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Autore: MaryLetiz    19/02/2013    0 recensioni
Matt è un ragazzo di 21 anni con un debole per l'alcool.
Piccola testimonianza inventata.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome è Matt e ho 21 anni. Ho dei capelli corti che tengo sempre alti con il gel, occhi neri. Sono abbastanza timido...o almeno lo ero. Due anni fa mi è successa una cosa che mi ha cambiato a vita. Alcuni cambiamenti ti possono sconvolgere totalmente la vita oppure te la possono migliorare. Dipende dai punti di vista. E credo che la piega che ha preso la mia vita sia un misto tra gioia e dolore. Più dolore all'inizio, più gioia fino ad oggi. 
Mi sento onorato di essere qui a raccontarvi la mia storia. Da ciò che vi ho detto all'inizio, non avrete capito niente, ma se leggerete la mia storia capirete tutto. Non farò giri di parole. Vi racconterò la mia storia così com'è...

Come prima cosa, dovete sapere che quando avevo 16 anni ero pieno di amici. Alla sera uscivamo, ci divertivamo. Come tutti i ragazzi di quell'età, almeno credo. Ma il mio comportamento nei confronti dei ragazzi era strano. Mesi dopo capii che cominciavano a piacermi i ragazzi come in realtà mi sarebbero dovute piacere le ragazze. Non potevo cambiare ciò che ero diventato. Fu difficile da accettare, ma ci riuscii. Mi vergognai però a dirlo, sia ai miei amici sia ai miei genitori, ma dopo 2 anni lo dissi loro, liberandomi da un peso enorme. I miei amici (se coì posso ora chiamarli) cominciarono a criticarmi, a prendermi in giro, ma non fu questo a buttarmi giù. È stata la reazione della mia famiglia a farmi cominciare a bere. Loro consideravano la mia omosessualità come una malattia...mi trattavano come se io fossi malato. Ma ormai viviamo in una società che ti discrimina per tutto ciò che è diverso. Se sei nero, se sei omosessuale, se fai qualcosa per distinguerti dalla massa...beh, allora sei sfigato a prescindere. Non vuol dire esprimere se stessi, ma vuol dire essere tutti uguali. Ma io non voglio essere la copia di qualcun altro. Ma i giudizi erano troppo pesanti per me, quindi cominciai a bere. Lo facevo per dimenticare tutte le critiche, le prese in giro. Io volevo dimenticare. Non riuscivo più a smettere e tornavo a casa barcollando. Molte volte sentivo al telegiornale di ragazzi della mia età (18 anni) che guidavano ubriachi facendo incidenti e rimettendoci, nei più brutti dei casi, la vita. Allora pensavo "Basta alcolici" ma non serviva. Ero troppo dipendente dall'alcool.

Una sera tornai a casa per la cena e vidi i miei genitori che avevano un atteggiamento strano. mi dissero che c'era una persona in cucina che aspettava solo me. Vidi un uomo sulla cinquantina, molto cordiale. I miei me lo presentarono come "il dottor John, il medico che mi avrebbe curato da questa terribile malattia". Beh, me ne andai via subito. Salii in macchina imprecando e andai subito al bar. Chiesi al barista di darmi la cosa più forte che aveva e lui mi guardò male. Avevo quasi 19 anni, potevo bere, non serviva quell'occhiataccia. Quella sera, prima di tornare a casa, ero più ubriaco del solito e alcuni mi chiesero se mi serviva un passaggio. Io risposi di no, mi consideravo abbastanza sobrio per poter tornare a casa da solo. Ma mentre guidavo capii di essermi sbagliato. Ero così distratto che non vidi i fanali di quel camion che si facevano sempre più vicini. Ci fu un botto, poi il silenzio si fece assordante, mentre il buio mi inghiottiva.
 
Mi risvegliai in ospedale. Appena il dottore mi vide sveglio mi sorrise, ma riuscii ad intuire che dietro a quel sorriso non c'era solo felicità, ma anche pietà, compassione. Odiavo quei sentimenti e li odio ancora oggi. Gli chiesi che ci facevo li in ospedalee per quanto avevo dormito. Lui mi disse che ero molto ubriaco quella sera in cui mi portarono li e avevo fatto un incidente. Sono arrivati quasi subito i soccorsi che mi hanno portato velocemente in ospedale, in sala operatoria. Ero molto grave...braccio sinistro e alcune vertebre della spina dorsale rotti. Ero già entrato in coma e ci rimasi per un mese. Finalmente mi ero svegliato. Solo pochi giorni dopo, quando provai ad alzarmi, capii che c'era qualcosa che non andava: le mie gambe. Solo quando chiesi spiegazioni mi dissero che ero diventato paraplegico. Il mondo in quel momento mi è caduto addosso. Era uno strazio andare in giro seduto su una sedia a rotelle. Appena i miei "amici" mi videro cominciarono a prendermi in giro ancora più di prima. Il loro non era un "ben tornato". Il loro era un "perché non sei morto". I miei genitori provavano ancora più compassione di prima nei miei confronti. Quando uscii dall'ospedale, la mia vita peggiorò. Tra le varie critiche che ricevevo, la voglia di ricominciare a bere era troppo forte. Bevevo a colazione, pranzo e cena. L'alcool mi faceva credere che la mia vita non fosse un errore. Mi faceva vivere in un mondo tutto mio, un mondo illusorio. Dopo un paio di giorni mi ritrovai di nuovo in ospedale. Motivo: collasso. Quel giorno incontrai Leila. Questa ragazza ha avuto una storia simile alla mia, ma quando l'ho incontrata era da 4 anni che non beveva più. Fu lei a farmi conoscere il centro per disintossicamento da alcool. Ormai ero stufo di star male per colpa della mia sensibilità e debolezza. Decisi di andarci, tanto non avevo nulla da perdere. Li incontrai gente che mi accettò per quello che sono, che mi fecero cambiare idea sulla vita. Non potei prendere una decisione migliore. Come vi ho detto prima, ora è da 2 anni che non bevo più. Io e Leila ora siamo migliori amici e la devo ringraziare per avermi tirato fuori da quell'inferno che è il mondo dell'alcolismo.
Per finire vi cito la frase di una donna che in un libro scrisse così: "Io non c'ero una volta. Io ci sono adesso. E la mia non è una favola, è uno spettacolo di vita." Quindi non rovinatela. 
  
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