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Autore: Rouge_san    18/02/2013    5 recensioni
[Questo è il continuo di After you, che pensavo di scrivere in estate, ma mi sono resa conto che non sarei mai riuscita a pubblicarli tutti, così ho iniziato a pubblicare il primo.]
Sono passati cinque anni dalla battaglia finale, Maka e Soul sono sposati (finalmente), ma Yuki e Hayate? Loro hanno ancora in sospeso lo scontro co Mephisto. I loro amori, le loro battaglie, le loro amicizie e le loro avventure verranno qui raccontate. Ora hanno quattordici anni e vanno a scuola alla Shibusen. Sfortunatamente la follia ha lasciato il posto ai demoni infernali. Se ai tempi loro Maka e Soul avevano a che fare con i Kishin, ora i nopstri nuovi eroi hanno a che fare con vere e proprie creature malvage, con ognuna un tremendo asso nella manica. Dite pure addio alle novantanove anime da recuperare, qui si tratta di vivere o morire.
Spero di avervi incuriosito tanto quanto lo ha fatto la storia precedente ^^ spero che recensiate
Rouge
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After you, the show must go on'
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The Show Must go on
Another hero, another mindless crime
Behind the curtain, in the pantomime
Hold the line, does anybody want to take it anymore
The show must go on,
The show must go on
Inside my heart is breaking
My make-up may be flaking
But my smile still stays on.
Whatever happens, I'll leave it all to chance
Another heartache, another failed romance
On and on, does anybody know
what we are living for?
(The show must go on –Queen)
 
Capitolo 1 – Yuki baby - setter
Avevo il fiatone, ero stanca, ma non mi dava tregua, affannato e gemevo.
 «Hayate! Aiutami a tenere chiusa la porta, invece che stare lì come un idiota a guardarmi e ridere da solo come uno squilibrato,  il tizio qui mi sta facendo a pezzi!» avevo urlato al mio gemello stupido, che  era attaccato al termosifone dell’hotel.
  «Okay, okay, arrivo sciupafeste!»  mi aveva detto lui in tono scazzato. Era stato avvolto da una brillante luce verde che lo aveva trasformato in una falce. Era leggero e flessibile, molto più che maneggiabile, poi avevo lasciato che la porta si aprisse e che mi sbattesse contro il muro.  Era entrato un omone con delle unghie lunghe chilometri, solo che invece delle unghie, c’erano delle ossa. Gli occhi erano rossi e vermigli e la corporatura era massiccia e tozza.
  «Come la sistemiamo la brutta copia di Wolverine?» mi aveva domandato mio fratello ad un tratto.
«Con l’onda Gemini, quella anche se devastante sistema sempre tutto» avevo risposto io in tono risoluto, poi mi ero rivolta al demone «Tu maledetto demone, tornatene all’inferno da cui provieni» avevo detto puntando il dito in segno di colpevolezza.
  «Onda Gemini!» avevamo gridato all’unisono io e mio fratello,  riempiendo la sala di una luce verde smeraldo. Quando la luce si era affievolita eravamo rimasti solo io e mio fratello.
  «Che sonno! Chissà se arriveremo a casa per cena» aveva  praticamente urlato Hayate. Era diventato molto più alto ed atletico, ma gli occhi e il sorriso beffardo erano rimasti anche dopo cinque anni. Eh si, sembrava solo ieri che avevamo conosciuto nostro padre e i nostri amici, ed ora eccoci qui io e lui  cresciuti, diventati ormai quattordicenni, ma sempre insieme.
  «No, i treni sono sempre in ritardo, lo sai» avevo detto io in tono ironico, poi ci eravamo avviati alla stazione.
Come volevasi dimostrare il treno era arrivato con quaranta minuti di ritardo, ma alla fine a prenderlo ci eravamo riusciti lo stesso.
Per gran parte del viaggio  avevo letto il primo libro di una saga che mi intrigava parecchio, “Hunger Games”, i giochi della fame. Erano ventiquattro ragazzini che si scannavano l’un, l’altro, non era il massimo, ma la storia d’amore tra i due protagonisti era davvero bella e ben strutturata. Mi piaceva parecchio, anche le parti d’azione erano ben descritte.
 «Perché leggi ancora quei dannati libri, mi fai sentire solo» mi aveva interrotto mio fratello. Se non fosse stato per quella piccola svista, io, sarei rimasta volentieri nel mio piccolo universo felice.
 «Spero tu abbia un motivo realmente valido per interrompermi dalla scena in cui Peeta si dichiara a Katniss in quella dannata caverna ed è da tutto il libro che sto attendendo questo momento, e sappi che se non  è un motivo utile… ti uccido» avevo detto io con un candido sorriso finale.
 «Io mi chiedo ancora quale sia il tuo problema… comunque, non credi che i demoni stiano aumentando?» mi aveva detto lui. Oh! Finalmente una domanda intelligente!
 «Ha-Hayate, s-sei davvero tu a parlare? Hai fatto un’osservazione… spettacolare!» ero veramente commossa, il mio fratellino apriva finalmente il cervello.
 «Ah, ah, ah! Che humor, sorellina, da quando sei diventata così simpatica?» aveva controbattuto lui.
   «Comunque per rispondere alla tua  domanda, si. Sono aumentati»
«Mi sembra strano, insomma è cinque dannatissimi anni che non facciamo altro che uccidere demoni»
  «Lo so. Ti ricordi che il Kishin Ashura era l’ incarnazione della follia?» avevo provato a spiegarglielo con un esempio, così non ci avremo messo tutto il viaggio e io sarei potuta tornare a leggere.    
 «Si, ebbè?»
  «Ebbè, Mephisto è un po’ come Ashura, solo lui incarna i peccati capitali ed è il sovrano dei demoni» avevo cercato di sintetizzare io.
«E tu com’è che sai tutte queste cose? Te le ha dette Lord Shinigami?» mi aveva domandato lui in tono confuso.
 «Pff! Ovviamente no, mi sono documentata da sola»
Il viaggio in treno era concluso ed io, per colpa di quel deficiente, non ero riuscita a leggere la dichiarazione…io mio fratello un giorno lo ammazzerò. Gli voglio tanto bene, ma misericordia, il suo tempismo è davvero irritante!
Eravamo tornati a casa e in tutto l’edificio riecheggiava un buon profumo curry.  Mio padre era seduto a leggere il giornale, Era piuttosto assorto. La mia somiglianza fisica con lui diventa sempre più notevole, ma nel carattere io sono esattamente come mia madre, che in quel momento smadonnava  ai fornelli. Dalla sala da pranzo si sentiva lo zio Kid fare la guerra con il nostro fratellino più piccolo, per fargli mettere a posto battaglia navale.  Il mio fratellino aveva già cinque anni…è volato il tempo. Quella peste non appena mi aveva vista mi era salta addosso.
 «Yuki!»  aveva fatto una pausa per l’abbraccio, poi aveva ricominciato ad urlare « Mamma, papà, zio ,sono tornati i fratelloni!» Aveva esclamato il piccolo Henry. Non assomigliava né a mia madre, né a mio padre, lui ( è una cosa tremenda da dire) era tutto il nonno. Capelli rossi, occhi azzurri e un vago sguardo maniaco che a volte mi faceva davvero rabbrividire.
«Ragazzi, bentornati, com’è andata la missione?» aveva domandato mio padre che si era staccato dal giornale ed era venuto ad abbracciarci.
  «Benone, io e Yuki abbiamo fatto un ottimo lavoro di squadra» aveva detto mio fratello.
«Ma che lavoro di squadra, tu ridevi come un ebete!» avevo urlato io. Mio padre si era portato la mano alla fronte in segno di esasperazione. Aveva come sempre i capelli bianchi tutti spettinati e gli occhi vermigli, che a molti potevano apparire crudeli, ma io li trovavo caldi e gentili.
  «Smettete un secondo di scannarvi e venite a mangiare» aveva urlato mia madre dalla cucina. Anche lei era sempre e comunque bellissima, i suoi occhi erano profondi e verdi come mille foreste e i capelli color del grano raccolti in un ordinata treccia laterale.
  «Yuki, Hayate, siete riusciti ad uccidere l’assassino di ossa?» era il nome del demone, che a me non sembrava affatto azzeccato.
«Si, assolutamente» avevamo risposto in coro io e mio fratello.
   «Molto ben…Ahh!» zio Kid aveva tirato un urlo disumano «Henry! Se proprio vuoi pestarmi i piedi con la macchinina, fallo su tutti e due, capito?» ecco le tipiche sclerate di mio zio.
  «Non me lo fassscio ripetere due volte!» aveva detto il mio fratellino.
Finita la cena ero corsa in camera mia per leggere la parte clou del libro. Mi ero buttata sul mio letto e avevo guardato più attentamente la camera che zio Kid e mamma avevano progettato per me. Era ampia, le pareti erano bianche e avevano modanature madreperlate sul soffitto, sul lato sinistro c’era la mia scrivania di vetro….cioè, non era tutta in vetro, solo la superficie del tavolo lo era, sopra c’era il mio fido computer, con affianco la mia enorme libreria. Da un lato del muro avevo attaccato tutte le foto  e le dediche delle mie amiche. Dall’altro lato c’era un armadio in mogano molto largo, con affianco una porta per accedere al mio piccolo bagno privato, con vasca  gabinetto, chi più ne ha più ne metta, infondo questa casa era almeno il doppio di quella in Arizona. Il mio letto era a  baldacchino e aveva le coperte rosse, del mio colore preferito, che si abbinavano al resto della stanza.
Dopo aver guardato attentamente la mia stanza, mi ero rimessa a leggere il mio libro.
“ –Una ragazzo bello come te! Ci deve essere una ragazza speciale. Coraggio, su , come si chiama?- chiede Caesar”
-Dai Peeta diglielo!- pensavo nella mia testolina
“ – Bè una ragazza c’è. Ho una cotta per lei da che me ne ricordo. Ma sono praticamente certo che lei non sapeva nemmeno che esistessi, prima della mietitura”
-Peeta, avanti!- continuavo a pensare io
 “ – Ha un altro compagno?-  chiede Caesar. – Non lo so, ma piace a molti ragazzi-“
 -Peeta!! Entro domani!-
Continuavo a passare tra le righe finché…
“ –Non credo che funzionerà. Vincere non servirebbe nel mio caso- replica Peeta

  • E perché mai? -Chiede Caesar, sconcertato.
Peeta diventa rosso come una barbabietola e balbetta:
-Perché… perché lei è venuta qui insieme a me- “
-Halleluja! Peeta si è dichiarato finalmente, ma come la prenderà Katniss? Insomma, lui l’ha detto in diretta televisiva! Davanti a tutta Panem- ad interrompere le mie letture e pensieri, questa volta era mia madre.
«Tesoro, posso entrare?»  aveva domandato gentilmente mia madre.
  «Sicuro, mamma» avevo detto chiudendo il libro…per l’ennesima volta.
Era entrata  e si era seduta affianco a me, aveva preso in mano il libro e lo aveva sfogliato per qualche secondo infinito.
 «Quindi il libro che ti ho regalato ti piace?» mi  aveva sorriso complice.
«Oh si! La storia d’amore è  stupenda, nonostante stiano per morire si sostengono l’un l’altra, lui l’ha sempre amata, ma lei questo non lo sa, né si sforza di comprenderlo. Katniss , la protagonista, crede che finga, come sta facendo lei d’altronde, per salvarsi la pelle»
  «Storia contorta, eh?» mi aveva detto mia madre, curiosa pure lei. Insomma, mia madre è Maka Albarn è una grandissima lettrice, giornalista, designer lei è…il mio mito. «Yuki ascoltami bene» aveva ripreso lei, dalla faccia sembrava una cosa alquanto seria «Hayate ha due linee di febbre, domani starà a casa. Io,  tuo padre e Kid  partiremo per un paio di giorni, tu rimarrai qui con i tuoi fratelli» cioè, tutta sta scena, per farmi badare al mio fratellino più piccolo ed incosciente e a quello più grande e scemo.
  «Okay, per me va bene, ma Hayate non ce la può fare da solo?» avevo domandato senza pensare.
«Yuki, tu realmente lasceresti Hayate ed Henry, da soli, per  tutta la giornata?»  mi era balenato per la mente un possibile futuro, più preferibilmente da evitare.
  «Sai mamma, diventerò  la miglior baby-sitter di tutta Death City!» avevo esclamato
«Grazie» aveva detto, per poi uscire tranquillamente fuori dalla mia stanza. Ero troppo stanca per pensare che avrei saltato due giorni di scuola, senza poter vedere Shine o Alexis, ma soprattutto Logan! Lui è l’arma di Shine è un ragazzo meraviglioso e lei non se la dà gli sbava dietro!
A volte, solo a volte, vorrei che qualcuno guardasse me in quel modo. Poi mi ero addormentata profondamente. La mattina ero stata svegliata da Henry, che si era introdotto nel mio letto senza avvisare.
 «Che-cosa- fai- nel- mio- letto?» gli avevo domandato irritata.
«Mamma e papà non c’erano, zio Kid si era volatilizzato e con Hayate infetto eri rimasta solo tu» okay, risposta accettabile vista dagli occhi di un bambino di cinque anni.
  «Vuoi la colazione?» avevo domandato scostandogli i capelli dagli occhioni azzurri.
 «Latte e schioccolato» aveva detto il mio fratellino che pronunciava male le “c”.
Mentre scendevamo le scale, avevo udito dei mugugni provenire dalla camera del mio gemello.
«Henry, scendi da solo io ti raggiungo, okay?» il piccoletto mi aveva fatto un cenno con la testa in segno di assenso, nel contempo ero entrata nella camera di Hayate.
Era tutta tappezzata di poster, mentre lui era sdraiato sul suo letto, bello ibernato nelle sue coperte mimetiche.
 «Ho fame» aveva detto unicamente.
 «Provvederò» avevo risposto, detto quello mentre stavo per uscire, lui mi aveva richiamata.
«Yuki, mi annoio, che posso fare per passare il tempo?» avevo sognato che mi dicesse una frase del genere da quando eravamo nati, no anche prima, quando eravamo due feti. Ero corsa in camera e gli avevo buttato “Hunger Games” sul letto. Lo guardava come se fosse un fazzoletto sporco.
 «Leggere?» mi aveva domandato incredulo.
  «Si, leggere, dato che ho un altro bambino a cui badare ho bisogno che tu stia il più buono possibile…ci vediamo dopo kamikaze»  e detto quello ero uscita dalla stanza. Avevo preparato la colazione per me, per Hayate e per Henry. Quest’ultimo se ne stava  tranquillo a guardare un cartone alla tv mentre si beveva il suo latte. Io ero salita in camera di mio fratello, avevo bussato piano e lo avevo sentito bisbigliare qualcosa del tipo: “Oh cavolo!”
 «Guarda che io entro» avevo avvisato. Entrata non avevo trovato nulla di anomalo, insomma, Hayate era sempre moribondo nel suo letto, ma una differenza c’era, da sotto il cuscino sbucava il mio libro. Ero riuscita a farlo leggere! Mamma sarebbe stata fiera dei miei passi avanti con quell’ignorante di Hayate, però dovevo aspettare che fosse lui a dirmelo, gli avevo posato il vassoio ed ero uscita.
Nel pomeriggio erano venuti tutti i miei amici per venire a trovare  Hayate. C’erano tutti: Alexis ( Hayate sarebbe stato felicissimo), Eric, Shine che teneva in braccio il suo fratellino Jason che aveva più o meno l’età di Henry, poi c’era anche Logan.
Avevo fatto un tè e ci eravamo messi tutti al tavolo da pranzo e avevamo iniziato a parlottare, mentre io e Shine  davamo qualche occhiata ai nostri fratellini che erano stranamente sedati davanti alla tv, finché un urlo non aveva interrotto i nostri chiacchiericci.
«No! Non può morire così! Mi rifiuto! Che razza di fine è per una bambina?!» aveva gridato la voce che proveniva dal piano superiore.
Tutti mi guardavano basiti, mentre io bevevo tranquillamente il mio tè.
 «Tranquilli, è solo Hayate che ha imparato a leggere» avevo detto continuando a sorseggiare.
    «Sei riuscita a mettergli un libro in mano? Sei un mito!» aveva detto Eric, il migliore amico di mio fratello, nonché anch’egli arma e fratello della mia migliore amica, Alexis.
Tutti erano saliti a salutarlo e in sala eravamo solo io e Logan.
 «Sai» comincia lui «Credo che Shine non si sia ancora accorta di me »
-Lei no, ma io si!-   avevo pensato mentre bevevo il tè. Logan era poco più alto di me, avevamo la stessa età, aveva gli occhi verde mare e i capelli castano ebano folti, lisci e spettinati. Lui era anche un’ottima arma, molto all’avanguardia, un mitra, per la precisione….non solo mitra di precisione, ma anche pistole, fucili, insomma tutte le armi che richiedono pallottole.
  «Vedrai, se ne accorgerà, ma sai com’è fatta, no? Ci metterà secoli prima di capirlo, per me devi fare tu la prima mossa, altrimenti, campa cavallo» avevo detto io. Lui stava per dirmi qualcosa, quando eravamo stati interrotti da un’altra sfuriata di Hayate.
«Tutti fuori! Devo finire il mio libro, sempre sul più bello mi interrompete, carogne!» li aveva praticamente sbattuti fuori, va bene che il libro è bello, ma Hayate…moderati!
«Yu, visto che Hayate degna più il libro che me, me lo passi…quando si sarà staccato, ovviamente» mi aveva detto Alexis e io avevo annuito, sperando sul serio di riavere presto il mio libro.
Verso le cinque eravamo di nuovo solo noi tre e a quel punto ero piombata in camera di mio fratello.
 «Yuki, i libri, sono spazzatura» avevo cominciato io, imitando la sua voce «Yuki, mai e poi mai leggerò un pulcioso libro» poi «Leggere?» ah! Che recita da Oscar.
 «Ah-ah-ah! Chissà perché non riesco a ridere. Sai che Rue muore?» mi aveva detto lui facendomi un sorriso sadico.
  «Zitto! Non farmi spoiler!» avevo gridato mettendomi le mani sulle orecchie, in modo da coprirle. «Dammi il libro, che oggi sei stato un gran maleducato» avevo continuato io.
Bene passare un altro giorno così mi avrebbe uccisa, ma infondo avevo solo iniziato a scaldarmi.
 
 Spazio Autrice:

Io: Salve rieccoci prima del previsto! Bene come dice la canzone lo show deve andare avati, e io lo faccio.
Hayate: Che schifo l'influenza.
Io: Zitto, non devi fiatare. Comunque nel prossimo capitolo comincia il bello, Logan sarà ricambiato dalla sua meister, ma sorpattutto che cosa si nasconde nella casa dei gemelli?
Hayate: Giusto, che si nasconde nella casa dei gemelli?
Io: Scoprirai ;D...Al prossimo capitolo ( spero) e recensite (per favore)


 
 
 
  
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