Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Subutai Khan    19/02/2013    1 recensioni
Kyubey non si limita a lavorare in Giappone. Nossignore. Il nostro quadrupede preferito ha un ben maggiore campo d'azione. Vediamo i risultati di una sua opera di reclutamento in terra straniera.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kyubey, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Amanda Hurston, non hai ancora deciso il tuo desiderio?”.
Tsk. Hai una bella faccia tosta a venire a chiedermelo, palla di pelo.
“Senti Kyubey, sono tre settimane che mi assilli con ‘sta storia. È una cosa su cui bisogna riflettere bene”.
Lo guardo abbassando un attimo la rivista che stavo sfogliando prima che la sua sgradevole voce ne rendesse nota la presenza. Non riesco a spiegarmi perché non l’ho ancora cacciato dalla mia vita. Forse perché, sotto l’apparente disinteresse e la richiesta di tempo, sono piuttosto eccitata all’idea di diventare una Puella Magi. Ma con calma, con molta calma.
Questo letto è più scomodo ogni giorno che passa. Dovrò dire a mamma di farmelo cambiare, prima o poi.
Allungo il braccio verso il portatile, che giace sul mio fianco in precario equilibrio, e con due veloci click abbasso la musica. Si prospetta un’ennesima maratona di convincimento e distrarmi non fa bene.
Sì, chiudi anche la pagina di Wikipedia sulla battaglia di Poltava. E pure quella sulle nane bianche. E pure quella sulla trombosi.
A volte penso di avere troppi interessi in contemporanea e, per seguirli tutti, mi perdo via non approfondendone nessuno. Prima o poi dovrò decidere che percorso di studi seguire, una volta finita l’Alder Grange. Quella scuola mi fa sentire come una piccola Einstein in mezzo a dei maiali.
“Eri ancora impegnata in mille e più ricerche senza scopo pratico?”.
Te li fai mai i cazzi tuoi, coso? A te che ti frega se ficco la testa in ogni campo dello scibile che stuzzica la mia curiosità? C’è da dire che, per come sono fatta, anche una formica che cammina storta stuzzicherebbe la mia curiosità.
E allora perché non ho accettato al volo l’offerta di questo strano esserino, quando si è presentato per la prima volta di fronte a me proponendomi di realizzarmi un desiderio in cambio della trasformazione in una guerriera magica? A rigor di logica avrei dovuto essere elettrizzata di fronte a questa possibilità, e in parte lo sono stata e lo sono ancora. Il problema è che, non saprei dire se per fortuna o per sfortuna, sono sempre stata piuttosto intuitiva e il mio sesto senso mi suggerisce di non fidarmi.
Qualcosa mi puzza di marcio e questo qualcosa pare morto da giorni. Non siamo in un cartone animato giapponese e nel mondo reale la mascotte tenerosa e carina può essere un gran bastardo.
Per questo lo osservo storto, rimproverandolo silenziosamente per l’ennesima intrusione nella mia privacy.
“Cosa mi stai nascondendo, Kyubey? Perché sospetto fortemente che ci siano delle informazioni, riguardo al patto, che non mi stai dando”. Voglio sperare di essere suonata minacciosa com’era nelle mie intenzioni.
“Sii più specifica”.
“Mi mandi in bestia quando fai così. Non posso essere più specifica, sei tu che fai il reticente. Come posso essere precisa se non so neanche bene di cosa sto parlando e, anzi, te lo chiedo apposta?”. Sei simpatico come un pugno nello sterno, te l’ha mai detto nessuno?
“Non c’è niente di cui dovresti essere a conoscenza che già non sia in tuo possesso. Esprimi il desiderio, chiudiamo il contratto, ti concedo quello che vuoi e tu assolvi il compito che ti sei assunta. Nulla di più lineare”.
“E allora perché non siamo sommerse di Puellae Magi a destra e a manca, se davvero è così semplice?”.
“Questo è un problema di ordine diverso. Non tutte le tue coetanee sono adatte al compito. Anzi, considerati parte di una piccola elite che affonda le sue radici negli albori della storia umana”.
“Seeee. Magari mi dovrei sentire compagna di Cleopatra, Didone e Giovanna d’Arco, eh? Non so perché ti sto ancora ad ascoltare”.
“Anche questo è semplice, in realtà: sei incuriosita. Per quanto le emozioni mi siano aliene e non sia in grado di provarle, le so riconoscere. E sul tuo viso vedo solo trepidazione e voglia di esplorare l’ignoto. Hai la scintilla della grande mente, Amanda. Non lasciare che il tuo dono vada sprecato”.
‘Sta sottospecie di gatto malriuscito sta giocando con il fuoco. Se prosegue così giuro che lo prendo e lo strangolo per poi gettarne il cadavere nel cestino della spazzatura.
Mi metto in posizione eretta, abbandonando la comodità dei cuscini, e mi sciolgo la coda di cavallo. Nella mia testa vedo la scena di una cascata di capelli biondi e arruffati che si distendono sulla schiena. Devo decisamente lavarmeli.
Ora che ci penso c’è un punto che, vuoi per precauzione e vuoi per dimenticanza, non ho mai affrontato.
“Fammi capire bene: sei in grado di esaudire qualunque mio desiderio? Dal più cretino al più altruista?”.
“Giudicando il tuo potenziale magico sì, ne sono in grado. Potresti chiedere di resuscitare un morto o di porre fine alla fame e alle guerre nel mondo. Oppure, senza voler strafare, potresti chiedere di frequentare l’università a Manchester. Non ci sono limiti, è tutto alla tua portata”.
No, maledetto cervello. Non metterti in moto cominciando ad elaborare ipotesi fuori scala. Stattene calmino, idiota.
“E se volessi... vedere la fine... dell’universo?”.
Ecco. Grazie per avermi dato retta, sei stato squisito.
“Posso farlo. Devo essere onesto, è la prima volta che sento una richiesta tanto bizzarra. Ma per me è del tutto indifferente. Deduco che... hai deciso?”.
“Ma manco per il cazzo. Era solo un’idea buttata lì”.
“Il tuo tono di voce tradiva l’eccitazione di qualcuno che spera in un miracolo irrealizzabile. Di mestiere è ciò che faccio, realizzo miracoli. Ho guarito mani distrutte dai peggiori incidenti, restituito il sorriso a facce depresse, dato successo e fama ad artisti senza la minima capacità. Te lo ripeto: tu sei una di quelle persone che cambia la storia se solo lo vuole. Altrimenti ti assicuro che prima, quando parlavo della portata del tuo desiderio, mi sarei ben guardato dal prospettarti l’infinito e oltre. Ma tu puoi. Sei una delle ragazze dal più alto potenziale che mi sia capitato di incontrare nel mio peregrinare, e non mento quando affermo che ho peregrinato per più tempo di quanto tu possa anche solo concepire. Quindi sì, se davvero ciò che vuoi è vedere la fine dell’universo te lo posso concedere. Decidi tu”.
E se ne sta lì sul davanzale della mia finestra, la coda che si muove ritmicamente dietro di lui, ad osservarmi con un sorriso beota e la presunta consapevolezza di aver portato una cisterna d’acqua al suo mulino.
Senza rendermene conto mi alzo e lo afferro per il collo, sollevandolo di fronte a me. In questo preciso momento ho una pazza voglia di stringere e soffocarlo.
“Non mettermi pressione. Il fatto che abbia pensato ad alta voce non vuol dire che mi senta pronta. Continuo ad essere convinta che tu stia cercando di fregarmi, solo non riesco a capire come. Ma se, per puro caso, accettassi e poi mi accorgessi che non mi stavo sbagliando... ti consiglio di correre. Più veloce che puoi”.
Non cambia espressione. Non una traccia di paura quando apre bocca: “Non puoi farmi del male. La mia razza si è... premunita contro quello che potrebbe arrecarci danno e impedirci di lavorare verso il nostro scopo”.
“E quale sarebbe, questo vostro scopo?”.
“Niente che ti serva sapere. Adesso lasciami andare, da brava”.
“No, non credo lo farò”.
“Come preferisci. Vorrà dire che mi cercherò qualcun altro che abbia realmente bisogno del mio aiuto. Anche se, mi tocca ammettere, sarebbe un vero peccato buttar via un serbatoio promettente come il tuo”.
Bastano queste ultime parole per farmi mollare la presa. Atterra sul parquet senza il minimo graffio.
Io... odio doverlo dire, ma mi sono sentita lusingata. In queste tre settimane di conoscenza ho imparato una cosa su Kyubey: non spreca una sola sillaba. Se ha detto che posso davvero realizzare un desiderio fra i più estremi... beh, per quello gli credo. Ad occhi chiusi.
Me ne vergogno e neanche poco. Eppure il sentirlo tessere le mie lodi sperticate ha toccato qualche corda.
Sono... indecisa, sì. Più di quanto mi piacerebbe.
“Ti brillano gli occhi, Amanda”.
Ugh. I colpi sotto la cintura non valgono.
E smettila di fissarmi in quel modo. Mi vien voglia di prenderti a calci.
“Non hai nessun’altro da infastidire da qualche parte? Perché sei qui a tampinare me e basta?”.
“La risposta a questa domanda potrebbe spiazzarti, ma sappi che è esattamente ciò che sto facendo. In questo momento sono qui in casa tua a Rawtenstall, in un sobborgo di Marsiglia, in Alaska e in un villaggio sperduto ai piedi del Pan Xi Păng in Vietnam. Quindi stai pur tranquilla, per quanto ti tenga in grande considerazione non sei la più bella del reame. Le altre sono più piccole di te ma poco cambia”.
“Ah, te la fai pure con le mocciose? Pedofilo. Non che io sia oltre la soglia di guardia, ma perlomeno mi ci avvicino un pochino di più”.
“Il fatto è che di solito approccio femmine di circa dodici o tredici anni. Tu fai eccezione per via del tuo spropositato talento”.
“Potrei quasi imbarazzarmi per l’onore”. Peccato che sappia solo far gocciolare sarcasmo e non acido, mi avrebbe divertito sciogliergli il muso.
Passano alcuni minuti in cui non facciamo altro che squadrarci fissi. So che mi sta tentando anche in questi momenti, non gli serve dire niente per sferrare il suo attacco.
Ne approfitto per pensare.
Cosa vorrebbe dire vedere la fine dell’universo? Non lo so, non ne ho idea. Si sta parlando di tempi e luoghi al di fuori della misurazione umana. E guarda un po’, stupida Amanda: è proprio questo l’aspetto che ti attira come una falena verso la luce.
Saresti il primo e unico essere umano a guardare con i suoi stessi occhi il Big Crunch o qualunque cosa succederà. Magari non vorrà dire che sarò fisicamente presente, chi lo sa. Potrebbe risolversi tutto in una specie di visione.
Ma mi andrebbe bene lo stesso.
E l’idea mi terrorizza. Cioè, non l’idea in sé. Figurati, è quello che voglio. No, quello che mi terrorizza è il dover stringere un patto con ‘sto essere che, sempre stando al mio quinto senso e mezzo, ha le mani più sporche di un trafficante di droga.
...
...
...
...
Oh, e vaffanculo.
“Va bene, coso biancastro. Hai vinto. Sono troppo incauta e priva di spirito di autoconservazione per negarmi una simile possibilità. Hai la tua Puella Magi”.
“Il cerimoniale prevede che tu esprima il desiderio a chiare lettere”.
Ma guarda te quante pretese. Mi conosco, finirò col testare la sua affermazione sul fatto che non gli si potrebbe fare del male.
Sbuffo.
“Kyubey, io desidero... vedere la fine dell’universo”.
“Il tuo desiderio ha superato l’entropia. Il contratto è chiuso”.
 
Lo sapevo lo sapevo lo sapevo lo sapevo lo sapevo.
Mi hai fottuta, pezzo di merda. Mi hai fottuta.
Ho appena sconfitto una strega piuttosto curiosa, devo dire. Era una specie di X elastica che evitava qualunque proiettile le scagliassi addosso. Ma io sono furba, tsk. Sono riuscita a fregarla.
Solo che lei ha fregato me da morta.
Niente Seme del Dolore.
E la mia Gemma è torbidissima, quasi del tutto nera. Dove sei finito, maledetto violetto che fino a due giorni fa mi accecava?
Ansimo mentre mi trascino a gattoni e mi appoggio con la schiena contro il muro dell’edificio che ha ospitato la mia battaglia odierna, anche se solo in una dimensione distorta e uscita da un trip da LSD. I famigli con la faccia da porco ancora mi mancavano.
“Kyubeeeeeeeeeeeeeeeeey!” mi sgolo con la poca voce che mi rimane.
Sto malissimo. Mi viene pure da vomitare.
Eccolo. Emerge da dietro l’angolo e mi si avvicina quatto quatto.
“Hai chiamato, Amanda?”.
“No, facevo gorgheggi per la voce. Senti un po’, ti spiace dirmi cosa succede...”.
“... se una Gemma si inquina totalmente? Sicura di volerlo sapere?”.
“Sì, visto che a quanto pare mi tocca”.
Chiude gli occhi. Se non lo conoscessi a sufficienza direi che sta cercando di essere pietoso.
“Le Puellae Magi che falliscono nel semplice compito di purificare la propria Gemma, finendo con il cedere alla disperazione, si trasformano in streghe”.
...
...
Non ascoltare mai la parte sana di te, cogliona di un’Amanda. Vedi che poi vai lontano.
“Mi prendi per il culo, vero?”.
“Sai come sono fatto. Non sono capace di scherzare”.
“Era una domanda retorica, sgorbio. Ma quindi...”.
“Ero onesto quando ho detto che sei una delle migliori fonti di energia che abbia mai incontrato. Anche da strega sarai utile alla missione”.
“Ma... ma... ti venisse...”.
“E inoltre, nel tuo particolare caso, c’è un’ulteriore postilla”.
“Non voglio sapere. Lasciami godere gli ultimi istanti di umanità che mi restano”.
“Hai smesso di essere umana da quando hai firmato il contratto. Ma non farmi divagare, suvvia. Quel che volevo dirti è che, data la natura molto particolare del tuo desiderio, penso di poter affermare con sufficiente cognizione di causa che...”.
E si ferma.
Cioè, sarai uno stronzo fatto e finito allora.
Assurdo. Anche a pochi istanti dalla streghificazione non riesco a fare a meno di essere curiosa. Poco importa che sia qualcosa di quasi sicuramente terribile che mi riguarda.
“Prosegui o, quant’è vero Iddio, ti strappo la testa a morsi”.
“Sai che non servirebbe. Hai già provato a uccidermi senza riuscirci”.
“Forse. Ma mi toglierei uno sfizio prima di crepare”.
“Va bene, va bene. Penso di poter affermare che, fintanto che non vedrai la tua richiesta realizzata, tu non potrai morire”.
Che... che cosa?
“Già. Si parla di campi inesplorati e quindi non posso azzardare altro che un’ipotesi, ma ne sono moderatamente sicuro. Hai sufficiente potere da piegare il desiderio alla tua volontà. E in quel momento la tua volontà era chiara”.
“Quindi... finché l’universo non finirà...”.
“Te ne andrai a spasso a gettare maledizioni su gente innocente”.
Fa... fantastico...
 
Dolore sofferenza fine del cosmo finalmente è tempo per me di andare non sopportavo più questa tortura voglio la pace voglio smettere di esistere ho ucciso troppo nessuno ha potuto fermarmi ho strappato la vita a giovani guerriere sono un mostro e merito l’oblio
   
 
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