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Autore: VeraNora    19/02/2013    7 recensioni
Sono un'appassionata di The Vampire Diaries, una devota fan di Damon ed ultimamente una sostenitrice del Delena. A me piace leggere più che scrivere però non mi nego il diletto. In questa storia voglio mostrare quello che penso sia avvenuto off screen, tutti quei momenti che non ci sono mai stati mostrati ma che abbiamo immaginato tutti, in un modo o nell'altro. Questo è quello che ho immaginato io, questo è quello che ho 'visto' nella mia testa.
Genere: Fluff, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lo spettro di Connor l’aveva logorata al punto da convincerla a farla finita. Damon la fissava terrorizzato, aveva provato a fermarla, ma qualcosa dentro di lei l’aveva spinta a sfuggirgli. Sentiva dentro si sé che era sbagliato dare retta alla voce della sua vittima, ma non poteva farne a meno, da qualche parte, dentro lei, qualcosa la spingeva a dare retta a quell’allucinazione. Si sentiva una spettatrice passiva di un dramma che le toglieva il respiro. Non si sentiva capace di reagire, avrebbe voluto ma non poteva.
Quegli occhi di ghiaccio stagliati in un viso teso, duro, pietrificato, la fissavano e bruciavano dentro lei, ma lo stesso Elena non era in grado di fare quello che lui chiedeva.
All’improvviso tutto cessò. Fu ricatapultata nel suo corpo, padrona della sua testa e delle sue azioni. Guardò di nuovo verso quegli occhi che continuavano ad indagarla, tremanti di paura
«Se n’è andato»
Disse lei, lui annuì
«Va tutto bene»
Le rispose. Elena non ebbe il tempo di sentire il sollievo di quella situazione, il sole stava sorgendo e lei aveva gettato il suo anello nel fiume. I primi flebili raggi di sole lambirono la sua pelle facendola sfrigolare come bacon in padella. Una nuova ondata di terrore colse i due vampiri
«Damon…»
Disse lei quasi in tono di supplica, il vampiro si voltò a guardare l’alba assassina e non ebbe il tempo di pensare a niente. Si mosse in base ad un solo istinto: salvare Elena.
Usò la sua velocità da vampiro per avvinghiarsi a lei e buttarsi dal ponte, in acqua, al riparo da quella luce killer.
Durante il volo Elena svenne, spossata da una giornata in preda alla cattiveria di allucinazioni che si mettevano in bocca parole che lei stessa aveva faticato tanto a nascondere sotto il tappeto. Damon rimase cosciente, l’acqua gelida abbracciò il loro tuffo accompagnandoli delicatamente verso il fondale.
Il vampiro non mollò la presa sulla sua Elena finché non si assicurò che fosse in una zona d’ombra.
Si guardò intorno, il fondale sabbioso del fiume si era mosso creando una specie di nebbiolina, mentre imprecava nella sua testa tentò di non perdere la calma, se avesse mosso ancora di più la sabbia non avrebbe più ritrovato l’anello di Elena, e di certo non avrebbe passato tutto il giorno dentro al fiume in attesa che la notte mettesse al sicuro la ragazza.
Lanciò un ultimo sguardo ad Elena che giaceva fluttuante in fondo al fiume e pensò con dolore alla notte in cui perse la vita, pensò a quanto bella fosse anche nella morte, poi, improvvisa e tagliente, arrivò la rabbia: se ci fosse stato lui quella notte sul ponte lei non sarebbe morta, non avrebbe dovuto affrontare la transizione, avrebbe ancora avuto la possibilità di vivere la sua vita da umana, non avrebbe ucciso nessun cacciatore subendone la maledizione.
Si era ripromesso di non pensare più in quel modo, si era giurato di non fare più il gioco dei “se”, ma osservando Elena in quello stato non poté farne a meno. Si staccò da quell’astio e tornò alla sua missione di recupero dell’anello. Tentò di restare il più immobile possibile mentre scrutava la sabbia che si stava riassettando sperando di cogliere uno scintillio.
Al contrario di ogni sua missione, questa fu semplice. Infatti, quasi come se qualcuno avesse ascoltato la disperazione delle intenzioni di Damon, un timido bagliore attirò la sua attenzione, si avvicinò piano sperando fosse l’anello diurno di Elena e quando constatò che si trattava, effettivamente, del gioiello una scarica di sollievo lo attraversò. Raccolse il prezioso con cura e tornò nel punto d’ombra dove aveva lasciato Elena, le prese una mano rimettendole quello schermo contro il sole assassino.
Prese Elena tra le braccia e, non senza difficoltà, uscì dal fiume.
La ragazza continuava a restare svenuta, inerme tra quelle possenti braccia.
Damon la guardò e la sua mente corse alla prima volta che l’aveva salvata. Sembravano passati secoli, ed invece era un anno appena: in quell’occasione lei scappava da Stefan, dall’idea che l’avesse scelta perché uguale a Katherine, la donna che li aveva portati tutti ad incrociare così le proprie vite.
«La devo smettere di farmi prendere dai ricordi oggi…»
Disse a bassa voce, lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso, poi scostò una ciocca di capelli appiccicata dall’acqua sulla faccia di Elena, se la sistemò meglio in braccio e si diresse verso la macchina. Adagiò Elena sul sedile posteriore e guidò verso casa di lei, durante il tragitto continuò a lanciare occhiate allo specchietto retrovisore, appositamente puntato su Elena, sperano si svegliasse, ma lei continuò a dormire.
Arrivati a casa se la caricò di nuovo in braccio e raggiunse il portico, aprì la porta con la chiave che oramai era sua ed entrò. La casa era vuota, ancora non era tornato nessuno. Portò Elena in camera sua e la mise nel letto. Aveva ancora vestiti e capelli umidi, anche lui era fradicio. La guardò a lungo prima di prendere coraggio. Aveva, in un certo senso, già visto quel corpo nudo, in fondo Elena era la doppleganger di Katherine, due gocce d’acqua… eppure.
Aprì il cassetto della biancheria e prese due pezzi a caso, poi cercò un pigiama e sorrise quando le sue mani si posarono su quello che Elena indossava la notte in cui lui gli aveva aperto il cuore
«Quanta fatica sprecata a farle dimenticare tutto… ora è un vampiro, ora lo sa…»
Disse scartando l’indumento. Non avrebbe vestito Elena come quella volta, era stufo delle ripetizioni.
Tornò da lei sperando si fosse svegliata, ancora non voleva fare quello che doveva, non era così che si era immaginato di poterne esplorare il corpo. Ma la bella addormentata non dava cenni di ripresa.
Damon si fece coraggio e le sfilò via la maglia e la canottiera che le si appiccicavano umide alla pelle, con una tovaglia da bagno le tamponò la pelle e poi si chinò a sfilarle gli stivali. Si rimise in piedi e si forzò a non guardare quel corpo mezzo nudo, indugiò un attimo prima di sbottonarle i jeans, poi glieli sfilò via e si ritrovò a sperare Elena non si svegliasse proprio in quel momento. Non successe.
Di nuovo tamponò la pelle umida e poi, cercando di mantenere la sua attenzione fissa sui contorni, le girò intorno e sollevandola la adagiò contro il suo petto. I capelli lunghi e bagnati di Elena si appiccicavano alle mani di Damon che tentava di liberarle la schiena per slacciare il reggiseno
«Chi lo avrebbe mai detto… a Damon Salvatore tremano le mani mentre slaccia un reggiseno!»
Cercando di avere meno contatto possibile con la pelle di Elena le infilò il reggiseno asciutto che aveva preso dal cassetto e restandole dietro fece lo stesso con la maglia del pigiama. Si alzò e tornò in posizione frontale ad Elena e decise che non avrebbe fatto lo stesso con gli slip
«Il bello di essere un vampiro è che non rischi il raffeddore!»
Quindi si limitò ad infilarle i pantaloni che, inevitabilmente, si inumidirono.
Raccolse i vestiti umidi da terra e li portò nel cesto della biancheria sporca, tornò da Elena e cercò di asciugarle un po’ i capelli, quando finì la sistemò sotto le coperte e la guardò dormire
«Ok… direi che è il momento di pensare a me»
Si disse staccandosi dal petto la camicia ancora umida. Scese in salotto ed ancora non era tornato nessuno, guardò sul cellulare, ma nessuno aveva chiamato. Pensò se farlo lui, ma decise che non aveva niente da dire. Andò in macchina e guardò nel portabagagli
«Ah-ha! Essere un vampiro, significa avere sempre un ricambio a portata di mano!»
Prese il borsone dentro cui aveva buttato qualche t-shirt ed un paio di jeans e lanciò uno sguardo verso la finestra della camera di Elena “chissà se si è svegliata” pensò “sono stufo di parlare da solo e voglio sapere come sta”. Quasi come se quei pensieri gli facessero male, tornò in casa ed entrò in camera di Elena per vedere come stava: dormiva.
Andò in bagno e si cambiò, sentì un rumore e nel profondo sperò non fosse nessuno, non voleva ancora separarsi da quel momento solo suo.
Uscì dal bagno, Elena continuava a dormire, il rumore proveniva dal fruscio delle tende della finestra aperta. La guardò dormire trattenendosi dalla voglia di toccarle il viso, accarezzarle il collo… baciarle le labbra socchiuse. Sospirò al pensiero che non si sarebbe mai liberato di quell’amore, nemmeno di fronte all’ennesimo rifiuto.
«Dovrò fare i conti con il fatto che sarai per sempre la mia vita, suppongo»
Le disse a bassa voce, temendo di svegliarla, temendo lei potesse sentirlo.
Indugiò ancora un po’ sul quel viso così bello e poi andò a trovare posto sul muretto della finestra che dava sulla sua auto. Si sedette in attesa di sentirla svegliare mentre si osservava le mani che per poco e per caso avevano sfiorato la nudità di quella donna che gli aveva stracciato l’anima. Desiderò per un istante essere di nuovo quello sfacciato ragazzo che era appena arrivato in città, quello che aveva provato a farsi baciare da Elena provando a soggiogarla, ignaro della sua collana alla verbena. Quello che avrebbe usato tutti pur di ottenere ciò che voleva, quello che non si sarebbe fatto problemi ad approfittare di una Elena inerme…
idiota!” pensò all’improvviso “non sei mai stato quel tipo di uomo, ti piace pensarlo, ma allora, come ora, avresti fatto le stesse cose… non  prenderti in giro!”. Sorrise, era così abituato a fingersi qualcun altro, che non riusciva ad essere più sé stesso nemmeno nella sua testa, si girò ad osservare Elena e proprio in quel momento lei iniziò a ridestarsi. Era finita la sua pausa con lei, si tornava alla realtà, lei si osservò la mano mentre lui affermava la sua presenza
 «L’ho ripescato dal fiume per te. Piccolo suggerimento: i vampiri odiano nuotare!»
   
 
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