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Autore: oOLeylaOo    06/09/2007    4 recensioni
Grace Brine è un adolcescente molto particolare, prima di tutto perchè non è affatto un adolescente, poi perchè ha il piccolo difetto di diventare una sirena se finisce in acqua.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il canto della sirena

 

Capitolo 1

-Suicide Note-

 

Ci sono molte cose che ho dimenticato nell’arco della mia vita, ci sono cose che ormai non potrei ricordare nemmeno se mi sforzassi o se lo volessi, ma ce ne sono altre che invece non riesco a scordare per quanto mi sforzi. È un paradosso. Nei libri di psicologia ho letto che di solito le persone conservano un alto numero di ricordi piacevoli, un numero intermedio di ricordi neutri e un numero decisamente basso di ricordi spiacevoli. Eppure con me questa categorizzazione non funzionava, perché il numero di ricordi spiacevoli superava di gran lungo a qualunque altro.
Ricordo vagamente mia madre, aveva un sorriso dolce, gentile, tenero… un sorriso bellissimo, ricordo solo il suo sorriso… in realtà ricordo anche il suo odore, dolce, gentile, aveva qualcosa di profondamente calmante e rassicurante. Insieme a lei ero tranquilla, ero al sicuro da tutto… Poi è morta, non so né come né perché, non lo ricordo, penso di non averlo mai ricordato.. penso di averlo dimenticato. Non ricordo quanti anni avevo, ma so che è stato dopo di questo che mio padre ha iniziato a bere.. forse un po’ dopo tutto lo capivo.
Ricordo con chiarezza che mio padre beveva, è il ricordo credo più chiaro, aveva sempre un forte odore di alcol che mi dava la nausea… e ricordo anche che a volte mi picchiava… Di solito accadeva quando era totalmente sbronzo… non ricordo perché si comportava in quel modo, non penso ci fosse una ragione precisa… o forse ho dimenticata anche quella…tante cose si possono dimenticare. Di lui non ho ricordi se non quelli di quando perdeva la calma… non ho ricordi piacevoli o che trasmettano calore… non ho, insomma, ricordi positivi.
Su una parte però quell’insulso libro aveva ragione, i ricordi traumatici erano rimasti chiari: infatti ricordo con estrema chiarezza il giorno della mia morte.
Si, sono morta. E allora? Voi non avete un difetto? Tutti ce li hanno, c’è chi ha poca memoria, chi è egocentrico, chi eccessivamente possessivo, chi ha i brufoli, chi perde i capelli… e io sono morta. Che c’è di male? Prima o poi moriamo tutti. Però la mia situazione è un po’ più complicata di così, perché io non sono morta, morta. E non è che io sia un vampiro. È  un po’ più complicato di così.
Come ho detto ricordo la mia morte: ci fu un incidente, un terribile e molto letale incidente, la macchina guidata da mio padre, che tanto per cambiare  aveva bevuto molti bicchieri (per non dire bottiglie) di troppo, entrò nell’altra corsia nella quale veniva un camion e ricordo che poi mio padre per evitarlo sterzò… gesto inutile visto finì fuori strada. La macchina con noi dentro fece un volo di almeno cento metri prima di entrare diritta spedita nell’oceano. Ricordo che tutto divenne buio, poi sentii freddo e sopra di noi c’era tanta acqua…tutto era blu… e rosso perché nella macchina c’era tanto sangue. Il finestrino davanti era incrinato e mio… bé, “padre”, anche se in quel momento ho pensato che fosse un termine troppo al di sopra delle sue possibilità (e lo penso ancora adesso)… era morto. Che perdita, vero?
Ma il vetro non resse alla pressione e l’acqua invase la macchina, io riuscii in qualche modo ad uscire, ma non a risalire. Soffocavo, l’acqua aveva iniziato a riempirmi i polmoni, quanto ancora sarei rimasta in vita? Quanto lunga sarebbe stata a mia agonia? Mi dibattevo inutilmente tra le correnti sempre più forti, mentre mi sentivo sempre più debole. C’era così tanto dolore, è quello che ricordo meglio.
Poi una voce arrivò alle mie orecchie, una voce profonda, forse cupa, eppure bella… splendida…una voce che ricordava il mare nelle sue profondità. La voce mi sussurrò con dolcezza una proposta, un patto, una speranza di salvezza o forse ciò che porta a un’ancora più lenta agonia… Anche se in quel momento non avrei saputo dirlo, in seguito mi fu chiaro che quel patto recava solo marginali vantaggi per me, ma comunque era l’unico modo che avevo per restare viva.
La voce mi disse che mi aveva cercato a lungo, che per molto, moltissimo tempo, aveva avuto bisogno di qualcuno come me e che avrei potuto avere salva la vita ad una condizione: dovevo lavorare per lui, dovevo aiutarlo a fermarli e a salvare il mondo. A me suonava tutto molto melodrammatico, ma più di qualunque altra cosa volevo vivere e del melodramma non mi importava niente.
Lo gridai quasi. “Voglio vivere!” non desideravo altro e fu ciò che accadde. Una luce azzurra mi avvolse, era calda e fredda allo stesso tempo: dentro di me qualcosa cambiò indelebilmente e io rinacqui, diventai qualcosa di diverso…diventai una sirena… si una sirena! Anche se in quel momento non me ne accorsi.
Persi i sensi e quando riapri gli occhi ero stesa su una specie di altare e avevo la coda… non hai capelli, avevo un orribile coda di pesce... e a me nemmeno piaceva il pesce! Ero in un grande tempio azzurro, le pareti che mi circondavano erano blu, c’erano colonne di marmo bianco con capitelli elaborati che tenevano su un alto soffittò con sculture elaborate… non potevano disegnarci qualcosa? Non sarebbe stato più semplice? Certo, l’acqua che lo riempiva li avrebbe probabilmente sciolti o rovinati, ma nonostante il tempio fosse praticamente immerso nell’acqua io respiravo agevolmente, senza alcun problema.
Un essenza azzurra e incorporea apparve davanti i miei occhi e mi spiegò una strana situazione: disse di essere Nettuno, il signore dei mari e che suo fratello Ades, il signore dell’oltretomba, era in una situazione orribile. In una parte profonda degli inferi si era generata una forza oscura e fuori dal suo controllo, la parte “nera” degli esseri umani aveva dato vita alle loro paure più profonde.
Che diavolo voleva dire? Semplice che nel mondo giravano liberamente e indisturbati mostri e esseri malvagi di ogni sorta. E indovinate un po’ cosa toccava a me? Dovevo diventare la versione giovanile di Buffy! Bello è? Solo che al contrario di Sarah Michelle Galler io i vampiri dovevo combatterli sul serio. In realtà non è che dovessi combattere i vampiri soltanto, dovevo combattere un po’ tutte le specie, ma  specificatamente i vampiri perché ero ancora debole e non avevo abbastanza forza per uccidere altre specie di mostri. Quindi a me toccavano i vampiri, gli zombi e nel caso qualche mostro o demone inferiore… All’inizio solo gli zombi, quando migliorai toccò ai vampiri… perché le cose fanno sempre schifo?
Ovviamente non avrei mai potuto cavarmela da sola in tutto: come li trovavo? Dove li trovavo? Perché dovevo trovarli? (la vera domanda) E come facevo a sopravvivere senza soldi e una casa? E poi come avrei fatto con la coda? Mica potevo andare in giro indisturbata con una coda di pesce al posto dei piedi!
Bè, per la coda era semplice: niente acqua quando il tatuaggio azzurro che mi era apparso incorniciando il mio ombelico, un intricato groviglio di strani simboli che non capivo, diventava azzurro o caldo. Quando sarei uscita dall’acqua il tatuaggio sarebbe diventato bianco, con solo i contorni neri a sottolinearlo, ma mano a mano che i vampiri che sconfiggevo e il potere che quindi imprigionavo sarebbe cresciuto anche il tatuaggio sarebbe cambiato diventando lentamente blu, se il blu fosse diventato così scuro da sembrare nero allora probabilmente sarei morta perché quell’oscurità mi avrebbe uccisa. Prima che ciò accadesse dovevo andare nel tempio del mare a rilasciare le perle che entravano a far parte dell’elsa delle mie due armi…erano così strane. Sembravano due tridenti in miniatura, non sapevo nemmeno quale fosse il loro nome, ma da quel momento dovetti imparare a combattere e ad usarli alla perfezione: ne dipendeva la mia vita!
Avevo anche dei poteri ma quelli era meglio lasciarli stare, non ero brava a controllarli, quando ci avevo provato avevo creato un’onda anomala, fortunatamente nessuno si era fatto male.
Per quanto riguarda le altre cose a quanto pare era stata fondata una sorta di organizzazione, non so come ne da chi fosse stata fondata, che si sarebbe occupata di me. Chi conosceva Demetra? Io non sapevo assolutamente chi fosse ma a quanto pare era lei quella che dirigeva il tutto.
Quindi la mia vita da… bè.. non saprei definirmi, comunque iniziò a quel modo… Una morte, una rinascita e forse un suicidio, d’altronde non ero l’unica ad aver scelto quel patto… viva i Kamikaze!

  
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