Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: meiousetsuna    19/02/2013    12 recensioni
Mie care amiche, questa OS prende spunto dall'episodio 4x11, per raccontare un momento incredibilmente difficile del rapporto dei fratelli Salvatore.
Non è una semplice rivisitazione degli avvenimenti, ma si unisce, nell'introspezione dei personaggi, alla meravigliosa "Ballata di Reading Gaol" di Oscar Wilde.
Dal testo: Damon non aveva bisogno di chiedergli niente avrebbe potuto parlare al suo posto e anticipare parola per parola tutto quel discorso ma sarebbe stata una fatica enorme.
Invece tornò lentamente a cercare la mano di suo fratello stringendola nella sua.
“Se è deciso che morirò oggi devi avere il coraggio di stare qui a guardarmi anzi di sentire che sto andando via. Non ci impiegherò troppo ti assicuro che sei stato efficiente”.
Stefan non sottraeva la mano né la teneva stava semplicemente lasciando che facesse tutto da solo, questo gli dava la consapevolezza di ferirlo senza sporcarsi, era la sua protezione per quello che avrebbe provato dopo.
Perché il suo dannato fratello, mesi prima, lo aveva tirato fuori da quel baratro di autodistruzione dove Klaus l’aveva spinto con tutte le sue forze, lottando con lui perché tornasse in uno stato in cui poteva permettersi di sentire.

Un bacio, Setsuna
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Documento senza titolo

Each man kills the things he Love*

Ambientazione: Basilarmente la 4X11, con “espedienti” della 4X13, 4X1 e 3X22 che riconoscerete facilmente
Genere: Angst, introspettivo   Personaggi: Damon,Stefan

Yet each man kills the thing he loves
By each let this be heard,
Some do it with a bitter look,
Some with a flattering word,
The coward does it with a kiss,
The brave man with a sword

Una fitta di dolore intollerabile per qualunque essere umano attraversò come una stilettata la schiena di Damon per andare a spegnersi alla base del collo, segnalando che l’osso spezzato si era finalmente ricongiunto.
Perché un vampiro non può morire così, come succederebbe a un qualsiasi essere umano, ma può sentire perfettamente la sofferenza fisica di ogni danno che gli viene inferto e ancora di più avverte nell’animo le conseguenze del male che subisce.
Non era dispiacere, era disperazione; non rabbia ma odio profondo, non delusione ma il rumore della fiducia che va in mille pezzi quello che rimbombava nella cavità del suo torace, dove il cuore eseguiva un lavoro inutile e non richiesto da nessuno, quando svegliandosi gli tornò tutto in mente.
Maledizione. Dopo tanti drammi sull’argomento non poteva capitare a lui di scordarsi qualcosa, di essere confuso?
No, l’immagine di Stefan che lo colpiva alle spalle trascinandolo nella vecchia cella della Tenuta Salvatore si formò piano piano fino a sembrare una memoria vera, affiorata dal suo stato di semi incoscienza, quando era semplicemente la sua immaginazione; sapeva per filo e per segno come si era mosso, come lo aveva trascinato giù dalle scale, aperto la porta con una mano, quasi lanciato il suo corpo esanime con l’altra prima di richiudere dietro di sé la pesante lastra di ferro che sigillava la sua prigione.
Avrebbe fatto esattamente lo stesso
Suo fratello che lo guardava un ultimo attimo tra le piccole sbarre della parte superiore della porta prima di allontanarsi con le mani sporche del suo sangue, lasciato sgorgare dalle numerose ferite che gli aveva inflitto con un paletto portandolo al limite per eliminare il soggiogamento di Kol, e con un innegabile gusto della vendetta per il supposto affronto personale.
Non sarebbe mai riuscito a farlo

The kindest use a knife, because
The dead so soon grow cold.


Damon si trascinò fino alla parete, poi facendo leva su gomiti si tirò su a sedere, lentamente, facendo attenzione a non lasciarsi sfuggire neanche un gemito di dolore malgrado nessuno avrebbe potuto tacciarlo di debolezza, ma il problema era che non aveva alcun bisogno che l’accusa provenisse dall’esterno; bastava da solo a essere vittima giuria e carnefice.
Era il fratello cattivo, quello che sbagliava sempre e comunque di fronte alla calma fredda e composta di Stefan che usava la testa invece di altre parti del corpo, pensò con sarcasmo, che si parlasse del cuore o di organi meno nobili che formavano un mix micidiale per le sue probabilità di sopravvivenza.
“Stefan”. Ecco l’aveva fatto, aveva ceduto ancora una volta, forse l’ultima; d’altronde quella era l’unica circostanza in cui l’altro avrebbe deposto la sua aureola da martire per rispondergli sinceramente, senza testimoni, e senza il bisogno di nascondere le mani lorde della sua violenza contenuta.
Già, perché non era lo squartatore colui che si era occupato di lui,  ma semplicemente lo Stefan non amato come voleva, deposto dal suo piedistallo d’argilla dopo una vita di durata innaturale che aveva cristallizzato le sue convinzioni fino a renderle storia, non fantasia.
“Non avevamo verbena lo sai, ho dovuto ricorrere ad altri metodi quindi cerca di non agitarti tanto, diminuisci le tue possibilità di sopravvivere: ti ho tolto fino all’ultima goccia di sangue prima che il tuo cuore si fermasse, basterà un minimo sforzo in più e non passerai la notte, ma almeno se ce la farai sarai libero dal soggiogamento e non sarai più pericoloso per Jeremy. Ti darò una fiala di sangue ogni due ore, non di più”.
Damon alzò su di lui gli occhi colmi di un incendio azzurro, l’unica parte del suo corpo che conservava ancora la sua vitalità integra, riuscendo non senza sforzo ad aprirsi in un sorriso canzonatorio. Oddio, anche i muscoli del viso gli facevano male.
“Immagino quanto ti sia costato in termini di rimorso e sacrificio personale, hum? Torturarmi e lasciarmi per terra sentendoti giustificato dal piacere che sentirai ogni volta che ti affaccerai a trovarmi per darmi il minimo per non morire… ti sentirai buono, Stef? Perché hai fatto quello che era più ovvio e più giusto. Immagino che non se ne parli di vedere Elena un momento, vero?”
L’espressione di Stefan sembrava distaccata ma un baluginio di soddisfazione accese il suo sguardo acquoso.

Some love too little, some too long,
Some sell, and others buy;

“Ovviamente no, è asservita a te e potresti influenzarla a lasciarti scappare. Riposati e cerca di stare calmo”. Insinuò una mano tra le sbarre lanciando un sottile contenitore di vetro colmo di liquido scarlatto, che rotolò fino a pochi centimetri dalla gamba destra di Damon.
Il vampiro cercò di allungare il braccio fino a raggiungerlo ma non riuscì a distendersi abbastanza.
“Andiamo, fratello, non puoi farmi questo. Lo so che mi odi perché ho dormito con lei, ma per centocinquant'anni sei stato tu ad avere la ragazza e non te l’ho rubata, è lei che mi ha scelto dopo che vi eravate lasciati, lo sai che avrei potuto approfittare quando eri via con Klaus ma non l’ho fatto, non sto mentendo”.
La testa era reclinata su una spalla e tutta l’energia residua di Damon era concentrata nel mantenere un contatto visivo; non era il momento di fare l’orgoglioso ma neanche di sprecare un solo respiro per odiarlo, già parlare gli faceva bruciare la gola per lo sforzo di far passare l’aria.
Stefan aveva esagerato ma finché non avesse capito se l’aveva fatto appositamente per vederlo agonizzare lentamente in una giornata, forse due, o se aveva commesso un piccolo ma letale errore di valutazione, non voleva dargli soddisfazione anche se non ci teneva a  terminare la sua vita lì da solo sul pavimento di una cantina, senza nemmeno il conforto di una persona che lo odiava e quindi provava qualcosa per lui.
“Se non mi aiuti mi farai morire di fame sei proprio sicuro che è quello che vuoi?”
Stefan incrociò le braccia serrando la bocca nel gesto che gli era caratteristico quando rifletteva, il viso girato per non sostenere il peso della domanda che sostava ancora nell’espressione di suo fratello, poi con stizza plateale aprì la serratura spingendo la porta con un calcio e in fretta raccolse la fiala versando il suo contenuto tra le labbra del bruno.
Un secondo e una mano di Damon si era serrata in modo assai poco saldo attorno al suo polso, più sostenendosi che trattenendolo.

Some do the deed with many tears,
And some without a sigh:

“Non rinunci ai tuoi giochetti Damon, anche adesso… cosa credi di fare?”
“Voglio che mi rispondi invece di scappare, non posso seguirti, ti sembra? Sai che non ti ho pugnalato alle spalle. Ouch! Nessun sottinteso offensivo!”
Un angolo delle labbra di Damon si sollevò in una smorfia che mascherava la fitta di dolore atroce che lo stava attraversando come una lama di coltello che si divertisse a ridefinire i contorni dei suoi organi interni.
“Nessuna offesa”. Stefan non riuscì a nascondere completamente un guizzo di divertimento che seguiva sempre le battute caustiche del suo rivale che solitamente accoglieva con un aggrottare di sopracciglia nel migliore dei casi, nel peggiore con una critica feroce. Mai certo con qualcosa di altrettanto malizioso, non gli riusciva neanche volendo.
“E per inciso se l’avessi convinta a stare con te mentre ero nella mia fase dello squartatore ti avrei perdonato e avrei capito lei, ma adesso non lo puoi più fare. Non c’è altro da aggiungere”.
“Mi avresti perdonato? Esattamente per quale torto? Ah, certo, per poter essere amato anche io, perché Elena può provare dei sentimenti per me, anche se sono un mostro… andiamo cosa ho fatto che non hai fatto anche tu? Uccidere, prosciugare vittime innocenti, spacciarmi per qualcuno che non sono? Almeno all’inizio di questa storia io avevo un motivo, amavo Katherine e poi ho ascoltato te”.
Stefan scrollò via la stretta dal  braccio con uno strattone inutile, quella cosa conservava il potere di scuoterlo e risvegliare il suo senso di colpa che era sempre in agguato come un serpente nell’erba pronto a mordere rilasciando il suo veleno letale.
“Me lo rinfaccerai per sempre, vero?”
Damon tossì sommessamente mentre il poco fluido vitale che aveva ingerito faceva il suo leggero effetto.
“Rilassati, ‘sempre’ potrebbe rivelarsi un tempo breve… detesto essere monotono ma è l’unico pensiero che ti fa riflettere su di noi. Tu hai cominciato tutto, Stefan, ma non sto negando la mia di colpa voglio soltanto che smetti di addossarmi le tue, non sono lo specchio di quello che odi essere; eliminando me non sarai più felice e se Elena non ti ama più non tornerà indietro. Se invece non è così sarò il primo a spezzare il nostro legame, deve essere vero, altrimenti preferirei che vivesse la sua vita con te”.
“Non ti credo, non rinuncerai mai anche dopo aver visto quanto sei sbagliato per lei, soprattutto non lascerai in pace me ti conosco troppo bene”.
Il giovane si era seduto a terra anche lui, per fissare lo sguardo in quello di Damon in modo da fargli credere che non avesse nessun problema a fronteggiare le sue insinuazioni; in effetti osservandolo così da vicino e attentamente il colorito grigiastro che stava ombreggiando il suo viso cesellato suggeriva che il prosciugamento probabilmente era stato eccessivo, ma anche se fosse stato vero, se l’era cercato. ‘Non proprio’ diceva una voce che parlava dallo stato più profondo della sua coscienza, non voleva uccidere nessuno, solo portarti via la donna che ami.
Damon non aveva bisogno di chiedergli niente avrebbe potuto parlare al suo posto e anticipare parola per parola tutto quel discorso ma sarebbe stata una fatica enorme.
Invece tornò lentamente a cercare la mano di suo fratello stringendola nella sua.
“Se è deciso che morirò oggi devi avere il coraggio di stare qui a guardarmi anzi di sentire che sto andando via. Non ci impiegherò troppo ti assicuro che sei stato efficiente”.
Stefan non sottraeva la mano né la teneva, stava semplicemente lasciando che facesse tutto da solo, questo gli dava la consapevolezza di ferirlo senza sporcarsi, era la sua protezione per quello che avrebbe provato dopo.
Perché il suo dannato fratello, mesi prima, lo aveva tirato fuori da quel baratro di autodistruzione dove Klaus l’aveva spinto con tutte le sue forze, lottando con lui perché tornasse in uno stato in cui poteva permettersi di sentire.

For each man kills the thing he loves,
Yet each man does not die.

“Ti ricordi il pomeriggio in cui sono partito per il fronte?”
Stefan si lasciò sfuggire una breve risata soffocata col suo tono basso, scuotendo la testa.
“Che fai, ti giochi la carta del sentimentalismo? Come farei a non ricordare, è stato l’ultimo giorno in cui siamo stati veramente uniti. Quando sei tornato in licenza…”
Si interruppe di colpo. “Bravo, mi hai fatto dire quello che volevi. C’era già Katherine, contento?”
“Andiamo, non ci trovo gusto a colpire così in basso, intendevo l’altra cosa, quella che abbiamo fatto di nascosto nello studio di nostro padre”.
Stefan si sarebbe volentieri opposto al ricordo, anzi, ai ricordi, ma le parole di Damon si erano abbattute su di lui come un’esplosione di luce trasportandolo indietro nel tempo attraverso un lungo corridoio bianco che lo precipitò direttamente nel salottino privato di Giuseppe Salvatore, facendolo assistere agli avvenimenti come se fosse un fantasma che osserva i vivi. Una situazione assurda all’inizio, che si stemperò nel pensiero che in effetti dai viventi era distinto ormai da molto tempo.
Vide un se stesso sedicenne di fronte a Damon con la sua divisa nuova fiammante mentre gli richiudeva il primo bottone della giacca, che si era slacciato infastidito protestando che stringeva troppo e così i Nordisti non avrebbero fatto nessuna fatica per ammazzarlo, visto che sarebbe arrivato in trincea già mezzo soffocato, ma il minore non se l’era bevuta neanche un secondo.
“Oppure è per fare irritare nostro padre. Damon per favore non partire lasciandovi in brutti rapporti… potrebbe portarti sfortuna!”
Il bruno rovesciò la testa indietro scoppiando in una risata canzonatoria, mentre dava un buffetto affettuoso sul viso del suo fratellino.
“Sei diventato ansioso come una signorina! Non sono superstizioso lo sai, lo puoi dire che hai paura che muoia lasciando aperte troppe questioni; ma non ne ho alcuna intenzione”.
Un attimo dopo Stefan era tra le sue braccia stringendolo come se potesse trattenerlo lì con le sue forze ma Damon  lo scansò subito con fermezza tenendolo per le spalle, rimproverandolo mentre lo guardava con dolcezza.
“Non farti venire in mente di piangere, chiaro? Non ti voglio salutare così; almeno fin quando sarò assente sarai l’uomo di casa, intendo quello con un cervello, non nostro…”
Damon! Non farti sentire!”
“Altrimenti cosa?” Il maggiore sfoggiò il suo tono più sbruffone, soprattutto per distrarre l’altro.
“Ascolta, seriamente. Dal momento in cui uscirò da quella porta non avrai più il diritto di essere un ragazzino quindi se vuoi… questa è l’ultima volta. Devo giurarti di tornare?”
“Sì!” L’espressione di sollievo di Stefan strinse il cuore di Damon, che porse la mano verso di lui, smettendo di scherzare. Il mignolo della mano destra si intrecciò con quello del fratello, come nel giorno in cui gli aveva promesso di portarlo a nuotare di nascosto di loro padre  quando avesse compiuto cinque anni, come quando si era fatto giurare di non raccontare che era stato per la prima volta in una taverna per scoprire com’era stare con una donna ed era tornato felice, ubriaco e senza più un soldo.
Tutte le volte che si erano protetti a vicenda.
questo è il giuramento dei mignoli incrociati/se dirai una bugia inghiottirai mille aghi**
Stefan strinse gli occhi e quando li riaprì era tornato nel seminterrato, anzi era rientrato semplicemente in sé e stava davvero tenendo il dito allacciato a quello del fratello anche se non avrebbe saputo dire come e quando esattamente lo aveva fatto.
Damon parlava tenendo gli occhi chiusi perché era allo stremo, non credeva che stesse barando.
“Stef… ormai devi darmi la tua parola, facciamola finita in modo dignitoso, me lo devi visto che ci sei solo tu qui. A meno che cambi idea su Elena, non penso proprio di riuscire a costringerla a fare un bel niente in queste condizioni, davvero”.

He did not wear his scarlet coat,
For blood and wine are red,

Stefan si girò involontariamente a guardare la pozza rosso cupo dalla sagoma vagamente umana che indicava il punto in cui si era accanito sul corpo di Damon; era davvero grandissima ed emanava un profumo che gli arrivava dritto al cervello: se fosse appartenuto a qualsiasi altra persona probabilmente adesso si sarebbe ritrovato a leccare le assi del pavimento fino a riempirsi come se potesse nutrirsi una volta per tutte, per tutta la sua esistenza.
Ma il pensiero di una cosa così intima, di portare suo fratello dentro ogni atomo del suo organismo, di non poterlo mai più eliminare, come era successo quando si era trasformato assaggiando il sangue di suo padre lo terrorizzava.
Pensò al cadavere di Damon in cenere e alla sua essenza, viva in sé, che gridava la sua vendetta fino a fargli desiderare di porre termine anche alla sua esistenza per fondersi finalmente in una pace eterna.
Una traccia scarlatta partiva dal centro della stanza fino al punto in cui erano adesso e un altro rivolo fresco stava iniziando a fuoriuscire dalle labbra del bruno spinto da colpi di tosse che terminavano in un rantolo.

And blood and wine were on his hands
When they found him with the dead

“Deciditi in fretta... io posso anche finirla qui, ma tu? Credi di farcela senza di me? Ti ho promesso di non lasciarti mai, a qualunque costo. E sono sicuro che vuoi che Elena possa scegliere davvero, tra due vivi, si fa per dire… è una tua fissazione che decida, o vale soltanto se lasci che affoghi in una macchina? E prima che tu mi risponda qualcosa di poco gentile chiediti se ho ragione, se quello che è giusto non subisce una piccola alterazione da parte tua”.
“Per cui ti aspetti che adesso vada a prenderti una bella scorta di sacche, le versi man mano in uno dei tuoi bicchieri preferiti e ti guardi rimetterti in piedi per tornare a rovinare la mia vita?”
“Non proprio”.
“Sei realista”.
“No, intendo dire che mi aspetto qualcosa di più”. La voce di Damon era flebile ormai, così con un ultimo sforzo passò un braccio intorno al collo del più giovane lasciandosi cadere vicino al suo orecchio.
“Voglio quello che hai avuto paura di fare qualche secondo fa. Fammi bere il tuo sangue Stefan, se non vuoi darmi il colpo di grazia guariscimi tu. Hey… non è una molestia sessuale, ok? Se vuoi firmo le carte del tuo avvocato che non ti asservirò ai miei voleri. Abbiamo già deciso di essere legati, non cambia molto”.
“Bastardo idiota”.
“Ti voglio bene anche io, ragazzino, anche se vorrei tanto vederti al mio posto, adesso. Ti prenderei a calci per tutta la stanza”.
‘Non riesci a dire bugie credibili, sei davvero alla fine’ fu un pensiero che si trasmise direttamente senza il tramite delle parole, condotto dal carico di emozioni che si affollava nella sua mente.
Finalmente Damon stava per soccombere e lui poteva ritenersi responsabile solo in parte. Una parte che piangeva lacrime tiepide e silenziose che scendevano sul suo viso immobile.
Damon respirava a tratti, alternando momenti in cui riusciva ad espirare ad altri in cui soffriva meno restando in apnea; tutti i muscoli erano rilasciati, con l’abbandono di chi non ha niente da perdere visto che ormai aveva accettato di aver perso il controllo del suo destino.
Era così rilassante per una volta sapere di non poter fare assolutamente nulla e aspettare che la volontà di un altro decidesse per lui, che avesse la colpa di quello che sarebbe successo.
Stefan si portò il polso sinistro alla bocca, mordendo leggermente, guardando come in trance i quattro forellini riempirsi di liquido vermiglio, che cominciava a sgocciolare bagnando la manica della camicia, poi riuscì a concentrarsi di nuovo su suo fratello.

The man had killed the thing he loved
And so he had to die.

I capelli neri erano intrisi del sudore che gli imperlava la fronte posata nell’incavo della sua spalla, le palpebre abbassate, il respiro appena percepibile, ma un angolo delle labbra era sollevato in un accenno di sorriso. Avvicinò la mano alla sua bocca, a pochi millimetri di distanza poi si fermò di nuovo; qualsiasi  delle due decisioni aveva un prezzo troppo alto ma non c’era una via d’uscita, stavolta.
Accostò il polso alle labbra screpolate di Damon sentendo con sollievo che stava riuscendo a ingoiarlo, che stava saldando il suo debito di sangue.
Ti odio, lo sai. Riprenditi perché devi vedertela con me”.
La risposta fu una pressione sulle piccole ferite che sembrava il tocco di un bacio.

each-man-kill

 

*Oscar Wilde: The Ballad of Reading Gaol
Questo struggente poema è un estratto del “De profundis”, l’opera che Wilde scrisse durante la prigionia. Assistendo all’esecuzione di un omicida, malgrado fosse contrario alla violenza, si trovò a compatire fortemente il condannato, sentendo che questa era l’occasione di arricchire la sua anima esercitando “il più grande genere di perdono”.
Il primo è il link per il poema, da cui ho tratto alcuni versi, non  nell’ordine giusto, e a seguire c’è quello per la bellissima e celebre versione musicata.

La Ballata di Reading Gaol

Each man kills the thing he love

**Yubikiri Genman 指切りげんまん (Con le dita tagliate e colpito diecimila volte). In ogni tradizione letteraria c’è un simile “giuramento da bambini” ma questa versione giapponese incarna, con la sua minaccia feroce, il senso di assoluta fiducia nella propria parola che bisogna avere per ‘esporsi’ alle conseguenze della rottura di questa promessa. Probabilmente Damon e Stefan ’umani’ dovevano a malapena sapere cos’era il Giappone, infatti la scelta è a vostro beneficio, cari eventuali e amati lettori!







  
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: meiousetsuna