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Autore: ciredefa    19/02/2013    2 recensioni
Cominciò a guardarsi attorno: il suo occhi caddero sullo sguardo infastidito di suo nonno, che insieme a Roderich stava silenziosamente sgridando Gilbert che continuava ad agitarsi ed urlare.
Dall’altra parte dei banchi stava seduto un Romano che borbottava qualcosa come “Questo matrimonio non s’a da fare”. Di fianco Antonio con il suo solito sorriso iberico, e Elizabeta in versione ragazza pon pon.

{ GerIta - Sì al matrimonio gay in Italia }
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Sara,
che ormai è diventata più grande di me. 




- Marry you.




Ludwig non riuscì a capacitarsi di cosa stava succedendo in quel momento. Rinchiuso in uno smoking rigido, circondato da amici e parenti che mormoravano per il suo arrivo.
Agitato era un aggettivo troppo leggero per descrivere il suo stato d’animo. Oserei dire, terrorizzato.
Cominciò a guardarsi attorno: il suo occhi caddero sullo sguardo infastidito di suo nonno, che insieme a Roderich stava silenziosamente sgridando Gilbert che continuava ad agitarsi ed urlare.
Dall’altra parte dei banchi stava seduto un Romano che borbottava qualcosa come “Questo matrimonio non s’a da fare”. Di fianco Antonio con il suo solito sorriso iberico, e Elizabeta in versione ragazza pon pon.
Ludwig preferì di nuovo voltare lo sguardo. Ammirò la chiesa, l’altare marmoreo e tutte le decorazioni floreali: vasi e vasi di margherite.
Gli sarebbe piaciuto sposarsi nel suo paese, oppure quello di Feliciano. Ma per ragioni a lui superiori, si trovò costretto a ad organizzare la cerimonia in una chiesetta nella periferia di Londra. In questi casi bisogna accontentarsi.
All’improvviso tutti si zittirono, preannunciando l’arrivo del atteso Italiano. D’un tratto s’irrigidì, diventando un ceppo di legno.
Stava succedendo troppo in fretta. In un attimo gli passò davanti tutto quello che aveva fatto negli ultimi tre mesi, il viaggio, i preparativi, la proposta.

Era una mattinata di Febbraio, una leggera nebbia aleggiava sul paesaggio e c’era un freddo particolarmente pungente.
Ludwig si era concesso un paio d’ore di preparazione mentale a quel momento. Si era svegliato presto, si era preparato con tutta calma – innaturale, ma calma – ed aveva raggiunto la mansione Vargas.
Ora non gli restava che scendere dall’auto e raggiungere la porta di casa, più facile a dirsi che a farsi, pensò.
Controllo tutto un ultima volta: il grande mazzo di rose rosse c’era, il cofanetto era nella tasca, si sistemò la cravatta e con un atto di coraggio aprì la portiera.
Okay, era fuori. Impugnati i fiori, richiuse la macchina e si avviò per il vialetto della villa.
Sentì dei rumori provenire dall’interno. Rumore di stoviglie e le risate Feliciano, che lo fecero impercettibilmente sorridere.
In poco tempo si ritrovò davanti alla porta di casa, e senza esitazioni suonò il campanello.
Subito la voce squillante dell’Italiano rispose con un «Arrivoo!~».
Al momento che sentì le chiavi girare nella serratura, si inginocchiò e porse in avanti i fiori.
La porta si aprì, e ne seguirono due buoni minuti di silenzio.
«L-ludwig?» quelle poche lettere balbettate fecero tirare un sospiro di sollievo al tedesco, ma comunque non riuscì a muoversi, come se si fosse pietrificato.
Riuscì solamente ad alzare gli occhi azzurri sullo volto paonazzo di Feliciano. Si copriva con la mano la bocca aperta dalla sorpresa, le goto tinte di rosso pomodoro.
«Oddio …» sussurrò. Aveva capito, eccome se aveva capito.
Con movimenti lenti poggiò per terra il mazzo di rose, infilò la mano nella tasca e ne estrasse il piccolo cofanetto di velluto.
Lo aprì davanti all’Italiano, e lui poi abbassò lo sguardo. Sapeva di essere arrossito.
Fu una richiesta silenziosa, non ci furono parole superflue. Rimase in quella posizione finché non sentì Feliciano prendergli le mani e tirarlo su.
«Sì, diecimilioni di volete sì.» disse solamente tra i singhiozzi, per poi affondare il volto nel petto di Ludwig.
Ce l’aveva fatta. Abbracciò le esili spalle dell’Italiano e si lasciò cullare dalla felicità.
«Ohi Feliciano, chi era?» esclamò Romano dall’altra stanza.


Ludwig scosse la testa. Quelle che successe dopo era fin troppo traumatico.
Il pianista cominciò a suonare la marcia nuziale, e dal fondo della navata apparve la figura dell’Italiano.
Per un attimo il tedesco pensò che si fosse messo un vestito da sposa, ma quel pensiero svanì subito alla vista dello smoking bianco indossato da lui, speculare al suo, con calato sulla testa un velo anch’esso bianco.
Ludwig si sciolse. Guardò estasiato tutta la camminata di Feliciano, sotto braccio di suo nonno.
Quando arrivò all’altare il biondo si avvicinò al suo ormai sposo, e l’accompagnò fino a davanti il prete. Augusto Vargas gli lanciò un occhiata prima di girarsi, come per dire “Te lo affido”.
La cerimonia si svolse velocemente, almeno secondo Ludwig. Rimase tutto il tempo a osservare Feliciano nel suo vestito candido, senza distogliere mai lo sguardo.
E alla fine, un po’ impacciato il prete pronunciò «Vi dichiaro ufficialmente marito e … marito.»
Ludwig si girò verso suo marito, gli alzò il velo e gli diede uno di quei baci pieni d’amore e di felicità.
E tra gli applausi dei parenti e degli amici, Feliciano sussurrò «Ti amerò per sempre, vita mia».
Insieme, felici, per sempre.




 

Is it the look in your eyes
Or is it this dancing juice
Who cares, baby
I think I wanna marry you.”

 

 




 


Salve gente.
Ultimamente mi sono capitati sotto gli occhi sempre più fanart delle GerIta stile matrimonio, e quindi, grazie ai poteri dello shipping, ci ho scritto sopra. La fanfic è ovviamente ispirata alla canzone Marry You di Bruno Mars.
Quel “Sì al matrimonio gay in Italia” che ho messo nell’introduzione ha una ragione: volevo aprire una specie di “maratona” di fan fiction con questo tema, per mobilitare il fandom (?). E poi sono strasicura che in Hetalia tutti lo approvate. (Vero? ewe)
Comunque, di nuovo tanti auguri Sara, anche se in ritardo.

Adieu!

   
 
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