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Autore: Marge    19/02/2013    3 recensioni
Otto drabble da cento parole esatte, otto capitoli per narrare, in un esperimento di forma e di stile, la storia di due ragazzi che rompono le barriere di una vita per incontrarsi/scontrarsi.
È la prima volta che mi cimento con lo slash, perdono se ne parlo da profana.
Scritta per la challenge “Long-fic di drabble”, da me stessa indetta sul forum.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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OLTRE LA GABBIA



I



Djlan aveva sempre pattinato con Kirsten, fin da quando aveva quindici anni; lei aveva un corpo minuto ma sodo, muscoli guizzanti, che lui conosceva in ogni minimo dettaglio. Ed erano bravi, insieme, oh sì: sapevano muoversi come un solo essere vivente, l’armonia di un corpo maschile ed uno femminile, insieme.
Ma non era lei, che voleva abbracciare nella danza; non erano i suoi fianchi, sui quali voleva posare le mani, e le sue cosce, quelle che voleva stringere. Mentre la musica terminava, e Djlan sorrideva alla giuria, accanto a Kirsten, era sempre il sorriso di Dimitri, a cui lui pensava.


II



Insieme erano un unico corpo: Djlan sapeva sempre dove trovare la mano di Kirsten, dove lei avrebbe mosso il prossimo passo, l’esatto micrometro in cui sarebbe ricaduta dal volteggio, e l’afferrava senza sbagliare, mai. Insieme erano perfezione, senza alcuna sorpresa.
Quando Dimitri si trovava nella sua stessa orbita, invece, come un ubriaco falliva sempre, e si scontrava con lui, o si faceva male nell’evitarlo, e non sapeva dove guardare per evitare d’incrociare i suoi occhi, ma guardarlo sempre.
Dal margine della pista immacolata l’osservava pattinare con la sua partner, ed anche loro erano armonia, e con lei, lui non sbagliava.


III



Come vivere la vita di un altro: questo era il trucco. Era sufficiente non pensare a se stesso, eseguire meccanicamente ogni gesto, ed anche rispondere alle battute degli altri, e ridere, se necessario. Estraniarsi era l’unico modo per sopravvivere nello spogliatoio, e dimenticarsi che anche Dimitri era lì, a pochi metri da lui, con gocce d’acqua che gli scorrevano sul petto, s’incanalavano sul ventre, scolavano tra le cosce fino a terra.
Quel giorno Djlan entrò, ed il silenzio surreale dello spogliatoio lo sorprese. Appena lasciata la sacca su uno dei sedili, dalla doccia uscì lui, splendente nella luce al neon.


IV



Una scusa, una qualsiasi per uscire immediatamente. Mentre rovistava nella sua mente alla ricerca delle parole adatte, non riusciva a spostare lo sguardo da quello di Dimitri, paralizzato sulla soglia.
Ed anche Dimitri lo fissava, e Djlan pensò che, in quell’assurdo silenzio, avrebbe udito il suo cuore battere. È la fine, pensò. Non pattinerò mai più. Kirsten mi odierà.
I capelli di lui, lucide ciocche nere, gocciolavano in terra. Una, due. L’asciugamano stretto in vita si allentò, minacciò di cadere, Dimitri ne afferrò un lembo ma quello si aprì dall’altro lato, rivelando la curva della natica. Djlan chiuse gli occhi.


V



I denti cozzarono fra loro. Una mano lo afferrò per il collo, con malagrazia, per spingerlo di più. Djlan registrò il dolore al labbro, ed il sapore di Dimitri, e la sua lingua calda e la stretta sulla nuca. Gli afferrò i capelli, che scivolarono bagnati tra le dita, e lo allontanò da sé.
Dimitri ansimava. Tra le labbra schiuse, Djlan guardò la punta della lingua, la ricordò sulla propria e tremò. Vi appoggiò un dito, e l’altro vi chiuse la bocca attorno.
Allora Djlan lasciò la presa. Scivolò con le mani lungo quel corpo umido, il corpo di Dimitri.


VI



Avrebbe voluto saper agguantare quel che gli veniva scagliato contro, in quel momento sotto una luce artificiale, come sapeva afferrare il corpo di una ragazzina al volo senza dolore alcuno. Ma non era affatto così semplice, perché negli occhi aveva quelli di lui, e la bocca sulla propria, e la pelle piena dell’umido della doccia che evaporava piano, e nessuna carezza era lieve. Di tutta l’armonia, la precisione e l’equilibrio che Djlan aveva studiato per anni –per secoli, sembrava- non rimaneva che un groviglio di carne affamata, più battaglia che danza, in cui nessuno dei due conosceva la prossima mossa.


VII



E forse era quello: non sapere cosa aspettarsi il momento successivo, ad elettrizzarlo, od il pensiero costante che gli martellava la mente: “È Dimitri!”, un nome che gli rimbombava nella mente come la canzone di una coreografia. Ma non stavano danzando: rotolavano e sbattevano senza meta, ed ogni colpo sembrava a Djlan la più dolce delle carezze. E non vi era ghiaccio tutt’attorno a loro, ma fuoco, un inferno bollente che gli si riversava nelle vene come la prima ubriacatura. E dai loro respiri non usciva un fumo glaciale, ma sospiri caldi come il vento di un dio a benedirli.


VIII



Ogni tocco come una regola svanita per sempre: nessun passo più da contare, ritmicamente, nessun movimento da provare cento volte prima di quella definitiva. Lo spazio non più una gabbia di cui è impossibile non conoscere ogni anfratto, e le mani, libere: di seguire le linee di un altro corpo, di sentire, di provare, ed anche tornare indietro, riassaggiare.
Quando un rumore improvviso li fece sobbalzare, se ne accorsero: anche il tempo si era finalmente liberato. Raccattarono ognuno i propri pezzi, si fecero trovare ai due angoli opposti. E nonostante il calore nelle vene, Djlan sentì un brivido percorrerlo. Dimitri.





*** Esperimento narrativo in tantissimi sensi: innanzitutto, è la prima volta che scrivo a tematica omosessuale maschile (credo sia slash, nella lingua locale). Inoltre mi sono cimentata in una sfida che io stessa ho lanciato sul forum diverso tempo fa: una Long-fic di Drabble. Cliccate se volete saperne di più ;)

Per comodità ho inserito i capitoli tutti di seguito. Suppongo sia lo stesso, vista la loro brevità (cento parole esatte ognuno su Word). Mi farebbe molto piacere ricevere qualche commento soprattutto riguardo l’esperimento: non sono sicura di essere riuscita a esprimere bene cosa avevo in mente, e non vedo l’ora di ricevere suggerimenti e consigli per capire dove migliorare.
Grazie di aver letto, see ya!
  
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