compiaciuto.
-Fammi vedere la ferita!- esclamò mentre l’amico sbarrava gli occhi, sorpreso di trovarsela a così pochi centimetri di distanza.
-EH?!-
-Ran, NO!- piagnucolò Kazuha afferrandola per un braccio, rosso pomodoro in viso.
-La ferita che Kazuha ha inciso profondamente nella tua mano come segno d’amore!- precisò Ran tutta presa, tanto da non fare caso alla presenza dell’amica.
-Ah quella- disse lui annoiato alzando la mano e mostrandone il dorso perfettamente illeso -Quando mi sono svegliato questa mattina era già andata via. È una fortuna che non sia rimasta anche la cicatrice…-
Kazuha battè gli occhi sorpresa e afferrò la mano del ragazzo incredula mentre Ran assumeva un’espressione stizzita.
 -Ma come?! È una bugia…- disse la karateka sdegnata mentre lei sospirava delusa.
-Se l’avessi saputo, l’avrei fatta più profonda!- si lasciò scappare mentre lui si sottraeva alla presa sdegnato.
-Ma che dici, Baro?!-
La ragazza, dopo qualche secondo, si lasciò andare ad un sorriso e si allontanò verso la parte opposta del ponte.
-Bè, almeno la ferita è guarita e non potrai andare a dire in giro che ti ho quasi ammazzato! Quella freccia non ha fatto altro che provocare morti…- disse mentre Ran la raggiungeva con un sorriso sollevato a sua volta.
-Hai ragione, meglio così!- disse ridendo assieme a lei, che rivolse un’ultima occhiata ad Heiji credendo che lui fosse girato, ma i loro sguardi si incrociarono per un lungo istante e ad entrambi parve che il tempo si fosse fermato.
“Baro, ti ho promesso che nessuno ti farà del male finché sarai con me… Inoltre, grazie a questa disavventura, ho capito quanto davvero ti voglia bene, Kazuha” pensò lui prima che lei, un po’ sorpresa da quella serietà improvvisa, si voltasse al richiamo insistente di Ran che le indicava il sole che stava tramontando sul mare.
La ragazza, fingendosi ammirata dai colori rilassanti e aranciati del sole, sorrise serena.
“Quando ieri hai pronunciato quelle parole… Ho capito davvero quello che provo per te Heiji…”
Chiuse gli occhi e l’immagine del ragazzo, vestito in nero per il lutto di due giorni prima, le comparve davanti.
Si allontanava, ma con la sua voce determinata e seria aveva detto sicuro colpendola nel profondo:
“Kazuha, stai con me”
E così era stato…
Così era finita quella avventura: insieme.
Poco lontano un bambino occhialuto, notati gli sguardi complici fra i due, sorrise, poi, con gli occhi a trattini, lanciò un’occhiata furbetta all’amico.
“Oltre ad essere totalmente cotto di lei…” pensò osservando la mano fasciata che usciva dalla tasca destra del migliore amico “…Sei anche un bravo attore, Hattori”
 

 
Mangakagirl’s Corner:
Minna konnichiwaaaaaaa!
Ciao a tutti!
Come va???? ^^
Io bene…
Lo so, vi starete chiedendo:
Ma questa non va mai in pensione?! -.-
Ahahahah, la risposta è… no -.-
Mi piace troppo tormentarvi con le mie OS xDD
E visto che io, x chi non lo sapesse, oltre ad essere una GRANDISSIMA…
Tutti: RanxShin -.- LO SAPPIAMO!
Me: -.-
Oltre ad essere una RanxShin, esattamente, adoro anche la coppietta HeijixKazuha ^^
Sììì, perché Hattori mi fa scassare dal ridere con quel suo accento del Kansai! xDDDD
È un grande u.u non c’è che dire u.u
E chi mi ha seguita, sa che nelle mie Fict affianca quasi sempre Shinichi ^^
Visto che nella sezione non ci sono molti fict su questa coppia, ho pensato di rendere loro un po’ di giustizia… ^^
Che ne pensate?
Vi piace?
*^*
Ho ripreso ovviamente l’episodio 241: L’isola della sirena
File Manga: da 279 a 283
Fatemi sapere se vi piace! E magari che ve ne pare anche del disegno ^^
Xxx
Mangakagirl! 
  
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